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Soomin

Marzo portò con se la tranquillità e l'evidente inizio di innalzamento delle temperature, con spesso piogge e venti freddi nonostante tutto. Per tranquillità era inteso soprattutto il periodo di pausa dagli esami, infatti significava che in quel periodo avrei solo studiato e cercato di avvantaggiarmi gli argomenti persi il mese scorso.

Ero in salotto con Jongho e Yunho ed entrambi si erano piazzati davanti al televisore a giocare alla playstation una volta che mio fratello fu tornato dal lavoro. Capitava spesso che quei due, quando finivo di studiare insieme al mio migliore amico, si mettessero a giocare e ogni volta io dovevo semplicemente starli a guardare o continuare a leggere pagine dei miei libri senza davvero comprenderle dato che con le loro urla sopra non riuscivo a concentrarmi.

«Perchè cazzo non corre?!»esclamò Jongho agitando il controller che aveva tra le mani e in un attimo Yunho posò la mano sul suo polso per fermarlo.

«Se mi rompi il joystick, io rompo te.»mormorò soltanto non staccando nemmeno lo schermo dal televisore dicendolo e poi ripresero a giocare come se nulla fosse successo.

Io alzai gli occhi al cielo e chiusi il libro per poi alzarmi e andarlo a poggiare sul tavolo. Mi guardai attorno, sapendo già che sarei dovuta essere io a preparare la cena, poi sbuffai.

«Cosa volete per cena?»appena udirono le mie parole i due misero in pausa la partita e si guardarono in faccia prima di girarsi verso di me con un sorrisetto sul viso. Capii cosa volessero soltanto guardandoli: pizza.

«Va bene, ho capito. Vado a prendere una San Daniele e una Diavola nella pizzeria qui vicino per voi due, cosí vi faccio contenti.»borbottai per poi dirigermi verso l'appendiabiti con il sottofondo di loro due che gioivano soltanto perchè avevo detto che gli avrei comprato la pizza.

Presi il giubbotto e uscii dalla casa, coprendomi quanto potessi con la stoffa che avevo in dosso. Avvertii un brivido fastidioso dovuto dal freddo e poi scossi la testa, infilandomi infine le mani nelle tasche per mantenerle più al caldo. Feci alcuni passi e me la presi piuttosto con calma per raggiungere la pizzeria dal momento che era a pochi metri da casa fortunatamente.

Proprio quando fui davanti al piccolo locale sentii la vibrazione del mio telefono nella tasca posteriore dei pantaloni. Sbuffai e uscí solo fiato dalla mia bocca e quasi fui tentata a non prenderlo, ma fui costretta dal pensiero che magari Yunho e Jongho avessero potuto cambiare gusto per la pizza e che non mi avrebbero parlato per giorni se non gli avessi preso la pizza che volevano loro.

Quando presi il telefono cliccai direttamente sulla notifica che, con mia grande sorpresa, mi portò alle chat di twitter. E non era una semplice chat di twitter.

Spalancai gli occhi e credetti di essere impazzita quando capii da chi era arrivato quel messaggio. Era proprio lui. Era il ragazzo che ormai da un mese governava i miei pensieri e che non mi permetteva di sentirmi tranquilla come lo ero prima.

Kang Yeosang, il ragazzo dai capelli fucsia.

Avevo diverse domande che mi frullavano nella testa ma, quella più grande era: come aveva fatto a trovarmi? Solo il fatto che avevo avuto quell'esperienza mi rendeva facilmente trovabile da ogni persona sulla faccia della terra?

Mi guardai attorno, sentendomi improvvisamente osservata. Non seppi cosa fare e, quando avvertii lo stomaco brontolarmi capii: ignorarlo era la scelta migliore. Probabilmente mi aveva trovato per sbaglio e basta. Magari non si ricordava nemmeno di me. E come poteva? Chissà quanta gente vedeva ogni giorno.

Riposi il telefono in tasca ed entrai nella pizzeria, facendo la fila e ordinando poi le tre pizze (le due dei ragazzi più la mia), per poi aspettare che fossero pronte. Ripresi il telefono distrattamente e me ne pentii subito dopo: c'erano altri suoi messaggi e, non so quale istinto, mi spinse a leggerli.

Ma che diavolo voleva da me? Non poteva trovarsene un'altra a cui rompere le scatole? Fui quasi tentata di rispondergli, di mandarlo a quel paese e di minacciarlo di denuncia, ma poi mi furono consegnate le tre pizze, per cui fui costretta a riporre il telefono nella tasca per tenerle tutte e tre in equilibrio tra le mie braccia.

Uscii dalla pizzeria e anche non volendo mi girai indietro per guardarmi, sentendo nuovamente quella sensazione. Sentii la vibrazione altre volte nella tasca ma semplicemente la ignorai: si sarebbe stufato e avrebbe smesso a momenti, ne ero certa.

Una volta tornata a casa e entrata dentro trovai Yunho e Jongho intenti nell'apparecchiare il tavolo su cui poi posai i tre cartoni.

«Che profumino!»esclamò il mio migliore amico andandosi a sedere al posto di fronte al mio mentre mio fratello, dopo aver messo le ultime posate, si mise a capotavola, come era suo solito fare da quando papà si era trasferito. Quando c'erano anche Wooyoung e San loro due si sedevano al suo fianco mentre Jongho si metteva accanto a me, ma essendo solo noi tre potevamo tranquillamente stare in quella posizione a triangolo per poter parlare meglio.

«Sto morendo di fame io.»commentò Yunho una volta aperto il suo cartone e aspirato per bene il solito odore di impasto che giungeva dritto al cervello, mandandoti in ecstasy.

«Buon appetito.»disse poi quando tutti e tre fummo pronti a mangiare e io e Jongho rispondemmo in coro, addentando un trancio di pizza e gustandocelo. Seguirono i soliti mugolii di piacere causati dalla bontà di quel piatto e loro iniziarono a parlare probabilmente dell'ultima partita a cui avevano partecipato.

Proprio mentre bevevo dell'acqua, il mio telefono che ora era sul tavolo, vibrò di nuovo. Mentre Yunho parlava notai benissimo l'occhiata stranita del mio amico di fronte ma decisi di ignorarla: ancora non avevo preso coraggio per parlargliene e, quando ci sarei riuscita, gli avrei spiegato tutto quanto. Solo non in quel momento.

Presi comunque il telefono con una mano mentre con l'altra continuavo a mangiare e notai che questa volta la notifica non proveniva da twitter ma da instagram.

«Che accollo.»sussurrai tra me e me, per non farmi sentite dagli altri due, leggendo ogni parola dei messaggi e non potei fare altro che pensare a quanto stupido tutto quello potesse essere. Perchè si stava comportando in quel modo, cosa gli avevo fatto di male? Mi trattava come se fossi una sua amica quando lui per me era l'ultima persona al mondo che avrei fatto amico. E poi quella domanda che mi ero posta solo qualche minuto prima ritornò: come faceva a sapere che ero io?

E poi il cellulare vibrò come se mi stesse chiamando. Spalancai gli occhi e notai subito quelli di Yunho e di Jongho posarsi sul mio telefono, ancora acceso e poggiato sul tavolo in bella vista. Di istinto lo presi e, per farlo smettere, accettai la chiamata.

«Chi è che ti chiama a quest'ora?»mi chiese allora Jongho per poi ridacchiare a mala pena mentre io l'ultima cosa che volevo era ridere in quel momento.

«È una ragazza dell'università che mi sta chiedendo degli appunti. È nuova ed è un po' indietro col programma. Faccio subito e torno.»spiegai iniziando ad alzarmi dalla sedia con i due che semplicemente fecero spallucce: se l'erano bevuta.

Aumentai il passo e uscii fuori di casa per poi sbattermi la porta dietro le spalle e guardare il telefono, sul quale apparve subito l'immagine del volto di quel ragazzo. Ora che lo vedevo meglio, e quasi per la prima volta, non potei fare a meno di notare quanto in realtà sembrasse angelico. Aveva un viso davvero dolce, senza macchie date dall'acne giovanile o cose del genere e gli occhi arzilli mentre con un sorrisetto aspettava che parlassi.

«Quindi vai all'università? Buono a sapersi.»furono queste le sue prime parole e, quando riascoltai la sua voce non potei fare a meno di ripensare alle parole che mi aveva detto la prima volta che ci eravamo visti.

«Mi spieghi come hai fatto a trovarmi?»domandai cercando di tenere basso il tono di voce anche se mi fu quasi impossibile dato che avvertivo perfettamente il nervosismo uscire da ogni poro. Lui sorrise e si passò una mano tra i capelli fucsia per poi sistemare il telefono sul letto, che ormai conoscevo, e mostrarmi il suo outfit: nonostante fosse marzo e facesse ancora abbastanza freddo indossava un jeans azzurro e una maglietta bianca a maniche corte che mi lasciava intravedere tutte le venature delle braccia, evidenti anche attraverso i pixels della sua fotocamera.

«Non è stato difficile, sai?»ribattè semplicemente mettendo su un altro sorrisetto che fece soltanto evidenziare la sua dentatura apparentemente perfetta. Deglutii nel vederlo in quel modo: non potevo negare che fosse davvero bello.

«Cosa vuoi da me, mh? Soldi? Pubblicità? Una seconda seduta del tuo lavoro del cazzo? Perchè io sono già stufa di tutto questo...qualsiasi cosa sia.»affermai ancora una volta cercando di non mostrarmi troppo ridicola davanti a lui. Già avevo fatto una figuraccia quel giorno, non mi serviva anche questo.

«Piano, verginella, voglio solo conoscerti. È cosí strano?»rispose e io strinsi i pugni per ignorare il nomignolo che mi affibbiò: non era la prima volta che mi chiamavano in quel modo ma mi stupiva il fatto che lui lo sapesse. Come diavolo aveva fatto a sapere tutte queste cose su di me in cosí poco tempo?

«Si dato che sei un porno-attore fallito e che di ragazze arrapate ne hai in abbondanza.»commentai con una risatina alla fine. Usando quel tipo di vocabolario stupii persino me stessa ma, quando ero nervosa, non riuscivo a contenermi.

«E non ti sei chiesta perchè, fra tante, io stia parlando proprio con te?»mi chiese e io in un primo momento volli rispondergli di sí, perchè non capivo quale sfiga mi aveva colpito un mese prima per farmelo incontrare in quel lurido sito, ma mi trattenni, tenendomi al suo gioco.

«No e non mi interessa. Sei pregato perciò di smettere di scrivermi e di chiamarmi.»dissi alla fine prima di cliccare sul tasto di chiusura della chiamata, ritrovandomi poi sulla nostra chat.

Presi fiato e chiusi gli occhi. Non poteva essere vero tutto quello che mi stava capitando. Mi trattava come se fossi una sua amica, come se mi conoscesse da tempo.

E tu fai lo stesso. Mi fece notare la mia conoscenza ma io semplicemente scossi la testa e mi voltai per rientrare in casa. Non volevo avere nulla a che fare con quel tizio, tantomeno un'amicizia.

Sentii nuovamente il telefono vibrare mentre mi rimettevo a sedere senza dire nulla agli altri due: sembrava quasi che non si fossero accorti della mia assenza, troppo presi dai loro discorsi.

Guardai il telefono e alzai gli occhi al cielo capendo che era ancora lui.

Alzai gli occhi al cielo leggendo quei messaggi ma, una parte dentro di me, lo trovò quasi simpatico e carino.
Quasi.

Ecco qua, ora sappiate che non ci sarà più pace per Soomin hehet. Yeosang è un tipetto insistente e presto lo capirà anche lei lol

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