❀28

Yeosang

Sentii la sveglia suonare e l'attimo dopo aprii gli occhi. Rimasi nel letto per alcuni minuti prima di decidermi ad alzarmi. Sbuffai quando fui in piedi e mi stiracchiai la schiena allungando le braccia all'indietro. La notte prima avevo lavorato sia al locale che sul sito, finalmente avevo ripreso in mano la mia vota. Avevo avvertito quella donna che mi aveva offerto quel posto e lei non mi aveva nemmeno risposto, ma a me andava bene così.

Mi incamminai verso il salotto dove vi trovai Seonghwa sul divano con Hongjoong che teneva poggiata la sua testa sulle gambe. Quella mattina l'aveva libera e ogni volta che si ritrovavano insieme la mattina il moro rimaneva a dormire da noi cosicchè avrebbero potuto svegliarsi insieme.

Il più grande gli faceva delle carezze leggere sul viso, passandogli di tanto in tanto le dita tra i capelli e potei notare quel piccolo sorriso che aveva sul viso. Sembravano così spensierati e non potei non provare quel senso di invidia nei loro confronti, facendo andare la mia mente alla ragazza che ormai mi aveva rapito il cuore e che ancora non mi aveva lasciato stare.

«Buongiorno.»salutai non appena fui entrato ignorando quella sensazione e quello sveglio alzò gli occhi su di me come se fosse stato colto sul fatto quando in realtà non stava facendo nulla di male.

«Giorno.»mi rispose e io semplicemente andai verso il frigorifero per prendere il latte ma fui bloccato subito dopo.

«Che stai facendo?»mi chiese con la fronte aggrottata come se stessi facendo qualcosa di scandaloso.

«Colazione...vuoi?»ribattei mostrandogli la bottiglia di latte e poi allungandola verso di lui per fargli capire che non stavo bevendo birra di primo mattino.

«Ma è quasi mezzogiorno...»mormorò e io sgranai gli occhi a quelle parole. Mi voltai un attimo verso l'orologio da muro che avevamo attaccato e capii che davvero aveva ragione. Perchè la sveglia aveva suonato così tardi?

«Merda, non me ero nemmeno accorto.»borbottai grattandomi poi la nuca e l'attimo dopo anche Hongjoong si svegliò dal suo sonno.

«Buongiorno...»affermò mettendosi poi a sedere sul divano e io e il suo ragazzo ricambiammo il saluto. I due si lasciarono dei leggeri baci sulle labbra e non potei fare a meno di chiedermi come facessero dal momento che il biondo aveva sicuramente l'alito mattutino.

Ma poi ricordai che quella famosa mattina io avevo fatto lo stesso.

«Lavorate tu e Mingi oggi?»mi domandò Hongjoong di punto in bianco e io annuii mentre lui prendeva il suo cellulare e iniziava a scrollare tra le notifiche. Scrisse qualcosa per poi farlo a vedere a Seonghwa e io fui davvero a poco da chiedergli di vederlo anche io ma poi mi trattenni; ero il suo migliore amico, si, ma dopotutto non potevo immischiarmi tra i fatti loro.

«Noi andiamo a prendere qualcosa per pranzo, torniamo subito.»annunciò il più basso e io corrugai le sopracciglia guardando il frigorifero che era rimasto aperto fino a quel momento dato che stavo cercando qualcosa da cucinarmi a causa della fame che avevo anche se era piuttosto presto.

«Ma c'è il cibo in frigo...»cercai di oppormi ma loro erano già davanti alla porta mentre il mio coinquilino iniziava a cercare la sua chiave sul comodino accanto all'uscio.

«Hongjoong ha voglia di...cotoletta, si ha voglia di cotoletta.»fu quasi come se Seonghwa stesse cercando una scusa mentre uscivano dall'appartamento e io controllai subito notando che in realtà ne avessimo quattro congelate.

«Ma...»venni interrotto dallo sbattere della porta. Si erano comportati in modo strano, come se mi stessero nascondendo qualcosa. Eppure non c'era nulla che non dovevo sapere, giusto?

Sbuffai e mi andai a sedere sul divano dove poco prima c'erano stati anche loro due. Tirai fuori il telefono e iniziai a scorrere prima su twitter e poi su instagram notando che era molto tempo che non postavo una foto. Iniziai allora a cercare qualcosa nella mia galleria e, anche se non mi piaceva molto, decisi di postarla.

Nel momento stesso in cui lo feci però sentii il citofono di casa suonare. Mi sembrava strano che Hongjoong e Seonghwa ci avessero messo così poco tempo ma da quando mi ero svegliato si erano comportati in modo strano, perciò non mi avrebbe sorpreso se in realtà si fossero inventati soltanto una scusa per uscire e limonare in santa pace, lontani da me. Però avevano le chiavi...

Mi alzai allora e andai subito alla porta e, senza nemmeno chiedere "chi è?" la aprii. E, quando lo feci, rimasi di stucco.

Davanti a me c'era lei. I capelli neri che le contornavano il bel viso, una maglietta a maniche corte e un paio di leggings che le fasciavano alla perfezione le gambe magre. Il viso era proprio come me lo ricordavo, anzi non proprio dal momento che l'ultima volta che l'avevo vista aveva soltanto pianto e mi aveva urlato contro con tutto il fiato che aveva. In quel momento invece era diversa, sembrava rilassata, non aveva alcuna espressione in volto se non una di pura emozione che inizialmente non riuscii a capire.

«Hey.»mormorò e la sua voce mi giunse alle orecchie quasi come se fosse musica. Quando mosse le labbra non potei fare a meno di fissare la mia attenzione su di esse e ricordai perfettamente di quanto fossero morbide e di come si adattavano perfettamente alle mie quando ci baciavamo.

Non risposi a quel saluto, troppo preso da elaborare che fosse finalmente davanti a me dopo diverso tempo.

«Scusa, avrei dovuto avvertire.»commentò e unì le mani davanti a lei per poi fissarsi le scarpe timidamente. Dio, quanto era bella.

«Anzi, non sarei nemmeno dovuta venire, probabilmente.»aggiunse e io deglutii a quelle parole, sentendo il mio cuore spezzarsi: dovevo mandarla via e dovevo farlo il prima possibile.

«Infatti.»dissi semplicemente cercando di utilizzare il tono più freddo che potessi per non far trasparire i miei veri sentimenti anche se le sarebbe bastato un'occhiata alla mia vita dopo che avevamo messo un punto a qualsiasi cosa avessimo avuto fino a quel momento.

«Posso entrare?»mi domandò poi e sapevo che le avrei dovuto dire di no, anzi, avrei dovuto mandarla via sin da subito. Eppure non lo feci, semplicemente mi misi di lato e la lasciai passare sull'uscio, per poi chiudermi la porta alle spalle e poggiarmi contro di essa. Lei rimase a guardarsi attorno come se ogni cosa che vedesse fosse migliore di guardare negli occhi me.

«Non è cambiato nulla.»sussurrò quasi come se in realtà quello fosse un commento che volesse tenersi per sè e probabilmente era proprio così, anche perchè era ovvio che non sarebbe cambiato nulla.

«Che ci fai qui, Soomin?»le chiesi incrociando le braccia al petto e guardando il pavimento. A quelle parole si voltò verso di me e sentii i suoi occhi bruciarmi sulla pelle e sui vestiti ma non riuscii ad incrociare il suo sguardo col mio.

«Voglio parlare con te.»rispose soltanto facendo poi un passo verso di me. La sua vicinanza non mi faceva affatto bene, mi rendeva soltanto più vulnerabile ai miei sentimenti.

«Mi sembrava chiaro quello che ti ho detto l'ultima volta...»cercai di dire ma lei parlò subito dopo.

«In realtà non sei stato affatto chiaro. Non mi hai dato alcuna motivazione. Hai pensato solo a te stesso senza mai pensare a quello che volessi io.»ribattè a tono e a quel punto non potei fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato più facile se solo le avessi detto la verità che però non avrebbe fatto altro che farci soffrire ancora di più.

«Ho pensato al tuo bene, non volevo continuare quella pagliacciata e farti soffrire.»risposi e a quel punto lei si fermò e sbuffò una risata allargando poi le braccia come per esasperazione.

«Pagliacciata la chiami? E poi che ne sai tu se io abbia sofferto o no, mh? Non lo sai, è per questo che hai fatto ciò che hai fatto.»sbottò ancora alzando leggermente il tono di voce mentre io non feci altro che abbassare il mio.

«Lo so, è per questo che l'ho fatto, volevo evitarti ulteriore sofferenza.»commentai continuando a tenere gli occhi bassi. Avevo troppa paura di guardarla negli occhi perchè sapevo che avrei ceduto.

«Ammetti di aver sbagliato.»disse con tono fermo poi, eliminando quasi totalmente il sentimento di rabbia e di ira contro di me che aveva utilizzato fino a quel momento e alzando la testa verso di me.

«Non ho sbagliato.»commentai quando in realtá sapevo benissimo che era il contrario ma, almeno nella mia testa, non lo era affatto. Alla fine avevamo entrambi sofferto.

«Si, hai sbagliato.»mi riprese allora.

Rimanemmo in silenzio per quelli che sembrarono secoli quando in realtá furono soltanto una manciata di secondi in cui l'unico rumore fu quello dei suoi passi sul pavimento mentre avanzava di qualche centimetro verso di me.

«Tu hai sbagliato, Yeosang. So perchè tu ti sei comportato in questo modo, so tutto. Yunho me l'ha raccontato e credo che tu sappia che Mingi gliene abbia parlato, in passato.»

A quelle parole non potei fare a meno che alzare la testa per incontrare i suoi occhi. E poi, nonostante fosse l'ultima cosa che accadesse davanti a lei, mi scese una lacrima che non fece altro che rendermi ancora più vulnerabile di quello che già ero.

UN PO' DI SUSPENSE SCUSATE MA NE VARRÀ LA PENA VE LO GIUROOO

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