❀26
Yeosang
Mi preparai ed uscii dalla mia camera ad occhi bassi e a passo lento. Non mi andava proprio di andare a lavoro quel giorno eppure dovevo farlo.
Da quando avevo rotto con Soomin in realtà non mi andava più di fare diverse cose e il locale era l'ultima cosa che facevo. Per non parlare di ciò che facevo la notte, erano diverse sere che nemmeno accendevo il
computer, mi ero dato malato anche se sapevo che presto avrei dovuto riprendere.
Entrai in salotto e vi trovai Hongjoong che era sdraiato sul divano a guardare il televisore. Appena mi vide alzò lo sguardo e si mise a sedere quasi come se volesse dirmi qualcosa. E infatti fu proprio così.
«Yeosang, come stai?»mi chiese prima di tutto e nel sentire quelle semplicissime parole mi bloccai sul posto e lo fissai. Rimasi per un attimo a pensare ad una risposta da dargli ma semplicemente non ne fui in grado.
«Non lo so.»dissi infatti e lui annuì continuando però a guardarmi. L'attimo dopo voltò la testa e sbattè la mano sul divano facendomi capire di andare a sedermi accanto a lui, cosa che feci l'attimo dopo senza perdere comunque il mio passo lento che era diventato parte di me negli ultimi giorni.
«Volevo parlarti di...lo sai.»annunciò e io sapevo che tanto prima o poi avrebbe tirato fuori il discorso, lo conoscevo fin troppo bene. Hongjoong non era mai stato il tipo che si preoccupava tanto per i suoi amici eppure in quel caso lo fece. Da quando stava con Seonghwa era cambiato e a dir la verità mi piaceva anche più del vecchio Hongjoong. Speravo che anche io, quando avrei incontrato la persona giusta, sarei cambiato in meglio.
Anzi, probabilmente la persona giusta l'avevo già incontrata ma non avevo nemmeno avuto la possibilità di cercare il cambiamento.
«Secondo me dovresti parlarle e...»ma lo interruppi sul nascere e, nonostante sapevo che stava soltanto cercando di aiutarmi, sentivo un senso di nervosismo crescere al mio interno e non riuscivo bene a spiegarmelo.
«E cosa le dico? Che sono innamorato di lei e che ho fatto cio che ho fatto per non farla stare male per poi peggiorare soltanto la situazione? No grazie, meglio rimanere così, allora.»sbottai e buttai poi la testa sullo schienale del divano per poi sbuffare e coprirmi gli occhi con le mani dalla disperazione. Si venne a creare uno strano silenzio attorno a noi che venne interrotto solo dalle parole che disse l'attimo dopo.
«Esatto, è proprio questo che dovresti dirle. Non ce la faccio più a vederti così e scommetto che anche lei sta male proprio come ci stai tu.»rispose lui cercando di farmi capire cosa fosse meglio ma io scossi la testa per poi puntare gli occhi al soffitto che ormai era quasi diventato la mia passione.
«Non penso stia così male, è tornata anche ad essere amica con Jongho, il suo migliore amico. Avevano litigato perchè a lui piace lei e invece lei stava con me e quel giorno è stato lui a tirarmi un pugno e a dirle che volevo solo scoparmela.»gli spiegai ricordando bene il tweet che mi era apparto in tl soltanto qualche giorno prima.
«Magari gli ha anche dato ragione, dopotutto è questo che ho voluto che lei pensasse. Scommetto che magari lo ha anche perdonato per ció che le ha detto e ora staranno anche insieme! Beh, dopotutto meglio lui che uno senza speranza come me...»aggiunsi ma lui si voltò di scatto verso di me e mi prese il viso tra le mani voltandomi poi la testa dalla sua parte, costringendomi a fissarlo.
«Non dire cazzate, l'ho vista come ti guarda e qualcosa del genere non si cancella così facilmente.»commentò e io abbassai gli occhi sapendo perfettamente che in realtà lui avesse anche ragione.
«Ascoltami. Sono quasi certo che lei ti ami proprio come tu ami lei, anzi, ci metterei la mano sul fuoco. Dov'è il vecchio Yeosang che se ne fregava di ciò che pensano gli altri e che pensa solo a quel che vuole lui? Perchè hai così paura dei suoi fratelli?»mi chiese per poi bloccarsi. Iniziai a pensare seriamente sul dove fossi finito, che fine avevo fatto in realtà?
«Non ho paura di loro, io non voglio che lei soffra.»ribattei per ormai la milionesima volta che lo dicevo e a questo punto mi mollò le guance per poi alzare gli occhi al cielo quasi come se fosse infastidito dal mio atteggiamento.
«Cazzate, sai anche tu che non avrebbe mai sofferto, l'hai sentito anche tu Yunho quando parlava con Mingi. Non capisco proprio...»ma si interruppe da solo questa volta senza che fossi io a doverlo fermare.
«Oh mio Dio, sono un idiota.»borbottò tra sè e sè per poi abbassare lo sguardo come se ci stesse pensando a quello che avrebbe dovuto dire dopo.
«Che succede?»gli chiesi curioso da quello che gli stava passando per la testa e a quel punto alzò di nuovo la testa verso di me fissandomi con quei suoi occhi neri e scrutatori.
«Tu non hai paura dei fratelli o tantomeno del migliore amico. Tu hai paura di te stesso.»annunciò con il tono più sicuro che avesse mai usato da quando lo conoscevo e io sentii tutti i nervi del mio corpo tendersi.
«Di che cazzo stai parlando?»gli domandai allora iniziando ad alterarmi e questa volta lui si alzò dal divano facendo avanti ed indietro per il salotto continuando a pensare a ciò che, secondo lui, aveva appena scoperto.
«Tu non hai paura che lei soffra o almeno non è quello il problema principale. Tu hai paura di starci male in primis soprattutto perchè tutto questo ti è nuovo e non sai come comportarti.»a quelle parole avvertii una sensazione strana, come se tutte le poche mura che avevo attorno al mio animo fossero appena crollate. Non avevo mai avuto problemi ad espormi, soprattutto al mio migliore amico, ma quando sentii quelle parole fu come se mi avesse appena visto nudo e quasi mi sentii in imbarazzo.
«Non dire cazzate, lo sai il motivo per cui mi sto comportando in questo modo.»dissi a denti stretti e stringendo le dita della mano nel mio palmo fino a quando sentii le mie unghie entrarmi nella pelle.
«Sei tu che stai dicendo cazzate e lo stai facendo anche a te stesso! Perchè non lo ammetti, mh? Perchè hai così tanta paura di non essere abbastanza per quella ragazza? Perchè...»ma non lo lasciai finire che scattai in piedi come una molla e mi avventai sulla sua persona, spingendolo indietro fino a farlo arrivare con la schiena al muro e un mio braccio attorno al collo.
«Qual è il tuo dannato problema?»ringhiai tra i denti e lui sorrise in modo strano, fissandomi negli occhi in modo apprensivo.
«Sei tu qui ad avere un problema...Dovresti soltanto capire che è normale sentirsi...inesperti la prima volta, è successo anche a me.»borbottò tra i colpi di tosse e io capii di dover allentare la presa. Appena lo feci lui diede un altro colpo di tosse per poi riprendere a parlare.
«È normale sbagliare, commettere errori e preoccuparsi di tutto ciò per cui ti stai preoccupando tu. Sei pronto ad avere una relazione, questo lo dimostra. Devi soltanto capire che tutto ciò che pensi è normale e che non puoi rinunciare a quella ragazza soltanto perchè tu pensi di non potercela fare.»
Quelle parole mi colpirono dritte nel cuore e in quell'attimo lo sentii aumentare i battiti. Era tutto dannatamente vero, alla fine aveva ragione. Mi diedi dello stupido mentalmente, ripensando a ciò che avevo appena fatto e capii che in realtà, tutto ciò che avevo provato in quegli ultimi mesi, era normale.
«È troppo tardi ormai.»mormorai allontanandomi dal suo corpo ma lui semplicemente sorrise per poi riavvicinarsi a me e poggiarmi le mani sulle spalle in segno di conforto.
«Lei è innamorata di te. Tu lo sei di lei?»disse semplicemente e io, nel sentire la prima frase, sentii i brividi partirmi dalla schiena ed espandersi in tutto il resto del corpo. Nonostante lo sapevo che sentiva qualcosa di forte nei miei confronti, come facevo io per lei, ogni volta che sentivo quelle parole era come se rinascessi.
«Si, lo sono.»risposi semplicemente e lui sorrise per l'ennesima volta prima di darmi una pacca sulla spalla.
«Allora fa qualcosa. Inizia rifiutando quell'orrendo lavoro che ti era stato proposto tempo fa.»commentò e io spalancai gli occhi ricordandomi di averne parlato soltanto con Mingi di quel lavoro.
«Me l'ha detto Mingi.»disse quasi come se mi lesse nel pensiero e io annuii. Mi guardò per l'ultima volta e mi accarezzò la schiena prima di incamminarsi fuori dal salotto e di andare verso la sua stanza. Quando però fu a metà tragitto lo richiamai.
«Hongjoong?»dissi infatti e lui si voltò verso di me aspettando che gli dicessi quello che avevo da dirgli.
«Grazie.»sussurrai quasi quella parola e sorrisi leggermente, cosa che lui ricambiò l'attimo dopo prima di sparire all'interno della sua camera. Io d'altro canto tirai fuori il telefono e cercai nei contatti il numero di quella signora che mi ero salvato in rubrica pochi mesi prima per poi mandarle un messaggio che mi fece sentire meglio di quanto ero stato negli ultimi tempi.
Siamo tutt* d'accordo che vogliamo un Hongjoong che ci fa capire dove sbagliamo nella nostra vita? No perchè a me servirebbe
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