IV. War, feelings.



╭──────╯ ⁰⁴, STARS.
VOLUME ONE ▅▅▅
WAR, FEELINGS




TRASCORSERO SVARIATI GIORNI da quando il riccio richiamò alla memoria quello sgradevole ricordo del suo passato.

Sostò tutto il giorno sul letto, dando il via a molteplici pensieri, e domande senza risposta.

Si rigirava tra le lenzuola pulite, e cercava anche di prendere sonno, con scarsi risultati.

Solo quando il più grande rientrò a casa la sera, invertì la posizione mettendosi seduto.

Chiudendosi la porta dietro, bokuto sospirò ed emise un sonoro sbadiglio.

«Oggi ho lavorato un sacco, anche di più degli altri giorni..è davvero dura l'esercitazione per—» si fermò di colpo spalancando gli occhi. Non poteva dirglielo.

«L'esercitazione per cosa?» domandò -ormai incuriosito dall'arogomento- il più piccolo.

Il bicolore quasi non perse un battito.
«Ah- nulla, niente di interessante.» svoltò verso la cucina, con gli occhi verdi del piú piccolo puntati sulle sue spalle;

Bokuto giunse a lavoro come sempre, salutó i suoi compagni e in men che non si dica era giá tra i campi di grano. L'alba era appena sorta, i raggi del sole si posavano su quegli spicchi di grano maturo, facendoli sembrare puro oro. Ormai faceva questo lavoro da anni, si era abituato al mal di schiena che provocava il tutto, dell'anziano signore che ogni giorno si accomodava li vicino e gli urlava "fannulloni, muovetevi!" , dei raggi del sole cocente che rendeva le cose complicate. Era un lavoro modesto, che riusciva a fargli guadagnare i soldi necessari per sopravvivere.
Dopo alcune ore di lavoro, sopraggiunse sui campi dorati un'uomo alto e robusto, caratterizzato da una lucente armatura, che brillava al contatto con i raggi luminosi.
Portava un'elmetto sotto il braccio, ed aveva un espressione seria in volto.
«Ukai! qual buon vento ti porta qui?» il vecchietto gli si fece vicino, si conoscevano, forse.
L'altro si limitó a scrutarlo, senza degnarlo di una risposta;
Portó lo sguardo sui ragazzi, ora messi in fila indiana uno accanto all'altro, diritti come dei soldati.
«Siete stati tutti selezionati per partire in guerra.»
Non disse niente, nemmeno un sospiro, il tempo si era arrestato dinanzi ai suoi occhi.
Fissó un punto indescritto del campo, finchè i lamenti dei suoi compagni non lo fecero rinsalire.

«Verró ammazzato in men che non si dica!»

«Ora come faró a badare alla mia famiglia!?»

«Ho paura..»

E tante altre altre frasi simili.
Il suo unico pensiero ora, era Keiji. Cosa gli avrebbe detto? Avrebbe dovuto mentire? Come avrebbe reagito?
Ne era innamorato, aveva perso la testa per Akaashi Keiji in poco tempo. E, la cosa che piú gli faceva contorcere lo stomaco, era che se sarebbe morto, non avrebbe piú avuto la possibilità di stargli accanto.
Dopo quell'annuncio, iniziarono un'esercitazione, per diventare dei bravi "lottatori" o guerrieri.

Ritornó alla realtà, con un espressione al dir poco malinconica. Non gli interessava granché di morire, voleva solo restare al fianco del piú piccolo ancora per mesi, anni e secoli a venire.

Interruppe quello che stava facendo, e domandó deciso:
« Keiji, andiamo a guardare le stelle?»

«Cosa? Lo sai che non posso allontanarmi di qui.»

«Ti prego. Prometto che sarà un'esperienza indimenticabile.»

Fu cosí, che akaashi si ritrovó sotto una cupola straripante di stelle, il cielo completava quell'immensa opera d'arte, raffiguró il tutto come un foglio pieno di parole.

«Sono..bellissime.» non aveva mai osservato così da vicino quelle piccole grandi lucciole, su una collinetta, e con una persona speciale al suo fianco.

Si misero sdraiati sull'erba fresca, spinta dal vento ad ondeggiare lentamente.

«Qui tempo fa, giungevano le piccole coppie di innamorati. Io quest'oggi ho deciso di portarti perché sei davvero molto speciale per me; la cosa delle coppie è ormai stata superata, quindi eccoci qua.» affermò il più grande un po' imbarazzato, senza togliere lo sguardo dal cielo.

L'altro non rispose, ma sorrise silenziosamente.

«Balliamo?» pronunziò, mettendosi seduto e sorridente.

Strabuzzando gli occhi per poco, il più piccolo annuì lentamente e venne sollevato dalle ampie braccia del ragazzo.

Ora erano uno di fronte all'altro, senza accennare una parola, i loro battiti si mischiarono, e la definizione amore adesso era chiara ad entrambi.

"fly me to the moon,
and let me play among the stars.
Let me see what spring is like,
on Jupiter and Mars."

I loro corpi si muovevano lentamente, ravvicinati. La mano esile di uno era incrociata con quella più grande dell'altro, il suo capo riccio era poggiato sulla sua spalla, una mano ruvida ma dal tocco piacevole lo manteneva da un fianco.

"Fill my heart with song,
and let me sing for ever more.
You are all i long for,
all i worship and adore."

La musica era inudibile, si alzava nell'aria come il vento, invisibile, e faceva danzare quei due ragazzi uniti da un grande sentimento, che da sempre aveva unito e distrutto, l'amore è un "gioco" difficile, difficile da vincere.

"in other words,
please be true.
In other words,
i love you."

Keiji sollevò la testa, e dalla sua bocca scappò un risolino.

Non sapeva che, quella fu la sua ultima notte passata con il più grande, non sapeva che dal giorno dopo in poi non lo avrebbe mai più rivisto, non sapeva che, l'altro lo amasse.

Oltre questo, il bicolore sforzò un sorriso.

Tornati all'abitazione del piú grande ormai a notte fonda, il riccio sprofondò sul grande letto, ancora sorridente, mentre l'altro era sovrapensiero.

Aspettó che il riccio si addormentasse completamente.

Prese carta e penna, e abbozzó alcune parole.

Parole che avevano un significato estremamente delicato per lui, voleva fargli sapere tutto quello che provava, e tutto quello che sarebbe accaduto la mattina dopo, se pur doloroso.

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