Capitolo 2

POV Laurel

Alcuni anni dopo…

Con Zoom sconfitto potevo iniziare una nuova vita, su una nuova Terra.

Almeno, era quello che credevo.

Una sera avevo deciso di uscire, volevo sfogarmi un po’ dalla pressione dovuta agli ultimi giorni di “lavoro”: missioni quasi fallite, Dinah che mi stava col fiato sul collo perché non si fidava di me… una tensione enorme insomma.

Decisi di indossare una camicia bianca, una gonna dorata piuttosto aderente e una collana dello stesso colore, molto semplice.


-Esci?- chiese “mio padre” vedendomi arrivare in salotto.
-Sì, ho bisogno di staccare da tutto per una sera-.

Lui sorrise, comprensivo. -Fai attenzione-.
-Come sempre. Non preoccuparti se torno tardi!- dissi e uscii.

Avevo deciso di andare in un locale in periferia che avevo sentito essere abbastanza economico e molto frequentato.

In effetti devo dire che era vero, gli alcolici costavano veramente poco ed era pieno di gente di ogni tipo, dal banchiere sposato in libera uscita al ragazzo in cerca di qualcuno con cui passare la serata a bere.

Arrivai al bancone e ordinai due shot di vodka che ingoiai in un secondo.
Quanto mi era mancato quel liquido caldo che scendeva lungo la mia gola!

-Ancora un paio!- gridai al barman, il quale mi sorrise
-Una ragazza così bella come mai beve così tanto?-.

Mi voltai alla mia destra, dove un ragazzo si era accomodato: era abbastanza alto, capelli corti scuri, con un tatuaggio che spuntava dalla camicia.

-Sarebbe troppo strano se ti dicessi che mi piace il sapore dell’alcool?- dissi ghignando.

Lui sorrise: -Portane altri due a me e a lei, offro io- disse il ragazzo.
-Dimmi, sei di queste parti?- mi chiese.

-Perché dovrei dirlo ad un perfetto sconosciuto?-.
Sorrise, bevendo il suo bicchiere di vodka: -Giusta osservazione. Mi chiamo Ricardo- disse porgendomi la mano.

-Laurel- dissi stringendola.
-Piacere di conoscerti-.

Lo vidi guardare dall’altra parte della sala, verso la zona privata del locale.
-Vieni a farmi compagnia?- disse indicando un divanetto nell’angolo.

Annuii sorridendo e lo seguii. Sentivo che la vodka stava cominciando a fare effetto, ma dovevo resistere e rimanere lucida il più possibile.

Mi sedetti accanto a lui e sentii il suo braccio allungarsi sulle mie spalle.
-Prima volta in un locale del genere?- mi chiese notando il mio nervosismo.

-È solo che… mi sento al centro dell’attenzione, non so come spiegarlo-.

Resisti, resisti.

-Oh capisco- disse poi sussurrò qualcosa ad un uomo in piedi accanto a lui, probabilmente in spagnolo.
L’uomo annuì e si allontanò, tornando pochi minuti dopo.

-Vieni cara- mi disse e mi condusse verso una porta dalla parte opposta dall’ingresso del locale.

-Ecco, qui saremo più tranquilli, nessuno può entrare qui senza il mio permesso- disse facendomi accomodare sul divanetto.

Mi porse un bicchiere di vodka che mi affrettai a bere, provando di nuovo il sollievo provocato dall’alcool.
Mi offrì da fumare, ma rifiutai prontamente.

-Forse dovrei andarmene ora, è stato bello conoscerti- dissi alzandomi, ma barcollai.

Resisti, resisti.

-Sicura? La notte è ancora giovane, dolcezza- disse posando le mani intorno ai miei fianchi -Perché non mi fai compagnia?-.

-N…Non posso…- balbettai.
-Perché no? Non te ne pentirai- disse sussurrando al mio orecchio.

Scossi la testa e mi scostai. -Ci vediamo Ricardo, è stato bello conoscerti- dissi e corsi fuori il più in fretta possibile.

Corsi nel cuore della notte per le vie fino a casa, dove trovai Quentin ancora sveglio ad aspettarmi.

-Tutto ok?- mi chiese vedendomi.
Barcollai e mi aggrappai a lui. -Sì, non preoccuparti-.

-Il tuo alito sa di vodka. Sei ancora ubriaca?-.
Scossi la testa. -No, ma quasi. Ho bisogno di stendermi- dissi mentre ci dirigevamo verso la mia stanza.

-Chiamo Oliver e gli dico che stasera non ci sei per la ronda. Ma perché ti spingi così in avanti ogni volta?- mi chiese mettendomi a letto.

-Pensi che sia facile per me tutto questo? Ho bisogno di staccare la spina qualche volta- borbottai.

Lo sentii sospirare e poi uscire, mentre io crollavo in un sonno profondo.

****

POV Ricardo

Arrivai nel mio nascondiglio e trovai come sempre Henry ad aspettarmi.
-Allora?-.

-L’uccellino ha abboccato, ora dobbiamo solo attirarlo verso la gabbia- dissi ghignando.

Non sarebbe stato facile, ma mi sarei conquistato la sua fiducia e poi avrei eliminato tutti i miei nemici uno ad uno.

Note:
Fatemi sapere che ne pensate con un commentino se vi va 😊
Bye

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