Cigarettes After Sex

MY CORNER:
Questo capitolo, leggermente più lungo degli altri, è molto importante perché ci permette di vedere due versioni di Allegra (e di Derek soprattutto) completamente diverse.
Vorrei davvero sapere cosa ne pensate perciò COMMENTATE, chiedetemi qualsiasi cosa vi passi per la testa e, se il capitolo vi piace, VOTATE!

3 anni prima

Sentii la sua lingua scivolare nella mia bocca mentre le sue mani mi accarezzavano i fianchi con avidità e le mie dita incerte si muovevano lungo il suo torace coperto dal pesante maglione di lana.
<< Mi piace molto questo vestito >> sussurrò malizioso, allungando una mano verso l'alto a sfiorarmi prima il collo e poi, senza esitazione, la profonda scollatura dell'imbarazzante abito che indossavo.
Le sue dita arrivarono finalmente alla meta che tanto ambivano, accarezzandomi il seno da sopra la stoffa del reggiseno di pizzo e poi scostandolo con agilità, al che mi lasciai sfuggire un gemito che non lasciava alcuno spazio al fraintendimento.
Derek sorrise sulle mie labbra, non riuscendo a trattenere un'espressione divertita ogni volta che restavo così inesperta e sorpresa di fronte ai suoi gesti, lasciando poi che la sua bocca scendesse a baciare quello stesso punto.
Per poco non mi venne un infarto a quel tocco e per un momento pensai seriamente che sarei morta dalla troppa eccitazione.
<< D...Derek >> mormorai infatti, stringendo i suoi capelli tra le dita.
<< Mmh >> mi rispose lui, senza smettere neppure per un attimo di torturarmi il seno con le dita e, ahimè, con le labbra.
<< D...dovremmo andare a..alla f...festa >> balbettai, facendolo ridacchiare sommessamente.
Alzò il viso, puntando il suo sguardo nel mio e accarezzandomi la guancia.
<< Adoro quando ti imbarazzi e cominci a parlare a vanvera >> sussurrò, lasciandomi poi un divertito bacio sul collo.
<< Stronzo! >> ridacchiai allora, sistemandomi nuovamente la scollatura mentre lui faceva lo stesso con i suoi capelli.
Aveva ragione, ogni volta che la situazione diventava troppo spinta per me iniziavo a sparare parole a caso e discorsi insensati, ma quella volta era tutto vero: dovevamo andare alla festa di Natale organizzata da una ragazza della nostra scuola e, a dirla tutta, eravamo fuori casa sua già da dieci minuti, solo troppo impegnati a pomiciare in macchina per poter realmente presenziare all'evento.
Portò le mani nuovamente alla mia scollatura, stavolta cercando di stringerla per far vedere il meno possibile.
<< Odio questo vestito >> mormorò, passandosi nuovamente una mano tra i capelli, indispettito.
<< Non lo amavi dieci secondi fa? >> risi, divertita dalla sua espressione contrariata.
Derek si voltò verso di me con le labbra arricciate.
<< Mi correggo >> esclamò << Odio che qualcun altro possa guardarti le tette >>
Sorrisi mentalmente a quella piccola dimostrazione di gelosia, continuando poi a punzecchiarlo come avevo scoperto mi piacesse fin troppo fare.
<< E chi ti dice che tu possa guardarle? >>
Il ragazzo sorrise malizioso, sollevando un angolo della bocca più dell'altro come suo solito, ed allungandosi poi per sussurrarmi all'orecchio.
<< I tuoi gemiti di poco prima >> mormorò con voce roca che, per quanto mi dolesse ammetterlo, era la chiave d'accesso alla mia tempesta ormonale.
<< Cretino! >> squittii quindi, mollandogli uno schiaffo divertito ed imbarazzato sul braccio che lo fece scoppiare a ridere.
Risi anch'io, percependo quella meravigliosa sensazione all'altezza del petto che veniva fuori ogni volta ci ritrovavamo a viverci in maniera così naturale e spontanea.
Ciò che provavo per lui era tanto forte da aver superato già da tempo la soglia della semplice attrazione: era la cosa più vicina all'innamoramento che avessi mai visto o sentito.
<< Andiamo? >>
La sua voce mi riscosse dai miei pensieri ed annuí semplicemente, seguendolo verso quell'immensa villa e non rendendomi neppure conto che, mentre ero ancora troppo occupata a fantasticare su di lui, Derek mi avesse stretto le dita tra le sue.

***
La casa di questa ragazza, chiunque ella fosse, era così grande da fare invidia alle più ricche star di Hollywood, arredata in maniera super moderna e ricca di quadri di famosi artisti contemporanei.
E ovviamente, come qualsiasi festa del liceo che si rispetti, il salone era gremito di gente delle età più disparate, tutti presi a muoversi al ritmo di musica disco mentre sorseggiavano cocktail e, in qualche caso, fumavano erba.
Odiavo quella puzza, la sensazione di impotenza che immaginavo derivasse dall'annebbiamento dei propri sensi e odiavo che, esattamente in quel momento, Derek stesse per scroccare un tiro ad uno dei ragazzi della squadra.
Ma, dopotutto, non ero la sua ragazza: che diritto avevo per dirgli cosa fare?
Lasciai quindi che aspirasse il fumo due o tre volte, vedendolo poi ritornare verso di me e appoggiarmi le mani sui fianchi con nonchalance.
Fece per baciarmi, ormai incurante di tutte le persone attorno a noi, ma mi scansai quasi automaticamente.
<< Che succede? >> mi strillò nell'orecchio per farsi sentire.
Scossi la testa tentando di lasciar cadere il discorso ma lui, che era testardo almeno il doppio di me, mi afferrò invece la mano per trascinarmi nella cucina, al riparo da quel rumore che ci impediva di parlare.
Mi si parò di fronte, attendendo risposte.
<< Non mi piace che fumi >> buttai quindi giù tutto d'un fiato, sentendomi a disagio con quella pretesa che non si addiceva al mio ruolo nella sua vita, qualsiasi esso fosse.
Derek mi guardò allora con quell'aria a metà tra il divertimento e il nervosismo.
<< E perché non me lo hai detto prima che fumassi? >> domandò poi con spontanea naturalezza.
Sollevai le spalle, mordendomi il labbro imbarazzata.
Perché non sono nessuno per importi cosa fare o non fare.
Ma non glielo dissi.
E allora Derek mi prese le mani tra le sue, mentre io mi chiedevo come facesse a sembrarmi la persona più bella del mondo anche dopo aver fatto qualcosa che ritenevo profondamente sbagliato.
<< Io voglio che tu mi dica tutto quello che pensi >> scandì dolcemente, accarezzandomi poi il viso << Voglio entrare in questa testolina dura e capire cosa c'è >>
Mi sorrise ed io pensai che non esistesse niente di meglio.
E allora mi sporsi a baciarlo, fregandomene del sapore dell'erba e di qualsiasi cosa avesse bevuto prima.
Lui mi lasciò fare, stringendomi forte a sé per approfondire il bacio sempre di più.
Poi, d'un tratto, si allontanò quel che bastava per sussurrarmi all'orecchio.
<< Ho un regalo per te, aspetta che vado a prenderlo >>
E quindi se ne andrò sorridendomi ed io sentii il cuore in procinto di scoppiarmi dalla felicità.
Non poteva esistere regalo di Natale più bello di lui, di quello ne ero più che certa, ma già il fatto che avesse pensato a me mi faceva sentire bene, soprattutto considerando tutte le paranoie che mi avevano portata a non comprargli nulla, troppo spaventata da ogni ipotetica interpretazione che avrebbe potuto dare a quel gesto.
Mentre Derek era via però, una delle ragazze della squadra di cheerleading si avvicinò a me con aria divertita e vagamente provocatoria.
Mi pareva si chiamasse Keyla e, come ogni mean girl che si rispetti, aveva lunghe gambe abbronzate e perfetti capelli lisci che le arrivavano fin sopra il sedere, perfettamente fasciato da un pantaloncino di pelle scura.
Non le avevo mai parlato.
A dire il vero, sono piuttosto convinta che non avrebbe mai saputo della mia esistenza se non fosse stato per Derek.
<< Allegra, giusto? >> squittì parandosi di fronte a me in tutto il suo metro e ottanta.
Annuii.
<< Sei la ragazza di Derek? >>
Bella domanda.
<< N..no, non stiamo insieme >>
<< Mh >>
Prese ad arricciarsi una ciocca di capelli lungo il dito, afferrando con l'altra mano uno dei miei ricci ciuffi rossi.
<< Beh, come potrebbe del resto >> ridacchiò poi alzando gli occhi al cielo.
<< Cosa intendi? >>
Keyla si sistemò accuratamente la scollatura del top che indossava e che evidenziava le sue curve perfette.
<< Non credo che uno come Atwood abbassi così i suoi standard >> sorrise fintamente.
Quella ragazza rappresentava esattamente ciò che avevo sempre pensato che Derek volesse: era bella, sveglia e sexy, perfettamente a suo agio nelle movenze sensuali che utilizzava e nel tono da oca che sfoggiava.
<< Non fraintendermi cara >> mormorò poi, continuando a torturarmi i capelli << Insomma, sei carina, ma sei anche una verginella spaesata e Derek... >>
Lasciò volontariamente la frase a metà, guardando qualcosa dietro di sé che io non riuscivo a scorgere.
<< Derek cosa? >>
Ridacchiò maliziosa.
<< Guarda tu stessa >>
E m'indicò il mio non-ragazzo che, poco lontano da noi, sembrava troppo impegnato a parlare con un'altra per ricordarsi di quel fantomatico regalo che era andato a prendermi.
Non che stesse facendo nulla di così esplicito, ma il modo in cui rideva mentre lei gli parlava all'orecchio e le teneva una mano poggiata sulla spalla per avvicinarla a sé mi facevano sentire tremendamente gelosa, così come la bellezza innegabile di quella ragazza che ero certa non fosse sfuggita neppure a lui.
Sentii qualcosa ribollirmi dentro. 
Keyla, per quanto sicuramente dispettosa e cattiva nelle sue parole, non aveva mentito: io ero una ragazzina inesperta, l'avevo sempre saputo, e lui era troppo per quanto una come me potesse dargli.
Derek poteva anche divertirsi con la mia innocenza e trovare adorabile la mia timidezza, ma prima o poi si sarebbe stancato di tutto ciò e sarebbe tornato da ragazze come quelle, come Keyla e come la bionda che gli parlava all'orecchio.
Ed io, che mi stavo invece innamorando di lui, sarei stata così male da non riuscire neppure a dirlo.
Quei pensieri non mi facevano stare bene.
E quella scena neppure.
Così mi buttai nella mischia iniziando a ballare da sola, sperando che la musica potesse distrarmi da tutto ciò che altrimenti non sarei mai riuscita a mettere da parte.
Non mi accorsi neppure di quando quel ragazzo si avvicinò.
Non badai al modo in cui il suo corpo fece per aderire al mio e le sue mani cercarono di appoggiarsi sui miei fianchi.
Non ci feci caso perché ero troppo presa a pensare a lui.
E, poi, non opposi resistenza perché troppo accecata dalla mia gelosia e dalle mie paure.
Ma lui se ne accorse, eccome se se ne accorse.
E se ne accorsero tutti quando d'improvviso il ragazzo venne sbattuto in malo modo lontano da me e la voce di Derek urlò arrabbiata.
<< Paul, ma che cazzo fai? >>
Fu come se d'improvviso la musica non ci fosse più e tutte le orecchie fossero sintonizzate su quell'ultima notizia.
Derek aveva le mani strette a pugno e sembrava furioso come ero certa di non averlo mai visto.
<< Ci stavo provando, bro'! >> rispose semplicemente quello, ignaro di qualunque cosa ci fosse tra me e il suo amico << 'che ti devo chiedere il permesso? >>
<< E direi, cazzo, è la mia ragazza! >>

Oggi

Resta dentro di me il tempo esatto che mi serve per trattenere una lacrima, poi mi lascia andare e lo vedo raggiungere il bagno della camera da letto di Seth.
Non so dire come io mi senta, come l'immensa paura che ho provato poco fa sia stata messa a tacere dalla sensazione di averlo di nuovo tra le mie braccia.
Non so descrivere cosa abbia provato a sentirlo finalmente mio dopo tutta l'indifferenza e l'odio che mi ha scagliato addosso.
Quindi resto immersa in questa felicità impalpabile, accarezzandomi inconsciamente la pancia mentre, nuda come mi sono sempre vergognata di farmi vedere, attendo il suo ritorno.
E non intendo il suo ritorno nella stanza, ma nella mia vita, incastonato nei miei pensieri e disciolto nelle mie vene.
Un velo di sudore mi bagna la schiena nonostante fuori sia quasi arrivata la neve, mentre i capelli sparsi sul materasso non ne vogliono sapere di trovare una forma e il mio corpo è tutto un fremito, un insieme di cellule d'ansia e trepidazione che si chiedono incessantemente che cosa sta per accadere.
Sono piena di aspettative quando Derek ritorna, stavolta con indosso i boxer e i capelli ancora più arruffati del solito.
Ma non mi guarda neppure.
Raccoglie i suoi vestiti dal pavimento e comincia a riallacciarsi i pantaloni senza troppi complimenti, senza neppure accennare ad una parola.
Ed allora sono io a parlare, completamente confusa dal suo atteggiamento.
<< Che stai facendo? >>
Lui mi degna a malapena di uno sguardo, continuando ad armeggiare con i bottoni del suo jeans.
<< Torno di sotto, credo stiano ancora giocando >> risponde con una semplicità ed una strafottenza che non credevo neppure possedesse.
Tanto che, se la mia mascella potesse cadere dallo stupore e il mio cuore frantumarsi dalla delusione, sono sicura che succederebbe adesso.
Si volta verso di me poco prima di infilarsi il maglione.
<< Che cosa t'aspettavi? Che saremmo rimasti a letto a parlare di quanto è stato bello? >>
Le sue parole sono piene di sarcasmo e di cattiveria, ma la cosa peggiore è che si, io mi aspettavo davvero che sarebbe andata così.
Ma non gli rispondo, non ne ho la forza.
Mi alzo invece anch'io, indossando le mutande il più velocemente possibile e cercando invano di agganciare anche il reggiseno.
Derek nota la mia difficoltà e si avvicina per aiutarmi, allungando le mani a sfiorarmi le spalle.
<< Non. Mi. Toccare. >> scandisco allora, sforzandomi quanto più è possibile per non scoppiare a piangergli in faccia.
Lui alza allora le braccia in un ironico segno di resa, ridacchiando subito dopo.
<< Non dovresti prenderla così sul personale >> commenta poi mentre si infila un paio di Vans vecchie come il suo rancore.
Continuo a non rispondergli e a non voltarmi, vergognandomi perfino di essere in intimo davanti a lui e perfettamente consapevole della parte del mio corpo su cui il suo sguardo è momentaneamente rivolto.
Ma quando si avvicina per la seconda volta, cercando di accarezzarmi un fianco, allora sbotto come mai prima d'ora.
<< Ma si può sapere cosa cazzo vuoi? >> urlo, scansando in malo modo le sue mani.
Lui scuote la testa ridacchiando, aumentando la mia rabbia ogni secondo di più.
<< Volevo scopare e l'ho fatto, Allegra >> scandisce fissando il suo sguardo nel mio.
Li sostengo appena quegli occhi, pensando a quanto male mi stanno facendo e quasi dimenticando tutto il bene che invece mi hanno dato.
<< Ed è inutile fare la parte della verginella adesso >> aggiunge lascivo << mi sembravi piuttosto consenziente >>
Continuo a guardarlo ma senza vederlo davvero, senza scorgere neppure l'ombra della persona che amo in quelle parole così dure e in quello sguardo così tagliente.
E so che sto per piangere, lo sento da come gli occhi mi pizzicano e il freddo mi percorre la schiena ancora nuda.
Così gli dico giusto poche parole, il perfetto riassunto di ogni cosa.
<< Io ti amo, ma tu fai schifo >>
E gli volto le spalle, lasciandolo lì a sussurrare quell'ultima frase prima di andarsene, quella stupida risposta che da tutti mi sarei aspettata ma non da lui.
<< Hai cominciato tu >>

***

Non voglio e non posso uscire da questa stanza.
La verità è che mi sento così umiliata che farei fatica anche solo ad immaginare di muovere un passo in mezzo a tutta quella gente e, soprattutto, sentire nuovamente quel suo sguardo su di me.
Non posso credere alle sue parole e non posso credere a quel gesto, a come abbia potuto trasformare qualcosa di così bello e così intimo nel modo migliore per annullarmi definitivamente.
Ero felice, era mio, l'avevo sentito nuovamente dentro e mi ero sentita nuovamente me stessa.
Avevo superato una paura così grande di cui non potevo neppure parlargli, avevo messo a tacere quel demone pur di essere di nuovo insieme a lui e poi, con quelle parole, ecco che aveva demolito qualsiasi cosa, gettando un velo di oscurità e di vergogna su qualsiasi volta avessimo mai fatto sesso, su qualsiasi volta mi fossi mai illusa che ci fosse molto di più che il singolo desiderio carnale a guidarci.
Non mi sono mai sentita così, schiava di un sentimento che mi sta man mano portando alla distruzione, sottomessa al volere di chi non mi ama ma, anzi, prova un immenso piacere nel vedermi stare male.
E non posso parlare con nessuno.
Non in questo momento almeno, rinchiusa in questa camera da letto non mia dove il profumo della sua pelle continua a tenermi aggrappata alle lenzuola.
Ho bisogno di aria.
Spalanco la finestra lasciando che il vento freddo mi sferzi sul viso e poi, come per un segno del destino, intravedo una figura fin troppo conosciuta starsene lì in giardino completamente sola.
<< Josh! >> urlo abbastanza forte da far sì che alzi subito lo sguardo.
Non gli dico nulla, semplicemente muovo la mano facendogli cenno di raggiungermi.
E, nonostante anche lui abbia sicuramente i suoi pensieri per la testa (motivo per il quale meno di un'ora fa ha abbandonato il gioco subito dopo quel nostro pseudo bacio), mi asseconda comunque, giungendo di sopra pochi minuti dopo.
Non gli lascio neppure il tempo di aprire la porta che mi getto a capofitto tra le sue braccia, trovando conforto nella persona più simile a Derek che io abbia mai incontrato ma che, a differenza sua, adesso è qui per consolarmi e non per infliggermi il colpo finale.
<< Ehi scricciolo >> sussurra infatti, stringendomi forte e accarezzandomi i capelli con delicatezza.
E allora scoppio a piangere come se non avessi alcun freno, come se non gli stessi completamente inzuppando la camicia e non fosse una persona che conosco da così poco.
Ci sediamo sul bordo della finestra e, continuando a tenermi stretta a lui e ad accarezzarmi, Josh lascia che pianga quanto più è possibile e non mi chiede nulla fino a quando non sono io a lasciarlo andare.
<< È quello che penso? >> dice a quel punto, indicando con un cenno del capo il letto ancora sfatto.
Annuisco mordendomi il labbro per la rabbia, aggiungendo poi quasi singhiozzando: << Ha detto che aveva semplicemente voglia di una scopata >>
Termini che non sono da me, comportamenti che non sono da lui.
Come siamo arrivati a tutto questo?
Josh stringe i pugni, arrabbiato come non l'ho mai visto.
<< Adesso lo stendo, te lo giuro >>
E fa per alzarsi, ma io invece gli prendo la mano per tenerlo ancora lì con me.
<< No, per favore, almeno tu resta qui >>
Non risponde, ma non si alza più.
Tira invece una sigaretta fuori dal pacchetto che ha in tasca e se la porta tra le labbra, accendendola solo in un secondo momento.
<< Non capisco come tu faccia ad amarlo così tanto >> butta fuori le parole insieme ad un po' di fumo << Non se lo merita >>
Il fatto è che tu non sai niente, Josh.
Il fatto è che ci sono troppi sguardi, troppe carezze, troppi baci, troppe promesse, troppe speranze, troppa vita e troppo amore che nessuno può conoscere se non noi due.
Perché è troppo semplice odiarlo per ciò che sta facendo e per la persona che vuole fingere di essere diventato, troppo immediato odiarlo per il suo odio.
Ma io quel ragazzo ce l'ho sotto pelle.
E, anche se in questo momento desidererei solo potermi strappare questa maledetta casetta tatuata sul collo, io non posso dimenticare.
Nulla.
<< Anche io non capisco perché voi due vi detestiate così tanto >>
Josh non risponde, scuotendo invece la testa con fare indifferente e tirando fuori dallo stesso pacchetto di poco prima quella che ha tutta l'aria di non essere una sigaretta.
Lo guardo stranita e vagamente indispettita.
<< No >> pronuncio semplicemente.
Ma poi lui l'accende, buttando via il vecchio mozzicone, e l'odore di ciò che sta fumando m'invade le narici senza chiedere il permesso.
Tira solo una volta, poi l'allunga verso di me.
<< Oh andiamo, rilassati >>
Ed io non mi scordo che abbia volontariamente lasciato cadere la mia domanda così come non mi scordo di quale essa fosse.
Non mi scordo di quanto io sia sempre stata contraria a queste cose.
Non mi scordo di chi io sia.
Non mi scordo di quanto Derek si arrabbierebbe se lo venisse a sapere, di quanto sarebbe deluso da me e della mia incoerenza.
Ma, almeno per il tempo di qualche tiro, voglio scordarmi di lui.
E quindi, fumo.

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