Capitolo 10: Il concilio dei Re
Alec guardava fuori dalla grande finestra della sua stanza, posta al primo piano del castello ed esattamente sopra il portone d'ingresso. Da lì poteva ammirare il giardino fiorire e appassire seguendo le stagioni, nonché contemplare i tramonti ogni volta ne avesse voglia. Scostò leggermente le tende dorate abilmente rifinite e guardò verso i cancelli che si stavano aprendo per consentire alla carovana dei quattro sovrani del Regno di entrare nella sua fortezza, poi ritornò al tavolo addossato alla parete opposta, accanto al lussuoso letto a baldacchino che solo il mese prima condivideva con Isidora.
Lì, spianò le carte che raffiguravano Holtre e tornò a fissarle con gli occhi quasi ridotti a due fessure come aveva fatto negli ultimi giorni, completamente assorto nei suoi pensieri, come se con il solo sguardo potesse realmente cambiare qualcosa. Afferrò penna e calamaio e scarabocchiò qualcosa ai lati di ogni Terra, aggiungendo parole alle frasi che aveva già appuntato e che gli servivano come promemoria per tenere a mente ogni cosa.
«Mio Re, i sovrani sono appena entrati nel Giardino Reale. Attendo i vostri ordini per iniziare». Angus era apparso dal nulla come suo solito facendo leggermente sobbalzare il sovrano, che si rivolse a lui con un sorriso sottile che non lasciava scoprire i denti.
«Non ancora, mio fedele amico. Pazienza, dobbiamo solo avere pazienza». Era finito il tempo di aspettare, i suoi progetti si sarebbero presto realizzati ma doveva cogliere il momento giusto. Diede un'ultima occhiata soddisfatta ai fogli che aveva davanti e li richiuse piano, toccandoli con la delicatezza con cui si toccano gli amanti, poi oltrepassò Angus come se fosse invisibile e scese le scale per raggiungere gli ospiti.
I cinque regnanti delle cinque Terre di Holtre si riunivano ogni cinque pleniluni lì a Olok, nella giovane Terra Centrale. Il Regno si disponeva quasi come un fiore con i territori di Alec proprio nel mezzo delle altre quattro Terre che portavano ciascuna il nome di una costellazione: la Terra del Toro, la Terra del Leone, del Pesce e dello Scorpione. Alec aveva fatto costruire la Capitale appositamente al centro di tutto il Regno così che fossero gli altri sovrani a doversi recare da lui a ogni Concilio per parlare dei bisogni dei loro popoli, del commercio, dei bilanci economici e delle varie battaglie che si svolgevano dentro e fuori i confini. Ultimamente, però, aveva fatto in modo che si deviasse dai soliti argomenti facendo spostare l'interesse generale verso un problema che diventava sempre più insidioso per lui: il gruppo di Resistenza.
I sovrani arrivarono a Olok in una lunga coda di carri rifiniti in oro e argento, fermandosi davanti all'ingresso del Real Castello. Quasi come in una danza, i paggi scesero dal cocchio e aprirono i preziosi sportelli permettendo così di dare il via a una sfilata di sfarzo ed eleganza. Erano arrivati indossando i loro abiti migliori, con il seguito di bagagli e valletti che erano soliti portarsi dietro.
Attraversarono il prato splendidamente fiorito della dimora reale camminando lungo un tappeto rosso preparato apposta per loro, mentre il Sommo Re li aspettava sulla soglia dell'enorme e ricco portone d'ingresso con un gran sorriso. Alcuni servitori del palazzo li attendevano all'entrata con vassoi dorati e ornati di pietre preziose, porgendo loro i più svariati doni, dal cibo alle stoffe. Alec ebbe eleganti parole di benvenuto per ognuno di loro e i quattro regnanti vennero accompagnanti nelle proprie stanze senza ulteriori indugi, e furono invitati formalmente alla festa che quella sera si sarebbe tenuta in loro onore, come ogni volta.
Avrebbero soggiornato a Olok per un'intera settimana.
Tutto quello sfarzo era una dimostrazione di ricchezza e di potere, ognuno di loro lo sapeva bene; da quando Alec si era proclamato Sommo Sovrano ergendosi al di sopra degli altri regnanti le cose erano precipitate in fretta senza che nessuno se ne rendesse realmente conto. Aveva iniziato con richieste misere, come fanno tutti i tiranni, continuando a ogni Concilio a chiedere e ottenere sempre di più.
Era stato in grado di approfittarsi delle debolezze di ogni Terra e dei dissidi tra i sovrani per allungare le sue avide mani su tutto ciò che lo circondava, diffondendosi come un veleno trasparente e arrivando presto ad avere di fatto un potere decisionale immenso. Nessuno dei nobili presenti aveva mai avuto la forza di opporsi, né quelli prima di loro; le sue decisioni erano state perfette, sembravano sempre essere l'unica soluzione possibile ai problemi. Quel finto sorriso benevolo e la capacità di ammaliare con la sola voce avevano ingannato tutti, o quasi.
Il giorno dopo il loro arrivo tutti i regnanti furono condotti in una stanza spoglia rispetto alle altre. Era una sala grande priva di finestre alle pareti, che però erano state sapientemente ornate da fini tendaggi e quadri raffiguranti tutti i sovrani del Regno, e posta in cima a una delle due torri che affiancavano il castello. Al centro si disponeva un enorme tavolo in legno ricoperto da un pesante drappeggio avorio abilmente ricamato per riprodurre i cinque stemmi di Holtre, e illuminato dall'unica fonte di luce disponibile, un lucernario con i vetri che formavano una grande piramide posta sul tetto della sala e che la illuminava interamente fino al tramonto.
Si sedettero su delle sedie imponenti e imbottite di stoffa rossa, e diedero così il via alla riunione.
«Il commercio marittimo ha ripreso la sua normale attività dopo l'inconveniente con i pirati mandati dalla regina delle Terre Escluse. Non so da dove quella donna trovi i fondi per attraversare il deserto e attaccarmi dal mare!»
A parlare per primo, saltando i soliti convenevoli, fu il vecchio Teodor, sovrano della Terra del Pesce: l'unica che aveva uno sbocco sul mare e che ne amministrava il commercio. Gli occhi blu intenso riflettevano il colore di quell'abisso che controllava, i capelli un tempo lucidi e neri erano ora interamente grigi per via dell'età che segnava anche il viso con profonde rughe.
«Ma con un rilevante aumento nel prezzo della merce. Con tutte quelle spese non si può sostenere lo stile di vita che avete promesso alla vostra gente» gli rispose Alec, prendendo la parola.
«Basterà vendere solo a chi lo potrà comprare, Mio Re» intervenne Marvin, il re della Terra dello Scorpione, detto il Crudele per la sua passione di torturare i criminali del suo regno. Aveva i capelli lunghi e selvaggi sulle spalle, neri come i suoi occhi, due pozzi senza fondo. Il suo stile di vita dedito alle feste e al vino aveva segnato il suo viso, mostrando più della sua età.
«Se i pescatori alzeranno il prezzo per i commercianti, questi lo rivenderanno almeno al doppio, e la povera gente non potrà più permetterselo!». Qualche ricciolo castano cadde sul viso fresco di Rotghar, coprendo gli occhi curiosi e attenti del sovrano della Terra del Toro. Suo padre era venuto a mancare in battaglia qualche anno prima, e lui era salito al trono poco più che adolescente; tuttavia, nonostante la sua giovane età, era già riuscito ad accaparrarsi il titolo di Rotghar il Giusto.
«Non immischiarti nei miei affari. È a me che deve stare a cuore la salute dei miei sudditi, non a te. Se voglio alzare il prezzo del pesce, tu non puoi impedirmelo». Teodor non amava essere contraddetto, inoltre non aveva mai approvato la politica del giovane. Lo trattava spesso come si fa con i bambini disobbedienti e solo l'incredibile tolleranza di Rotghar aveva più volte impedito che le loro Terre entrassero in guerra.
«Io sono un sovrano quanto voi ed esigo rispetto. Inoltre, in quanto re, è mio compito e piacere avere a cuore le sorti dei sudditi della Terra per la quale io stesso scendo in battaglia. È ora che vi accorgiate della miseria in cui riversa la vostra gente».
«Sei solo un ragazzo, che vuoi capirne tu di cose così complesse» sputò il vecchio in risposta.
«Non mi sembra così complesso riuscire a notare che usate i soldi del vostro popolo per far feste e sollazzarvi». Il tono del giovane re era diventato piuttosto accusatorio, ed era ben noto come Teodor cedesse facilmente a queste provocazioni.
«Diamoci una calmata, non siamo dei ragazzini che litigano per un tozzo di pane. Siamo qui per migliorarci e portare la Terra di Holtre alla pace e alla prosperità più che in ogni altro tempo. Discuterete le vostre questioni personali in altra sede, se proprio ne avete urgenza». La tensione era salita di colpo così Seamus, il re della Terra del Leone, aprì bocca per la prima volta. Era conosciuto come il Savio e godeva di una profonda ammirazione tra la sua gente. Spostò dagli occhi chiari un ciuffo di capelli che aveva lo stesso colore del miele, li portava sempre corti e quel gesto gli fece assurdamente pensare che appena sarebbe tornato a palazzo avrebbe dovuto tagliarli. Era nel fiore degli anni, e da tutto il Regno gli venivano continuamente proposte nobili spose attratte dalla sua straordinaria bellezza, ma lui non aveva ancora acconsentito a nessuna di loro.
Alec aveva parlato poco, stava cercando un modo per poter mettere in atto i suoi piani, ma le tensioni tra i sovrani non miglioravano certo la situazione.
«E sul fronte? – disse poi all'improvviso Rotghar – I soldati delle Terre Escluse creano problemi anche lungo il mio confine. Da tempo cominciano a guadagnare terreno e i miei uomini sono stremati. La Terra del Toro ha bisogno d'aiuto».
«Pensavo che si sarebbero arresi presto, e invece la regina non si è ancora rassegnata a vivere ai margini di Holtre. Sapevo che escludere Minerva dal Concilio sarebbe stato un errore, ma non credevo che sarebbe arrivata addirittura a guidare un esercito contro di noi» commentò amaro il Re della Terra dello Scorpione.
«Mi aspettavo questa mossa tempo fa, Marvin. Ha ricominciato ad attaccare da quando Rotghar è salito al trono, perché sa che è lui il nostro anello debole. Lui e la sua stupida convinzione di pace». Come al solito Teodor non si era lasciato sfuggire occasione per criticare la sua politica, ed era quasi soddisfatto del suo modo così scontroso e polemico verso di lui. Non aveva mai avuto un carattere amabile, ma con l'avanzare degli anni e dopo la morte della sua amata Leonore le cose erano peggiorate in fretta e adesso anche i suoi cinque figli misuravano le parole prima di dirgli qualunque cosa; persino il primogenito Kamal, l'erede al trono così simile a lui.
«Con la mia convinzione di pace ho portato la mia gente alla prosperità, guadagnandomi l'appellativo di Rotghar il Giusto in pochi anni; voi con le vostre guerre avete solo la miseria del vostro popolo e la fedeltà di qualche brigante».
«E allora perché non mandate la vostra gente a combattere al fronte, anziché chiedere la morte dei nostri soldati!». Teodor era fuori di sé e non sentiva ragioni.
«Sarebbe una follia! Sono solo pastori e contadini, che volete che sappiano dell'arte della guerra! Abbiamo aperto i cancelli del castello per permettere a chi lo voglia di addestrarsi al combattimento, ma le nuove reclute non bastano. È un massacro. Riusciamo a stento a non farli avanzare ulteriormente».
Il sovrano della Terra del Pesce scoppiò in una fragorosa risata, il giovane si alzò in piedi ma Seamus, che era accanto a lui, lo fermò con un braccio.
«Non ne vale la pena. – gli disse in modo che lo sentisse solo lui, poi alzò la voce cosicché giungesse a tutti – Io sono d'accordo con voi, Rotghar, e approvo le vostre decisioni: sarebbe un massacro mandare la povera gente al fronte. Avete la stoffa per diventare un buon re, non fatevi condizionare dalle paure di un povero vecchio. I miei soldati saranno orgogliosi di combattere per voi» continuò il sovrano del Leone.
Rotghar si sedette e lo ringraziò, ma la verità era che Seamus cominciava a vedere troppe somiglianze con il Concilio di molti anni addietro, quello che suo padre gli aveva raccontato fino a poco prima di morire per evitare che lui commettesse i suoi stessi errori.
«Riceverete aiuto dalle Terre che lo vorranno. La mia e quella del Leone vi aiuteranno, per quanto ci sarà possibile. – disse Alec. Non si sarebbe mai perso un'occasione per punire Minerva, anche se questo voleva dire aiutare quell'incompetente di Rotghar – Adesso credo che sia meglio parlare di un'ombra che si diffonde rapida come una malattia nel nostro Regno e che sta ammalando poco per volta tutta la nostra Terra». Aveva catturato la loro attenzione, e adesso erano tutti voltati verso di lui in attesa che continuasse; sorrise e si beò per qualche istante del potere di persuasione che era capace di esercitare sulla gente.
«Sto parlando del gruppo di Resistenza. Dobbiamo trovare un modo per fermare gli Elyse» concluse poi Alec senza preamboli.
«No. Voi troverete un modo per fermarli» rispose Teodor serio. Persino il Sommo Re fu stupito da quella reazione, era sempre stato d'accordo con lui prima di quel momento.
«Ma si stanno ribellando contro di noi!»
«No, Alec. Si stanno ribellando contro di te». Quel tono, apparentemente confidenziale, fece calare sulla sala un silenzio pesante e significativo. Alec sapeva di essere la causa di quelle continue rappresaglie, ma sapeva anche che da solo non ce l'avrebbe mai fatta.
La Resistenza si muoveva rapida e silenziosa in tutto il Regno, sembrava essere informata di ogni suo movimento e nonostante tutti gli sforzi, erano troppo poche le volte in cui riusciva a intercettarla durante i suoi spostamenti. Aveva bisogno di uomini, di molti uomini, per schiacciare quel tentativo ridicolo di minare la sua autorità e spegnere quel desiderio di sommossa che cominciava a serpeggiare tra la gente.
Lo sguardo del sovrano della Terra del Pesce era ancora fisso su di lui; tutti lo stavano guardando. Ripensò alle carte che aveva lasciato nelle proprie stanze, e si ripeté che non era ancora il momento, non con Teodor così apertamente contro di lui.
Deformò il viso in uno dei suoi sorrisi migliori e lo rivolse verso quel vecchio.
«Voi sapete leggere le situazioni come nessun altro, mio buon amico, e mi stupisce che non abbiate ancora compreso che per quegli avanzi di galera io non sono altri che la prima pedina. Credete che si fermeranno spodestando un solo re? Voi siete già arrivato al tramonto della vostra vita, Teodor, e comprendo che abbiate poco a cuore le sorti a lungo termine di Holtre, ma provate a pensare a Kamal, il vostro erede, o ancora meglio a Sirya che ha la stessa età del mio Whyle e si affaccia solo adesso all'età adulta. Pensate a come potrebbe soffrire una ragazzina, perdendo un padre per mano della Resistenza».
Teodor dovette pensare in fretta. Quelle parole celavano una minaccia non troppo velata, eppure ancora una volta si ritrovava impotente senza sapere bene come reagire.
Marvin non avrebbe mai osato andargli contro, Seamus e Rotghar avrebbero custodito la pace a qualunque costo e lui sapeva benissimo che da solo non ce l'avrebbe mai fatta. Alzò lo sguardo per osservare una nuvola solitaria che oscurava al suo passaggio l'enorme vetrata posta sul tetto, donando all'intera stanza un malsano filtro grigio, poi lo abbassò verso il Sommo Sovrano e ricambiò lo stesso sorriso che gli aveva rivolto lui.
«Quei criminali non avranno lunga vita» disse infine.
Alec batté le mani una sola volta per annunciare la fine di quella riunione, sciogliendo la coltre di tensione che sembrava aleggiare sopra le loro teste e riscuotendo i sovrani dai loro pensieri.
Mancavano altri sei giorni.
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