Angelo custode
Manuel non ha ancora la percezione effettiva di quello che il tentato suicidio di Simone abbia portato con sé.
Sa solo che è qualcosa di più grande di loro, come ha sempre saputo e sostenuto.
Avrebbe bisogno di qualcuno che gli tenda la mano, che gli faccia capire che va tutto bene, che la sta gestendo al meglio delle sue possibilità, invece non ha nulla di tutto ciò. Anzi, l'unica cosa che ha sono i sensi di colpa, quelli, la mano, gliel'hanno tesa sin dal primo giorno di permanenza in quella casa.
Si trova così, nel buio di quella villetta, a rigirarsi nel letto senza sapere cosa è meglio fare. Controlla la sveglia: 23.18.
Non può chiamare Dante, né tanto meno sua madre a quell'ora. Per dirgli cosa, poi? Che è la prima notte che dormono a casa dopo la permanenza di Simone in ospedale? No, di certo non può, specialmente considerando che non sanno ancora nulla e che Manuel ha promesso di non dirlo.
L'unica idea che gli resta è scrivere a Chicca.
Alla fine, siamo inciampati. Poco dopo averti scritto.
Ehi, Manu, che è successo?
Non t'o posso dì. Ho promesso di non dirlo ai suoi, quindi è meglio se non lo dica nemmeno a te.
Ma ho bisogno di un'amica.
Che posso fa' per aiutate?
Te andrebbe de ascolta' un piccolo sfogo?
Lo chiede senza pensarci. Simone si è addormentato, poco dopo aver preso le ultime pastiglie. È strano, dopotutto, perché Manuel ha imparato a capire quando Simone dorme davvero, rispetto a quando fa finta. L'ha imparato a furia di stargli accanto in quei mesi.
Così, quando Chicca gli risponde in senso affermativo, esce dalla porta finestra di camera sua, che dà sul giardino, e registra un vocale.
Il piccolo sfogo dura due minuti e cinquantaquattro secondi, solo perché i sensi di colpa di Manuel iniziano a diffondersi come una macchia di petrolio nel mare. Inizia a pensare di stare pesando troppo sulla sua amica e si ferma a metà di quello che vorrebbe dire.
Sei il suo angelo custode, lo sai?
È questa la prima cosa che risponde e non sa se prenderla bene o come qualcosa che gli dà ancora più responsabilità. Non risponde che secondo lui, l'angelo custode, di entrambi, è Jacopo perché si è convinto che se dopo tre giorni sono usciti dall'ospedale, ma soprattutto senza danni permanenti a Simone, sia proprio perché Jacopo ha guardato giù.
Non so, non me sembra de fa' abbastanza. Dovevi vede' il suo sguardo quanno gli ho detto della terapista.
Non è un percorso semplice già se lo si sceglie, figurati imposto.
Non sapevo che altro fa'. Avrò sbagliato.
Hai preso la scelta giusta e stai facendo tutto quello che puoi. So' sicura che, quando sarà lucido, lo capirà anche lui.
Lui sta solo facendo il minimo.
Non importa se questo minimo gli ha salvato la vita, i sensi di colpa li ha comunque ancorati addosso come un macigno. Ed è proprio per quelli che, probabilmente, non appena finisce di messaggiare con Chicca, decide di andare in camera di Simone.
Fa piano, cerca di non far rumore e porta con sé una sedia. La avvicina al comò e poi si siede. Forse è anche la paura e il terrore che faccia qualcosa durante la notte, qualcosa che non può controllare, così inizia a pensare che mettere le tende lì sia una buona soluzione.
Passa tutta la notte lì, in quella posizione che non ha nulla di comodo, ma che gli permette di respirare tranquillamente, di non avere preoccupazioni che non può più gestire.
La testa appoggiata sulle braccia e sul comò, la schiena sporta in avanti, gli sembra quasi di essere tornato alle superiori: stessa posizione che assumeva quando c'era Lombardi all'ultima ora.
La luce del giorno lo colpisce poco prima che arrivi sul letto, da Simone. Ha chiuso gli occhi, sì e no, due ore. Due ore bastate a Simone per accorgersi che lui fosse lì.
Manuel vede Simone tirarsi su e prendergli una mano. La sente stringe leggermente e poi vede Simone cercare di tirarlo a sé.
Manuel non sa come reagire. Alza un attimo le sopracciglia, quasi stupito. Così indica il letto con la mano e «Posso?» gli chiede. Simone annuisce solo e Manuel si alza dalla sedia, fa il giro del letto e si sdraia accanto a lui. Lo fa con delicatezza, cercando di fare il meno possibile movimenti bruschi.
Gli fa una carezza sulla testa sempre chiedendo il permesso e gli dà un leggero bacio in fronte nel momento in cui Simone annuisce. A Manuel sembra talmente delicato, in quel momento, che gli dà l'impressione di potersi sgretolare da un momento all'altro. Da quella posizione, tuttavia, Manuel potrà fargli da cucchiaino, sperando che i suoi cocci non si sgretolino ancora di più.
È anche questo il compito di un angelo custode, no?
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