Capitolo 10

8 Aprile 2017, ore 5:00 a.m.

Il ticchettio dell'orologio, che segna le cinque in punto, mi sveglia dal mio "sogno".
Apro lentamente gli occhi, e il buio della stanza, ricopre ogni cosa che mi circonda, tanto da non riuscire ad identificare nulla. Matteo mi ha rinchiuso in questo posto circa quattro ore fa. Non posso essere molto lontana dalla città, in quanto riesco ad udire il passaggio delle macchine. L'unica fonte di luce è una piccola finestrina, blindata, che si trova a due metri e mezzo da terra, e io anche se ci provassi, non riuscirei a raggiungerla. Matteo non ha utilizzato nessuna forma di violenza su di me per costringermi ad entrare in questo sotterraneo, in quanto mi ha addormentato facilmente con un sonnifero, e deduco l'abbia rubato dal padre, che lavora per la farmaceutica.
Cerco di alzarmi, ma con fatica, essendo troppo scossa dall'accaduto.
Come se non avessi pianto abbastanza, le lacrime continuano ad uscire, e cerco di chiamare aiuto, ma la voce mi è flebile e rotta. Mi abbandono a me stessa, nel silenzio del mattino, accompagnato dal cinguettio degli uccelli, e cado, distrutta.
Avvicino le gambe al torace e appoggio la testa su quest ultime, ma qualcosa cade dalla tasca dei miei jeans, e attira la mia attenzione.
Noto con piacere che si tratta del mio cellulare, e scrivo alla prima persona che mi viene in mente in quel momento.
Non posso credere che Matteo si sia dimenticato di questo particolare.
Digito il messaggio e invio.
Infine, vinta dalla stanchezza, mi abbandono tra le braccia di Morfeo.

Ore 8:00 a.m.
Lorenzo P.o.v.
La sveglia sul comodino inzia a suonare senza pietà, disturbando il mio sogno.
Faccio pressione sul piccolo Tasto che si trova al di sopra dell'aggeggio e faccio in modo che smetta di disturbarmi.
Noto che sono già le 8 di mattina, e devo assolutamente finire di editare per fare in modo che il video esca in orario.
Accendo il computer e finisco di montare il video. Un certo languorino invade il mio stomaco. Prendo cellulare, chiavi e indosso i primi vestiti che trovo nell'armadio e mi dirigo verso casa di Clarisse.
Ho deciso di voler fare colazione con lei.
Non le ho ancora detto niente e spero che questo le faccia piacere.
Arrivo dinanzi al palazzo e busso al citofono.
Nessuna risposta. Deduco stia dormendo, quindi riprovo.
Ancora nulla.
Fortunatamente, una donna, sulla cinquantina, nonché vicina di casa di Clar, esce dal portoncino.
"Mi scusi, sono un amico di Clarisse, sa dirmi percaso se è in casa?"
"Mi dispiace signorino, Clarisse non è in casa da un bel po, ormai. Mi sembra che ieri sia andata via con un suo amico, o almeno penso fosse suo amico, anche se, mi pare stessero litigando." Risponde lei, preoccupata quanto me.
"Oh, e sa dirmi chi era?"
"Mi dispiace signorino, ma non so proprio chi sia"
"Va bene, grazie lo stesso, scusate il disturbo"
"Tranquillo, spero che riceverai sue notizie. Anche a me puzza un po questa storia, è strano che Clarisse stia fuori casa tutta la notte."
Cerco di mantenere la calma, e di pensare in modo positivo.
Chi era il ragazzo?
E perché Clarisse era andata con lui?
Prendo il cellulare e noto con sollievo di aver ricevuto un messaggio da Clarisse.
Ma l'orario mi porta già in strade sbagliate.
"Lorenzo, aiutami.
Non so dove mi trovo. Quel ragazzo di cui ti parlai, Matteo, mi ha rapito e mi ha buttata qui. Ho paura Lorenzo, non ce la faccio.
Sono da sola nel buio, e sono chiusa in una stanza al pianto terra.
Fortunatamente ha dimenticato di prendere il cellulare, ma penso che tra non molto lo scoprirà."
Leggo il messaggio tutto d'un fiato, e il panico inizia a divorarmi pian piano.
Non so davvero da dove cominciare, così ingenuamente, la chiamo.

Ore 9:30 a.m.
Clarisse p.o.v.

Giocherello con i lacci delle scarpe, attenta ad udire ogni minimo rumore  proveniente dal piano di sopra, ma vengo disturbata dalla suoneria del mio cellulare. Sfilo velocemente il cellulare dalla mia tasca, e rispondo immediatamente, sperando con tutta me stessa che Matteo non abbia sentito nulla.
"Pronto?"
"Clar, sono Lorenzo"
"Lorenzo, grazie a dio" rispondo con sollievo udendo la voce di Lorenzo. 
"Spero di non aver rovinato tutto facendo suonare il cellulare."
"No, tranquillo. Sono felice di sentirti. Ho davvero bisogno di te."
"Clar, sai dirmi dove sei?
Anche solo un minimo particolare."
"No Lor. Non lo so." Dico tra un singhiozzo e un altro, facendomi prendere, di nuovo, dal panico.
"Clarisse, non piangere, io sono qui con te, e non me ne andrò finché non sarai qui ad abbracciarmi e quello stronzo di un senza palle sarà buttato in prigione" cerca di rassicurarmi Lorenzo, ma riesco a capire dalla sua voce roca e sottile, che ha paura quanto me.
"Io so che tu sei forte, Clar. E poi, non puoi essere lontana. Senti, ho un'idea per rintracciarti. Accendi il GPS, e dimmi precisamente dove ti trov...."
Vengo interrotta dal suono dei passi, avvicinarsi sempre di più alla porta di ingresso, e stacco immediatamente la chiamata.
Non faccio in tempo a mettere in silenzioso il cellulare che Matteo fa irruzione nella stanza.
"Buongiorno tesoro, come va? Dormito bene?" Dice Matteo, avvicinandosi a me, e accarezzandomi, con aria beffarda e ironica, la guancia.
"Non toccarmi, brutto bastardo e figlio di puttana" rispondo a mia volta.
"Come mi hai chiamato?"
"Figlio.di.puttana"
Matteo non se lo fa ripetere una terza volta, e mi lancia uno schiaffo in pieno viso.
"Figlio di puttana lo vai a dire a quel frocio del tuo ragazzo" replica infastidito.
"Lorenzo non è il mio ragazzo"
"È comunque un figlio di troia"
"Ed è una persona migliore di te."
"Lo dici solo perché 'sei la sua fan numero uno, o mio dio Lorenzo, ingravidami'. Secondo me è solo un frocio che fa video su YouTube per soldi" inizia a ridere istericamente, sapendo quanto mi stesse dando fastidio.
"Perché mi hai rapita?"
"Te l'ho ripetuto una trentina di volte ieri! Ma ci senti o no?"
"Scusami tanto. Ero intenta a pensare al fatto che un pazzo maniaco mi stesse appena rapendo" sbuffo infastidita.
"Devi soffrire quanto ho sofferto io" replica, diventando sempre più serio.
"Non è stata colpa mia" replico a mia volta
"Sei tu che hai rovinato la mia vita, e così come hai rovinato quella degli altri. Sei solo una troia, e sei utile solo a rovinare la vita di chi ti sta accanto. Quasi, quasi, chiamo Lorenzo e gli dico di starti lontano, per quanto io non lo sopporti, non voglio che tu rovini anche la sua di  vita." Dice tutto d'un fiato Matteo, guardandomi negli occhi, e ferendo i miei sentimenti, fino e nel profondo.
Esce, sbattendo la porta, e lasciandomi da sola, a piangere e a soffrire in silenzio. È vero. È sempre colpa mia.
Su tutto. E quasi vorrei che Lorenzo non mi avesse mai incontrato.
Non voglio rovinare anche lui.
Continuo a ripetere a me stessa che se non ci fossi, ora sarebbero tutti più felici.
'Sono inutile'
'Ha ragione Matteo'
'Mi faccio schifo'.
Le parole si fanno strada dentro di me, seguite dalle lacrime che continuano a rigarmi il viso.
Mi sento rinchiusa sia fuori che dentro.
I demoni si Fanno strada dentro di me. Mi stanno divorando lentamente. Mi sto consumando. Sono fragile e stanca, come le foglie, che ogni giorno, si abbandonano a loro stesse, e cadono, al suolo, in cerca di volare via, portate dal vento, che spira lento e pacato. Mi sento vuota, come la notte senza le sue stelle, in attesa della luna, che anch'essa è triste. Vorrei sentire la brezza dell'aria accarezzarmi il viso, sentirmi felice,  senza nessuna preoccupazione, ansia o paranoia. Vorrei sentirmi vivere, almeno per una volta, per provare la sensazione, di chi è felice nonostante tutto. Perché io sono debole, e non sono come gli altri.
Ho bisogno che qualcuno mi stia accanto. Che mi sprona a guardare oltre il confine. A rendermi felice. A reggermi nei momenti di debolezza.

Vengo distratta dai miei pensieri dalle goccioline di pioggia che ricadono al suolo. La tempesta si fa strada nel cielo, non avendo pietà per il sole, che splendeva e illuminava i volti tristi della gente e donava colore alle cose.
Riesco a notare dalla finestrina che adesso è completamente tutto grigio. Mi soffermo di nuovo a pensare, e questa volta mi dedico alle tempeste. Eppur noi siamo come le tempeste. Non son belle, ma pur sempre ispirano poesia. E noi siamo tempesta. Così incasinati con noi stessi. Cupi dentro, e freddi fuori. Ma ispiriamo pur sempre qualcosa. E noi guardiamo le tempeste.
E vorremmo perderci dentro, senza accorgerci, di esserci già.

Inizio a canticchiare una delle mie canzoni preferite per far trascorrere il tempo, con la speranza che questi pensieri contorti e depressi possano uscire dalla mia mente.

                                 🌹

Ore 13:00 p.m.
Lorenzo p.o.v.
Sono al computer da circa 5 ore intento a localizzare Clarisse tramite il suo cellulare, ma con scarso risultato. Non essendo un hacker, non sono capace di fare queste cose. Ma continuo ad impegnarmi per ritrovarla.
Chiamo anche Lorenzo Casadei, e gli racconto la vicenda.
Inizialmente mi rassicura dicendomi che avrei risolto tutto chiamando la polizia e raccontando tutto per filo e per segno, ma avevo paura che Matteo potesse fare qualcosa a Clarisse se solo chiamassi la polizia, e poi Clarisse lo avrebbe fatto già da tempo ormai.
"Lore, daje che la ritroviamo e quel puttaniere finisce finalmente in prigione senza pietà, ora vai a mangiare qualcosa, che sei azzeccato a sto coso da cinque ore e non hai ancora concluso nulla" Casadei mi rivolge un caloroso sorriso tramite la webcam.
"Voglio ritrovarla. Ho paura che stia soffrendo troppo per le cazzate che le mette in testa quel figlio di puttana.
So di cos'è capace Clarisse e al solo pensiero, mi si contorce lo stomaco" un brivido mi percorre la schiena, aumentando il senso di ansia.
Rimango ancora per un po al computer, ma ricevo una chiamata nello stesso momento in cui Casadei riattacca.
Pensando fosse Clarisse, rispondo immediatamente.
Ma la voce all'altro capo non è di Clarisse, ma appartiene ad un'altra ragazza: Rita.
"Hey Lore, sono Rita, come va?"
"Ciao Rita, purtroppo sono molto impegnato adesso e mi dispiace, ma devo lasciarti" rispondo leggermente frustato dalla situazione.
"Devi prendere a calci altri cassonetti? -ride in sottofondo lei- va bene, ti lascio in pace, scusami del disturbo"
"Nono, tranquilla. Comunque sei arrivata da tuo zio?"
"Sì, e devo dire che ha anche una bella casa. Magari passo più tardi nell'hotel dove ti trovi e ti racconto tutto, che é meglio. Ciao Lollo" mi risponde lei dall'altro capo, staccando la chiamata subito dopo.

Seguo il consiglio di Lorenzo, ed esco dalla stanza per prendere qualcosa da sgranocchiare per poi ritornare a lavoro.
Prendo un pacchetto di patatine, e faccio  ritorno al computer.
Non ho molta fame, e quando sono nervoso mi si chiude completamente lo stomaco, così lascio la metà delle patatine nel sacchetto, e vado a riposarlo in dispensa.
Per non pensare, registro ed edito il video per il giorno dopo, così da averlo già pronto.
Noto però, che la mia espressione è diversa dagli altri video.
Sono più cupo e spento, e non faccio le solite cazzate che fanno ridere i fan.
Non mi ci soffermo molto, e chiamo Clarisse nuovamente, sperando che quel maniaco non si renda conto di niente.

Ore 20:25 p.m.
Clarisse p.o.v.
Le lacrime continuano a farsi strada lungo le mie guance. Mi sto nuovamente facendo prendere dal panico. Tanto da vomitare il cibo che mi ha servito Matteo poco fa. Sto malissimo e sono completamente distrutta. Lego i capelli in una coda malfatta e disordinata e asciugo le lacrime con un pezzo di carta, ormai fradicio.
Odio ammetterlo, ma ho paura.
La stanza è completamente buia, a fare luce c'è  solo una semplice lucina, quasi fulminata, che  riflette una luce opaca e spenta.
Lo squillare del mio cellulare, attira la mia attenzione.
Rispondo subito, e ad udire la voce di Lorenzo, il cuore mi si riempie di gioia.
"Clar, come va?"
"Una merda, Lorenzo. Una merda." Rispondo singhiozzando.
"Tranquilla, sono sicuro che tra poco ti troveremo."
"Lo spero. Ho paura di stare qui"
"Hai fatto ciò che ti ho detto?" Cambia discorso Lorenzo.
"No Lore, non ne ho avuto il tempo"
"Allora sbrigati"
Metto la chiamata in vivavoce, e accendo il GPS localizzando.
Ma la porta si apre improvvisamente, e Matteo fa irruzione nella stanza, disinvolto.
Rimango pietrificata dal suo arrivo improvviso, così appoggio il telefono sul pavimento, e lo nascondo sotto la giacca, sperando che Lorenzo non dica una parola.
"Matteo, cosa vuoi ancora?" Alzo il tono di voce per far in modo che dall'altro capo Lorenzo riesca a sentirmi e ammutolirsi. E la cosa funziona.
"Niente. Ho solo sentito che parlavi con qualcuno, ma devo essermi solo impressionato."
"Con chi dovrei parlare, scusa?" Ribatto infastidita.
"Tu sei strana, da te mi aspetto di tutto" replica lui a sua volta.
"Adesso puoi andartene?
Grazie"
"Me ne vado quando lo dico io."
Inizia a parlare delle volte in cui ha pensato di volermi spaccare la faccia dopo quello che "ho fatto" a lui e alla sua famiglia però non ne ha mai avuto il coraggio perché sarebbe finito in prigione. Così ha deciso di rapirmi. mossa intelligente, devo dire, perché rapire una persona non ti manda in prigione, ovviamente. Ma proprio mentre sta per finire la sua storia emozionante, uno strano suono rimbomba nella stanza, e quel suono proviene proprio dal mio cellulare. Impalidisco, e il suono si ripete nuovamente. È la voce di una ragazza, che ripete continuamente "LORENZO".
Matteo si gira piano verso di me e prima mi guarda negli occhi, poi guarda sotto alla mia giacca. E lì vorrei solo scomparire. Si avvicina a passi svelti e mi sposta bruscamente, facendomi male al polso. Prende il cellulare e sorride soddisfatto.
"Guarda qua che abbiamo qui, eh piccola Clarisse?"
"Lasciala in pace" risponde Lorenzo dall'altro capo.
"Lore, ma con chi stai parlando?"
Questa volta è la ragazza a parlare.
"Mi dispiace tanto Clarisse, non volevo arrivare a questo punto, ma devo prendere per forza provvedimenti.
Inizia a salutare il tuo carissimo amoruccio Lorenzo, potrebbe essere la sua ultima volta" continua a sorridere in modo beffardo, per poi tirarmi uno schiaffo in pieno viso.
"Che cosa vuoi farmi?" Replico impaurita.
"Tranquilla, a te non farò nulla, questa volta il destinatario è un'altra persona"
"Non ti azzardare a toccare anche solo con un dito Lorenzo." Trovo la forza di restare in piedi e mi avvicino a Matteo, guardandolo con aria minacciosa.
"Ma non lo farò io." Mi rivolge un ultimo sorrisetto, per poi uscire dalla porta con il mio cellulare tra le mani.

Appoggio delicatamente il mio corpo al muro della stanza e ricado lungo esso per poi sedermi sul pavimento.
Sono priva di espressività, e l'unica cosa che provo in questo momento è paura.
Terribilmente paura. Non oso immaginare cosa stesse tramando Matteo contro di Lore.
Giuro che se gli fa qualcosa, esce la donna ciclata che è in me e gli tiro tanti di quei calci nei gioiellini, da fargli dimenticare di essere uomo.
Ma la cosa che più tormenta la mia testa è chi cavolo fosse quella ragazza.
Impotizzo fosse una fan, ma Lorenzo non permetterebbe a nessuna fan di entrare nel proprio appartamento.
E mi addormento così, pensando alla ragazza misteriosa, Matteo, ma sopratutto a Lorenzo.
Accompagnata dal silenzio della notte e dal buio della stanza, gli occhi appesantiscono e li chiudo definitivamente, per poi crollare tra le braccia di Morfeo.

PATATE
HELLO GUYSSSS
COME POTETE NOTARE, QUI IL TEMPO VA ALLA CAZZO DI CANE.
Questo capitolo e l'altro fanno solo da "spacco" al prossimo
Dove succederanno robe fighe.
Quindi non vi soffermate molto capitcapit

-Princess_Slytherin

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