Capitolo 12
«I'm free to be the greatest, I'm alive...I'm free to be the greatest here tonight, the greatest, the greatest, the greatest alive...» canticchio saltellando sui piedi per muovermi da una parte all'altra mentre distribuisco i fazzoletti sul bancone.
Oggi è una splendida giornata, il sole brilla alto in cielo e la gente passeggia animatamente lungo le strade, si ferma al bar per un caffè al volo e si appresta ad uscire per tornare alle loro cose. Mi mancavano i momenti così, la pioggia aveva iniziato a stufarmi. Amo il sole! Ha un colore pazzesco, scalda l'anima, ravviva i colori e la natura - e le persone.
Questa mattina appena ho scostato le tende del salotto ho sentito il cuore aprirsi di fronte al cielo, ho praticato i miei soliti cinque Surya Namaskara* e preparato una colazione a base di pancake e sciroppo d'acero per Allie. Perfino Zoe è arrivata in anticipo e di buonumore, solitamente si presenta con venti minuti di ritardo e il viso completamente stravolto. Ma non glielo faccio notare - se non fosse per lei non saprei minimamente come fare. La sua esistenza è di vitale importanza per Allie, altrimenti non avrei nessuno che possa occuparsene durante i miei orari di lavoro. Ho pensato più volte di iscriverla all'asilo nido, forse è arrivata l'ora di completare l'iscrizione...ma la paura di lasciare la mia bambina nelle mani di altre persone non mi permette di firmare quel dannato foglio. Non sono ancora pronta per tutto questo, anche se le farebbe benissimo stare con altri bambini della sua età - farebbe bene anche a me, avrei più tempo per fare cose e continuare a studiare.
Già, studiare.
Mi sono iscritta tre mesi fa ad un corso promosso da un'associazione di beneficienza che si occupa di aiutare i paesi più bisognosi - in pratica studio per l'insegnamento elementare di varie materie, tra cui l'inglese, la geografia e l'economia di base. Avevo iniziato questo corso con buoni propositi, ma dopo solo due esami ho perso lo spirito e la voglia di andare avanti. Non avevo il tempo per studiare e rimanevo costantemente indietro col programma. Forse è arrivato il momento di rispolverare quei libri, d'altronde anche Chris sostiene che debba finire i miei studi e trovarmi un lavoro che mi soddisfi a pieno.
Chris...
Ieri sera è stato tutto perfetto. La cena squisita, il vino altrettanto e il bacio. Cavolo che bacio! È stato tutto così intenso e vivido, nonostante il mio stato di alcol in circolo. Eravamo così rilassati e a nostro agio, come se ci conoscessimo da un'eternità. Abbiamo parlato tanto e riso ancora di più - lui ha una risata perfetta. L'ho sempre immaginato come un uomo rigido dentro al suo completo da lavoro, ma ieri era totalmente diverso.
«Cosa le prende oggi?»
«Credo si tratti del tuo adone...è tutta la mattina che aggeggia con quel telefono.»
«Dici?»
Scuoto la testa sorridendo come una bambina mentre ascolto le conversazioni dei miei colleghi - è vero non posso fare a meno di tirare fuori il mio cellulare ogni qualvolta vibra. Chris non ha fatto altro che scrivermi da stamani alle otto e il mio cuore esplode ogni volta che vedo la notifica rossa sul display.
Pensavo scappasse dopo che gli ho detto di essere una mamma e invece continua ad assillarmi ancora di più. Non gli interessa minimamente a quanto vedo, lui vuole me! Saltello ancora di più trattenendo un gridolino mentre sogno ad occhi aperti.
So che non dovrei stare così visto le delusioni che ho ricevuto nella vita, ma non posso fare a meno di viaggiare nel tunnel dei miei trip mentali, immaginando ancora le sue grandi mani su di me. Mi piace passare il tempo con lui - e baciarlo. Non c'è niente di male, di certo non sto organizzando le mie nozze...
«L'abbiamo persa.»
Mi sposto dietro alle piastre della cucina e tiro fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni. Fortuna che il capo oggi non c'è, mi licenzierebbe all'istante se mi vedesse così fuori fase.
-Chardonnay, fidati di me.
Sorrido come un ebete rivolta al piccolo schermo che ho tra le mani – ho perso anche il filo del discorso ormai. Abbiamo iniziato con un semplice buongiorno, qualche battuta squallida sulla mia povera auto e il fatto che piove sempre quando ci vediamo. Non ho idea come siamo arrivati a parlare di un prossimo incontro a base di fragole e vino bianco, ma la cosa mi intriga e mi rende ancora più euforica.
«Principessa sul pisello, ha finito di isolarsi?»
Decido di mandare una semplice emoticon con il pollice in su in segno di approvazione e rivolgo la mia attenzione su Jason, che attende una mia risposta con un mix tra il divertito e scocciato sul volto.
«Scusa, hai ragione. Ho finito.» Blocco il telefono e lo rimetto al suo posto seguendolo in sala pranzo.
Siamo in chiusura per oggi e il fatto che ci sia stata poca gente in tutta la mattinata fa sembrare tutti più rilassati.
«Dimmi un po' Alex, ci sa fare il tipo?»
Una delle mie colleghe mi passa lo straccio mentre attende nuovi dettagli sul mio incontro. Questa volta Jason non può rispondere al posto mio - ieri sera appena sono tornata a casa mi ha tartassato di domande, ed io mi sono limitata a dirgli solo che è stato bello. Non mi andava di raccontargli la mia strepitosa serata, rischiando di essere smontata e riportata con i piedi per terra. Ho paura che qualcuno possa ricordarmi il fatto che lui è un adulto cinico in carriera, che sono un suo giocattolino, che le persone ricche stanno con ricchi. Chris non mi ha dato questa impressione di lui, forse un po' all'inizio, quando mi trovavo nel suo ufficio per la prima volta, ho avuto la sensazione di essere una sorta di sfida per lui...ma ieri sera non è stato assolutamente così. Ieri lui mi guardava, mi ascoltava e parlava come se fossimo amici di vecchia data.
«In che senso?» Sotto lo sguardo di tutti pulisco le sedie.
«Come in che senso?»
«Sesso Alex! Parliamo di sesso!»
«Jason!» Cerco di ammonirlo evitando il suo contatto visivo.
«Jason un corno! Dovete sapere che la stronzetta ieri sera, non ha voluto dirmi niente!» Cerca di colpirmi lanciandomi dei fazzoletti accartocciati, fallendo miseramente nel suo intento.
«Non abbiamo fatto sesso...abbiamo solo mangiato e parlato.»
«Certo come no! E tu sei tutta invaghita perché ti sei riempita lo stomaco, vero?» S'intromette Michael sbucando dai bagni dei clienti con il carrello dei detersivi.
«È vero! Non abbiamo fatto niente! Solo un bacio...»
«Un bacio?» La vicinanza asfissiante di Jason mi mette in soggezione mentre mi fissa con gli occhi di chi la sa lunga.
«Forse due...»
«Mmh mmh...»
Nessuno mi crede qua dentro.
«E va bene! Abbiamo pomiciato, contenti? Forse stavamo anche per farlo sul suo divano se non l'avessi fermato!» Sbotto alterandomi notando la faccia compiaciuta di Jason.
«Le ho raccontato di Allie e lui sembrava sconvolto, credo...poi mi ha baciata ancora e ha detto cose un po' provocanti e poi ha interrotto tutto! È stato carino e dolce, pensavo non volesse più vedermi...abbiamo anche ballato! Ballato capisci?!» Tiro tutto fuori prendendo un lungo respiro alla fine del mio monologo.
Mi guardano tutti in maniera differente, chi compiaciuto come Michael e chi severo e preoccupato come Jason. Ma preoccupato per cosa? Infondo è stato proprio lui a spingermi tra le sue braccia, incitandomi di portarlo a letto e perfino dirgli di Allie. Io non avevo alcuna intenzione di complicare le cose, volevo solo divertirmi con un uomo affascinante che mi desidera e non dovrebbe esserci niente di male. Eppure mi sento euforica e allo stesso tempo ad un passo dal cadere giù lungo un precipizio avvolto da massi e detriti.
«Cosa c'è?!» Alzo di più la voce stanca delle loro occhiatacce, soffermando lo sguardo sul mio migliore amico.
«Sei troppo...troppo...»
«Troppo cosa J?»
«Troppo felice!» Cammina verso la cucina e lo seguo immediatamente. Voglio delle spiegazioni.
«E questo è un problema? Non posso essere felice?»
«Alex no! Puoi essere felice! Balla, salta, fai qualche capriola se vuoi!» Blatera alzando le braccia al cielo. «Però non lo so...ho un brutto presentimento...»
«Del tipo?»
Non capisco cosa stia insinuando, sembra così combattuto. Lotta contro sé stesso se dirmi esattamente cosa pensa oppure no - e tutto ciò non è da Jason. Lui è schietto, dritto al punto, non fa mai giri di parole e solitamente ci va giù pesante pur di dirti come stanno le cose.
«Non mi fido di questa cosa. Cioè pensaci, lui vuole solo portarti a letto e tu non ti curi della cosa e lasci che scorra tutto così? Non ti preoccupa il fatto che possa scartarti non appena entrerà la prossima cerbiattina nel suo ufficio?»
«No.» Il timbro di voce tradisce la mia risposta.
Non posso nascondere il fastidio che accresce ogni qualvolta ricordo a me stessa di essere solo una sua distrazione o un desiderio malsano. In fondo, l'ho conosciuto mentre si stava facendo una ragazza nel bagno del suo ufficio, poi ho attirato la sua attenzione e neanche un'ora più tardi stava flirtando perfino con la segretaria della hall. Probabilmente ha qualche problema nel tenersi stretti i pantaloni, ho sempre odiato gli uomini così - quelli che credono di poter far cadere le donne ai propri piedi usando solo il loro fascino e qualche parolina dolce in mezzo a due frasi. Eppure lascio che lui faccia la stessa cosa con me. Lascio che abbatti i miei principi morali solo perché ha qualche muscolo in più e degli occhi magnetici.
Ma cosa mi sta succedendo?
Io non sono così. E non è giusto che sia proprio Jason a ricordarmi di stare con i piedi per terra.
Mi sono nascosta dietro alla farsa della ragazza alternativa che vuole divertirsi un po', ma la verità è che sto lasciando che un uomo come lui possa piegarmi con un battito di ciglia. Non è così che funziona.
Voglio Chris. Lo desidero con ogni molecola del mio corpo, ma non posso dargliela vinta.
«Sento il rumore dei tuoi ingranaggi.»
«Hai ragione.»
È incredibile come cambio umore in così poco tempo. Stamani ballavo come una matta e adesso posso combattere una guerra mondiale - mentirei sei dicessi di non essere alquanto bipolare.
Ho una miriade di pensieri nella testa che viaggiano ad una velocità impressionante e lascio che l'umore degli altri entri dentro di me come un'ombra implacabile alla ricerca di un appiglio su cui aggrapparsi. A volte non riesco a distinguere se si trattino delle mie emozioni oppure quelle altrui quando cerco di esprimermi in qualsiasi cosa. Sono un disastro. Forse è anche per questo che non ho mai trovato il coraggio di terminare qualcosa fino in fondo o che non riesca a tenermi un uomo per più di due giorni.
Chris è sicuramente il principio del mio ennesimo errore.
Tra neanche qualche settimana mi ritroverò affranta nel mio piccolo bagno con i cocci della mia anima a terra e Jason che li raccoglie imprecando quanto sia stupida.
Il fatto che uno come lui possa essere interessato a me ha annebbiato il mio giudizio morale mettendo da parte ogni briciola di razionalità che mi era rimasta. Io non voglio essere un suo trofeo. Non voglio che si vanti di essere andato a letto con una pazza vogliosa assieme ai suoi amici. Voglio che mi desideri davvero, che si dimentichi di un mondo pieno di donne disposte a lanciarsi nelle sue braccia.
Eppure ancora fremo nel prendere il telefono tra le mani per sentire cos'altro ha da propormi.
«Non fraintendermi, puoi fare ciò che vuoi e con chi vuoi, ma ricordati che si tratta solo di sesso.» Si avvicina verso di me prendendo entrambi le mie mani e addolcendo lo sguardo. «Stai fantasticando troppo Alex, sono preoccupato per te. Dici sempre che vuoi divertirti, che stai bene così, ma so che infondo hai bisogno di qualcuno.»
«Ma io ho te.» Cerco di mostrare il mio sorriso più sincero nascondendo la solitudine che provo in angolo remoto del mio cervello. E del mio cuore.
«Io non basto più.» Mi lascia un bacio in fronte prima di allontanarsi. «Ma sì, hai me e non esiterò a tirare furi le unghie se quel bastardo ti fa del male.»
Rimango in cucina osservando il punto in cui è scomparso lasciandomi in compagnia dei miei pensieri. Dei miei rimpianti e dei rimorsi.
Lui non basta più- così dice. Io sto benissimo così. Ho una casa, lavoro e una figlia meravigliosa, perché dovrei aver bisogno di qualcuno? Ancora non coprendo per quale assurda ragione ognuno di noi debba sentirsi dipendente di una persona nella sua vita. Non posso dipendere da me? L'ho fatto per anni. E ogni anno era sempre più difficile svegliarsi al mattino in un letto troppo grande per una persona sola. Ho perfino deciso volutamente di comprare quello ad una piazza e mezzo, per non sentire un vuoto al mio fianco, ancora spaccio tutto ciò come una mancanza di denaro...ma la verità è che non volevo spazi vuoti accanto a me. Volevo sentirmi completa in tutto e per tutto.
Jason ha paura di vedermi soffrire ancora una volta, in fondo lo capisco. Corro sempre da lui quando le cose vanno a monte, forse è solo stanco di vedere questo mio atteggiamento suicida nei confronti dell'amore. Ho sempre scelto tipi strani e lasciato in disparte quelli che volevano costruire qualcosa – non sono brava a legarmi con qualcuno disposto a condividere la vita con me. Ma sono una maestra nelle decisioni sbagliate e avventate, se ci fossero delle olimpiadi per i casi umani, io avrei già la medaglia d'oro.
«Noi andiamo a mangiare qualcosa a casa di Michael, vieni?»
Sorrido alla ragazza che sbuca dalla porta e annuisco cercando di scrollarmi un po' di tristezza di dosso.
«Passo a prendere Allie e vi raggiungo.»
Spazio autrice
*Surya Namaskara è una serie di asana di Yoga, sarebbe il classico "saluto al sole".
Eccoci qui con il nuovo capitolo, in questo ho deciso di approfondire un po' di più il carattere di Alex e cosa si nasconde dietro alla sue finta sicurezza. Che ne pensate? Lasciate tante stelline e commenti e si è piaciuto! Un bacio, Marian.
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