Capitolo 11
Chris
"Ho una figlia. Di due anni e mezzo"
Non sono sicuro di averla sentita dirlo due volte, ma dentro la mia testa si ripete tutto in loop- credo di aver bevuto troppo e intorno a me la stanza comincia a muoversi lentamente. Guardo in basso notando il suo viso leggermente arrossato, la sua pancia è ancora scoperta e si intravedono alcuni segni che le ho lasciato preso dal momento. Il reggiseno nero di pizzo risalta all'occhio mettendosi a contrasto con la pelle chiara e morbida del suo corpo. Cazzo, il suo corpo. Ci siamo lasciati trasportare dal desiderio ed in parte me ne vergogno, non ho mai perso il controllo così facilmente eppure con lei è stato totalmente diverso. Il pensiero di averla mi ha sfiorato milioni di volte la mente, sin dalla prima volta che l'ho incontrata nel mio ufficio e tutto ciò mi ha portato ad esplodere nel vederla con la mia camicia addosso e le labbra colorate per via del vino.
«Chris...ti prego di qualcosa.»
Basta così.
Averla sotto di me in questo stato mi fa perdere l'ultimo strato di lucidità, dimenticandomi di fare il punto della situazione. Lei ha una bambina. È così giovane e ha già una bambina, cristo santo! Ne ho sentito di ragazze giovani rimaste incinte, esistono perfino milioni di programmi televisivi che affrontano quel tema, ma la cosa mi sconvolge più del dovuto.
Lei è qui, sotto di me e fino a pochi minuti fa non avrei di certo aspettato di arrivare in camera da letto per spogliarla. Ma adesso mi sembra tutto così diverso, come se stessi esplorando una zona off-limits.
Dovrei dirle qualcosa, reagire ma semplicemente mi alzo e a passi lenti raggiungo il bancone della cucina - o almeno così mi sembra di camminare, dal momento che percepisco il tempo e lo spazio a rallentatore. Credo di essere decisamente ubriaco, ma decido comunque di mandar giù il mio gruppo in gola assieme ad un lungo sorso di vino rosso direttamente dalla bottiglia - forse per schiarirmi meglio le idee o per confonderle ancora di più.
«Chris, non cambia niente davvero...» Sbatto le palpebre mettendola meglio a fuoco mentre cammina verso di me - non riesco a distinguere quale delle due figure sfuocate sia quella vera.
Apro il rubinetto prendendo una manciata di acqua fredda per sciacquarmi la faccia. La sento dietro di me che parla e straparla, dandomi delle scuse tirando in ballo cose e nomi a me sconosciuti - non ho le forze per starle dietro.
Mi asciugo lentamente con un canovaccio appoggiato al bancone di fianco e sento finalmente i muscoli della faccia recuperare sensibilità. Non sono nel pieno della mia forma e non voglio affrontare un discorso del genere adesso, soprattutto dopo aver passato una serata fantastica.
«Non posso Alex.»
Quando mi giro rimango sorpreso di trovarmela davanti, non mi ero neppure accorto che si fosse avvicinata ancora di più. La mia figura le fa ombra mentre mi osserva dal basso con quel occhi scuri e dannatamente profondi - riflettono sempre il suo stato d'animo e in questo momento posso vedere dentro il suo disagio nel dovermi rivelare questa cosa. Ma perché l'ha fatto?
Sento il suo corpo che si protrae in avanti involontariamente, senza mai staccarmi gli occhi di dosso e lotto con me stesso per rimanere fermo e scostante - ma il fuoco di pochi minuti fa si riaccende facendomi perdere il senno di poi ancora una volta sotto il suo tocco. Non posso fare a meno di controllare la mano che si muove lentamente dietro alla sua schiena e il respiro che mi muore in gola facendomi alzare abbassare il petto rapidamente. I suoi occhi vagano altrove, posandosi sulle mie labbra per poi rialzarsi ancora una volta e riflettere nei miei - ne vuole ancora, di più, mi desidera fortemente e basta quello per farmi perdere di nuovo il controllo delle mie azioni.
La tiro con forza contro di me, spingendo con la mano destra sul fondo della sua schiena e la bacio ardentemente, assaporando ancora una volta quelle labbra dal sapore di vino che mandano a puttane il mio sistema nervoso. Sento il suo corpo fremere mentre si struscia bisognosa contro di me, cercando un appiglio su cui reggersi, trovando un lembo scoperto nella mia maglietta - le sue mani sono piccole e bollenti e si fanno spazio in alto timidamente, tastando il mio addome, i fianchi e poi il petto. Senza nessun preavviso la prendo in braccio appoggiandola con forza sul primo ripiano che trovo, la sento gemere tra i baci e immediatamente mi avvento sul collo per poterla sentire meglio. Adoro come si trattiene per paura di sporgersi troppo - cerca di lottare con sé stessa stringendo il labbro inferiore tra i denti, serrando bene gli occhi. Potrei stare ore a consumarla in questo modo, ad assaporare ogni centimetro della sua candida pelle, ma qualcosa mi trattiene.
Sento che non è la cosa giusta da fare, non a lei – non dopo che si è esposta tanto da farmi vacillare. Così a malincuore mi fermo appoggiando la fronte nella sua.
«Tu.» Le punto l'indice contro privo di fiato, allontanandomi dal suo viso ma restando ancora in piedi tra le sue gambe.
«Non hai idea la minima idea di cosa vorrei farti in questo momento.» Lascio che l'indice si appoggi sulle sue labbra e percorro lentamente una linea verticale che scorre in basso, fermandomi all'altezza del suo seno. La sua bocca è leggermente aperta, i capelli completamente arruffati e ribelli le ricadono dietro le spalle mentre solleva il petto su e giù senza staccarmi gli occhi di dosso. È una visione celestiale.
«Credimi, piccola...» mi prendo il tempo necessario per indugiare più da una parte, sollevando la camicia leggermente scoperta, sfiorandole il seno sopra al pizzo nero, osservando come reagisce il suo corpo. «Questo piano non reggerebbe sotto le spinte...»
Come sospettavo, le sue gambe si stringono involontariamente incastrandomi tra di loro. Mi piace vedere come riesco a sedurla con poco, lei pende dalle mie labbra in ogni momento.
«Ma non posso.»
Il suo sguardo confuso la riporta sulla terra ferma, mentre cerca una spiegazione nei miei occhi.
«Non stasera almeno.»
Decido di staccarmi una volta per tutte, camminando pigramente verso il finestrone al lato del salotto. Fuori piove ancora a dirotto, come sempre e, dando un'occhiata all'orologio sul muro, noto con mio stupore che sono già le undici passate.
«Non voglio lasciarti andare via con questa pioggia.»
«Tranquillo, l'avrò fatto un milione di volte.»
Con mio stupore noto che ha già indossato la giacca mentre fruga dentro la borsa tirando fuori un mazzo di chiavi. Non riesco a capire se sia delusa o arrabbiata – ha smesso di guardarmi e tiene lo sguardo basso mentre raccoglie tutte le sue cose, scarpe comprese. Ancora porta i miei calzini ai piedi, forse neanche se n'è accorta, ma non mi permetterei mai di richiederli. Stanno meglio a lei.
«Con quel bolide? Non mi tranquillizzo affatto.» Riesco a strapparle un sorriso e mi avvicino al tavolino di vetro prendendo delle chiavi. «Prendi la mia macchina.»
«Stai scherzando spero!» Spalanca gli occhi sconvolta. Cosa c'è di male?
«Alex, insisto davvero. Non mi fido del tuo bolide.»
«Chris ti prego. Se ti fa sentire meglio, ti manderò un messaggio appena arrivo a casa. Promesso.»
Sospiro sconfitto, potremmo stare qui ore a discutere sull'argomento, lei è una tipa tosta e non si lascia convincere facilmente a fare nulla che non voglia fare – così la seguo fino alla porta d'ingresso tenendole la aperta.
Non ho idea di come ci si debba salutare a questo punto, un bacio sarebbe ridicolo, non siamo una coppia o stronzate del genere. Un "ciao" suonerebbe misero e privo di senso, dunque mi limito a sorriderle mentre lei fa lo stesso. Aspetto che percorra la prima rampa di scale e quando sparisce dalla mia visuale, mi chiudo la porta alle spalle.
Alex, che gran casino.
Perfino il fatto che preferisca un soprannome generalmente maschile dal suo nome intero, dimostra quanto anticonformista e fuori dal comune sia questa ragazza – continuo ancora a chiedermi come faccia una come lei a stare in posto come questo. A lavorare in un misero bar e fare le pulizie dentro ad un'azienda. Per come è fatta potrebbe benissimo dirigerla un'azienda! Ha forza, carisma e carattere da vendere nonostante i suoi anni - io alla sua età ancora non sapevo distinguere la destra dalla sinistra, pensavo solo a sfasciarmi alle feste delle confraternite. È molto più matura delle sue coetanee, si divide in quattro per potersi permettere di vivere e allo stesso tempo si gode la vita senza limitazioni. E ha una figlia.
Non so cosa pensare o come reagire a questa cosa, non capisco neppure perché me l'abbia detto – e ammetto per un momento di aver pensato che fosse mia. Pensiero stupido.
Soltanto il fatto che sia una ventenne mi incasina il cervello, facendomi sentire una sottospecie di pervertito – ma lei ha dimostrato di essere abbastanza adulta da farmi testa. Ma ha una bambina, dannazione! Una figlia è tutt'altra cosa. È una zona delicata, un tasto pericoloso, non potrei mai farmi una mamma! Anche se è la mamma più sexy che abbia mai visto. È una cosa strana, proibita e mi fa sentire ancora più pervertito di prima.
"Non cambia niente."
Per lei è facile dirlo. Cambia tutto. Cambia il modo in cui dovrei guardarla e pensarla. Non è più una ragazza sotto di me che aspetta di essere scopata, è una donna con delle grandi responsabilità che non ha tempo per soddisfare i miei bisogni fisici. Devo lasciar perdere. Voglio lasciar perdere.
Eppure aspetto ancora il suo messaggio.
Cammino intorno alla casa come un pazzo, accigliandomi ad ogni fulmine che cade dal cielo. Sto diventando paranoico.
Non ho idea del perché sia così preoccupato per lei, per così poco. Lei non ha bisogno di nessuno, mi ha fatto intendere questo in ogni sua frase. Ma allora cosa vuole da me? Oltre al sesso.
Oh sì, quello lo vuole.
Se è soltanto questo posso farcela, non è difficile, l'ho faccio praticamente da sempre, non vedo quale possa essere il problema.
Il telefono squilla sopra il tavolino e mi appresto a raggiungerlo come se fosse di vitale importanza. Leggo il messaggio e sospiro cacciando fuori il mio stato di ansia.
Perché mi sento sollevato?
"Che tu ci creda o no, il mio bolide mi ha portato sana e salva a casa! Buonanotte Mr. Paranoia."
Sorrido come un ebete buttandomi di peso sul divano.
Spazio autrice.
Ciao bambole, come state? Ho lasciato una gif in cima al capitolo semplice te perché Wattpad a volte non me le carica come dovrebbe...spero non sia un problema, ma in fondo è solo lo gnoccone di Chris no?
Spero che la storia vi stia piacendo e ringrazio ancora tutte quelle che lasciano voti e commentano. Anche quelle silenziose! Grazie di cuore! ❤️
Ci tengo tantissimo, inizialmente avevo previsto una breve storia un po' frivola e priva di senso, ma ho grandi progetti e tantissime idee!
Mi permetto di sottolineare che si tratta di una storia con contenuti per adulti, quindi sì, ci saranno scene di sesso esplicite e linguaggio "violento", sta a voi la scelta di leggerle o meno.
Detto ciò, vi mando un abbraccio virtuale e #staytuned ❤️
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