Capitolo 10

Controllo ancora una volta il messaggio che mi ha lasciato circa un'ora fa: ci sono tutte le indicazioni necessarie per arrivare al posto in cui ha deciso di sua spontanea volontà di cenare insieme a me. Non sono sicura di aver fatto bene, intorno a me ci sono soltanto svariati appartamenti e palazzi – nessuna insegna che indica la presenza di un ristorante o un locale simile. Non conosco questa zona di Toledo, ma ad occhio e croce si tratta solamente di un quartiere abitato.

Sbuffo tirandomi indietro i capelli, ma me ne pento immediatamente e mi appresto a guardarmi nello specchietto della macchina. Jason ha insistito tanto a lisciarli con la piastra, non la facevo da un secolo. Sembro un'altra persona, ma l'umidità e la pioggia che cade violentemente sulla mia piccola auto mi ricorda che non devo mai dare ascolto a quel ragazzo – tra meno di un'oretta sembrerò un leone scappato dallo zoo. Almeno sull'abbigliamento ho deciso da sola cosa mettere, fosse stato per lui avrei indossato un vestitino striminzito o un abito che utilizzavo ai miei tempi d'oro, quando ancora avevo i fianchi stretti e la totale assenza di smagliature. Mi piace il mio corpo, non mi sono mai fatta complessi di questo genere, ma ho anche avuto una figlia e il mio fisico è completamente cambiato, non posso permettermi più i vestiti di una volta. Ma so essere sexy anche dentro a questi jeans che mi fanno un sedere da paura, per non parlare del maglione scollato che ho deciso di abbinarci – sono una figa da urlo con indosso le mie amate slippers di pelle nera con le stelle dorate.

Ho sempre avuto uno stile strano. Se c'era qualcosa che andava di moda lo scartavo a priori, non sono mai stata un'amante dei grandi magazzini e vedere milioni di ragazze indossare la stessa cosa non mi ispirava affatto. Sono molto fissata con i dettagli, soprattutto sulle stampe orientali e i ricami fatti mano e tutto ciò mi ha portato a prediligere sempre cose artigianali nei vari mercati e negozi vintage.

Controllo ancora una volta i capelli allo specchio notando che iniziano a gonfiarsi leggermente sulla radice. Perfetto, farò schifo! Per di più fuori non smette mai di piovere, anzi aumenta ogni minuti di più – ormai non ho altra scelta, mi presenterò così come una sciagurata dentro ad un ristornate, spero solamente che non sia lussuoso o cose del genere.

Do un'ultima occhiata al telefono per essere sicura che il numero civico corrisponde a quello del portone dall'altra parte della strada ed esco cercando di coprirmi il più possibile con la borsetta e il cappotto.  Evito perfino di chiudere la macchina a chiave, tanto non me la ruberebbe nessuno, corro verso il marciapiede attenta a non inciampare con lo sguardo rivolto verso il basso e, per evitare una pozzanghera, salto perdendo una scarpa.  Manco fossi Cenerentola. Mi piego recuperandola dentro l'acqua e impreco mentalmente mentre cammino scalza verso il portone numero 25.

Ma stamani non c'era il sole?

Scuoto un po' il cappotto dall'acqua in eccesso. Sono un completo disastro - fortuna che mi trucco sempre e solo con del mascara waterproof. Le gocce d'acqua colano dai miei capelli picchettando sull'asfalto grigio, mentre alcune scivolano lungo tutto il mio corpo facendomi tremare come una foglia.

Scatto sull'attenti quando sento un suono metallico e il portone davanti a me si apre leggermente. Entro guardandomi intorno, notando che sono dentro ad un vero e proprio condominio, con le cassette della posta alla mia destra e un ascensore di fronte a me con un cartello rosso che ne vieta l'uso. Da una parte sono felice che non si tratti di una location di lusso visto il mio aspetto, ma l'idea che forse l'appuntamento sia proprio a casa sua mi rende ancora più nervosa, come se stessi andando precisa dentro alla tana del lupo.

Do un'occhiata ancora una volta allo schermo del telefono, leggendo l'ultima parte del messaggio. Sesto piano. Con l'ascensore fuori uso. Ottimo. Se il suo intento era farmi incazzare col mondo, ci è riuscito – ma d'altro canto io sono una sottospecie di ameba per la metà del tempo in sua presenza, dunque me lo merito. Magari questa volta riuscirò a darmi una calmata.

Con il cuore che batte a mille arrivo all'ultimo piano, il sesto, lottando con le scarpe che mi scivolano ad ogni passo per via dei miei piedi bagnati; appoggio la schiena contro il muro e chiudo gli occhi cercando di riprendere fiato.

La porta alla mia sinistra si spalanca e, ancora stanca per la lunga salita, mi giro notandolo in tutto il suo splendore. Indossa dei semplici jeans e una t-shirt bianca sotto ad una giacca blu, ma è bellissimo, come un bronzo di Riace. Si è fatto crescere la barba e questo piccolo dettaglio gli da un'aria ancora più matura, gli sta d'incanto. Credo di non aver mai visto un uomo così bello in tutta la mia vita e sbatto le palpebre per verificare che non si tratti di un sogno, ma lui è ancora lì, in carne ed ossa, e mi guarda con un leggero sorriso stampato sul viso.

«Sei fuori forma piccola!» Mi sfotte allargando il sorriso mentre mi fa cenno di entrare. 

Stanca e sopraffatta mi limito a seguirlo timidamente, fermandomi davanti alla porta di casa. Sono fradicia e mi sembra brutto entrare in questo stato – per non parlare delle scarpe ricoperte di una sottospecie di fanghiglia, non vorrei sporcargli il pavimento.

Lui si accorge del mio disagio guardandomi dalla testa ai piedi. Chissà cosa penserà di me vedendomi in questo stato.

«Mmh...fiato corto e tutta bagnata, avrei un milione di battute da dire in questo momento.» Scuote la testa divertito facendomi avvampare. «Entra, puoi toglierti le scarpe.»

Indica con la testa un angolo vicino alla porta d' ingresso e sparisce dalla mia visuale svoltando a destra. Decido di non replicare e faccio come mi ha detto, chiudendomi la porta alle spalle e camminando lentamente lungo il piccolo corridoio.

Il suo appartamento è bellissimo, i soffitti molto alti dividono la casa in due piani – alla mia destra si presenta un grande salone con un un divano angolare al centro ed un tavolino in legno scuro sopra ad un tappeto enorme. Ci sono vari elementi vintage e moderni che mettono a contrasto tutta la casa, si tratta di un locale decisamente industriale adibito come un loft. Riesco a vedere il piano di sopra tramite le scale che si dividono al centro, una parte si ferma davanti ad una porta bianca, l'altra deduco sia la camera da letto. Alla mia sinistra si presenta una cucina a muro con una grande isola color mogano, lui è girato di spalle mentre mescola qualcosa dentro le varie padelle appoggiate sui fornelli.

Non mi sarei mai aspettata che vivesse in un appartamento del genere, sembrava più il tipo da villa ultra moderna e questo dimostra quanto in realtà non sappia assolutamente di lui. Adoro questo posto.

«Torno subito.»

Lo osservo attentamente mentre corre per le scale entrando in quella che dev'essere la camera da letto, così decido di camminare timidamente verso la cucina. Un profumo invitante mi apre lo stomaco – cazzo sa anche cucinare.

Appoggio la borsa su uno degli sgabelli dell'isola prendendo il telefono per vedere se non ho ricevuto eventuali messaggi da Jason. Mi fido di lui con Allie, ma il mio istinto di madre è sempre in allerta quando sono fuori casa.

«Puoi usare il bagno se vuoi asciugarti.» Scende le scale camminando verso di me e solo adesso noto con mio stupore che non indossa le scarpe. Buffo, d'altronde è casa sua e può fare ciò che vuole, ma la cosa mi diverte.

«Grazie.» Finalmente dico la prima parola da quando sono qui dentro e seguo le sue indicazioni camminando verso la porta bianca del piano superiore.

Il bagno è piccolo, non quanto il mio ovviamente – c'è tutto il necessario a disposizione, una doccia abbastanza grande da ospitare due persone, i sanitari e un grande specchio davanti al lavandino. Tutto perfettamente pulito, chissà se ha una donna delle pulizie. Si vede che è una casa in cui ci vive solo un uomo, non presenta nemmeno un elemento femminile, una piantina, delle candele profumate o qualche tenda. Ma è molto accurata e precisa in ogni dettaglio, mi piace molto il suo stile.

Mi asciugo velocemente con il phon sopra al lavandino e noto con mio stupore, vicino all'asciugamano, una camicia azzurra e dei calzettoni a pois perfettamente piegati. Li ha lasciati apposta per me?

Sono indecisa sul da farsi, ma decido di non dare troppo ascolto alla mia testa e indosso velocemente le sue cose, uscendo dal bagno.

Il suo profumo mi accompagna dolcemente ad ogni gradino e non posso fare a meno di inspirare a pieni polmoni, beandomi della sensazione che mi regala. Sbircio la stanza di fronte a me notando un grande letto bianco al centro di essa e un semplice armadio del medesimo colore – decido di non soffermarmi troppo e scendo le scale per tornare da lui.

È appoggiato al bancone mentre mescola velocemente qualcosa dentro ad una ciotola con la frusta, sembra così indaffarato in quello che sta facendo e gli ci vuole qualche secondo per notarmi. Il suo sguardo si posa sulla camicia che indosso e si abbassa lungo tutto il mio corpo mettendomi un po' soggezione, sembra sorpreso e potrei dire perso per un momento.

«Che cucini?» Cerco di rompere il ghiaccio evitando così di sciogliermi come una candela sotto i suoi occhi mentre lui si riprende immediatamente, come se fosse stato colto in flagrante a commettere qualcosa di sbagliato.

«Questo è il dolce.» Mescola ancora una volta prima di versare il composto dentro a due piccoli stampini per poi infornarli e digitare qualcosa sul piano cottura.

Lo guardo mentre si muove velocemente da una parte all'altra, dandomi le spalle e lotto con me stessa per non scendere giù in basso – non vorrei mi beccasse a fissargli il culo come una pervertita. Ma lui, deciso a farmi morire, recupera in un piano alto due coppe di vetro facendo alzare la sua giacca e la t-shirt bianca, mostrando il suo fianco scoperto.

Distolgo subito lo sguardo sentendo le guance andare a fuoco e decido di sedermi su uno sgabello cercando di sembrare il più naturale possibile.

Lui sembra essersi accorto della strana situazione e si abbassa la maglietta voltandosi completamente verso di me, appoggiando le coppe sul ripiano e mostrandomi un sorriso sornione accompagnato dal suo tipico occhiolino.
Il mio stomaco si contorce.

«Sta meglio a te.» Indica con la testa la camicia che indosso facendomi spostare lo sguardo su di essa. Non mi ero minimamente accorta di aver lasciato una parte di reggiseno nero completamente esposta, così mi appresto a chiudere due bottoni sentendolo ridere.

«Potevi dirmi che era a casa tua!»

«Per poi rovinarti la sorpresa? Assolutamente no.» Mi porge il bicchiere di vino rosso tra le mani e alza il suo aspettando che lo segua.

«A cosa brindiamo?» Chiede guadandosi intorno.

«Alla pioggia!» Dico tutto un fiato dopo aver sentito il rumore di un tuono in lontananza.

«Già...alla pioggia.»


***


Un'ora e due bottiglie di vino rosso dopo, mi sento totalmente diversa. La testa è sempre più leggera e rido ad ogni sua frase, perfino a quelle più insensate – anche lui sembra diverso, più libero e disinvolto.

«Allora ascoltami bene.» Mi punta la forchetta contro facendosi improvvisamente serio.

«Dalla stazione di Roma Termini puoi benissimo prendere un taxi, oppure l'autobus...non so decidi te. Ti fai portare precisamente nella zona Trastevere e cammini lungo tutto il quartiere.» Sorrido ascoltandolo con occhi sognanti. «Fermati a pranzo nel primo ristorante disponibile che trovi, tranquilla trovano sempre un posto per una ragazza come te, ordini un'amatriciana accompagnato da un vino rosso di Frascati mentre leggi Il Piacere di Gabriele D'Annunzio.»

Ascolto attentamente tutte le sue direttive notando una sfumatura di malinconia nei suoi occhi. A primo impatto Chris sembra il classico scapolo tutto muscoli e zero cervello, da aperitivi fuori turno e corse di auto d'epoca nei weekend, invece è una persona molto empatica, ama la cucina e sperimenta diverse ricette nel tempo libero - inoltre ha viaggiato molto e forse proprio per questo si sente in dovere di darmi milioni di consigli sul mio primo viaggio. Vorrei poter avere la sua forza per darmi l'ultima spinta di cui ho bisogno per partire – e anche i suoi soldi. Soprattutto quelli.

«Non so se lascerò mai il paese.» Ammetto più a me stesse che a lui, mentre prendo un sorso di vino, tenendo lo sguardo verso il basso.

«Perché dici così?»

«Oh avanti Chris, soldi! Gira tutto intorno ai soldi! A malapena arrivo a fine mese e mi spacco la schiena tutta la settimana.» Cerco di sorridere per nascondere il mio disappunto. Non voglio essere compatita per questo.

«Smettila di lamentarti e guardati altrove.» Alza le spalle noncurante del fatto di avermi ferita.

Non è un argomento che voglio discutere, tantomeno con lui, quindi decido di ignorare la sua assurda affermazione e concentrarmi sul sapore del tortino di cioccolato sul mio piatto. Come tutto il resto, anche quest'ultimo è delizioso, potrei farci il bagno dentro a questo dolce.

La musica che ci ha accompagnato per tutta la cena inizia ad attirare la mia attenzione – la riconosco subito, è reggae, ed io lo adoro. Mi porto sulle labbra un altro cucchiaio di questo meraviglio tornino e ondeggio da una parte all'altra beandomi dell'atmosfera. Bob Marley, vino a volontà e cioccolato fondente al peperoncino sono un mix di sapori che mi manda in estasi il cervello.

«Alzati e balla.» Mi fermo puntando lo sguardo verso lui. Mi sta osservando da un po' a dirla tutta, ma ero troppo presa da tutto il resto – le sue braccia sono entrambe appoggiata sul bancone della cucina, con i pugni chiusi e il mento appoggiato su di essi.

«Perché?» Scrollo le spalle ridendo imbarazzata.

«Perché vuoi farlo.» Sento le guance accaldarsi sotto il suo sguardo. «E io voglio vederti ballare.»

Sarà sicuramente l'alcol che ho in circolo o la sicurezza che ho ripreso durante tutta la cena, ma faccio come mi dice e mi alzo tenendo ben saldo il bicchiere nella mano destra - se voglio resistere sotto i suoi occhi, ho decisamente bisogno di altro vino. Quando sono completamente in piedi a pochi passi dal bancone mi rendo conto di aver alzato un po' troppo il gomito stasera e barcollo leggermente verso sinistra, non posso fare a meno di ridere. Cerco di ricompormi e ascolto attentamente il ritmo della canzone, iniziando ad ondeggiare da una parte all'altra. Ancheggio lentamente facendo scorrere la mano libera lungo le gambe, i fianchi e poi la testa. Non è difficile, lo faccio praticamente tutti i giorni, solo che adesso ho il suo sguardo che punta ad incenerire ogni centimetro del mio corpo. Finisco tutto un fiato l'ultima quantità di vino rimasta nel mio bicchiere e lo appoggio al bancone camminando a ritmo di musica verso di lui, senza mai smettere di sorridere. Mi sento coraggiosa, audace, sento finalmente di poter essere me stessa senza la paura costante di non essere alla sua altezza. Allungo entrambe le braccia indicandogli di seguirmi, ma lui scuote subito la testa nascondendo una nota di imbarazzo dietro ad un sorriso – finalmente posso dire che sia umano.
Insisto prendendo prima i suoi polsi e poi le mani, tirandolo verso di me con un po' più di forza e dopo pochi tentativi e qualche risata si alza.

«Ti avverto, sono una frana.» Si schiarisce la voce guardando in basso verso i nostri piedi.

«Tranquillo, ti faccio vedere come si fa.»

Prendo la sua mano destra e delicatamente la porto in basso, dietro alla mia schiena, facendo lo stesso anche con l'altra.  Poi lentamente, seguendo la musica, mi avvicino di più a lui, tenendo la testa alta per poterlo guardare in viso – è davvero alto. Muovo lentamente i piedi a destra e sinistra e quando inizia a seguirmi decido di portare entrambe le mani dietro, alla base del suo collo.

Non ci posso credere, sto ballando con lui! Mi sento euforica e su di giri – non avrei mai pensato di ballare una canzone con lui la prima volta che ci siamo visti eppure eccoci qua a muoverci insieme sulle note di Marley.

I suoi occhi sono fissi nei miei e sento le sue mani spingermi dolcemente contro di lui.

So cosa sta per accadere e voglio che sia esattamente così. Lascio che avvicini i nostri corpi senza replicare, mi alzo in punta dei piedi per accorciare la distanza che ci divide e finalmente ci baciamo. Non come al locale, stavolta è un bacio più lento, caldo e a tratti timido, come se avesse paura di spingersi oltre. Sento il mio corpo andare in fiamme mentre muove le labbra dolcemente contro le mie, chiedendomi il permesso di entrare.

«Sei meravigliosa.» Sussurra staccandosi per potermi guardare ancora una volta negli occhi - i suoi sono luccicanti e dannatamente azzurri a questa distanza.

Mi sento vuota quando sposta le mani dalla mia schiena al mio viso e lotto per tenermi in equilibrio grazie alla presa dietro al suo collo. Senza preavviso mi bacia, stavolta con più forza lasciandomi interdetta, le sue labbra sono esigenti e decise. Si avventa su di me stringendomi per la vita mentre mi inchioda sempre di più contro i suoi fianchi. Sto per morire. Con la mano libera si sposta all'altezza della nuca e mi tira leggermente i capelli portandomi indietro la testa. Gemo nella sua bocca, lasciando lo spazio necessario per la sua lingua che non perde tempo ad entrare ed esplorarmi con  fare esperto. Non credo di aver mai ricevuto un bacio del genere. La mia lingua accarezza esitante la sua e si unisce in quella danza focosa, tra una stoccata e l'altra.
Libera la morsa dei mie capelli e scende giù in basso insieme all'altra, sul fondoschiena. Sussulto senza mai staccare le mie labbra dalle sue mentre mi solleva in aria - istintivamente avvolgo le gambe contro il suo corpo spingendomi in alto. Ammetto di essermi immaginata più volte questo momento, ma mai avrei pensato fosse così intenso e passionale. Cammina all'indietro senza lasciarmi tregua, baciandomi con foga prima di appoggiarmi sul divano. Lui non perde tempo e mi segue sdraiandosi sopra di me facendomi allargare le gambe per poterlo accogliere tra le mie braccia. Sento le sue labbra spostarsi e ne approfitto per prendere fiato mentre assapora ogni centimetro della mia mascella per poi scendere sul collo scoperto. Sono pronta ad esplodere sotto il suo tocco magnetico. Tocca il mio corpo facendosi spazio tra i lembi della camicia, le sue mani sono calde e scottano a contatto con la mia pelle, ma allo stesso tempo mi fanno rabbrividire come se fossero lastre di ghiaccio a contatto con rovi ardenti. Mi sento completamente sopraffatta da tutta questa situazione, cerco di trattenere il più possibile i miei gemiti, ma la verità è che vorrei urlare come una matta e correre verso l'infinito.

«Bambina, lasciati andare.»

Bambina?

Improvvisamente tutto si fa più nitido e chiaro di fronte a me, come una secchiata d'acqua gelida. Non posso continuare senza dirglielo.

«Aspetta, aspetta.» Cerco di spingerlo per le spalle ma lui sembra non voglia ascoltarmi.

Mi alza la camicia lasciando il mio addome scoperto e inizia a baciarlo dolcemente tracciando linee circolari con la lingua. Chiudo gli occhi godendomi la sensazione piacevole mordendomi il labbro inferiore con i denti - se non la smette potrei non rispondere più delle mie azioni.
Per quanto voglia continuare e lasciargli fare ciò che vuole con me, la voce di Jason che mi ripete di dirgli di Allie mi tartassa nella testa.

«Chris, sul serio!» Lo spingo più forte tirandomi su con i gomiti.

Finalmente si ferma e si alza in ginocchio di fronte a me. Non posso fare a meno di evitare di guardare in quel punto - dove i jeans chiari dimostrano quanto sia preso da ciò che stava accadendo. Immediatamente arrossisco distogliendo lo sguardo.

«Che c'è?» Sorride guardando in basso, flettendo di proposito i fianchi in avanti. «Non dirmi che sei vergine.»

«Cosa? No, no...non è quello.» Mi schiarisco la voce spostandomi i capelli dietro le spalle con una mano. Il mio disagio è più che evidente a questo punto è anche lui se ne accorge diventando improvvisamente serio.

«Cosa c'è Alex?» La sua voce di addolcisce mentre attende una mia risposta.

Mi sento una stupida in questo momento, come se stessi per rovinare tutto quanto. Avrei potuto perlomeno scegliere un altro momento, ma sento che devo farlo il prima possibile.

«Io...non è il momento adatto, scusa...è solo che...» perdo tempo cercando le parole adatte.

«Alex.»

«Ho una figlia. Di due anni e mezzo.»

Il suo sguardo comprensivo svanisce nel nulla lasciando spazio ad un'espressione completamente vuota. Si è letteralmente pietrificato.

SPAZIO AUTRICE

Capitolo più lungo del solito, scusate. Ma ne è valsa la pena, no?
Se volete ascoltare la canzone che stavano ballando: IS THIS LOVE di Bob Marley.

Vi lascio una foto dell'appartamento di Chris, mi sono ispirata a questo qua sotto.
Fatemi sapere cosa ne pensate e se vi è partita la ship anche a voi con questo capitolo!
Un bacio, Marian! ❤️




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