Hogwarts: I fondatori


Note: Fanfiction non canonica, ambientata in Inghilterra durante il diciassettesimo secolo. È una storia alternativa della fondazione di Hogwarts, sempre da parte dei fondatori che conosciamo (di cui ho usato i nomi originali), ma in un altro secolo.

Prologo:

Era una calda sera di fine giugno; Godric, primogenito della nobile famiglia Gryffindor, si stava preparando per il ballo indetto dai signori più potenti della loro contea, gli Hufflepuff. Il ragazzo ancora non aveva avuto il piacere di presenziare a tale tipo di cerimonia e, a dirla tutta, ne avrebbe fatto volentieri a meno anche quella sera; ma la madre insistette così tanto, con la scusa di dovergli presentare la fantomatica bellissima primogenita degli Hufflepuff, una certa Helga, che a detta sua era tutto ciò che un giovane di buona famiglia potesse mai desiderare.

Godric aveva indossato il suo abito migliore e aveva lasciato i capelli castani ricadere morbidi lungo il collo, fino all'altezza delle spalle.

Una volta giunto al palazzo degli Hufflepuff incontrò un po' di persone conosciute, le salutò svogliato e poi si recò nel salone da ballo.

C'erano un sacco di persone quella sera e la madre non perdeva occasione di sfoggiarlo a destra e a manca: da quando il padre era venuto a mancare, infatti, Godric era divenuto l'uomo della famiglia e sua madre non mancava mai di farglielo notare, persino nei momenti in cui lui avrebbe voluto essere un semplice ragazzo di diciotto anni.

I balli non erano ancora iniziati che il ragazzo sentiva già la tremenda voglia di sbadigliare. Era proprio sul punto di farlo, quando d'un tratto scorse una figura in fondo al salone, così ritrasse subito la mano dal volto e aguzzò gli occhi: due spilungoni gli stavano intralciando la vista, ma dopo qualche minuto, finalmente, i due uomini si scostarono, come due tendine di raso che finalmente lasciano spazio alla vista di un meraviglioso panorama. E proprio lì al centro, come in un quadro impressionista, una macchia giallastra iniziò a prender forma, e un volto di perla, impreziosito da lunghi capelli vermigli, sbucò da quella matassa di gale e maniche a sbuffo.

Una donna bellissima, alta e dalle forme armoniose, si muoveva distratta nel suo ampio abito color citrino. Le onde rosse della chioma, lasciate libere dal semi raccolto, fluttuavano come velieri lungo la sua schiena, fino a lambirle i fianchi.

Un paio di guanti color avorio le fasciavano le braccia affusolate e la bocca amaranto accentuava il contrasto con le due gemme verdi che aveva al posto degli occhi.

Godric perse un battito di fronte a quella che, per lui, era la dama più bella di tutto il palazzo. Curiosamente, però, non un solo uomo la circondava, con lei c'erano solo un paio di ragazze che davano l'idea di essere sue care amiche.

Godric la osservò per un po' e notò che, ogni qual volta un gentiluomo provava ad avvicinarsi a lei con una scusa o con un'altra, le amiche riuscivano a cacciarlo via. Le ragazze stesse, pur avendo diversi ammiratori, evitavano di ballare nel medesimo momento: in modo che la dama dai capelli rossi non rimanesse mai sola.

Mentre Godric escogitava un modo per avvicinarsi a quell' eterea bellezza, la madre lo aveva raggiunto e gli aveva assestato una piccola gomitata.

"Allora?! Che mi dici della Hufflepuff...avevo ragione oppure no?!" disse con un sorrisetto divertito.

Il ragazzo rimase di stucco di fronte alle parole della madre, non aveva minimamente pensato che quella visione celestiale potesse essere proprio la celebre Helga Hufflepuff , lui aveva sempre creduto che le voci sulla sua bellezza fossero perlopiù chiacchiere. Una volta ripresosi dallo stupore, rispose imbarazzato: "Madre, siete stata fin troppo avara di complimenti con lei, ma non mi piace parlare con voi di queste cose, lo sapete!"

"Oh ancora con questi imbarazzi da fanciullo, sei un uomo adesso, vedi di comportarti da tale e vai a parlarle!" rispose la madre impettendosi.

Godric le lanciò un'occhiata torva, lei fece spallucce e tornò a parlare con le proprie conoscenti.

Il bel giovane però, nonostante non fosse così felice di darla vinta alla madre, doveva ammettere che impazziva dalla voglia di sentire la voce di quella specie di sogno amaranto.

Nonostante non fosse un giovane insicuro, infatti era conscio sia della propria bellezza che del suo modo garbato di fare e della sua intelligenza, oltre che del suo stato di sangue; vedere quel via vai di giovanotti, respinti uno dopo l'altro, lo faceva desistere dall'avvicinarsi alla donna, almeno finché quella guardia armata di pizzi e merletti che si portava appresso non si fosse dileguata.

Proprio mentre desiderava ciò, come per magia, vide la coda dorata dell'abito dalla creatura dal crine di fuoco dissolversi oltre il portone che portava ai giardini del palazzo.

Quale occasione migliore di quella, per avvicinarsi alla sirena che lo aveva stregato in tal modo?!

Il giovane non attese un minuto di più, così si avviò, con un atteggiamento il più naturale possibile, verso l'uscita del salone.


Nota autrice: Ciao a tutti, questo è il prologo di questa fanfiction sui fondatori, è un po' diversa dalla storia originale e ci saranno delle discrepanze su diverse cose, ma spero che vi piaccia lo stesso. Ho scelto di utilizzare i nomi originali, perché nel contesto in cui si svolge la storia penso che siano più adatti. Gli aggiornamenti saranno settimanali, quindi sarà una storia da gustare un po' alla volta. Se il prologo vi è piaciuto, e se vi va, lasciate una stellina oppure un commento per farmelo sapere. A presto!⭐💙

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