Charlie Weasley: Nell'occhio del drago
Charlie Weasley: nell'occhio del drago (Racconto breve)
Descrizione: Un estratto di un'autobiografia di Charlie Weasley, che inizia a scrivere qualche anno dopo la fine della seconda battaglia di Hogwarts.
Prologo:
Ciao a tutti, il mio nome è Charlie Weasley: sicuramente avrete sentito parlare di me, grazie a mio fratello Ronald, che adesso è diventato una specie di celebrità, dopo aver aiutato Harry Potter in tutte le peripezie per sconfiggere Lord Voldemort.
Di tutta la famiglia Weasley io sono tra i meno conosciuti, forse perché sono stato sempre al di fuori di ogni cronaca mondana: niente scandali, nè matrimoni vistosi per Charlie Weasley e questo per un semplice motivo, io sono già sposato, sono sposato con i miei draghi.
Modestamente posso dire però, che se sono fuori dall'interesse generale, non è per scarsità di capacità o mancanza di ambizione, dovete sapere infatti che ai tempi in cui frequentavo Hogwarts, più di vent'anni or sono, ero anche un abile giocatore di Quidditch, secondo Madama Bumb avrei potuto tranquillamente giocare in qualche squadra famosa, ma a dirla tutta non è mai stato nel mio interesse...quello non era il tipo di brivido che cercavo, volevo volare sì, ma in un modo assai diverso.
Capitolo 1: Dove tutto ebbe inizio
Penso sia mio dovere informarvi di come la mia passione per i draghi ebbe inizio.
Nei tempi in cui io frequentavo Hogwarts, parliamo degli anni Ottanta, come professore di Cura delle Creature Magiche avevamo Silvanus Kettleburn.
Il Professor Kettleburn era un uomo già in su con gli anni: aveva barba e baffi bianchi, ma una vivacità da far invidia persino agli studenti più giovani.
Sicuramente avrete sentito parlare dell'incendio che provocò ad Hogwarts a causa di un Aschwinder; lui era così: un po' stravagante diciamo.
Io comunque l'ho sempre stimato molto, per l'approccio amorevole che aveva con le creature magiche e non. Non posso dire di essere stato un suo pupillo, infatti, negli ultimi anni, con l'arrivo di Fred e George ad Hogwarts e gli scherzi che iniziarono a combinargli, egli iniziò a guardare un po' storto anche me, pensando che come fratello maggiore avrei dovuto essere in grado di tenere a bada i miei fratelli minori.
Inutile dire che evidentemente non conosceva così bene Fred e George: chiunque sia stato per più di due giorni nella stessa abitazione con loro, non può non essere al corrente che l'unico modo per frenare quei due da compiere qualche marachella è un "Petrificus Totalus". E l'unico modo per sopravvivere a Molly Weasley, dopo aver pietrificato uno dei suoi figli, è scappare il più lontano possibile; beh, io alla fine sono andato a vivere in Romania, ma posso assicurarvi che non l'ho fatto per sfuggire alle ire di mia madre...o almeno credo.
Ma torniamo a noi; quel giorno stavamo seguendo una lezione di Cura della Creature magiche, in particolare stavamo osservando il comportamento dei Mooncalf in pieno giorno. Dovete sapere che essi, durante il giorno, non sono delle creature così attive, quindi ci limitavamo a guardare la maggior parte di loro sonnecchiare o rotolare sul prato.
Ad un certo punto, in mezzo al cielo sentimmo una specie di grido stridente e poi una grande ombra si riversò sul prato, così alzammo gli occhi e vedemmo, proprio sopra le nostre teste, la sagoma di un drago, l'Opaleye degli Antipodi, il quale si buttò in picchiata verso il branco di Mooncalf e ne riuscì ad afferrare un paio, poi si innalzò in volo cercando di portarli via.
Uno dei primi insegnamenti del professor Kettleburn era proprio quello di non interferire con la natura, ma voi di certo saprete che i Grifondoro, casa alla quale io ed ogni altro Weasley apparteniamo da generazioni, non sono troppo inclini al rispetto delle regole...sì, lo so a cosa state pensando, eccetto quel rompiboccini di Percy, sono d'accordo, ma non tutte le ciambelle escono col buco...ovviamente sto scherzando, non direi mai questo del mio fratellino, voi però non fate la spia per favore.
Tornando a noi; l'idea che quel gigantesco furfante, dalle scaglie perlacee e iridescenti, ma con artigli e zanne così aguzze da far scomparire quelle di qualsiasi altra creatura a confronto, stesse portando via dei docili Mooncalf, mi fece quasi uscire del fumo dal naso, per la rabbia. Provai a pietrificarlo, ma la mia magia non era abbastanza potente da riuscire a bloccare un bestione simile. Così d'un tratto gridai, quasi senza rendermene conto," Accio scopa!"
In men che non si dica, la mia scopa d'allenamento piombò tra le mie mani. Io, senza starci a pensare troppo, mi misi a cavallo di quel mezzo e mi librai nel cielo, sotto gli occhi sbarrati del professore che mi diceva di tornare a terra, ma ero già schizzato talmente in alto che fu impossibile fermarmi e lui non era un mago così abile con gli incantesimi.
Appena intravidi la sagoma dell'Opaleye mi fiondai al suo inseguimento, iniziai a sfrecciargli sotto alla coda, di fianco alle ali, cercando di confonderlo, lui iniziò a dimenare la coda e a scalciare, ma non accennava a mollare la presa sui Mooncalf.
Sputò anche delle fiamme scarlatte, che riuscii a deviare grazie ad uno "Sloth Grip Roll", manovra molto pericolosa nel campo del Quidditich. Così mi ritrovai a testa in giù, tenendomi aggrappato alla scopa con le gambe e con un braccio, mentre con l'altro estrassi la bacchetta e utilizzai l'incantesimo "Levicorpus". Il drago si trovò improvvisamente a galleggiare a mezz'aria, appeso per le caviglie, e lasciò la presa sui Mooncalf; appena le due creature furono libere io mi buttai in picchiata per recuperarle e, una volta prese tra le mie braccia, volai verso il Professore e i miei compagni.
Fortunatamente Silvanus aveva provveduto a mettere in salvo gli studenti, prevedendo che da quell'inseguimento non sarebbe sortito fuori niente di buono. Una volta ordinato ai giovani maghi e streghe di andare ad avvertire Silente, perché potesse intervenire in suo aiuto, tornò sul posto per cercare di intravedere qualcosa nel cielo.
Pur essendo un pessimo giocatore di Quidditch, Silvanus chiamò una scopa per provare a librarsi anch'esso nel cielo e tentare di vedere qualcosa. Ma proprio in quel momento, mentre traballava a bordo della sua scopa, vide in lontananza una furia rossa precipitarsi verso di lui, abbassò la testa appena in tempo e allargò le braccia quel tanto che bastò perché io potessi adagiarvi i Mooncalf.
Poi schizzai a tutta velocità verso la direzione opposta a quella del professore, il drago si era liberato dall'incantesimo e adesso mi stava inseguendo ad ali spiegate.
Ad un certo punto mi resi conto che, se avessi continuato a stargli davanti, ben presto mi avrebbe raggiunto con le proprie fiamme: quindi tentai nuovamente lo Sloth Gripp Roll per deviarlo, ma stavolta mi andò male e iniziai a precipitare rovinosamente verso terra.
Ero molto in alto: quella caduta avrebbe potuto essere fatale per me, pensavo che fosse la fine; quando d'improvviso l'aria fredda smise di sferzare il mio volto e un vapore caldo mi ottenebrò la mente.
Aprii gli occhi, sentendo un forte odore di cenere mischiata a metallo nelle mie narici, misi bene a fuoco e capii di essere sul dorso del drago.
Possibile che quella creatura, all'apparenza così minacciosa, avesse deciso di salvarmi la vita? A quanto pareva sì, perché a quel punto il drago planò piano verso terra e mi posò sull'erba fresca.
Dentro di me pensai che: o nel giro di pochi secondi mi avrebbe fatto alla griglia e il suo salvataggio fosse solo un modo sadico per vendicarsi di me, per poi darmi il ben servito con più calma; oppure davvero quella creatura aveva avuto pietà di me.
L'Opaleye mi fissò dritto negli occhi, poi emise degli strani versi rauchi, che oggi conosco molto bene, ma che al tempo per me potevano voler dire tutto e niente, e infine si alzò in volo. (Oggi, dopo i miei anni di studio e di lavoro, posso affermare con certezza che quei versi sono un segnale che utilizzano i draghi per comunicare il proprio rispetto.)
Le poche cose che ricordo degli attimi seguenti, prima che per lo spavento perdessi del tutto i sensi, sono la figura del drago che si allontanava nel cielo, l'odore di fumo che impregnava l'aria; il viso del Professor Kettleburn che controllava se stessi bene e la figura di Silente che era appena giunto sul posto e stava sfoderando la propria bacchetta.
Le mie ultime parole prima di perdete totalmente conoscenza furono:" Non fategli del male, vi prego, mi ha salvato!"
Nota autrice: Ciao ragazzi, questa è la prima parte di questo racconto breve. Nella prossima, che pubblicherò domani, troverete il secondo capitolo e l'epilogo. Spero che per il momento vi stia piacendo, nel caso fatemi sapere con un commento o con una stellina, a presto!⭐💙
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