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Il loro era un mondo principalmente governato dai marchi che li segnavano. Nessuno sapeva da dove venissero o secondo quale criterio si formassero per unire due persone. Sui libri che parlavano di quei misteriosi segni che, da un giorno all'altro, cominciarono a comparire sui loro corpi, veniva spiegato solo che questi servissero ad indentificare la persona con la quale avrebbero vissuto il resto della loro vita in armonia perfetta. Nessuno poteva affermare il contrario, sin dalla loro esistenza non vi era stata coppia che si fosse separata dal proprio partner, se non per motivazioni al di fuori del loro controllo, ma anche in queste situazioni si restava fedeli al proprio compagno. Non importava il sesso, il luogo di provenienza, la lingua, sapevano solo di essere destinati a qualcuno.
Nonostante la loro origine misteriosa, fu facile capire il funzionamento dei marchi. In una coppia il marchio era rappresentato dalle iniziali del nome del loro partner e da un simbolo che poteva essere completato solo quando i due marchi venivano affiancati. Questi simboli erano solitamente perfettamente divisibili in due parti, proprio per rappresentare che solo l'unione di quelle due precise persone avrebbe potuto completarne l'insieme.
Sin dalla nascita di un individuo questo sapeva che, al raggiungimento della maggiore età, sarebbe stato marchiato e avrebbe successivamente conosciuto la propria metà. Ma nonostante questo, il loro non era un mondo perfetto. In tutto questo vi erano delle persone che non erano veramente destinate a qualcuno. A queste era stato dato il nome di bogje. Era questo che erano, un doppione. La comparsa di queste figure era estremamente rara, ma non impossibile. Come tutti questi individui venivano marchiati il giorno del loro diciottesimo anno, ma il loro futuro non si presentava obbligatoriamente felice.
Quando due bambini nascevano lo stesso giorno e alla stessa precisa ora, questi divenivano bogje e questo li portava, il giorno del raggiungimento della maggiore età, ad essere marchiati con lo stesso marchio. Non complementare, non simile, i loro marchi erano l'uno la copia dell'altro. Il proprietario del marchio complementare, nel corso della sua vita, avrebbe incontrato i due bogje ma sarebbe stato inevitabilmente costretto a scegliere solo uno dei due.
Il bogje rimasto escluso dalla coppia era libero di vivere la sua vita come preferiva. Alcuni bogje erano soliti, per propria scelta, rimanere soli, altri invece intraprendevano delle storie con altri bogje, vivendo felici con la persona che da soli avevano scelto. E in questi ultimi casi non era raro che, senza poterne capire il motivo, i marchi potessero cambiare per rispecchiare quello del proprio compagno se il destino avesse deciso di aiutare quelle anime innamorate.
<<Ciò vuol dire che quella persona con cui Minseok-Hyung lo vide...>> cominciò a parlare Chanyeol.
<<Sì, era la sua metà, o meglio, avrebbe potuto esserlo se lei non avesse scelto un'altra persona>> confermò la ragazza.
<<E quindi ora che è rimasto solo e sa che lo Hyung è tornato pensa di poter tornare al suo fianco dopo averlo fatto soffrire così tanto?>> disse arrabbiato Jongin <<No, non lo permetterò. Lui è Jongdae sono l'uno la metà dell'altro, e poi Minseok-Hyung non lo lascerà di certo per tornare con lui>> continuò.
<<Questo lo so, ho visto quanto quei due sono felici insieme, e so che non si separerebbero per nessun motivo. Ma la mia paura è che mio fratello possa creare disagi fra loro cercando di mettersi in mezzo>> spiegò.
I due ragazzi rimasero in silenzio per qualche momento, analizzando a pieno la situazione. Avevano visto il loro Hyung soffrire e versare lacrime giorno dopo giorno per colpa di quella persona. E ora che era finalmente felice e aveva accettato il suo marchio grazie a Jongdae non avrebbero permesso che venissero risucchiati in quel passato oscuro e soffocante per puro egoismo.
<<Non ti preoccupare Jiheun, li proteggeremo noi, ma tu devi tenere sotto controllo tuo fratello e comunicarci ogni gesto inusuale che farà. Se è vero che vuole rivederlo comincerà a cercarlo e escogiterà un modo per incontrarlo quando è solo>> disse Chanyeol.
<<Non potrebbe provare ad avvicinarsi anche se ci siamo noi? Potrebbe usare me come pretesto>> chiese la ragazza preoccupata.
<<Non credo. Tuo fratello dovrebbe ricordarsi bene di me, l'ultima volta che l'ho visto sarebbe finito in ospedale con qualcosa di rotto se solo Minseok non mi avesse fermato>> disse Chanyeol al ricordo della scena del ragazzo impaurito dalla rabbia e la prorompente stazza del moro che torreggiava su di lui.
La ragazza annuì, leggermente tranquillizzata. Suo fratello non avrebbe potuto utilizzare lei per far del male al biondo, ma nonostante questo non riusciva a non preoccuparsi dell'intera situazione.
<<Dovremmo avvisare gli altri?>> domandò ancora Jiheun.
<<Per ora avvisiamo solo Baekhyun e Kyungsoo della situazione, loro conoscono Jongdae molto meglio di noi e sono sicuro sapranno cosa fare con lui. Riguardo a Minseok credo che per ora sia meglio non dirgli nulla. Conoscendolo potrebbe prendere decisioni stupide convinto di doversi allontanare da noi per proteggerci. Informiamo comunque anche Junmyeon e Yixing, quando noi siamo qui a scuola lui passa spesso del tempo con loro, potrebbero tenere sotto controllo la situazione in nostra assenza>> disse Chanyeol, e i due annuirono in concordanza.
Dopo la loro discussione le ore fino alla pausa pranzo passarono velocemente. Quando si rincontrarono consumarono tranquillamente il loro pasto cercando di non far trasparire i loro pensieri. Nonostante le occhiate indagatrici di Kyungsoo, che sentiva ci fosse qualcosa di strano nei tre, riuscirono a far passare quel momento senza che Jongdae venisse a sapere di nulla.
Quando Chanyeol, Jongin e Jiheun tornarono nella loro classe non poterono fare a meno di rilasciare un pesante respiro una volta al sicuro. Era loro intenzione incontrarsi con gli altri senza che il castano fosse presente, ma non sapevano come poter organizzarsi senza che Jongdae o Minseok venissero a sapere del loro incontro.
Chanyeol pensò di mandare un messaggio al suo ragazzo, ma Jiheun gli ricordò che lui e il castano fossero compagni di banco e che non avrebbero potuto rischiare che quest'ultimo leggesse anche se per caso. Così la ragazza invitò il grigio a mandare un messaggio a Kyungsoo, sicura che il corvino avrebbe saputo come divincolarsi da Jongdae e portarsi dietro il maggiore.Convinto da quelle parole il minore afferrò subito il cellulare e contattò il suo ragazzo.
Tu
Hyung, ci serve il
tuo aiuto.
Kyungie
Lo so che mi stai
nascondendo qualcosa.
Che hai fatto Kim
Jongin?
A quel messaggio i ragazzi ebbero la certezza che, come immaginavano, il corvino avesse capito il loro tentativo di nascondere qualcosa.
Tu
Vi spiegheremo tutto.
Incontriamoci al parco all'uscita, porta
Baekhyun con te, ma devi fare
in modo che Chen non sia
presente.
Kyungie
Jondae ci ha appena detto
che Minseok-Hyung verrà
a prenderlo per passare del
tempo da soli.
Ci vediamo al parco.
I ragazzi si tranquillizzarono a quelle parole, fortunatamente i due avevano trovato il modo per evitare che il loro incontro, ormai non più tanto segreto, non risultasse sospettoso.
***
Al parco
Al loro arrivo, i tre ragazzi, trovarono già i due alla loro solita panchina. Non erano sorridenti come al solito, Kyungsoo sicuramente aveva riferito al maggiore ciò che il proprio ragazzo gli avesse scritto e della sua convinzione che ci fosse qualcosa che gli stessero nascondendo, facendo così che anche Baekhyun fosse in attesa di spiegazioni. Non fecero quasi in tempo ad avvicinarsi che Kyungsoo ordinò ai tre di parlare. Questi non se lo fecero ripetere e spiegarono ai due l'intera situazione e le paure di Jiheun. I ragazzi ascoltarono in silenzio tutto ciò che gli altri avessero da dire, e quando ebbero la sicurezza che avessero finito diedero libero sfogo ai propri sentimenti. Baekhyun diede totalmente di matto e Chanyeol dovette trattenerlo dall'andare a casa di Jiheun e prendere di petto il fratello. Ma quello che più preoccupava i ragazzi era Kyungsoo che, in silenzio, annuiva ai suoi stessi pensieri con un sorriso che tutto concordarono fosse inquietante. Erano sicuri che nella sua mente stesse cercando il modo per liberarsi del ragazzo senza che la legge lo potesse incastrare, dopo tutto ormai era maggiorenne, e passare il tempo in prigione per omicidio non era nelle sue prospettive di vita. Superato quel momento di crisi però i due concordarono sul tenere Jongdae e Minseok all'oscuro della situazione e di far in modo che Jihoo non potesse avvicinarsi a loro. Decisero così di passare dal ristorante di Junmyeon e Yixing per informarli.
***
In centro
Minseok e Jongdae camminavano fra le strade del centro sorridendosi a vicenda con le mani intrecciate. Il maggiore quel giorno aveva deciso di portare il proprio ragazzo ad un appuntamento, aveva organizzato tutto nei minimi dettagli. Sarebbero andati al cinema, successivamente a magiare e poi avrebbero fatto una passeggiata sotto le stelle in riva al fiume Han. Voleva rendere felice il castano così come questo, con la sua semplicità e i suoi piccoli gesti, rendeva felice lui.
Aveva sempre creduto che nella sua vita non ci sarebbe mai stato posto per la felicità, che il suo passato sarebbe rimasto come un'ombra che lo avrebbe seguito perennemente, ma ora che Jongdae era al suo fianco queste sue paure si affievolivano giorno dopo giorno grazie alla sua radiosa luce.
<<Qualcosa non va?>> domandò Minseok quando notò il ragazzo voltarsi di scatto alle loro spalle.
Jongdae rimase in silenzio per qualche secondo, studiando la strada e i suoi passanti prima di riportare l'attenzione al biondo e sorridergli.
<<No nulla>> disse, avvicinandosi ancora di più a lui.
Jongdae era felice che il suo ragazzo gli avesse chiesto di passare del tempo insieme. Non sapeva cosa l'altro avesse organizzato, nonostante gli avesse ripetutamente chiesto informazioni il biondo aveva sempre liquidato ogni domanda dicendo fosse un segreto.
Ma nonostante la sua felicità non poteva ignorare quella strana sensazione che lo aveva colpito sin dal momento in cui avevano messo piede in centro.
Oppressione, come se qualcuno li stesse attentamente osservando.
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