2- Katie
Mi sveglio sudata, eppure non c'è tutto questo caldo. Le mie forze sono minime, ma devo tornare in ospedale per ritirare le ultime analisi. Il pensiero che mi fa alzare dal letto è di rivedere tutti lì, ma soprattutto il piccolo Leo. Forza Katie, via da questo letto, ci sei stata già a lungo. E' ora di vivere! Mi alzo di fretta, sento odore di cornetti caldi: che bello riavere la mamma quì con me, mi coccola sempre e... mi vizia pure.
<< Buongiorno dormigliona! Sono già le dieci... non ti sei mai alzata così tardi. >> Esclama mia madre. Mi volto a guardare l'orologio. Oddio, è davvero tardi! Eppure mi sento come se non avessi dormito, sono stanca.
<< Sarà che mi sono cullata dal fatto che ci sei tu quì in casa. >> Rispondo, sorridendo. Mi avvicino, le dò un bacio e le rubo, mordendo, il cornetto che tiene in mano.
<< Grazie! E' buonissimo, ma adesso devo scappare è tardi e mi aspettano in ospedale i bimbi e i dottori. >>
<< Aspetta Katie! Non mi hai ancora raccontato come va all'università, come ti sei ambientata quì e tutto il resto... >> Urla mia mamma mentre gironzolo per casa alla ricerca del giubbotto.
<< Abbiamo due settimane per parlare no? Oggi proprio non posso. Buona giornata mamma, dai un bacio a papà. >> Mio padre quando giunge quì in Sicilia non sta mai a casa, ha sempre una gran voglia di visitare tutti i luoghi a cui è affezionato perché gli mancano. Si gode il sole e il calore, il mare, la montagna... è un gran romanticone. Ed io somiglio molto a lui caratterialmente: Mi piace perdermi nella bellezza di un paesaggio, ascoltare i suoni della natura... Cose che non ho potuto fare da qualche mese a questa parte. E cose che, purtroppo, quel piccolo Leo in ospedale non potrà godersi. Ma io so come renderlo felice! Mi reco in una bottega quì vicino casa mia.
<< Katie! Che bello rivederti! Ma che fine hai fatto ultimamente? >> La signora, proprietaria del negozio, mi abbraccia così forte da farmi quasi male.
<< Eh sì, tra esami vari sono stata un po' impegnata. Ma adesso rieccomi quì. Sono venuta per comprare un po' di giocattoli. >>
<< Sempre generosa tu. Per i bambini dell'ospedale? >>
<< Esatto! >> Confermo. Mi dirigo nel reparto preferito di Leo e prendo uno spara-bolle e un super liquidator. La signora continua a fissarmi con un sorrisino curioso poi esclama: << Sei così bella Katie, ma sei davvero sciupata. Cerca di mangiare! >> Mi fa una carezza affettuosa in viso.
<< Sì, adesso mi rimetterò in sesto. Quanto le devo? >> Chiedo, cercando di tagliare corto il discorso.
<< Dammi solo cinque euro per il super liquidator, l'altro te lo regalo. >>
<< Grazie! Lei è sempre così gentile! >> Esclamo contenta. Ecco perché mi piace vivere, perché se dai amore è amore ciò che ricevi.
Saluto e mi incammino velocemente verso l'ospedale. Non mi piace entrare quì dentro, ma quando penso che ci sono persone che hanno bisogno anche di un semplice sorriso cerco di darmi coraggio per aiutarle e poi... C'è il piccolo Leo che ha bisogno di amore e ha visto in me, in questi mesi, una sorella. Leo ha cinque anni e gli hanno diagnosticato un brutto cancro alla testa qualche mese fa. Quando entrai in ospedale ricordo di averlo già trovato quì, mi accolse con un sorriso innocente che solo i bambini riescono a dare e mi mostrò come, in fin dei conti, non era poi così male stare a contatto con i malati. E' proprio grazie a lui che mi sono convinta a fare attività di animazione destro quest'ospedale, è grazie a lui che anche nei periodi più bui mettevo su un sorriso.
<< Dottoressa, buongiorno. Scusi il ritardo, mi sono svegliata non molto presto diciamo... poi ho preso alcune cose per Leo... Ma l'importante è arrivare, no? >> Risi per sdrammatizzare. Si era fatto davvero tardi e mi sentivo un po' in colpa. La dottoressa mi guardò un po' stranita. Cosa c'è che non va?
<< Hai dormito bene? >> Chiese come se fosse preoccupata.
<< Certo! Mi sono persino alzata tardi, gliel'ho appena detto! >> Ribatto altrettanto allarmata.
<< Katie... tu sai che ogni cosa strana devi assolutamente riferirla a noi! >>
<< Ma cosa c'è di strano? Ero solo un po' stanca. >> Abbasso lo sguardo un po' ferita.
<< Ok, sono solo preoccupata per te, non fare brutti scherzi. >> Mi tranquillizza. Ho un po' l'attenzione di tutti addosso e per quanto questo possa essere bello da un certo punto di vista, dall'altro è stressante.
<< Vado a trovare Leo. >> Dico, un po' irritata.
<< Sì, vai... stamattina ha fatto la chemio, starà dormendo. >> Povero bambino, non si può vivere così a soli cinque anni! Mi incammino lentamente verso la sua stanza...
<< Katie! >> Mi richiama la dottoressa e mi volto balzando in aria, sovrapensiero.
<< Si? >>
<< Troverai un ragazzo nella stanza di Leo, ti avviso che non è un tipo molto cordiale. >>
<< Un altro paziente...? >> Mi rattrisco alla notizia.
<< No, non è come pensi, l'abbiamo ricoverato lì perché non c'era posto, ma ha solo due costole un po' a pezzi, nulla di allarmante. >> Queste sì che sono belle novità! Oddio, non vorrei vedere mai nessuno dentro un ospedale, ma almeno questo ragazzo non è nella stessa condizione del piccolo Leo.
<< Permesso... >> Chiedo gentilmente. Eccolo il ragazzo di cui parlava la dottoressa. E' sdraiato sul letto proprio di fronte la porta. E' biondo con una canottiera bianca, qualche cerotto in viso: avrà sicuramente fatto a botte con qualcuno.
<< Ciao! Sei nuovo? >> Mi avvicino al nuovo arrivato, porgendogli la mano, dopo aver salutato il nonno di Leo. Mi risponde in maniera così sgarbata che mi ha irritata sin da subito. Crede che questa sia una struttura di merda? Questa è la struttura che salva le vite... guardo Leo dormire... o almeno... ci prova a salvarle.
<< Antonio... >> Rivolgo la mia attenzione al nonnino << So che stamattina non è stata proprio bella per Leo... Come sta? >> Mi vengono le lacrime agli occhi solo guardandolo disteso lì... E' così docile!
<< Al solito, Katie... E' già parecchie ore che dorme. >>
<< Immagino... >> Dico, quasi sussurrando. Noto che il new-entry butta qualche occhiatina, fingendo di non ascoltare.
Ad un tratto sento correre velocemente lungo il corridorio e all'improvviso spunta sull'uscio della porta una bambina magnifica, sembra quasi un angioletto. Si getta addosso al ragazzo, abbracciandolo. Sarà sicuramente sua sorella: si somigliano molto. Li guardo chiaccherare un po' e sorrido: allora anche i duri hanno un cuore!
<< Ti hanno già dato i risultati? >> Chiede Antonio, interrompendo il nostro silenzio. Faccio segno di no con la testa, non mi va che gli sconosciuti debbano sapere i miei discorsi. Il "nonno" perspicace capisce e si azzittisce.
<< Signor Atwood sono arrivati i suoi genitori, si metta su questa sedia a rotelle e può pure andare. >> Il ragazzo... Atwood, se ho capito bene, sussurra qualcosa che non ho ben compreso e si alza faticosamente dal letto.
<< Ehm... Katie...Ti aspetto nel mio studio. >> La dottoressa richiama la mia attenzione e va subito via. Accarezzo Leo e gli dò un bacio in fronte, lui continua a dormire beato.
<< Antonio credo che i miei risultati siano pronti, devo andare. Ci vediamo domani così riporto i giocattoli che ho comprato per Leo >>. Lo saluto affettuosamente; mi sento osservata da Atwood, ma stavolta non farò la parte dell'idiota! Faccio finta di non vederlo ed esco fuori dalla stanza.
<< Eccomi, dottoressa. >>
Ma c'è qualcosa che non va... Perché non riesce nemmeno a guardarmi? Sono davvero preoccupata.
Abbasso lo sguardo sulla scrivania, ho già capito tutto...
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Lei ha capito tutto... e voi?
Che ne dite del piccolo Leo? E' un mondo a noi estraneo, ma vi posso assicurare che ci sono MOLTI bambini con gravi problemi di salute e al solo pensiero mi si stringe il cuore.
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