1- Landon

"Dai Landon, fallo a pezzi! Un ultimo round, resisti!"

La folla urla ed è grazie a tutti i miei tifosi che riesco ancora a tirar fuori la mia forza per l'ultimo round. Sono stanco, ma devo farcela! Non importa quanto sangue stia perdendo: devo vincere! Lo devo fare per Flam, mia sorella, le avevo promesso che le avrei portato una coppa. Lei crede che io sia il migliore. Flam ha otto anni, ma ne dimostra di più. E' una bambina sensibile, molto forte per l'età che porta, lei sì che è unica, mi fa sentire diverso, riesce a tirar fuori il meglio di me.

L'altro giorno non riusciva ad aprire lo scatolone dei giocattoli, non chiedeva aiuto a nessuno, cercava di cavarsela da sola. Io la guardavo lasciandola fare, ma rimasi stupito quando ad un certo punto iniziò a prenderla a calci inferocita. Solo a quel punto decisi di avvicinarmi e aiutarla. Mi abbracciò stretto sussurrandomi "Tu sei il migliore, ti voglio bene".

Capii che Flam cercava rifugio in qualcuno perché viveva in una famiglia di merda e così mi resi conto che dovevo essere io a fare le veci del padre: usciamo assieme, l'accompagno a scuola e l'aiuto a studiare; faccio di tutto per lei pur di non farle mancare niente... faccio davvero di tutto... Ogni volta che ho un'allenamento o una gara di Muay Thai mi chiede di portarla con me, ma... Flam non conosce questa versione violenta di suo fratello. Quando lotto, davanti a me, non vedo un avversario, ma un bersaglio da raggiungere, non ho pietà. Prendo questo sport come una sfida: se hanno deciso di sfidarmi devo essere io a vincere. E anche per questa gara, ovviamente, non portai mia sorella con me perché questo non è uno sport per bambini, crescerebbero con una violenza incorporata dentro e già Flam di violenza ne vede abbastanza in casa.

<< Ti prometto che al mio ritorno dalla gara ti porto a mangiare un gelato. >>

<< Non lo voglio il gelato, io voglio venire con te! Non ci voglio stare a casa, per favore Landon. >> Mi guardava con quel faccino angelico, con i suoi grandi occhi chiari, non riuscivo a dirle di no, ma dovevo.

<< Non posso Flam! >> Risposi mentre mi sistemavo il borsone con i guantoni e i pantaloncini da combattimento. Lei insisteva, piagnucolando e tirandomi la maglietta per attrarre l'attenzione.

<< Non fare i capricci! Ho detto di no, okay?! >> Urlai, voltandomi bruscamente verso mia sorella. Si azzittì all'istante, mi guardò delusa trattenendo le lacrime, poi andò in camera sua.

Dio, quanto sono idiota! Me la prendo con una bambina di otto anni solo perché non vuole stare in questa schifosa casa in cui siamo costretti a vivere. Finisco di sistemare la borsa e mi dirigo verso la cameretta di Flam. La porta è chiusa, esito nel bussare.

<< Posso? >> Domando, quasi sussurrando. Il mio angioletto biondo mi fa un cenno con la testa, poi il suo sguardo si concentra sul cartone animato in tv.

<< Ehy... Sai che non è una cosa da bambini, non posso portarti con me, però ti prometto che vincerò e ti porterò una medaglia e perché no... anche una coppa! Okay? >> La accarezzai teneramente in viso, aveva la pelle così vellutata...

<< Davvero? Vincerai per me? >> Domandò allegramente. Finalmente un sorriso.

<< Sì, promesso! >>

Ed è per questo che anche se con le costole a pezzi e la tibia gonfia, devo riuscire a vincere!

"Atwood, Atwood"

I tifosi urlano il mio cognome... Lo stesso cognome che vorrei fare a pezzi. Ed è pensando a questo che la mia rabbia mi fa sopravvivere, devo reagire: ORA! Attacco l'avversario in viso con una gomitata, mi aggrappo alle sue spalle tirandole verso il mio ginocchio e colpisco... una... due... tre... quattro volte. L'arbitro fischia, ma io continuo imperterrito, vedo il sangue scorrere dal suo naso e solo allora lo lascio andare. Ci accascia a terra incapace di aprire gli occhi. Hai perso figlio di puttana! Gli sputo addosso il sangue che mi esce dalla bocca e vado ad asciugarmi il sudore dalla fronte.

La folla mi acclama, ma non mi vanto di nulla: non ho vinto per me, ma per mia sorella, per dimostrarle che deve fidarsi delle mie promesse, che non sono come nostro padre!

"Vogliamo che il giovane Atwood salga sul ring per ritirare la sua coppa regionale di Muay Thai"

Mi incammino verso l'arbitro, porto con me la mia coppa e scendo immediatamente dal ring dove ricevo il mio denaro per la vittoria.

Sono sfinito, fatico a camminare, zoppico sulla gamba destra, la mia tibia non vuole saperne di riprendersi, mi fa davvero male. Ma ciò che mi provoca un dolore lacerante sono le costole, credo di essermene rotta una. Non riesco a respirare e dal dolore mi ritrovo a terra, mi cade la coppa dalle mani e rotola lontano da me. Sento solo le voci e gli applausi, poi il nulla.

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Ciao a tutti, lettori :) Ecco il primo capitolo di "Ho vissuto davvero" che ha come protagonista Landon, un giovane combattente. Voglio subito sapere che impressione vi dà questo ragazzo e se vi piace come inizio :)


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