Capitolo 30

- Vieni qui Amelia - mi chiamò mia madre - Ti faccio vedere una cosa -

Scossi il capo, spaventata.

Non volevo, odiavo quando la mamma mi faceva stare in camera con lei e i suoi "amici" lei li faceva venire sempre quando non c'era papà.

- Amelia - mi richiamò con voce più severa di prima.

La guardai dalla mia altezza di bambina di 8 anni e mi vennero le lacrime agli occhi.

Non volevo e volevo il papà.

Mia madre si avvicinò e io indietreggiai, lei mi prese per un braccio e mi trascinò in camera da letto.
Lì uno dei suoi amici ci aspettava.

- Possiamo cominciare - disse mia madre costringendomi a sedere sulla poltrona - Ora il nostro ospite di fa vedere... -

Fu allora che il ragazzo cominciò a spogliarsi...

                              ***

Scattai a sedere sul letto e trattenni un grido tappandomi la bocca con una mano.
Ero zuppa di sudore e il cuore batteva impazzito.

Mi sentii circondare le spalle e sobbalzai, spaventata.
Mi calmai solo quando incontrai gli occhi verdi di Fabio.

- Ehi - sussurrò - Un altro incubo? -

- Già - risposi accoccolandomi al suo petto.

Da quando avevo trovato la forza di raccontare a Fabio e a suo padre ciò che mi aveva fatto mia madre quando ero piccola erano tornati gli incubi.
Peccato che quelli non erano frutto della mia immaginazione ma veri e propri ricordi.

Il signor Ionescu mi aveva detto che mia madre poteva essere denunciata per stupro psicologico; in pratica: non mi aveva mai toccata o fatta toccare dagli uomini che si portava al letto, ma mi aveva costretta ad assistere ai suoi rapporti sessuali.
Era stato questo a farmi scattare i primi problemi.

Lui aveva preso la mia testimonianza e aveva intenzione di denunciarla alla polizia, però, dall'altra parte avremmo potuto attaccarla in tribunale se saremmo arrivati a quel punto.
Il problema era che non ero così sicura di volerla affrontare a tu per tu.

E il mio ragazzo era scettico, molto, visto che l'ultima volta che avevo avuto un confronto con la donna che mi aveva partorito avevo tentato il suicidio.

- Non voglio che tu lo faccia - mi disse Fabio stendendosi sul letto e portandomi con sé.

- Ma devo - ribattei decisa - Non ti faccio sbattere dentro per le sue follie -

- Non succederà - mi rispose Fabio - Non ha nulla di concreto contro di me -

- Tu non la conosci - dissi - Quella donna...passerebbe su di tutto e tutti per ottenere ciò che vuole -

Mi portai le mani al volto e scossi al capo.
Sentii le lacrime pizzicarmi gli occhi. Non volevo piangere a causa sua, ero stufa, non volevo più versare una lacrima a causa sua.
Pensavo che con il divorzio mi sarei liberata definitivamente di lei e invece no, mi avrebbe tormentata anche se fosse finita in una tomba.

Fabio si alzò di scatto dal letto e cominciò a vagare per la sua camera.

- Ce ne andiamo - annunciò

- Cosa? - chiesi scioccata.

- Ricordi la casa sul lago di Jay - mi disse.

E come potevo dimenticarli, quei giorni.

Annuii e poi sgranai gli occhi.

- Davvero? - chiesi - È una cosa insensata! Sei sospettato, se andiamo via sarà peggio -

- Non ci sarà bisogno della mia presenza se non finiamo in tribunale e questo non succederà. Mio padre è il miglior avvocato in circolazione - mi spiegò.

Si piegò sulle ginocchia e mi prese il volto tra le sue grandi mani.
Nei suoi occhi solo la pura e sincera preoccupazione.

Avevo detto che questa volta mi sarei dovuta occupare del mio ragazzo e invece era di nuovo Fabio ad occuparsi di me.

Se solo fossi stata più forte...mia madre non avrebbe mai potuto intaccarmi.

Scossi il capo.

- Non potrò scappare sempre dai miei problemi - dissi - Se mai li affronto mai cambierò. Guarda che cosa è successo, ho coinvolto persino te che non c'entri nulla -

- E invece si! Sei mia sorella e la mia ragazza, tutto ciò che ti riguarda, riguarda anche me -

Lo preferivo quando non era così apprensivo!
Da quando...si insomma, da quando mi ero tagliata era diventato una specie di guardia del corpo.
Non che mi dispiaceva ma certe volte non doveva preoccuparsi per me o di me.

- Non voglio che ferisca anche te - borbottai.

Ed era vero.
Quella donna lo avrebbe schiacciato a causa mia.

- Pensi davvero che quella pazza ci riesca -

- Non voglio aspettare che accada -

- Te l'ho detto, non accadrà -

Beato lui che ci credeva...

                              ***
[Fabio]

Chiusi la porta della mia camera e scesi al piano di sotto.

Amelia non faceva altro che avere incubi, dormiva raramente la notte e la lasciavo dormire il pomeriggio per farle recuperare le ore di sonno.

Ma comunque quella storia non poteva andare avanti.

Andai alla porta e mi misi la mia giacca.

- Dove vai? - mi chiese mio padre intercettandomi.

Strinsi i denti per i nervi.

- Vado a risolvere i miei problemi - risposi.

Uscii senza aspettare una risposta. Non volevo starlo a sentire, anche perché mi avrebbe fermato.

Arrivai alla macchina e partii senza pensare oltre.

Quella donna aveva finito di rovinare la vita di Amelia.
Avevo giurato che l'avrei protetta ad ogni costo, e se liberarmi di sua madre avrebbe aiutato l'avrei fatto.
E avevo proprio intenzione di dirgliene quattro.

Ero riuscito a scoprire qual'era l'indirizzo di quella pazza e ci sarei andato. Altro che ordinanza restrittiva! Se non lasciava in pace Amelia avrebbe avuto davvero un motivo per farmi sbattere dentro.

Arrivai a destinazione poco dopo: la casa non era un granché, un piccolo villino a due piani, la casa di Paul era decisamente più grande.
Parcheggiai la macchina davanti al cancello e scesi.
Mi attaccai al campanello senza troppi complimenti e non mi staccai finché la porta non si aprì e ne uscì una donna.
Alta, bionda e con l'aria di una che comandava sul mondo.

Mi squadrò come se fossi una sorta di carne prelibata.

- Posso aiutarti? - mi chiese.

Inarcai un sopracciglio, scettico.

- Mi aiuteresti se lasci perdere Amelia - ribattei guardandola male.

Lei sussultò leggermente, poi sorrise.

- Quindi tu sei Fabio Henderson! O dovrei dire Ionescu - disse - Ho sentito dire che il tuo avvocato è tuo padre -

- E allora? -

Lei ridacchiò. Sembrava una ragazzina!

- Quanto tieni a mia figlia? - mi chiese.

- Non dovresti nemmeno azzardarti a considerati sua madre - la provocai.

La donna si avvicinò e mi prese il volto con una mano.
L'istinto mi faceva spostare il viso ma lei affondò le unghie nella mia pelle per impedirmelo.

- No, no - disse - Vieni dentro Fabio, parliamone -

Deglutii.
Potevo benissimo rifiutarmi e andarmene.

- Non rifiutare il mio invito se vuoi aiutare la tua fidanzatina - mi informò.

- Se...se faccio come dici lascerai stare Amelia? - chiesi.

Era l'unica cosa che mi importava.

- Vedremo...vediamo se riesci a soddisfarmi -

Mi guardò da capo a piedi e fece un sorriso malizioso.

Qualcosa mi diceva che mi stavo mettendo nei guai.

Angolo me:
Buon anno a tutti!
Ed ecco un nuovo capitolo!

Allora...che succederà ora?
Quale sarà il prezzo che dovrà pagare Fabio per aiutare Amelia?







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