Capitolo 29
[Fabio]
Uscii dalla doccia e guardai Amelia distesa sul mio letto a farsi gli affaracci miei.
- Non ci credo che a 12 anni scrivevi un diario segreto! - esclamò continuando a sfogliare il mio più grande segreto, dopo il segreto dell'amore che provo per lei, sia chiaro.
- Che c'è di male? - chiesi sedendomi al suo fianco.
- Non so... è molto... femminile - ammise storcendo la bocca.
L'attimo dopo scosse il capo, chissà che cosa si era immaginata!
- L'unica fregatura è che è scritto in rumeno - si lamentò.
Alzai gli occhi al cielo e glielo strappai di mano.
Se volevo dirgli qualcosa lo avrei fatto di persona, non volevo che cominciasse a tradurre il mio diario e scoprisse cose che io stesso avevo dimenticato.
L'incontro con mio padre era andato a farsi benedire quando Amelia aveva deciso che doveva "divertirsi" con me. E poi era meglio così, prima di parlare con papà avrei dovuto parlare con Amelia, dovevo dirgli in che cosa ero implicato e volevo sapere per filo e per segno ciò che le aveva fatto sua madre.
Volevo essere pronto quando avrei affrontato il discorso con mio padre.
E non dovevo dimenticare il fatto che potevo davvero finire in galera se si scavava nel mio passato.
- A 16 anni ho rischiato di finire in galera con l'accusa di tentato omicidio - dissi senza troppi preamboli, tanto valeva arrivare dritto al punto.
Amelia mi guardò ma non disse niente.
L'avevo capito sin da subito che non mi avrebbe torchiato.
- Essere minorenne ha i suoi vantaggi! Sono stato in riformatorio invece di finire in galera - spiegai - Sono stato graziato, avevo un buon avvocato -
- Tuo padre? - mi chiese.
- Già -
- Come...come è successo? -
La guardai e mi stesi al suo fianco.
- Se continuo, tu mi dirai per filo e per segno quello che ti ha fatto tua madre? Dobbiamo dirlo a papà se vogliamo uscirne puliti - la incoraggiai.
Non avevo intenzione di ricattarla in nessun modo. Ma se dovevamo dire basta ai segreti dovevamo farlo seriamente.
Amelia sospirò e mise la testa nell'incavo del mio collo.
- Ti dirò tutto, ma adesso voglio solo occuparmi di te - disse.
Sussultai.
Che cosa aveva detto?
Voleva occuparsi di me!
Da quando i ruoli si erano invertiti? Ero io quello che la proteggeva e la sosteneva per qualsiasi cosa.
- Ho picchiato a sangue un ragazzo che veniva in classe con me - confessai - Non ci eravamo mai sopportati e durante un compleanno ho perso le staffe. L'hanno ricoverato con un trauma cranico, mandibola spaccata, 4 costole spezzate e un'emorragia interna, gli si era bucato un polmone -
Amelia sgranò gli occhi.
Mi aspettavo che mi desse del pazzo in quel momento e invece la sua domanda mi sorprese.
- E l'hai picchiato solo perché non ti stava simpatico? -
- È? Certo che no! - esclamai.
Non ero pazzo! Intrattabile, irascibile e impaziente si, ma non pazzo!
La mia ragazza si portò le ginocchia al petto e poggiò la schiena alla testiera del letto.
- Però l'hai scontata, quella pena - disse.
La sua era più un'affermazione che una domanda.
- Si - dissi.
Avevo pagato lo scotto delle mi cavolate già in passato.
Mi chiedevo se quella strega della madre di Amelia avesse le prove per accusarmi.
Io non avevo fatto nulla, quindi come aveva fatto a farmi arrestare?
Non c'erano prove contro di me.
Sospirai e lasciai un bacio tra i capelli della mia ragazza.
- Andiamo giù adesso, va bene? - chiesi.
Ok che voleva aiutare me, ma Amelia era fragile. Per quanto sapesse mostrarsi forte in più di un'occasione sapevo che aveva sempre bisogno di qualcuno che la sosteneva e che le stava accanto.
Soprattutto dopo quello che era successo qualche tempo prima. Inoltre la causa dei suoi problemi era la madre e quello che stavamo per fare l'avrebbe portata ad uno scontro diretto con lei.
- Andiamo - rispose alzandosi dal letto e prendendomi per mano.
***
[Amelia]
Mi lasciai portare al piano di sotto.
Fabio non mi lasciò la mano nemmeno per un secondo.
Mi bastava guardarlo negli occhi per capire che era preoccupato per me.
Io, invece, avevo paura per lui.
Conoscevo mia madre, sapevo che era spietate che otteneva quello che voleva calpestando la vita degli altri.
Ma non le avrei permesso di rovinare anche la vita del ragazzo che amavo.
Il signor Ionescu era nel suo studio e parlava al telefono animatamente.
Quando si accorse di noi riattaccò il telefono e portò l'attenzione su di noi.
O meglio su di me.
- Amelia...mio figlio mi ha accennato qualcosa e io ho bisogno di sapere con certezza che vuoi denunciare tua madre, abbiamo bisogno di prove concrete contro di lei - mi informò il padre del mio ragazzo.
- Perché è successo qualcosa? - chiese Fabio.
- Si. Ci sono delle prove contro di te, Fabio -
- Cosa? Stai scherzando? -
Guardai Fabio. Com'era possibile?
- Ci sono dei testimoni che dicono che qualche tempo fa hai picchiato un ragazzo in un pub - rivelò il signor Ionescu - E dicono anche che hai minacciato lo stesso ragazzo davanti alla tua vecchia scuola -
Questo era vero.
E sapevo anche chi era il ragazzo in questione: Jason, il mio ex.
Ma sapevo anche che i due si erano chiariti e che Jason non aveva sporto denuncia contro Fabio.
- Jason non l'ha denunciato - dissi.
- Però è successo? -
- Si è successo - ammise Fabio - Ma ci siamo picchiati a vicenda -
Il signor Ionescu si sedette e scosse il capo.
- E tanto basta - sussurrò.
A quel punto mi feci avanti.
Sapevo per certo che se avessi chiamato Jason lui, in tribunale, sarebbe stato dalla parte di Fabio.
- Jason non si scaglierebbe contro di te, lo so - dissi al mio ragazzo - E poi chi è che si sta facendo avanti ad indagare su cosa fai o non fai nella tua vita? -
Fabio guardò suo padre.
- La madre di Amelia. Ha detto che sei pericoloso e...vuole chiedere un ordinanza restrittiva per allontanarti da sua figlia - disse il signor Ionescu - E anche da tuo padre, sta facendo un casino e se trova altre prove contro di te, Fabio, altro che ordinanza! Vuole sbatterti dentro a tutti i costi -
Sgranai gli occhi.
Non poteva farlo!
Non poteva spingersi a tanto!
Ok che voleva impedire che mio padre si risposasse ma perché mettere in mezzo Fabio?
Stava cercando di rovinare la vita del mio ragazzo solo perché era il figlio della fidanzata di mio padre?
- Quella donna è pazza! - esclamai stringendomi le braccia intorno al corpo - Dovrebbero rinchiuderla in manicomio! -
Indietreggiai e mi poggiai alla parete scivolando a terra.
Mi sentivo senza forze e poggiai la testa sulla ginocchia.
- È pazza... è pazza... - sussurrai.
Non ci capivo più nulla.
Volevo solo che sparisse dalla mia vita.
Volevo solo essere lasciata in pace.
- Lia - mi sentii chiamare.
Fabio mi stava stringendo a sé.
- Andrà tutto bene -
No, non era vero.
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