Capitolo 27
Il matrimonio era stato rovinato.
Dopo l'arresto di Fabio il matrimonio era stato interrotto e i miei genitori avevano deciso di rimandarlo in un altro momento.
Eravamo tornati a casa.
Julia sembrava essersi ripresa e adesso faceva telefonate in continuazione, mio padre si era chiuso nel suo studio e io ero sul divano, non mi ero nemmeno cambiata e mi ero buttata sulla poltrona con tutto il vestito.
Alisa mi guardava e non diceva nulla. Aspettava che dicessi qualcosa, ma non avevo voglia di parlare.
Fu a quel punto che il cellulare mi avvisó dell'arrivo di un messaggio.
Ti avevo detto che avrei impedito il matrimonio con o senza il tuo aiuto.
Il numero non c'è l'avevo salvato ma avevo capito benissimo da chi era stato inviato.
Strinsi i denti e il cellulare tra le mani.
Non potevo crederci che quella donna era arrivata a tanto.
Non potevi credere che aveva ancora intenzione di rovinare la vita mia e quella di mio padre.
Aveva superato se stessa, non aveva nessun diritto di far arrestare Fabio per i suoi scopi.
Stava rovinando anche la sua vita!
Mi alzai infuriata.
- Amelia che ti prende? Dove vai? - mi chiese Alisa.
- A cambiarmi! - esclamai - E ora di farla finita con questa storia! -
***
[Fabio]
Sbattei la testa contro le sbarre e sbuffai.
- Datti una calmata Henderson - disse un poliziotto - È già tanto che non ti abbiamo messo in isolamento, dopo la tua bravata -
Sollevai la mano e gli feci il dito medio.
Non era colpa mia se il tipo che era in cella con me mi aveva fatto girare le scatole e, poi, mi ero solo limitato a dargli due pugni in faccia. Ripeto, non era colpa mia se quello era un pappa molle che era collassato sul colpo.
- Sai che facendo quello che hai fatto non hai fatto altro che peggiorare la tua situazione? - mi chiese l'agente.
- Posso fare la mia telefonata? - chiesi a quel punto alzandomi - So di aver diritto ad una telefonata -
Mi ero già stufato di questo gioco e volevo uscire dalla centrale il prima possibile.
- Stiamo aspettando che ti venga affidato un avvocato - mi informò il poliziotto.
- Me lo trovo da solo l'avvocato, è proprio lui che devo chiamare -
- Hai un avvocato? -
- Si -
L'agente si alzò, mi guardò confuso e mi passò il telefono attraverso le sbarre.
- Grazie - borbottai.
Poi presi a comporre il numero che conoscevo a memoria e che detestavo.
- Avvocato Dimitri Ionescu - mi rispose dall'altro lato.
- Mi hanno arrestato, *tata - dissi.
- Fabio? -
- Stavolta non ho fatto nulla - mi giustificai prima che arrivasse la ramanzina.
***
Me ne stavo allungato sulla panchina dentro la cella, le mani dietro la nuca e gli occhi chiusi.
- Signor Ionescu, ecco il ragazzo - sentii dire da un poliziotto.
Sentii la porta della cella aprirsi e richiudersi.
- Mi hanno detto se volessimo parlare in un luogo più comodo ma meglio far buon viso a cattivo gioco - mi disse - Lo so che sei sveglio -
Aprii gli occhi e mi misi seduto.
Era il minimo che potessi fare visto che si era disturbato di venire fino alle centrale.
Il mio "avvocato" aveva i capelli neri e ricci e gli occhi leggermente più verdi dei miei.
Poteva avere intorno ai 50 anni ma se li portava piuttosto bene.
Lanciò un'occhiata ai due poliziotti che erano intorno alla cella.
- Ce s-a întâmplat? ** - mi chiese in rumeno.
- Cineva m-a raportat pentru violență și abuz, dar nu am făcut nimic, m-au pus la punct *** - risposi usando la stessa lingua.
- Alzati, sei fuori su cauzione - mi disse - Ma ci sarà un processo. I tuoi precedenti penali non aiutano -
- Mi-am îndeplinit deja sentința**** - risposi
- Andiamo fuori, Fabio - mi esortò.
Mi alzai e lo seguii fuori dalla cella e poi fuori dalla centrale di polizia.
L'aria fredda della sera mi fece rabbrividire: portavo solo la camicia, visto che la mia giacca era rimasta in chiesa quando mi avevano portato via.
- Il matrimonio della mamma è andato a farsi fottere - dissi quando notai l'occhiata che mi lanciò ai vestiti troppo eleganti per il mio modo di essere.
- Tua madre lo sa che hai continuato a studiare il rumeno dopo il divorzio? - mi chiese.
Scossi il capo.
Fosse stato per mamma avrebbe eliminato tutto quello che riguardava il suo ex marito, tipo anche suo figlio visto che gli somigliava.
- Sali in macchina, ti porto a casa - disse facendo il giro della sua Mercedes nera.
Obbedii e salii in auto.
- Forse, questa volta sarà felice di vederti - gli feci notare.
Lui alzò gli occhi al cielo e fece partire il motore della macchina.
O forse no!
C'era da calcolare che mamma mi aveva fatto cambiare il cognome dopo il divorzio, da Ionescu a Henderson, facendomi mettere il suo cognome.
Odiava i rumeni e i loro cognomi, colpa di mio padre.
***
Quando la porta si aprì mi ritrovai Alisa che mi guardava ad occhi sgranati.
- Non dirmi che sei scappato di prigione - mi disse.
- Si - risposi - Non sapevi che ero una spia rumena ricercata da diverse nazioni? Uscire da una prigione di questa città è una bazzecola -
- Lia, il tuo ragazzo è scappato di galera e si è drogato! - esclamò.
Amelia apparve nella stanza come un fulmine.
- Fabio... - sussurrò.
Poi prese, letteralmente, la rincorsa e mi saltò tra le braccia, circondandomi il collo con le sue braccia esili.
Affondai il naso nel suo collo e ispirai il suo profumo.
Dio quanto mi era mancata!
Ed ero contento che stesse bene e non avesse fatto nessuna pazzia, mentre non c'ero.
- Non sei scappato di galera vero? - mi chiese la voce di Paul.
Sollevai la testa, senza separarmi da Amelia.
- Tu che dici? - chiesi ironico.
- Dimitri - sussurrò mia madre guardando oltre le mie spalle.
A quel punto mi separai dalla mia ragazza e feci cenno a mio padre di entrare.
Paul ci guardava confuso e Amelia non era da meno, mamma si stava trattenendo dal cacciare l'ex marito a calci.
- Mamma...sono fuori grazie a lui - dissi avvicinandomi a lei.
- Forse non voglio nessuno dei due in casa mia - disse lei evitando il mio sguardo.
Mi bloccai sentendo un tuffo al cuore.
Non potevo credere che mia madre avesse detto una cosa del genere.
- Julia - disse Paul.
Lei scosse il capo e si allontanò da me.
- Ti ho perdonato una volta, Fabio. Non lo farò di nuovo - mi disse sempre senza guardarmi.
Sentii un nodo alla gola.
Lei...lei credeva davvero che...
- Pensi che io abbia fatto davvero qualcosa? - chiesi sconvolto.
- Non sarebbe la prima volta che fai qualcosa, Fabio - mi accusò.
Annuii allontanandomi e sollevando le mani in alto.
Lei, mia madre, la donna che mi aveva cresciuto, che mi aveva sempre appoggiato, mi stava voltando le spalle senza pensarci due volte.
Ma, dopotutto, aveva ragione. Non avevo fatto altro che deluderla e rovinarle la vita.
Le avevo rovinato il matrimonio, quello che aspettava da anni e prima...
Guardai Amelia che la guardava scioccata.
...avevo rovinato il suo sogno di avere una figlia femmina prendendomela per primo.
- Puoi pensare quello che vuoi di me - dissi - Puoi dirmi che sono una delusione, che ti ho rovinato la vita...ma non puoi dirmi che pensi che merito la prigione -
Questo no!
Avevo imparato la lezione anni prima.
- A no! - esclamò esasperata - Quindi non sei tu quello che ha sedici anni ha quasi ammazzato un ragazzo ed è stato in riformatorio. Eri innocente anche allora -
Chiusi gli occhi e mi passai una mano sul viso.
Ecco che cosa pensava mia madre di me.
Finalmente me lo aveva detto.
- Julia stai esagerando adesso - intervenne mio padre mettendomi una mano sulla spalla.
Lei scosse il capo e fece per andarsene.
- Andatevene da casa mia, non voglio più guai qui dentro - disse prima di sparire.
- Fabio è solo arrabbiata, si pentirà di quello che ti ha detto. Va in camera tua - mi disse Paul.
Annuii.
- Vado a fare i bagagli - dissi.
- Fabio non... -
Alzai una mano per fermarlo.
- Va bene così - dissi - Ha ragione -
In camera presi un borsone e lanciai i miei panni alla rinfusa.
Sentii la porta chiudersi e un corpo premere contro la mia schiena.
- Amelia... - sussurrai.
- Vengo con te - disse - Non ti lascio -
Scossi il capo ma lei mi passò davanti e mi baciò per zittirmi.
- So che non hai fatto nulla - mi rivelò - È stata mia madre, è lei che ti ha denunciato -
- Cosa? - chiesi mentre qualcosa simile alla rabbia prendeva forma dentro di me.
- Ma questa volta gliela faccio pagare cara - mi informò mentre i suoi sembravano ardere di rabbia.
Angolo me:
*Papà, in rumeno.
**Che cosa è successo?
***Mi hanno denunciato per violenza e abusi, ma non ho fatto niente, mi hanno incastrato.
****Ho già scontato la mia pena.
Abbiamo scoperto che Fabio ha un passato oscuro e che parla il rumeno...
Che ne dite della piega che ha preso la storia?
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