Capitolo 25

[Fabio]

Mi passai una mano tra i capelli, frustrato.

Guardai Amelia dormire nel mio letto con espressione rilassata e sospirai.

Avevo...avevamo fatto una grandissima cavolata, ma sinceramente, non ero del tutto sicuro di essermene pentito.

Ero andato al letto con la mia sorellastra e non dovevo farlo.
Era, paradossalmente immorale ma, in effetti, da quanto in qua mi preoccupavo di moralità, cose giuste e sbagliate?

Ero piuttosto sicuro che a mia madre non sarebbe dispiaciuto, ma era una questione mia e basta!
Pensavo che era scorretto, fuori luogo...ma, come avevo già detto non ero del tutto sicuro che mi importasse qualcosa.

Mi importava di Amelia, questo si, era sicuro al cento per cento.
Ma non avevo intenzione di iniziare una relazione con mia sorella, avevo paura di ferirla e non aveva bisogno di stare male anche a causa mia.

Amelia si agitò nel sonno e poco dopo aprì gli occhi, si sollevò dal letto e le coperte scivolarono giù dal suo petto scoprendole il seno.

Non potei evitare di guardare in quel punto, quella parte del corpo di lei con cui avevo giocato fino a poco tempo prima.

Amelia se ne accorse e arrossì.

- Non guardarmi in quel modo - borbottò prendendo le coperte e coprendosi.

- Nulla che non ho già visto - risposi sorridendo.

Ed ecco come i mie buoni propositi andarono a farsi benedire.

Impazzivo per quella ragazza, era una cosa che non potevo più negare.

- Come ti senti? - le chiesi.

- Bene - rispose arrossendo e mordendosi il labbro.

- Ti ho...fatto male? -

Scosse il capo e si portò le ginocchia al petto.
Evitò il mio sguardo e fece cadere i capelli davanti al viso.

Dire che la mia sorellina era in imbarazzo era poca cosa.

- Te ne sei pentita? - chiesi avvicinandomi a lei.

Mi sedetti sul letto e le presi il mento tra due dita, in modo che potesse guardarmi negli occhi.

- No, certo che no! - esclamò Amelia - È solo che... -

- Cosa? -

- Sei stato il primo - mi disse borbottando.

Lì per lì non capii a cosa si stava riferendo, ma quando afferrai le sue parole sgranai gli occhi.

Amelia era vergine fino a qualche ora prima?!
E io mi ero preso la sua verginità!

- Stai scherzando? - chiesi.

Scosse il capo, imbarazzata.

- Perché non me l'hai detto? - chiesi spostandole i capelli dal viso per guardarla meglio.

Mi osservava con quei suoi occhioni azzurri e limpidi, come se volesse dirmi mille cose e non trovasse le parole adatte per farlo.

- Amelia parlami - sussurrai prendendole il viso tra le mani - Hai bisogno di parlare con qualcuno, non chiuderti così -

Lei sospirò, spostò le mie mani e, quando pensai che stesse per alzarsi e andarsene pur di non affrontarmi, si avvicinò al mio corpo e mi strinse a sé.
Cominciai ad accarezzarle la schiena per provare a farla rilassare e per farla sentire a suo agio.

- Per colpa di mia madre...ho sempre associato l'avere "rapporti" come una sorta di punizione, per questo non l'ho mai fatto, per questo non l'ho permesso nemmeno a Jason - mi confessò - Però tu sei diverso, di te mi fido, so che posso lasciarmi andare -

La strinsi ancora di più e poggiai il mento sulla sua testa.

Che cosa le aveva fatto quella donna?
Come aveva potuto ridurre così la sua unica figlia?

Io mi ero convinto di doverla proteggere ma, dio quanto mi ero sbagliato, Amelia non aveva solo bisogno di essere protetta, aveva bisogno di essere amata, aveva bisogno di imparare ad amare e a vivere come era giusto per una ragazza della sua età.

Uno psicologo poteva pure aiutarla ma fino ad un certo punto.
Lei aveva bisogno di qualcuno a cui aggrapparsi e di cui fidarsi. E si stava aggrappando a me con tutta se stessa, lo aveva dimostrato accettando di fare l'amore con me.

- Vuoi parlarne Lia? - gli chiesi - Vuoi raccontarmi qualcosa? Ti va? -

- No, non ora - rispose sollevando lo sguardo e guardandomi negli occhi.

Gli lasciai un bacio sulla fronte e poi gli sfiorai le labbra con le mie.

Sorrise e si accoccolò di nuovo contro il mio petto.

                             ***

- Farò finta di non aver visto te e mia figlia dormire insieme con troppa pelle scoperta in bella vista - mi disse Paul quando entrai in cucina.

Amelia si era riaddormentata e il avevo deciso di scendere per vedere se i nostri genitori fossero tornati e poi, volevo preparare qualcosa da mangiare per quando si sarebbe svegliata.

- Lasciali stare Paul, l'abbiamo sempre saputo, dopotutto - intervenne mia madre.

- Si e non nego di non aver fatto nulla per prevenire tutto questo, ma almeno avvisate, tutto qua - rispose il mio patrigno.

Dovevo ammettere che mi sentivo sotto accusa.
Ma non ci avrebbero separato.
Avevo preso una decisione poco prima, mentre le mi confessava quello che le aveva fatto la madre e non mi sarei tirato indietro.

- Vi chiedo scusa. Ma volevo anche dirvi che ho preso una decisione - dissi - Ho deciso che non voglio separarmi da Amelia. Non mi importa se saremmo fratellastri, voglio renderla felice, voglio amarla e insegnarle ad amare. Sua madre l'ha distrutta e voglio rimettere a posto i pezzi, so...ho capito che sono l'unico in grado di farlo. Quindi, Paul, se vuoi allontanarmi da tua figlia dovrai chiamare la polizia e costringermi con la forza ma, ti avviso, ho intenzione di opporre resistenza fino alla fine -

Mia madre e Paul mi guardarono scioccati.

- È...la cosa più bella che tu abbia detto in tutta la tua vita - mi disse mamma con gli occhi che brillavano.

- Mamma sono serio -

- Lo so -

Poi portai l'attenzione su Paul, era il suo verdetto quello che mi interessava. Sapevo già di avere la benedizione di mia madre.

- Non... azzardarti a farla piangere o giuro che il tuo problema non sarà la polizia - mi disse - Ti chiudo nello scantinato e ti pisto, se la fai soffrire -

Avevo avuto la mia risposta.

- Non accadrà mai - dissi

- Me lo auguro per il tuo bene -

Amelia poteva essere mia e non dovevo più preoccuparmi di deludere la mia famiglia per essere felice e per rendere felice la ragazza di cui ero innamorato.







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