Capitolo 17

Il mio cuore era totalmente impazzito!
Quello che stava accadendo non doveva succedere!
Non era previsto ed era incontrollabile...

...ed eccole di nuovo, le parole di Alisa e quell'affermazione che avevo sentito proprio quello stesso giorno e che mi aveva mandato nel panico anche se non mi riguardava.

Ancora una volta mi chiedo come sia possibile ma soprattutto cosa sta succedendo.

La prima volta che avevo sentito quella sensazione e avevo visto quello sguardo da parte di Fabio era stata quella volta in cui aveva fatto a pugni con Jason e, mentre lo curavo, lui si era messo un mezzo alle mie gambe mentre gli mettevo il ghiaccio sull'occhio ferito.

E questa volta, mentre ero intrappolata sotto il suo corpo, stava accadendo la stessa cosa.

Fabio si era abbassato per darmi un bacio sull'angolo della bocca, un bacio che mi aveva fatta tremare da cima a fondo, e adesso mi guardava.

I suoi occhi brillavano ed erano cupi allo stesso modo e nello stesso momento. E il mio corpo reagiva al suo sguardo magnetico, mi sentivo letteralmente in fiamme, era una sensazione che non avevo mai provato con nessuno, nemmeno con Jason e con lui ero stata fidanzata per tre anni.

Eppure c'era qualcosa che mi frenava: il fatto che quella sensazione fosse qualcosa di estremamente illegale e pericolosa.
C'era una parte della mia mente che diceva "NO! Allontanati da lui! Quello che provi è scorretto!"
Una parte di me che voleva premere le mani sulle sue spalle larghe e robuste e allontanarlo, ma la sensazione che stavo provando non me lo permetteva in nessun modo.

Lo guardai negli occhi: aveva uno sguardo sempre più intenso e carico di una passione repressa che mi faceva tremare.

Sentii calore in tutto il corpo e un tremito tra le gambe che mi tolse il fiato.

Fu allora che Fabio chiuse gli occhi e deglutí. Si diede la spinta con il braccio e si alzò in piedi, dandomi le spalle

- Scusa - sussurrò con voce roca e tesa prima di uscire dalla stanza

Rimasi stesa sul letto e riprendere fiato

Che diavolo era successo?

                              ***

- Fabio che significa? - sentii chiedere da Julia al piano di sotto

Mi alzai dal letto.
Senza rendermene conto mi ero addormentata e a svegliarmi era stata la discussione accesa che avevo sentito al piano inferiore

- Significa che me ne vado - rispose il figlio alterato

- TU non vai da nessuna parte! E poi hai ancora la febbre -

Non sentii alcuna risposta e poi la porta sbattere

Mi alzai dal letto con gambe tremanti e mi guardai intorno.
Quella era la camera di Fabio, ma c'era qualcosa che non tornava: l'armadio era aperto e una buona metà dei suoi panni non c'era più e la scrivania era sgombra, non c'era nemmeno l'ombra di qualcuno dei suoi libri.

Mi alzai dal letto e scesi al piano di sotto, dove trovai Julia che si risucchiava le unghie, preoccupata

- Che succede? - chiesi confusa

Lei si voltò a guardarmi e sorrise

- Nulla di preoccupante - mi rispose - Fabio...ha deciso di starsene per conto suo per un po' ed è tornato alla nostra vecchia casa -

Sussultai.
Fabio era andato via?

- Ma perché? - chiesi

- Io...non lo so. A volte non riesco a capirlo - ammise sconfitta e abbassando le spalle - L'università è più vicina al nostro vecchio appartamento, forse preferisce stare più vicino alla sua facoltà -

- Ma... tornerà? - chiesi dubbiosa

Julia annuì sospirando

- Siamo noi la sua famiglia, tornerà per forza - mi disse

Annuii e guardai fuori dalla finestra: era ormai sera inoltrata

- Vieni, andiamo a mangiare qualcosa - mi disse tendendomi una mano - Paul stasera aveva una cena con i colleghi quindi siamo solo noi due -

Cenammo in silenzio, ognuna persa nei propri pensieri, ma avevo la sensazione che entrambe stavamo pensando alla stessa persona...

                               ***

Erano passate due settimane e io mi sentivo sola.

Fabio non si era fatto più ne vedere né sentire, ogni tanto Julia lo chiamava per sapere se stesse bene ma le conversazioni duravano massimo cinque minuti.

Io avevo litigato con Jennifer, Jason continuava a provare degli approcci con me, papà e Julia erano impegnati con le nozze che si sarebbero tenute tra poco più di una settimana e Alisa era l'unica che cercava di starmi il più vicino possibile.

Stavo provando a studiare per il compito di storia ma le informazioni si rifiutavano di entrarmi in testa. La casa era deserta, quindi in teoria, doveva risultarmi anche più facile del solito e invece niente.

Battei la testa contro il libro e sospirai
Non ero in vena di studiare

Troppi pensieri mi affollavano la mente ed erano tutti per Fabio, a partire dal motivo per cui se ne era andato così all'improvviso, perché non si fosse fatto sentire più.
Sentivo la sua mancanza, non potevo negarlo.
Mi mancava la sua compagnia quando la notte non riuscivo a dormire e lui mi accoglieva tra le sue braccia, mi mancavano i suoi dispetti e le sue battute pungenti, mi mancavano i commenti acidi che faceva su Jason e le mie amiche quando se lo meritavano.

Se fosse stato qui, il litigio che avevo avuto con Jennifer non mi sarebbe sembrato così brutto.

Ma non c'era e io mi sentivo sola.

Senza rendermene conto mi ero legata a Fabio più di quanto volessi ammettere a me stessa e la sua presenza era quasi diventata un bisogno di cui non riuscivo a fare a meno.
Senza di lui mi sentivo sola, esposta e vulnerabile.

Proprio in quel momento sentii il campanello suonare.

Saltai sulla sedia e per un momento sperai che Fabio fosse tornato, il cuore aveva preso a battermi all'impazzata.
Se era davvero lui gliene avrei dette quattro per il suo stupido comportamento idiota.

Ma quando aprii la porta mi trovai davanti una brutta sorpresa; il mio cuore prese un battito e sentii la terra crollare sotto i piedi perché davanti a me c'era mia madre e io ero da sola in casa

- Lia! - esclamò stringendomi a sé - Da quanto tempo tesoro! Visto che bella sorpresa. Ho deciso di venire senza preavviso, non ne sei felice -

Ero pietrificata, rigida tra le sue braccia e no, non ne ero affatto felice!

Lei mi lasciò ed entrò come se quella fosse ancora casa sua.
Rimasi sulla porta a fissare il giardino.
Avevo due possibilità: chiudermi la porta alle spalle e scappare oppure entrare in casa e affrontarla.
Per quanto le mie gambe volesse correre non potevo lasciare che quella donna se ne andasse in giro per casa a curiosare gli affari miei, di mio padre e di Julia.

Chiusi la porta e la raggiunsi: si era seduta sul divano, la schiena rigida, le gambe accavallate in modo elegante; la guardai, con quegli abiti costosi e il volto di una vent'enne, aveva fatto talmente tanti interventi alla sua faccia e al suo corpo che nessuno l'avrebbe scambiata per una di quarant'anni

- Che vuoi? - chiesi freddamente e incrociando le braccia al petto

- Nulla, sono solo venuta a salutare la mia bambina - mi rispose

- Ma se non ti è mai importato nulla di me nemmeno quando vivevi ancora con noi e stavi ancora con papà - le feci notare

Lei agitò una mano con noncuranza

Ma per favore!
Mi stavo trattenendo dal mandarla all'altro paese.

- Arriva al sodo, per favore - dissi passandomi una mano sul viso - Devo studiare -

La sua espressione cambiò radicalmente assumendone una che mi ricordó la strega cattiva delle fiabe

- Amelia, Amelia. Ho sempre saputo che eri più sveglia di tuo padre - disse - D'accordo, arriverò al sodo. Non voglio che tuo padre sposi quella tipa -

- Cosa? E tu chi cavolo di credi di essere per deciderlo o anche solo pensarlo! - esclamai infuriata

Non aveva nessun diritto...niente di niente...

- Non voglio sbarazzarmi del tutto di tuo padre. Certo c'è il divorzio, ma quello è un altro discorso. Ma se si sposa con quella donna io perdo tutto e perdo anche te e non voglio - spiegò - Quando tuo padre mi mise incinta ero felice, presto avrei avuto una piccola copia di me stessa, ma quando tu sei nata... be' somigliavi a lui e con gli anni hai mostrato anche il suo stesso carattere e lo stesso temperamento. Ho provato in tutti i modi a farti cambiare ma niente. E ora arriva quella donna e vuole portarmi via l'uomo e la figlia e io non lo permetterò -

Si alzò in piedi e si avvicinò a me, mi prese il mento con le sue dite artigliate e mi costrinse a guardarla negli occhi.

Quella donna era spietata. Mi sentivo mancare e tutti i ricordi di quello che mi aveva fatto passare stavano riaffiorando in quel momento.

- In un modo o nell'altro il matrimonio non si farà, Lia - mi disse

Mi sentivo l'aria mancare e un macigno nel petto

- Tuo padre si ritroverà a scegliere: o sua figlia o la sua nuova mogliettina. Se si sposa io andrò da un avvocato, e non conosco tanti, e mi farò aiutare. Faremo in modo che tuo padre non sia in grado di gestire una figlia problematica e di conseguenza chiederò che tu venga allontanata da lui e affidata a me -

- N...non puoi... - mormorai con il fiato in gola - Sono...maggiorenne -

- È vero! Ma se qualcuno vedesse le tue cartelle cliniche non sarà rilevante - mi avvisò

Come faceva lei a sapere dei miei problemi? Delle mie visite e di quello che avevo fatto?

- Amelia convinci tuo padre ad annullare le nozze e non succederà nulla di tutto questo. Ti voglio bene, bambina mia - disse con un sorriso crudele prima di voltarmi le spalle e uscire di casa

Caddi a terra. Le ginocchia mi tremavano, le lacrime si affollavano nei miei occhi e avevo il respiro accelerato, sudore freddo mi scorreva sulla fronte.

Sapevo che quello che aveva detto era vero, sapevo che ero completamente nelle sue mani, sapevo che avrebbe vinto...

Ma non volevo, non potevo permettergli di rovinare la vita di mio padre. Aveva fatto già abbastanza.

Papà amava Julia e lei amava lui.
Non li avrei privato di quella felicità.

Poteva ricattare mio padre usando me, ma io conoscevo un modo per impedirglielo.
Non avrebbe avuto più alcun potere su di lui.
Avrei fatto a modo mio...

Presa da rabbia e panico mi alzai dal pavimento e, come in trance, andai in cucina.

                              ***
[Fabio]

Non so cosa mi spinse ad andare a casa di Paul, quel giorno.
Forse il mio subconscio o forse il fatto che, da giorni, non riuscivo a trovare delle cose che mi servivano per l'esame da dare all'università.

Fatto sta che scesi dalla macchina, andai verso la porta e l'aprii con la mia chiave di riserva

In casa non c'era nessuno ed era strano.
Paul e mia madre stavano organizzando il matrimonio ma Amelia doveva essere in casa a studiare. O forse era a casa di una sua amica?

Andai verso le scale e a quel punto mi cadde l'occhio sulla cucina.
Mi si gelò il sangue nelle vene e corsi da quella parte

- Amelia! - esclamai

Amelia era stesa sul pavimento, il respiro debole, il volto pallido, gli occhi chiusi e...mi si fermò il cuore: sul pavimento c'era del sangue e poco lontano da lei c'era un coltello da cucina

- Che cavolo hai fatto! - esclamai inginocchiandomi e prendendola tra le braccia - Lia apri gli occhi -

Gli spostai i capelli bagnati dal viso. Poi controllai il suo corpo per capire da dove usciva il sangue; era tutta sporca, ne aveva perso molto ma prima di chiamare aiuto dovevo capire dov'era l'emorragia e fermarla

Dovevo smetterla di guardarla in volto e concentrarmi sul mio compito. Se l'avessi guardata di nuovo sarei crollato

La maglietta era fradicia e la sollevai per controllare, ma non c'erano segni e poi...mi venne l'illuminazione, avrei dovuto subito controllare lì!
Tirai su le maniche della felpa e lo vidi: c'era un taglio netto e profondo sulla vena nell'incavo del braccio, da cui usciva sangue a fiotti.

Mi guardai intorno e vidi un pannone  sulla sedia, lo afferrai e lo premetti con forza sul taglio

- Amelia resisti dannazione! - esclamai

Con l'altro mano presi il cellulare e chiamai l'ambulanza

Mi risposero al secondo squillo e spiegai la situazione e l'indirizzo.
Chiusi la telefonata e mi concentrai su Amelia.
La strinsi a me, mentre continuavo a premere sulla ferita

- Resisti, resisti, non mi lasciare Lia - sussurrai cullandola tra le mie braccia

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