capitolo 4.

Non mi sono mai sentita così umiliata come adesso.
Giudizio per le strade di Miami come un proiettile schiavando prontamente le macchina nella mia corsia, oggi non c'è il solito traffico che caratterizza il posto.
Fermo l'auto e prendo un grande respiro, è da troppo tempo che non venivo qui ma sento il bisogno di parlare con una persona che mi capisce, devo perforza.
Scendo e percorro il piccolo vialetto perfetto di casa dei miei genitori, non so neanche se Taylor è a casa ma ormai sono qua e non voglio tornare indietro senza aver provato.
Suono leggermente il campanello nero situato alla destra della porta d'ingresso, se non conoscessi il silenzio di questa famiglia penserei che non ci sia nessuno.
"Ciao Mered-" la donna si ferma, si vede che aspettava una sua amica e ha aperto senza chiedere chi abbia suonato.
Mi fissa negli occhi e sembra che invece della mia figura ci fosse un fantasma.
"C'è Taylor?" chiedo, il silenzio era diventato pesante.
"Lauren, entra" ribatte ignorando la mia domanda.
"C'è Taylor?" ripeto e sembra non ascoltarmi.
"Dovresti entrare e salutare tuo padre" continua e inizio ad innervosirmi.
Madre e padre, due nomi che non darò mai ai miei genitori, ormai sono solo un uomo e una donna sposati per me, niente più.
"Voglio solo sapere se c'è Taylor" alzo un po' la voce, non mi sento in colpa quando vedo delle lacrime scendere dai suoi occhi, con tutto il male che mi hanno fatto quella triste dovrei essere io.
"Sì, te la chiamo" risponde con un filo di voce, chiudendo leggermente la porta, forse avrà pensato che facendo questa sceneggiata sarei entrata. Si sbaglia.
Mia sorella esce di casa e mi abbraccia forte, adesso mi sento a casa.

"Quindi hai l'amante?" chiede mia sorella,facendo un sorso della sua cioccolata calda, siamo in un pub vicino casa sua.
"Sì, ma è più di un'amante, io la amo alla follia Tay" rispondo e mescolate il liquido giallo nella mia tazza, ho preso un tè alla menta.
"E perché non lasci quel coglione? Ne hai già passate troppe Laur, non farti rovinare ancora la vita" sorride, prendendo la mia mano nella sua.
"Non lo so, io voglio lasciarlo da un po' ma qualcosa mi blocca" chiudo gli occhi un secondo, non voglio piangere davanti a lei.
"Hai paura" apro di colpo gli occhi alle sue parole, di cosa dovrei aver paura? Non voglio rimanere sola.
Oh, ho capito ora.
"Sì, ho paura di rimanere ancora sola, ho paura che Camila se ne vada" dico e bevo la mia bevanda.

Abbiamo parlato molto, ora ha diciassette anni, sta crescendo così velocemente.
Mentre guido la guardo con la coda dell'occhio, sta diventando una grande donna.
"Ora credo che dovresti andare da lei" dice e sorride, non voglio lasciarla andare.
"Vieni con me, te la faccio conoscere, ti prego Taylor" ride alle mie parole e le tiro un leggero pugno sulla spalla: "Non ridere di me TayTay" la chiamo con il nome con cui la chiamavo da piccola, è una cosa solo nostra.
"Ti voglio tanto bene Laur, sappi che per qualsiasi cosa puoi chiamarmi o scrivermi su Whatsapp" mi tira a se abbracciandomi forte, la stringo anch'io, ripetendole quanto la amo.

-

Forse il destino certe volte gioca brutti scherzi, ma non si devono mai perdere le speranze perché anche la peggior tempesta finirà, dando spazio ad un grande e caldo sole.

La mia tempesta sta per finire.

Scendo dalla mia macchina, gesto che faccio almeno cinque volte al giorno ormai, e cammino velocemente verso la casetta di Camila.
Appena apre la porta le lascio un bacio a stampo e osservando il suo volto arrossarsi alla vista delle venti rose rosse che ho comprato lungo il tragitto fino a qui.
"Amore sono bellissime!" esclama mettendo l'acqua in un vaso trasparente.
"Come te principessa, non potevo trovare fiore migliore per la ragazza più bella in circolazione" le faccio l'occhiolino facendole entrare tutte dentro al recipiente.
Saliamo di sopra e appena entriamo nella sua stanza faccio scontrare le nostre labbra in un bacio lento e sensuale.
Ho bisogno di sentirla, ho bisogno di farle capire che io ci sono sempre in ogni momento solo per lei.
Poso leggermente le mani sui suoi fianchi, è così delicata che ho paura di romperla.
Ci stacchiamo trovandoci senza fiato: "Ti amo Camila Cabello, ti amo da impazzire" sussurro passando le mani sulla sua schiena.
"Mi rendi così felice, mi viene da piangere, ti amo anch'io Lauren Jauregui" risponde e con una mano sul mio collo fa ricombaciare i nostri corpi.

Passiamo tutto il pomeriggio a baciarci e credo che un giorno così pieno di emozioni contrastanti non lo passerò mai più.
Lei fa sempre parte dei momenti felici, abbiamo litigato delle volte ma non riusciamo a non parlarci per più di due ore.
"Devo andare" gemo mentre la sua lingua passa sul mio collo.
"Andrai tra poco" risponde mordendo un lembo di pelle: "Senti quanto sei dura per me amore" passa una mano nel cavallo dei miei jeans, tastando la mia erezione dovuta al suo corpo caldo sul mio.
"Camila ti prego" continuo e il bottone dei miei jeans si libera grazie alle sue dita.
"Guardami" sussurra al mio orecchio e abbasso gli occhi su di lei.
La sua testa ora è proprio sopra alle mie parti intime, prende tra i denti la cerniera dei miei pantaloni e l'abbassa lentamente, così fa anche con essi e i boxer, liberando il mio membro eretto.
Il suo fiato si scontra con la mia pelle tesa, ricavando mille brividi sul mio corpo.
Non dirò più niente, le farò fare ciò che vuole,anche se lo sta già facendo.

Stringo i suoi capelli in una mano quando sento che sto per arrivare, la tira su e continua con la mano.
In poco più di cinque minuti esplodo in un tornado di gemiti.
"Rivestiti, ora puoi andare" dice sorridendo e scoppia a ridere.
"Piccola bimba, ti farò vedere come si usano le buone maniere!" esclamo e penso che abbia capito cosa intendo.

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