capitolo 3.
"Sei sicura di voler rimanere?" le chiedo per la centesima volta, aprendo la porta di casa mia.
"Sì Camz, sono sicurissima" risponde e mi fa avvicinare a lei prendendomi dai fianchi con il suo tocco delicato ma deciso.
"Ti amo Lauren, davvero tanto" sussurro e poggio la testa sul suo petto, le sue braccia mi circondano il corpo facendomi riscaldare di colpo.
"Anch'io Camila, non smetterò mai di farlo" dice e preme e labbra sulla mia testa, il mio cuore sta battendo così forte che penso esploderà da un momento all'altro.
Quando ci stacchiamo brividi di freddo percorrono tutto il mio corpo.
Pov Lauren.
Sono in bagno, ho bisogno di un momento da sola per incanalare tutte le emozioni di questa sera.
Posso avere un posto dove tornare ogni sera ma il mio cuore sa che il mio posto in realtà è questa umile casa, non con un ragazzo cui l'unica preoccupazione è trovare una ragazza diversa a sera per via delle mie parti intime.
Vado verso il salotto e la trovo mezza addormentata, sembra una bambina tornata dal parco giochi.
"Ehy principessa, andiamo a dormire" le porgo una mano che stringe per aiutarsi a stare in piedi.
"Mi sento in colpa per essere senza forze al tuo compleanno" dice ridacchiando e sorrido, so che si sente realmente in colpa per avere sonno.
"Non preoccuparti" appena lo dico si ferma e mi guarda sconvolta, cosa c'è che non va? Trattengo una risata dovuta alla sua faccia.
"Il regalo! È rimasto in borsa" preme una mano sulla fronte e ne approfitto per prenderla in braccio.
Non si ribella alle mie azioni, la faccio sdraiare delicatamente sotto le coperte aggiustandole poi dopo essere entrata anch'io.
"Me lo darai domani, buonanotte Camzi" le poso un bacio sulla guancia, non riesce a rispondere che si è già addormentata.
Mi sveglio sentendo due voci provenire dal piano inferiore, ma chi ha voglia di ridere a quest'ora? Mi alzo e rimetto i vestiti di ieri, anche volendo quelli di Camila non mi stanno, sono molto più alta di lei.
Scendo lentamente le scale e entro in cucina.
La trovo in compagnia di una donna, porta degli occhiali con montatura di plastica alla punta del naso, le rughe si fanno sentire e sembra avere una cinquantina d'anni.
"Ehy Lauren, lei è mia, mia madre Sinuhe" balbetta la più piccola e quasi mi sento svenire, chissà se sa della nostra situazione.
"Buongiorno signora, sono molto felice di conoscerla, come ha detto sua figlia io sono Lauren, piacere" le porgo una mano che stringe forte, sembra che mi stia controllando, come se con uno sguardo potesse capire chi sono.
"Bene, piacere mio, io sono sua madre" il tono che ha usato è glaciale, deglutisco a fatica e faccio un piccolo sorriso, sedendomi in una sedia vicino al tavolo.
A salvarmi dall'ansia che stava per invadere il mio corpo ci pensa Camila, mettendo sotto il mio volto una tazza di caffè fumante: "Buongiorno" sussurra lasciando un piccolo bacio sulla mia guancia, posso sentire il rossore formatosi sulle mie gote.
Finalmente la donna esce di casa lasciandoci sole.
"Mi odia" esclamo, facendo ridere la ragazza di fronte a me.
"Non è vero, è solo fatta alla sua maniera" risponde e mi lascia un bacio sulla guancia, non mi lamento.
"Vieni con me" il suo fiato caldo colpisce il mio orecchio, quasi senza volerlo mi alzo e la seguo fino al piano di sopra nella stanza dove abbiamo dormito.
Si siede sul letto e posso ammirarla nella sua semplicità: una ragazza bellissima sempre sorridente e piena d'amore.
Mi siedo di fianco a lei e prende subito le mie mani nelle sue, stringendo le nostre dita che si incastrano subito come due pezzi di puzzle combacianti.
"Ho pensato molto a che regalo meritasse una persona così colta mentalmente e bellissima fisicamente, una persona quasi perfetta agli occhi di tutti ma che solo pochi sanno com'è davvero. Ho pensato a noi, a quanto tutto questo alla fine sia un amore così forte e strano allo stesso tempo e sono arrivata ad una conclusione: visto che non ci possiamo vedere ogni giorno volevo qualcosa che ti ricordasse di me ogni giorno, quindi ecco qua" scioglie il nodo di mani e mi da un piccolo bacio a stampo, inizia a frugare nella sua borsa e tira fuori una scatoletta.
Non penso sia una collana visto che non le uso, neanche un anello perché non è il mio genere, sicuramente sarà un bracciale.
Confermo la mia teoria quando lo vedo, avrà speso molti soldi per prenderlo: "Non dovevi Camz, a me bastava passare del tempo con te" dico mentre prendo delicatamente il braccialetto d'oro in mano.
"C'è il mio nome all'interno e la data in cui ci siamo conosciute" ribatte e lo prende, mettendolo al mio polso sinistro.
"Grazie" faccio la voce dolce che lei adora tanto mentre guardo il suo sorriso crescere sul suo volto.
Ci guardiamo negli occhi fino a che il contatto visivo non basta, facendo unire le nostre labbra in un bacio voluto e desiderato.
-
"Finalmente ti sei decisa a tornare!" urla Michael appena faccio un passo dentro casa.
"Stai calmo" ribatto e poso la borsa sul tavolo, andando nella camera negli ospiti.
Il ragazzo piomba dentro come un fulmine a ciel sereno, sembra molto arrabbiato.
I suoi occhi hanno un luccichio diverso, sembra quasi un'altra persona, i capelli puntano verso l'alto bagnati dall'acqua, sarà rientrato da poco, fuori sta piovendo.
"Io non sto calmo cazzo, mi sono stufato, ti ho vista ieri mentre uscivi dal locale con quella ragazza!" urla ancora, dando un calcio al letto dove sono sdraiata.
È la prima volta che mi sento intimorita così tanto da una persona.
"I-io, è una mia amica e sai che odio quei posti" dico alzandomi così da prendere le distanze da lui.
"Sì, un'amica con cui condividi il tuo cazzo perché con un uomo non puoi stare" esclama e mentre sono concentrata su quelle parole così taglienti da farmi male sento un forte dolore sulla guancia, non so come sentirmi se non umiliata.
Guardo un'ultima volta negli occhi quel mostro davanti a me e lo spingo lontano da me.
Riprendo la borsa e esco da quella casa, cosa è successo? Sembra un fottuto brutto sogno.
Mi siedo nella macchina e salto quando batte la mano sul finestrino, sta piangendo.
"Lauren scusa, sono drogato non volevo farti tutto ciò, lo sai che ho un problema con la cocaina" dice e parto, lasciandolo lì, da solo.
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