CAPITOLO 6 - Colmare la distanza
«Dai, Teh, solo un sorso...» E' il giorno dell'uscita dei risultati dell'accesso diretto e Hoon insegue il fratello con la solita noce di cocco delle grandi occasioni.
«Mi fa schifo, lo sai! Puzza!»
«Solo un sorso» interviene la mamma, con un buffetto. «Un sorso per portarti fortuna.»
Teh si rassegna e aspira dalla cannuccia. E' orribile e puzzolente come al solito.
«Allora, oggi, qualsiasi cosa fai, parti col piede sinistro» aggiunge la mamma, accarezzando i capelli di Teh. Lo vezzeggia come un bambino e a Teh, per certi versi, non dispiace.
«Sei preccupato?»
«Mn, un po'.»
Lo è parecchio. Non sa cosa augurarsi. Non sa cosa pensare, soprattutto, si sente molto infelice.
«Su, su, non c'è niente da preoccuparsi. L'esame l'hai già fatto. Hai dato il massimo, lo sappiamo tutti e lo sai anche tu. Cerca di fare pensieri positivi, di stare sereno. Va tutto bene.»
Non è vero. Non c'è niente che vada bene.
«E' complicato.»
«Cosa?»
Teh scuote il capo, sua madre non capirebbe, e tuttavia in qualche modo sente il bisogno di parlarne. «Tutto. Tutto è molto complicato. Le cose non sono come sembrano. E non vanno per niente bene.»
Sua madre non fa neppure lo sforzo di provare a capirci qualcosa; Teh è un ragazzo d'oro e poi ha varcato la soglia col piede sinistro, quindi non c'è niente di cui preoccuparsi.
***
I risultati sarebbero dovuti uscire alle due del pomeriggio, ma il server è bloccato da dieci minuti buoni. Ricaricare la pagina di continuo non aiuta.
Oh-aew se la sta facendo sotto. Gli è riuscita piuttosto bene la parte del distaccato, ma adesso è tutto diverso. Tra poco, davanti ai dieci nomi della classifica, sarà il momento del confronto diretto con quel "non ce la farai mai" che gli brucia sempre dentro. Si sente un perdente da tutta la vita, non aspetta altro che la conferma ufficiale. E' certo che invece Teh ce la farà e anche lui deve saperlo, perché non è neppure un po' nervoso. Non fissa lo schermo dello smartphone come tutti gli altri. Pare che l'unica cosa che gli interessi sia mettere lui in difficoltà: ogni volta che alza gli occhi, Oh-aew incontra il suo sguardo. Non riesce a decifrarlo, ma è ovvio che stia aspettando il momento del trionfo, quando potrà dire che aveva sempre avuto ragione, sul suo conto.
«Sono un fascio di nervi, me ne vado fuori» annuncia Oh agli altri.
«Dove? Perché? Resta qui!» lo richiama Kai.
«Lascialo in pace, è stressato» lo difende subito Bas.
Oh-aew si alza, ma invece di uscire si incammina nel corridoio che dà verso i bagni. Mentre cammina si sente gli occhi di Teh come aghi che pungono la schiena.
Mezzo minuto dopo, la lista dei dieci candidati ammessi si è materializzata. Oh-aew respira a stento. Sa che il suo nome non ci sarà, ma ci spera con tutto se stesso. La copre con la mano, poi sposta di poco le dita per far apparire solo i primi due nomi, come una mano di carte decisiva in un grosso azzardo.
Dall'aula giungono i rumori di un tripudio: Teh ce l'ha fatta. Urla, salti, un giubilo spontaneo che aumenta la sua disperazione.
Il terzo, il quarto, il quinto nome non sono i suoi.
Il sesto è quello di Teh, che non ha avuto neppure la decenza di arrivare ultimo.
Il settimo e l'ottavo sono sconosciuti.
Di là il giubilo si è spento. E questo è già un messaggio: se ci fosse il suo nome nella lista, Bas sarebbe già corso a festeggiarlo.
Nove. Dieci. Sconosciuto. Sconosciuto.
Il suo nome non c'è. La disperazione che si sente addosso è una voragine che inghiotte persino le lacrime. L'ultima persona che vorrebbe vedere è Teh, che invece è già lì, a bloccargli il passo, pronto per la resa dei conti.
Pur di non incrociarlo tornando indietro, Oh imbocca la porta dello sgabuzzino e si infila in un corridoio, fra vecchie sedie impagliate, scope e spazzoloni. C'è una porticina mezza bloccata dal disuso. La apre con forza e corre all'esterno, ritrovandosi sul retro di un tempio mezzo abbandonato, proprio lo stesso dove provavano lo spettacolo da bambini. Il destino qualche volta si accanisce sui dettagli.
Oh-aew aumenta il passo, ma Teh lo rincorre e lo blocca, costringendolo a girarsi. Il confronto è inevitabile.
Teh ha il cuore gonfio di pena. Prova molta più tristezza per Oh che gioia per se stesso. Quello che ha sempre voluto è che passassero entrambi. Quello che vorrebbe in questo momento è poter confortare Oh-aew, proprio come una volta. Ci riusciva sempre.
«Sarai felice adesso, no?» gli getta in faccia Oh, con gli occhi pieni di lacrime, divincolandosi dalla presa.
Proprio il contrario. E non trova parole per dirlo.
«Sei sempre stato un secchione. Perché hai voluto fare l'accesso diretto e rubare i posti agli altri? Cosa dovevi dimostrare? Saresti entrato con l'esame ordinario.»
L'ho fatto per competere con te, per dimostrarti che valgo. Perché ci tengo, ci ho sempre tenuto. Adesso Teh ha le parole, ma gli manca il coraggio per pronunciarle.
Di fronte a quel silenzio, Oh-aew si sente ancora più indifeso. Sullo schermo del telefono, che continua a ronzare, c'è il nome di sua madre, ansiosa dei risultati. Al solo pensiero di tornare a casa a mani vuote, le lacrime traboccano.
«Sono stato uno stupido» dice Oh, tirando su col naso. «Avevi ragione: non potevo farcela, neanche in un milione di anni.»
La mortificazione per aver pronunciato ben due volte quelle parole crudeli è una coltellata, anche sul viso di Teh scorrono lacrime senza singhiozzi.
Oh-aew volta le spalle e si incammina verso il cancello.
«No, aspetta. Dove vai? Parliamo!»
Oh-aew si volta, gli tremano le labbra, ma la dignità gli ha indurito i lineamenti. «Stammi lontano» dice.
Alle orecchie di Teh suona come una sentenza e può solo piangere più forte.
***
Per fortuna, in quei tre anni, le abitudini di Oh-aew non sono cambiate. C'è un solo posto dove Oh scapperebbe a nascondersi per leccarsi le ferite e Teh lo conosce. Lo trova proprio lì, alla scogliera. Lo intravede dall'alto, seduto sulla spiaggia, col viso nascosto fra le ginocchia piegate.
«Cosa ci fai qui?» domanda Oh, quando si accorge di lui.
Teh si ferma. «Sono venuto a portarti lo zaino» dice, mostrandolo. Ha dovuto strapparlo di mano a Bas, che comunque non aveva idea di dove fosse andato a cacciarsi a Oh-aew. «Ero quasi certo di trovarti qui.»
Oh-aew sa leggere le parole vere oltre le parole schermo. Ti conosco, sta dicendo Teh. Non puoi nasconderti da me.
Ma Oh è stanco di essere ferito, è stanco di trovarsi Teh fra i piedi, sempre pronto a giudicare e ad accampare diritti su una cosa e l'altra, persino su un'amicizia che è stato lui a distruggere, nel modo peggiore.
Oh si alza, afferra lo zaino, si volta e inizia a camminare sulla sabbia. I primi passi li muove in fretta, per prendere distanza, sperando che Teh se ne vada. A un certo punto, però, inizia a sperare che lo segua. Non sa di preciso com'è successo, non sa nemmeno perché.
«Vattene via» dice Oh-aew, voltandosi, ma non è quello che vuole. «Voglio stare da solo» aggiunge. Ma è un'altra bugia.
Teh si rende conto che non ci sarà un altro momento come quello, per dire ciò che deve dire. Tutte le sue sceneggiature sono andate alla malora, può solo improvvisare. «Mi dispiace» dice, con gli occhi di nuovo umidi. «Mi dispiace di averti dato il tormento. Mi dispiace di aver spiato il tuo punteggio alla verifica e di averlo spiattellato davanti a tutti. Mi dispiace di aver detto che non avresti passato l'esame.»
Teh è sincero. Oh-aew lo sa. E scopre che i risultati dell'esame hanno cambiato molte cose. E' andata male, ma saperlo ha aperto una valvola di sfogo alla pressione accumulata nelle ultime settimane. Negli ultimi mesi e anni. Guardando dentro di sé, sul fondo, Oh si accorge che non c'è quasi più rancore.
«Va bene. Non importa.» dice a Teh. E' triste, ma non in collera. Non più. Quello che non si aspettava è di vedere Teh così colpito e così amareggiato. «Che ti prende? Che hai da piangere?»
«Io sono...dispiaciuto. Tanto dispiaciuto, Oh. Mortificato. Per tutto quello che è successo.»
Quel tutto è un universo, che fa girare la testa a Oh-aew. Senza saperlo, aspettava questo momento da tre anni. Di nuovo, piangono entrambi come mocciosi.
Il muro è crollato.
***
Resta un'ultima fila di mattoni a dividerli: tre anni di separazione che hanno distrutto la confidenza. La prima mossa è di Teh ed è molto maldestra. Non ha trovato il coraggio di invitare Oh-aew a casa sua, come vorrebbe, e così ha trascinato tutto il gruppo alla scogliera, bruciando la privatezza del loro rifugio solo per crearsi un'occasione di dialogo. Non riflette neanche per un attimo su cosa voglia dire il fatto che Oh-aew abbia mantenuto il segreto per anni, con tutti, anche mentre credeva di detestarlo.
Gli altri amici sono tutti al settimo cielo per quella scoperta, tranne Bas, che inizia a farsi un'idea un po' meno vaga di quanto enorme sia l'iceberg sotto il pelo dell'acqua.
In spiaggia fanno quello che fanno i diciassettenni: molto rumore, molto spreco di energie. Si schizzano, urlano, ridono forte, sguazzano.
Solo Oh-aew si è isolato e li guarda dalla riva. Anzi, non li guarda, segue i propri pensieri, seduto su un vecchio albero con due grossi rami paralleli alla base, che sembrano fatti apposta per ospitare una conversazione privata e in effetti ne hanno ospitate innumerevoli.
Quando Bas si accorge che Oh è lì da solo, Teh si sta già incamminando verso la riva. Ha dipinta in volto un'espressione assorta e vagamente ipnotizzata in cui Bas si riconosce piuttosto bene. E' stato geloso di Teh dal primo giorno che è comparso, ma si è ripetuto mille volte di stare esagerando, di non avere ragioni. Adesso le ragioni le vede tutte, dipinte una a una sul viso di Teh, nascoste nei silenzi ombrosi di Oh-aew. L'iceberg è proprio sulla sua rotta d'impatto, Bas teme che finirà per schiantarcisi contro e colare a picco.
Teh va a occupare il suo posto sul ramo di fronte a Oh, con naturalezza, come se non fossero passati più di tre anni dall'ultima volta. «Te ne vai ancora in giro con la barca dei turisti?» chiede. E' una domanda qualunque, un primo passo in territorio neutrale.
«Non ho tanta scelta. L'anno scorso ero venuto a stare qui in città, da solo, ma poi i miei voti facevano schifo e mamma mi ha riportato a casa» spiega Oh, facendo spallucce. «E tu? Tua mamma ha ancora il ristorante? Fa ancora l'Hokkien Mee*?» domanda Oh.
«Sì, certo. Anche con i vermicelli di riso che piacciono a te.»
Quelle parole aprono lo squarcio sul passato che Oh stava aspettando. Ha bisogno di risposte e sente di averle aspettate anche troppo. «Perché non mi hai più salutato, dopo la recita?»
«Non sapevo cosa dirti. Avevamo chiuso troppo male.»
«Ti pare una buona ragione?»
«Non fare lo stronzo, neanche tu mi hai più salutato!»
«Ci ho provato, invece, e non mi hai risposto.»
«Non ci hai provato. Hai mandato Mod come ambasciatore. Non vale.» Teh prova a sorridere.
Anche Oh sorride, al pensiero di quel fallimentare tentativo diplomatico. «Quindi aspettavi che ti parlassi io? Che mi scusassi per primo? Se non lo avessi fatto, non mi avresti mai più rivolto la parola?»
«Ti ho scritto un miliardo di messaggi... solo che non ho mai premuto invio.»
Avevo paura. All'improvviso, Oh-aew, si sente come se il miliardo di messaggi gli fosse arrivato tutto insieme. Vorrebbe leggerli, uno a uno. Vorrebbe non aver sprecato tanto tempo. Vorrebbe tornare indietro e prendersi a schiaffi. «Anch'io ho sbagliato. Ti ho detto un mucchio di cose orribili quella sera.»
«Tutte vere» sospira Teh, abbassando le spalle sotto il peso della verità. «Ero solo un idiota egoista.» Gli passa per la testa il dubbio di esserlo ancora.
«Mi dispiace. Tantissimo.» confessa Oh, accorato.
Teh sorride, le fossette sono le stesse di sempre, anche se di infantile è rimasto poco nei suoi tratti. «Non pensarci. E' passato. Piuttosto, vieni a mangiare da me qualche volta.»
Oh non risponde. Gli piacerebbe che si potesse semplicemente riannodare un filo spezzato. Ma qualcosa ha imparato da quella storia: che offrirsi indifesi a qualcun altro, con fiducia totale, non è indolore. E le cicatrici, qualche volta, vanno messe a nudo. «Quella cosa che hai detto, sul fatto che avrei mollato subito, mi ha fatto molto male» dice. «Non ho mai lasciato perdere, Teh. Ce l'ho messa tutta. Sono diventato presidente del club di teatro, ho continuato a postare foto su instagram, a cercare di diventare popolare, tutto per dimostrare a te che non avevo mollato. Ero arrabbiato.»
Se c'è una cosa che Teh ha invidiato a Oh in quegli anni, sono proprio le migliaia di utenti dei social e tutte quelle fotografie bellissime, in cui Oh sembra davvero un attore, di quelli che fanno impazzire le ragazze. Persino Tarn è rimasta colpita. Teh ha esaminato mille volte quegli scatti, man mano che comparivano, ed è stato geloso di ognuno.
«Ti capisco» dice Teh.
«Non lo so, se mi capisci. Ti vedevo migliorare di continuo. I tuoi voti, tutti quei premi... e io ero sempre quello che non poteva farcela. Ero invidioso da morire.»
Teh abbassa lo sguardo, si passa la mano nei capelli, gratta la corteccia con le unghie.
«Senti, amici va bene, ma non lo so se possiamo tornare amici nello stesso modo di prima.» Oh-aew non sa bene nemmeno lui cosa intenda dire. Che ha paura di farsi male un'altra volta, principalmente. E che per istinto sa che qualcosa, non sa bene cosa, è cambiato senza rimedio, che il tempo l'ha spazzato via, che non si può ricostruire. Quello di cui è certo, è che Teh gli è mancato, a un livello così profondo che fa paura. Meglio andarci piano.
Teh prova troppo sollievo perché quelle parole possano smontarlo. «Va bene, Oh, va bene così» dice subito. «Non dobbiamo essere per forza migliori amici. A me va bene tutto, purché tu non sparisca. Va bene se fai solo quello che ti senti.»
Oh sorride. Quello che si sente di fare è una bella nuotata.
***
Teh è sempre lo stesso: continua ad affrontare ogni impresa come se ne andasse della vita. E ora che ha passato l'esame e andare a scuola e impegnarsi a studiare è quasi inutile, perché ormai l'università ce l'ha in tasca, la sua nuova missione è recuperare il rapporto con Oh-aew. Lo crede possibile, sa che la capacità di Oh-aew di perdonare è quasi illimitata. Ed è convinto che le cose siano cambiate, ma non così tanto, non in modo sostanziale. Sente che sono ancora molto vicini, anche se non sembra. Per tutta la notte si arrovella, pensando a quello che può fare per riportare le cose com'erano prima. Impegnarsi è la cosa che gli riesce meglio.
Il mattino dopo Oh-aew scende dalla macchina di Bas di fronte al cancello della scuola. Bas lo vizia anche in quel modo: lo scarica nel punto più comodo e poi se ne va a parcheggiare da solo.
Accanto al cancello c'è Teh,che aspetta, alla guida del vecchio sidecar con cui sua madre va al mercato. Sul pianale troneggia un trolley ammaccato.
«Che cavolo ci fai qui?» chiede Oh-aew.
Teh sta seguendo con lo sguardo l'automobile. «Dove sei stato stanotte? Non vieni dal resort?»
«Bas passa dal molo per venire a scuola e mi ha dato un passaggio.» Che lo fa tutti i giorni da quasi un anno, Oh non lo dice. «Allora? Che ci fai qui?»
«Ti ho portato una cosa» dice Teh, indicando il trolley. Lo apre. «Sono tutti i libri su cui ho studiato in questi anni, quelli delle materie dell'esame ordinario. Ci sono dentro le mie note, i miei appunti e tutti i riassunti.»
Oh-aew fissa quella valigia aperta come fosse piena di serpenti.
«Leggili tutti» prosegue Teh, infervorato. «Quando li finisci ne troveremo degli altri, se non capisci qualcosa chiamami.»
Oh pensa che sia matto. Ma è una follia che intenerisce. «Grazie, ma...»
Teh lo afferra per le spalle. «Niente ma. Hai tre mesi abbondanti, Oh. Puoi farcela.»
La stessa persona che lo ha gettato nella disperazione urlandogli che non ce l'avrebbe mai fatta, adesso è convinta del contrario. E Oh-aew, così come aveva creduto ciecamente a una cosa, inizia all'improvviso a credere all'altra, senza alcuna logica. La voce di Teh, la forza delle sue convinzioni, creano e distruggono, disgregano e ricombinano le certezze di Oh-aew come un gioco di costruzioni. Il potere che Teh ha su di lui è ancora lo stesso di un tempo: illimitato e irrazionale.
«Puoi farcela, sul serio» ripete Teh. Nei suoi occhi c'è tutta la fiducia del mondo e la determinazione di chi non ha mai fallito uno scopo. «La cosa più importante è il cinese e in quello ti posso aiutare. Capito, Oh? Ci sono io. Ti aiuto io.»
Ci sono io. Ti aiuto io.
Anche Bas glielo ha detto, quasi con le stesse parole. Ma l'effetto è tutto diverso.
Oh-aew voleva tenersi a distanza di sicurezza, virare verso un'amicizia distesa, un riavvicinamento graduale. In sei parole e uno sguardo, Teh ha colmato tutta la distanza.
[* Lo Hokkien Mee è un piatto tipico del sud-est asiatico, che consiste in noodles con gamberetti, verdure, uova e maiale.]
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