CAPITOLO 21 - Con il piede sinistro

Bere latte di cocco, mentre si vola in due sul motorino, a tutta velocità, è una delle cose che non hanno mai fatto prima. Un po' perché Teh odiava il cocco, un po' perché fare cose folli e un po' sciocche non è mai stato nel suo stile.

Oggi però è tutto diverso. A partire dal fatto che alla guida c'è Oh-aew.

«Ti va di studiare?» ha proposto Teh a Oh, mentre risalivano dalla scogliera.

Oh ha scosso la testa, arricciando il naso e corrucciando le labbra. Un'espressione che viene direttamente dall'infanzia e alla quale Teh non ha mai imparato a opporre resistenza. Si è arreso subito, con le mani alzate. «Okay, okay, niente studio, te l'avevo promesso. Allora cosa? Ci facciamo un giro?»

Oh a quel punto lo ha guardato in un modo tutto particolare. «Finché sei con me, dove andiamo non ha importanza» ha detto.

Teh, sul motorino, mentre l'aria gli arriva in faccia, ci sta ripensando, a quello sguardo. Non riesce a smettere di pensarci, a dire il vero. Era uno sguardo che non aveva una sola intenzione. Non era divertito, né provocatorio, né alcun altro aggettivo semplice. Era serio, prima di tutto. E poi, come dire, complesso. Come se tutto Oh-aew e non solo una parte di lui, si fosse affacciata ai suoi occhi in quel momento. Un'espressione totale, di tutto se stesso. Uno sguardo che significava tante cose e Teh vorrebbe averle afferrate tutte.

Ora l'asfalto fugge sotto le ruote e loro lo rincorrono ridendo e succhiando latte di cocco dalla cannuccia, senza nemmeno provare a rallentare.

C'è un posto dove hanno deciso di andare e ci arrivano camminando fianco a fianco, le dita che si sfiorano a ogni passo, casualmente. Trovano i cancelli chiusi, ma non è un impedimento: basta infilarsi di soppiatto nell'aula di cinese e passare dal retro, fra il ripostiglio e le cucine, per arrivare al cortile del loro tempio. Il fatto che sia vietato passare di lì, e che solo loro conoscano la strada, lo rende ancora più speciale.

Una volta dentro, accendono mazzetti di incensi e pregano inginocchiati. Niente di straordinario, tutto sommato, a parte il fatto che non sanno smettere di guardarsi negli occhi come se dovessero impararsi l'un l'altro da zero.

«Per cosa hai pregato?» chiede Teh, scrutando Oh ancora assorto.

«Per entrare alla Anantasart» risponde Oh. Con te.  «Se ce la farò, ho fatto voto di correre da casa tua fino a Promthep Cape.»

E' una distanza enorme. «Da casa mia? E come mai proprio da lì?»

Perché tutto inizia e finisce con te. 

Oh sorride, pensando a come sfumare questa verità in parole che non mandino in cortocircuito il sistema emozionale di Teh. «Per un'impresa del genere avrò bisogno come minimo di una ciotola gigante di Okkien Mee.»

Teh ride, però lui le cose non può fare a meno di prenderle sul serio. «Ma sei sicuro? E' un sacco di strada e tu non sei allenato: non ti reggeranno le gambe, e neppure il fiato.»

«Troppo tardi: ormai il voto è fatto. E non è tutto...»

Teh alza le sopracciglia a dismisura. «Cioè?»

«Ho promesso di arrivare al promontorio prima del tramonto. Voglio urlare al sole che ce l'ho fatta. A squarciagola. Voglio che mi senta tutto il mondo!» Che il suo mondo lo stia già stringendo nel palmo della mano, non sente il bisogno di dirlo a voce alta. Piuttosto ride. Di se stesso e delle meraviglie del futuro.

Anche Teh ride, più che altro dell'assurdità del tutto. Lanciarsi a capofitto nelle cose senza temere il fallimento è proprio tipico di Oh-aew. Teh in tanti anni non ha ancora capito se sia un tratto di lui che ammira o che teme, se sia un pregio o un difetto. «Tu sei matto da legare! Ti sembra una  cosa fattibile? E se per caso dopo aver corso fin lì scopri che il tramonto è già finito? O che sta piovendo a dirotto? Che fai, ci riprovi il giorno dopo? E quello dopo ancora?»

Oh-aew annuisce. «Non ci avevo pensato, ma sì, farei proprio così.»

Teh non riesce a crederci.

Oh invece sembra tranquillo. «Vedrai, il tramonto ci sarà. Sono sempre stato molto fortunato.»  In quelle parole c'è una dolcezza che travalica il significato della frase. «E poi credo fermamente nel destino.»

Teh annuisce, ma in realtà il concetto di destino, come motore di eventi esterno, gli è alieno. La sprovvedutezza di Oh, l'irrazionalità, la fiducia che ripone in una serie di variabili fuori controllo lo mettono a disagio. Non riesce a immaginare se non rischi calcolati. «Sai una cosa, Oh? Dovresti provarci già oggi. Così scopriamo di quanta fortuna avrai bisogno...»

Oh esita solo un momento.  «Tu... vieni con me, vero?»

«Ma certo! Non vedo l'ora di vedere la tua fortuna in azione!» lo prende in giro Teh, mentre si alzano.

«Allora andiamo!»

«Andiamo? Dici sul serio?»

«Sì! Vieni, dai»

«Aspetta!» Teh blocca Oh per il braccio, prima che varchi la soglia di legno rialzata. «Il piede sinistro!»

«Cosa?»

«Iniziamo a camminare con il piede sinistro! Non ti ricordi?»

«Mi ricordo, ma non ho mai capito perché.»

«A dire il vero non lo so» risponde Teh, con una smorfia divertita. «Lo dice sempre mia mamma: le cose importanti, nei giorni importanti, si cominciano con il piede sinistro.»

Se c'è una cosa di cui Oh-aew è sicuro è che questo sia un giorno importante. Un primo giorno di qualcosa che deve durare per sempre. Una crisalide del futuro, che promette mesi e anni di trasformazioni, ma nessuna fine.

Perciò iniziano con il piede sinistro. In assoluta sincronia.

***

Correre affiancati, per un tratto così lungo, è qualcosa che non hanno mai fatto, l'ennesima prima volta.

E' abbastanza chiaro che nessuno dei due sia tagliato per la corsa di resistenza. A meno di metà percorso si accasciano sul lungomare senza fiato, sghignazzando fra un ansito e l'altro. Restano lì a mangiare un gelato* e poi subito ripartono.

[*NdA in realtà nella serie mangiano un oh-aew, il dolce tipico di Phuket da cui Oh prende il nome: una sorta di gelatina fredda, servita con ghiaccio tritato, sciroppo e fagioli dolci] 

Corrono e corrono, spezzando il ritmo spesso e volentieri, senza tecnica e senza pensieri. Corrono in silenzio, dapprima col sole alle spalle, che li insegue. Finché a un certo punto decide di superarli, allungando le ombre sull'asfalto, e gioca sporco, perché gli lancia addosso lame oblique di luce che finiscono dritte negli occhi. Sembra si vanti di riuscire a lasciarli indietro, abbagliati e immersi in una colata d'oro fino.

Ormai la corsa è diventata un trascinarsi, saltellare e claudicare, finché Oh-aew non esaurisce le energie e crolla per strada, sfiatato e scoraggiato.

«Dai Oh, forza, tirati su, non ti fermare!» lo incita Teh, che stavolta ad aver ragione proprio non ci teneva.

«Non ce la faccio più» ansima Oh. «Non possiamo fermarci qui, per oggi?»

Anche Teh ha il fiatone, ma sa che, se si sedesse, rimettersi in piedi sarebbe impossibile. Quindi si piega in avanti, le mani sulle ginocchia, il respiro pesante. «Già ti vuoi arrendere? Devi arrivare in fondo se vuoi sapere cosa ti aspetta quel giorno.»

Arrendersi. Il verbo davanti a cui Oh-aew china il capo, una volta ancora. «Sono sfinito» confessa. E lo è davvero. Ora quel voto pronunciato al tempio, così al di fuori della sua portata, sembra solo un vuoto atto di superbia, una premessa al fallimento dell'esame.

Guardando Oh negli occhi in quel momento, a Teh sembra di affondare a peso morto, giù dentro le sue insicurezze. «Facciamo così» propone. «Adesso riposati un po',  riprendiamo fiato, e poi ripartiamo. Puoi fermarti, ma non puoi mollare.» 

Oh si accorge di quanto Teh sia distrutto solo quando anche lui si butta per terra, col respiro pesante e la mano che comprime la milza. Non c'è poi una grande differenza atletica fra loro, ma nello spirito e nel morale sono divisi da un abisso di caparbietà e autostima che Oh-aew non ha intenzione di misurare. Tutto quello che vuole è non perdere Teh, non essere lasciato indietro e messo da parte mentre lui avanza nella vita a passo di marcia. Non permetterà che succeda.

«Ve bene, possiamo andare» dice Oh, anche se è ancora pallido e sudato. Per te posso andare oltre le mie forze.

Di questo tributo di sentimenti, Teh non coglie che la buona volontà. Si alza per primo e tende la mano a Oh, che la afferra e ci si aggrappa forte, per superare l'abisso con un salto. Forse un giorno la distanza sarà troppa per saltarla tendendosi la mano. Però per adesso riprendono a correre, con Teh che spinge Oh dalla schiena, ogni volta che lo vede rallentare. 

Il promontorio li accoglie con un grande cartello bianco-verde e un cielo plumbeo, venato di bianco.

«Merda! Guarda quante nuvole!» esclama Oh contrariato, sporgendosi dal muretto. «Altro che tramonto!»

«Meno male che sei fortunato...» rincara Teh.

«Vedrai, quando sarà il giorno giusto!»

Anche senza sole, il mare è di una bellezza ultraterrena, immobile e piatto, dipinto a tempera di un azzurro spento che si scioglie in mille sfumature di grigio, a sfiorare le nuvole.

«Oggi il sole non si fa vedere perché non avrei saputo cosa urlargli» prosegue Oh-aew.

«E poi nemmeno siamo nel posto giusto» osserva Teh.

«In che senso?»

«Laggiù» Teh indica, sotto di loro, il sentiero scosceso che si spinge fino all'estrema propaggine del promontorio, una lingua di terra verde sull'acqua, come un dito puntato al tramonto. «E' quello il vero Promthep Cape, è lì che hai fatto voto di arrivare, se entri in facoltà. Quel giorno correrai fin lì e urlerai quanto ti pare, proprio sul bordo della roccia.»

«Ancora più lontano? Cazzo, non credevo sarebbe stato così impossibile arrivarci!» sbuffa Oh, abbattuto. «Prima pensavo davvero che mi stesse venendo un infarto.»

La fragilità di Oh è un canto di sirena. In un momento di estrema chiarezza mentale, a Teh viene il dubbio di amare le debolezze di Oh per l'opportunità che gli danno di salvarlo ogni volta; di mostrargli la via; di tendergli la mano. Per la scintilla di adorazione che gli si forma negli occhi e va ad accendere braci sempre vive, nascoste nel profondo di Teh.  Aver bisogno del bisogno di un altro è solo l'intuizione di un attimo.

«Ci sarò io con te, quel giorno.»

Ci sono io. Ti aiuto io. 

«Dici davvero?» Oh si illumina. E' la forza di Teh che, con una sola spinta, fa girare il suo mondo. Il fuoco di lui che alimenta la realtà. Cosa, o chi, alimenti il fuoco di Teh, Oh non se l'è mai chiesto. «Allora dovrai mettere l'uniforme dell'università. La metteremo entrambi.»

Teh si sente sciogliere di tenerezza per quell'entusiasmo infantile. Non sa ancora che il piedistallo su cui Oh lo colloca è il più alto su cui salirà mai.

«E' una promessa!» mette in chiaro Oh. Il suo sguardo affonda negli occhi di Teh e arriva molto oltre la superficie.

«Shuo Hua Suan Shu» sussurra Teh.

«Mantenere una promessa» traduce Oh. «Dai, ora facciamoci una foto e postiamola su Instagram! Così ogni volta che la vedrai, non potrai dimenticarti della promessa che mi hai fatto.»

Oh tira fuori il telefono dalla tasca e si prepara a scattare.

«No aspetta!» lo ferma Teh. «Facciamola bene, deve essere una foto memorabile! Del genere: Yeee! Questo è il nostro primo giorno di università!! Capisci? Come se ne fossimo già sicuri.»

«E che faccia dovremmo fare?» 

«Una faccia da evviva, tipo che sei al settimo cielo. Super, super felice! Stai realizzando un sogno!»

Oh è un po' scettico. Non è esperto di successi, e poi, anche se non lo ammetterebbe mai con Teh,  l'università non è esattamente in cima ai suoi pensieri, in questo momento. Però l'espressione super felice pensa che gli verrà piuttosto bene.

«Dai, dai scatta!» esorta Teh. Ed entrambi urlano una super felicità che viene da posti diversi, ma forse conduce alla stessa meta.

La foto non è il massimo, sembrano entrambi un po' scemi e un po' forzati, ma nel momento in cui la vede, pregustando una nostalgia futura e inconsapevole, Teh ci lascia il cuore.

Shuo Hua Suan Shu è la didascalia che mette Oh, con il tag al profilo di Teh.

Una promessa è una promessa è la risposta di Teh su quel post.

«Sai che manterrò questa promessa solo se passerai l'esame e sarai ammesso ad Anastart» dice Teh. E significa: ti aspetto.

«Ce la farò» risponde Oh, euforico. Il suo universo è del colore della fiducia che emana da Teh e stavolta non ha bisogno di parole sommerse. «Studieremo insieme.»

Nella parola insieme Oh-aew mette un frammento d'anima e un battito del cuore.

Sentirla è così bello che a Teh viene quasi da piangere. 



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