CAPITOLO 18A - Naufragio

[NDA: Ho suddiviso il capitolo 18 in due parti, per comodità di lettura]

La sveglia rompe il silenzio senza preavviso, come ogni mattina. Salvo il fatto che alle quattro non è affatto mattina. Oh-aew si rigira nel nido di coperte e cuscini, spegne la sveglia, accende la luce sul comodino, si stropiccia gli occhi e finalmente solleva le palpebre. La prima cosa su cui poggia lo sguardo è il viso di Bas addormentato. Così rilassato, è l'immagine della bellezza assoluta, senza contrasti, senza dolore. Una bellezza confortante e armoniosa, che non nuoce, non stordisce, turba soltanto per la sua perfezione.

Per Oh diventa irresistibile la tentazione di sfiorare quel profilo con le dita, in cerca dei propri sentimenti, custoditi in silenzio per mesi. Ne percepisce soltanto i contorni, l'impronta, una piccola deformazione tiepida nel cuore, come fossero usciti solo un momento, promettendo di tornare.

Forse dovrebbe baciarlo. Forse se lo baciasse, come in una fiaba, tornerebbe tutto come prima, quando svegliarsi accanto a lui, al riparo di quel sorriso tenero e rassicurante, era la sua massima apirazione, un sogno dolce e proibito.

Oh si accosta, in un fruscio di lenzuola. Bas profuma di pulito, da così vicino ha ciglia nere lunghe e arcuate, che fanno ombra al viso. Ancora più vicino: la pelle è perfetta, dorata, compatta, distesa nell'abbraccio del sonno. Vicinissimo: le labbra quasi a contatto, le fronti che si sfiorano, i respiri già confusi.

Sta per baciarlo davvero, ma è l'anima che si ribella all'improvviso, si contrae, forza il corpo a ritrarsi. Oh non è capace di ingannare se stesso; per una volta, la fuga non è codardia.

Bas apre gli occhi lentamente su Oh-aew disteso supino, immobile, sveglio. Si concede per un attimo di allentare il controllo, di aprire la diga ai sentimenti che prova. Li contempla, li lascia scorrere. Per quanto impetuosi, gli argini rinforzati del suo cuore li contengono senza permettere che arrivino al viso o si affaccino agli occhi. Il tormento e la passione si riducono al gesto meccanico di deglutire, alla tensione delle dita che stringono il lenzuolo, nascoste alla vista.

Si guardano, sapendo che qualsiasi parola diranno nei minuti successivi, a fare la differenza saranno quelle non pronunciate. 

Forse, sarebbe prudente tacere.

Bas è paziente, controllato, empatico, ma prudente non è stato mai. «Ti alzi così presto anche oggi?» Resta, facciamo finta che sia vero.

«Sì, è meglio. Devo proprio studiare.» Non posso. Finiremmo per crederci. «Ti ho svegliato? La luce ti dà fastidio? Ora la spengo.» Perdonami.

«No, non preoccuparti. E' questo letto...perché è diverso dal mio. Devo solo abituarmi.» Non scusarti, rimani e basta. Rimani e sarà tutto perfetto.

«Capisco.» La perfezione non esiste.

Bas non è prudente e nemmeno portato alla rassegnazione. «Oh, il prossimo capodanno cinese... ti andrebbe di passarlo insieme?» La perfezione è qui, adesso. Per questo non ci rinuncio. «Dopo l'ammissione, possiamo andarcene da qualche parte, noi due.» 

«Dove?» Per un istante, disegnato dalla luce del sorriso di Bas, sembra davvero perfetto.

«Dove vuoi. Possiamo trovare un posto carino dove andare insieme.» Insieme. Insieme. Insieme.

Se servissero orecchie anche per le parole non dette, quell'ultima spaccherebbe i timpani per la sua violenza. Invece la stanza resta avvolta dal silenzio, dalla risacca, dai cinguettii notturni.

Sarebbe il momento perfetto per l'illusione e l'ambiguità.

Oh-aew è insicuro, pessimista, fragile, ma ipocrita non è stato mai. «Mi piacerebbe» dice, ed è un rifiuto senza appello. «Chiederò anche a Mod e agli altri di venire. Più siamo, più ci divertiamo.» Non è giusto. Non posso. Non voglio.

Il sorriso di Bas cambia natura, senza spegnersi. Dopotutto, è proprio quella la perfezione: poter comunicare senza parole, con la certezza di comprendersi ben oltre il mondo dei sensi. Un dono troppo raro per non goderselo fino in fondo, per soffrire a dismisura ci sarà tempo più avanti.

«Okay» risponde Bas. E vuol dire ti amo.

«Okay» ribadisce Oh. E vuol dire mi dispiace.

«Adesso vado a studiare. Tu dormi un altro po'» dice infine Oh, scostando le lenzuola per alzarsi. Prima di uscire, spegne la luce.

Nel buio, il soffitto è il fondale per un gioco di ombre. A Bas sembra un mare agitato, un oceano di flutti tempestosi che infuriano sopra la sua testa. Per questo si sente sprofondare e annegare lentamente, i respiri sempre più corti, più ansiosi, più affamati d'aria. E' quello che accade alle navi, quando si mettono sulle rotte dei ghiacci. L'urto è stato violento, lo scafo è squarciato, dalle falle esce sangue a fiotti.

Bas riaccende la luce: una delle sue più ferme convinzioni è che tutte le cose, compreso il dolore, vadano guardate dritte in faccia.

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