CAPITOLO 16 - Doppio standard


«So che domani è sabato, ma non posso proprio venire da te» dice Teh serio, fissando la viedeocamera. «Mi dispiace» aggiunge subito. Non si sente particolarmente triste, ma lo diventa un po' quando vede la reazione avvilita di Tarn sullo schermo. Più che altro, si sente in colpa.

«Devo aiutare i miei amici a studiare. L'esame è vicino» le spiega. «Andremo tutti al resort di Oh-aew. Lì possiamo usare la sala che hanno per gli eventi: è enorme, sai, come una vera aula d'esame.»

«Davvero? Sembra meraviglioso» commenta Tarn sarcastica. Quanto sarà meravigliosa una gita che le porta via Teh l'unico pomeriggio che hanno per vedersi, meglio che si trattenga dal dirlo.

«Pensa che Kai ha trovato dei fac-simile della prova, da usare per la simulazione. Sono proprio identici agli originali!» racconta Teh.

A Tarn sfugge del tutto il motivo di tanto entusiasmo e non riesce a trattenersi: «Ohi Teh, parli come se l'esame dovessi farlo tu. Se non te ne ricordi, sei già stato ammesso. Perché dovresti andare con loro? Spiegamelo!»

Teh sta facendo la chiamata dal retro dell'aula di cinese, nella pausa. E' seduto per terra, con le spalle contro il muro e il telefono tenuto dritto sulle ginocchia piegate. Di fronte a lui, appena fuori dalla portata della videocamera, sono accalcati gli altri cinque, che sghignazzano silenziosamente. E' uno spasso vedere Teh sulle spine, messo sotto scacco dalla sua ragazza.

«E' per tenerli d'occhio» risponde Teh, accigliato.

Tarn non abbocca e lo fissa scettica, le labbra contratte, gli occhi delusi.

«In realtà fa tutto parte di un mio piano diabolico» riprende Teh, lisciandosi i capelli con la mano e sorridendo. Ha cambiato completamente tono di voce.  «Così ti mancherò un sacco. E sarai obbligata ad ammetterlo.»

Questa versione di Teh spigliata e ammiccante fa morir dal ridere tutti tranne Oh-aew, che storna lo sguardo. E Tarn, che è indecisa se debba sentirsi lusingata o presa in giro.

«Va bene. Okay» sospira Tarn.  Davanti a Teh, un coro di esultanza muta, «...ma a una condizione» continua lei. Sa bene che Teh ha già deciso, tutto quello che può fare è cercare di farlo sentire un po' in debito. «Devi venirmi a trovare appena torni.»

Teh annuisce senza esitare.

«Prometti!»

«Certo! Non ti preoccupare, verrò. Appena sbarco.»

Gli altri sono tornati in classe, solo Oh-aew continua a vagare intorno a Teh, badando di restare fuori dall'occhio della videocamera. E' difficile per Teh ignorarlo, così gli getta uno sguardo interrogativo, rapido, ma non abbastanza.

«Che stai guardando Teh?» chiede subito Tarn, sospettosa. «C'è qualcuno lì con te?»

Oh si china e si siede lentamente di fronte a Teh, badando di non fare rumore. Ora possono guardarsi senza che Teh debba sollevare gli occhi.

«Chi è?» incalza Tarn.

Teh corre ai ripari, invocando le sue doti di attore: simula un gigantesco sbadiglio, roteando gli occhi, mentre si copre la bocca con la mano. «Non c'è nessuno» mente. «Ma ho un sonno terribile, per questo sono un po' sconcentrato. Scusami.»

Tarn, come sempre, desidera più di tutto credergli. «Hai fatto le ore piccole con i videogiochi, scommetto. Di' la verità!» lo rimprovera.

«No, non ho giocato affatto» si difende subito Teh. «Mi sono svegliato alle quattro per aiutare Oh-aew a studiare.» E' la verità, ma nel momento stesso in cui gli esce di bocca, Teh capisce di aver fatto un passo falso.

«Ma guarda! E come mai quando te l'ho chiesto io di svegliarti presto non l'hai fatto? Mi hai detto subito di no.»

Oh drizza le orecchie, il suo sguardo si fa interessato.

Teh invece sospira mentalmente. Fino a quel preciso istante non gli era proprio passato per la testa quel paragone. «Tu studi architettura, che aiuto potrei darti? A lui insegno cinese.»

E' una buona risposta, dal punto di vista razionale, ma a Tarn non interessa scomodare la logica in quel momento. Oh la pensa esattamente come lei: Teh l'ha fatta grossa, per questo è molto curioso di come si evolverà il discorso.

«Dai non fare quella faccia, non arrabbiarti con me, perfavore» la prega Teh, con un broncio implorante e tenero.

Oh-aew pensa che Tarn debba essere una sciocca, per cascarci.

«Appena rimetto piede sulla terraferma, corro da te» supplica ancora Teh. «Prometto di farmi perdonare. Va bene?»

«Ma sì, sì. Va bene, va bene» concede Tarn. «Ora però devo andare, sta per cominciare la lezione.»

«Fa' la brava e metticela tutta! A che ora finisci oggi?»

«Alle sei.»

«Torna subito a casa e vai a dormire presto, hai bisogno di riposare. E mandami un messaggio quando arrivi.»

Tarn sorride. «Ciao!»

«Ciao ciao» risponde Teh, salutando e mandando baci con la mano; subito dopo chiude la chiamata.

«Fai la brava, metticela tutta» Oh rifà il verso a Teh, cantilenando con voce acida e una smorfia demenziale. «Torna a casa. Scrivimi quando arrivi. Ciao ciao ciao ciao.» E' uno scherzo, ma serve anche a sublimare il fastidio di quella chiamata. 

«Ti stai divertendo tanto?» chiede Teh, dandogli un colpetto di avvertimento sul braccio con il telefono. «Sono così divertente?»

«Perché dovrebbe dirti quando arriva a casa? Sei il suo custode? Che senso ha? Che ti cambia saperlo?» chiede Oh-aew.

Teh si stringe nelle spalle. «Perché mi preoccupo per lei, voglio proteggerla. Sto più tranquillo se so che è a casa, al sicuro.» Un istante dopo, sta già di nuovo parlando di studio: «Domani Oh non ti farò lezione privata. Voglio che facciate tutti lo stesso test. L'ho preso dalle prove d'esame degli anni passati. Sarà una vera simulazione. Così potrai renderti conto di cosa sai fare, in quanto tempo. E capirai se riesci a rimanere concentrato anche con un po' di pressione addosso e con la gente intorno.»

Oh annuisce, non si sente per niente spaventato. «Andrà bene. Basta che tu ci sia. Che mi aiuti fino all'esame.»

Resta. Anche alle quattro di mattina. Anche nel fine settimana. Sempre.

Qualcosa nelle parole non dette supera le barriere di Teh e gli arriva dentro. Brilla per un attimo, prima di finire inghiottito dalla solita voragine.

L'emozione si stempera in una gara di linguacce, smorfie, spinte, schiaffi e la solita lotta fasulla, che Oh perde sempre. Anche essere così vicini è un gioco.

***

Dopo la lezione, si spostano al pub e lì rimangono fino a cena e anche un po' oltre. Il primo a congedarsi è Mod, che è in ritardo per la chiamata serale alla sua ragazza. L'ansia con cui guarda l'orologio e le manovre per liberarsi degli altri fanno risaltare le differenze con la chiamata di prima di Teh a Tarn, praticamente in pubblico, praticamente una formalità.

Dopo Mod, anche Kai e Phil se ne vanno. L'appuntamento è per domani al molo, alle dieci.

Sulla soglia, Oh-aew si trova in mezzo fra Teh e Bas. 

«Hai voglia di studiare ancora un po'?» propone Teh.

«Sì, volentieri» risponde Oh di getto.

«Quindi stasera non torniamo a casa insieme?» si inserisce Bas, con il solito sorriso gentile. Non c'è ombra di rimprovero, solo un po' di malinconia. «Non farai troppo tardi se resti?»

Oh-aew si riscuote. Diavolo, è con Bas che sta cercando di fare passi avanti, ha senso perdersi una bella occasione di restare soli in auto?

«Bas ha ragione. Non preoccuparti per me» interviene Teh. «Fai come preferisci.»

Questa volta Oh non riesce proprio a interpretare il messaggio sommerso. Teh sta sorridendo, come Bas. Entrambi lo stanno fissando.

Si aspettano che scelga? Fra il ragazzo che gli piace da un semestre e il suo... all'improvviso non c'è più una definizione adatta per il rapporto che ha con Teh. Sembra che cambi ogni giorno, che si evolva e che si deformi. In quel momento è un groviglio senza senso.

«Allora... è tardi, forse è meglio che torni a casa con lui» dice Oh, senza staccare gli occhi da Teh. E' la risposta giusta?

«Va bene» risponde Teh, sfoggiando un gran sorriso. «A domani, allora.»

Oh si rilassa, dopotutto è lui a decidere. Dopotutto, è capace di pensare da solo, non dipende da Teh fino a questo punto. Ecco, fatto.  Ormai è tardi per ripensarci.

«Ciao ciao!»

«Guida con prudenza.»

«A domani!»

Teh resta sulla soglia a guardare le loro schiene, mentre si incamminano verso il parcheggio; Oh è qualche passo indietro e si gira due volta a salutarlo con la mano.

Bas vorrebbe godersi la vittoria, fare tesoro del tempo strappato a Teh. Ma il suo sesto senso è in piena allerta: gli sembra di essere una pedina usata in modo maldestro da giocatori principianti, in una partita di cui nessuno sa le regole. Non è affatto certo che Oh-aew volesse davvero tornare a casa con lui, anzi, è propenso a credere il contrario e non sa bene spiegarsi la sua scelta.

Con la distanza da Teh aumenta in Oh la convinzione di aver preso la decisione sbagliata. A ogni passo si pente un po' di più di essere lì e deve resistere alla tentazione di voltarsi e tornare indietro di corsa. Se si scusasse con Bas, lui di certo capirebbe.

Con la distanza da Oh matura in Teh la consapevolezza di esserci rimasto molto male e di doversene dare la colpa. Sa di aver forzato la mano di Oh-aew; pensava che creargli un'occasione con Bas fosse una mossa da vero amico. Una mossa che ora vorrebbe non aver fatto. Si aggira ciondolando davanti al pub, strascicando i piedi, tormentando con le dita le foglie di un povero ficus. Spera ancora di vedere Oh tornare indietro e scegliere lui.

Il telefono trilla quando Oh ha appena accantonato l'idea di scappare via.

Bas continua a camminare guardando avanti, fidandosi, come Orfeo, solo dei passi svogliati alle sue spalle. Si blocca quando si accorge che Oh si è fermato. E a quel punto si volta, temendo qualsiasi cosa sia comparsa sullo schermo.

Anche Oh-aew, dopo un'occhiata al messaggio, si volta indietro, cercando chissà cosa fra i palazzi di cemento e le luci dei lampioni. Poi torna a fissare il telefono, ipnotizzato. Gli occhi si dilatano, il sorriso si incurva e si addolcisce, emozioni contrastanti gli sfiorano il viso, si posano sui lineamenti per un attimo e poi subito tornano sommerse.

Dal freddo che Bas sente addosso, l'iceberg è già troppo vicino.

Scrivimi quando arrivi a casa.

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