CAPITOLO 11 - Veri segreti
Il giorno dopo Teh torna a scuola, in anticipo. E' il giovedì della sua seconda settimana di vacanza, eppure gli sembra di aver sprecato anche troppo tempo a ciondolare in casa senza scopo, rimuginando. Quindi ha preso l'autobus e si è presentato in classe con largo anticipo rispetto all'inizio delle lezioni, come sempre. Ci sono alcuni dei compagni, un po' stupiti di vederlo lì, ma non c'è Tarn, che si sveglia alle quattro per disegnare e arriva sempre a ridosso della prima campanella.
Teh si sente ancora scosso per gli eventi della sera prima: nelle ultime tredici ore nessun segno di vita da parte di Oh-aew, neppure un messaggio lapidario, un commento inutile, un tag o uno stupido steacker.
Questo silenzio lo tormenta. Anche l'altra volta, dopo la maledetta recita, era cominciata proprio così, con un silenzio innaturale. Ripetere lo stesso errore due volte è troppo stupido, per uno in gamba come lui. E poi le cose che ieri sembravano sciocche da dirsi ad alta voce, oggi, alla luce del giorno, paiono perfettamente sensate.
Siamo tutti amici.
Non è vero. Non tutti uguali, non amici nello stesso modo. Anche Oh deve pensarla così. Oppure no? Il tarlo di questo dubbio lo rode da dentro. Non è una banale lamentela, la sua, ma la giusta rivendicazione del significato profondo della loro amicizia. Un'amicizia intima ed esclusiva.
Afferra il quaderno di calligrafia e scrive amico intimo, in bei caratteri cinesi, all'interno delle prime caselle vuote. Fissa quei segni come se l'inchiostro ne contenesse i misteri profondi. Merda, è davvero troppo irrequieto.
Intimo, scrive di nuovo. Intimo. Intimo. Intimo. Intimo. Intimo.
Cosa non ha funzionato esattamente? Dove ha sbagliato? Non lo sa, ma sicuramente quel silenzio protratto è un errore, un rischio che non vuole più correre.
Si alza di scatto, chiudendo con un tonfo il quaderno, rimette tutto in fretta nello zaino. Gli altri si voltano a guardarlo. Mancano cinque minuti alla campanella, ha tutto il tempo che serve per farsi trovare fuori dal cancello quando suonerà. Sulla soglia incrocia il sorriso di Tarn e biascica qualcosa di illogico, a proposito delle vacanze. Lei lo segue con lo sguardo, in dubbio se essere divertita o preoccupata. Suo malgrado, sceglie la seconda.
Nell'ora di traffico fra scuola e casa, Teh ha elaborato un piano, che si regge sul ricordo del suo primo giorno alle superiori: delle due divise che forniva la vecchia scuola a ogni studente, una era sempre enorme, perché quelle di taglia piccola finivano subito. Crescerai, aveva detto mamma. E infatti ora è cresciuto. Recupera i pantaloncini blu e la camicia rosa dal fondo dell'armadio: ora gli stanno un po' piccoli, ma sono ancora indossabili. Se li infila e corre di nuovo fuori, tenendo d'occhio l'orologio.
«Teh? Che cavolo ci fai qui?» gli occhi sgranati di stupore di Oh-aew valgono da soli il rischio che Teh sta correndo. Lo ha sorpreso in mensa, con il piatto in mano.
Prima che Teh possa rispondere, Oh ha già reagito: ha abbandonato il pranzo e lo ha raggiunto. Gli fa segno di tacere col dito sulle labbra e lo trascina via per il polso, a passo svelto nei meandri dei corridoi del pianterreno, fino al luogo meno frequentato a ora di pranzo: il cortile sul retro, dietro al deposito ingombro di sedie, panche e tavoli smontati.
«Sei pazzo? Come ti viene in mente di fare una cosa del genere?» I rimproveri di Oh sono pieni di genuina preoccupazione «E se qualcuno se ne accorge? Guarda che passi un guaio grosso...»
«Devo parlarti» esordisce Teh. E' orgoglioso della sua trovata, e ancora di più del coraggio che sta dimostrando a se stesso. «C'è qualcosa a cui non riesco a smettere di pensare.»
Oh-aew è interdetto, questa versione di Teh che infrange le regole con leggerezza è inedita. «Di che si tratta?»
«Ecco, io...» Alla resa dei conti, Teh esita, sul suo viso compaiono un paio degli impercettibili tic, che Oh conosce alla perfezione.
«Dai, sputa il rospo!»
«Io volevo spiegarti di ieri. Ci sono rimasto male, questa è la verità» confessa Teh.
Niente che Oh-aew non sapesse. Ma evita di forzare altre spiegazioni, lascia a Teh il tempo di scegliere le parole più adatte.
«Ci sono rimasto male quando hai detto che siamo tutti tuoi amici» prosegue Teh. «Merda, quanto è difficile da spiegare... io credevo che...ecco, che ci fossimo riavvicinati.»
Oh-aew osserva in silenzio tutti i segni del nervosismo di quella confessione.
Teh deglutisce e continua: «Ieri mi sono sentito come se... come se fossi al loro stesso livello. Per te, voglio dire, nella tua considerazione.»
Ascoltandosi, Teh si sente molto stupido. E' un discorso da bambini dell'asilo e il fatto che Oh continui a guardarlo in quel modo, senza dire una parola, non aiuta. «Guarda, è davvero un casino da spiegare. Non so più neanch'io che volevo dire. Lasciamo perdere» conclude in un sospiro amareggiato e imbarazzato, con lo sguardo inchiodato a terra e gli occhi socchiusi.
Oh-aew scuote il capo con indulgenza. «Ohi, mi hai fatto spaventare. Credevo volessi dirmi chissà cosa...»
Teh non osa ancora sollevare gli occhi.
Oh riprende: «Il tuo problema è sempre lo stesso Teh: tu alle cose ci pensi troppo. Perché ti metti a rimuginare a questo modo su tutto?»
Ovviamente, non c'è una risposta. Teh è fatto così e lo sanno entrambi.
«Sei il mio migliore amico. Punto» chiarisce Oh-aew.
Teh si sente quasi sopraffare dal sollievo. La luce che gli si raccoglie negli occhi quando sorride è tanto abbagliante da costringere Oh-aew a distogliere lo sguardo. Ma non è una serenità che dura a lungo.
«Okay, d'accordo» risponde Teh, adombrato. «Sono un vero scemo.»
«E' tutto a posto, quindi?» chiede Oh.
«Mn»
«Non mi sembra.»
«Non è niente. Niente di importante, non preoccuparti, davvero» dice Teh.
Ma a questo punto Oh-aew ha capito. E' la voragine nascosta dentro Teh, che brama di essere nutrita: approvazione, attenzione, conferme. «Mi stai dicendo che sei triste perché ho detto a tutti quello che ti avevo confidato, giusto?»
Teh deglutisce. Si sente sciocco, ma allo stesso tempo confortato. Nessuno riesce a capirlo bene quanto Oh.
«Allora facciamo così» prosegue Oh. «Ora ti dico una cosa che non sa nessuno e che nessuno deve sapere. La dico solo a te, va bene?»
«Sentiamo.»
Oh-aew esita solo un attimo, si torce le mani, si morde il labbro, prima di chinarsi e sussurrare all'orecchio di Teh: «Mi piace Bas. Tanto.»
«Merda!» grida Teh. Ha riconosciuto la trepidazione di un segreto vero e gli pare di stringere in mano tutto quello che voleva.
«Shhhh!» gli fa segno Oh sventolando le mani «Abbassa la voce!»
Il fatto che a Oh-aew interessi un ragazzo, anziché una ragazza, non merita per Teh neppure un secondo di considerazione. E' una cosa normale, tutto sommato. Normale magari no, ma possibile, almeno per alcuni. Forse, nel caso di Oh, non era neanche tanto difficile da indovinare.
«Ma dici davvero? Sei serio?»
Oh annuisce, arrossendo. Ora sorridono entrambi.
«Merda, che notizia! Dai, voglio sapere tutto!» lo sprona Teh, che sta assaporando sul palato il gusto sapido della confidenza. «Parla!»
«Che ti devo dire? Mi piace.»
«Eddai! Muoviti! Racconta! Voglio i dettagli!»
Le orecchie di Oh-aew sono color rosso acceso. «Merda Teh, sono timido. Abbi pazienza.»
«Sei timido? Ma che vai dicendo? Sputa il rospo!»
«E' successo lo scorso semestre. A un certo punto un giorno Bas mi ha detto: passo davanti al molo per andare a scuola, se vuoi ti do un passaggio.»
Il pensiero di Teh esita solo un attimo sulla corsa in sidecar di qualche notte prima. «E tu?»
«Io sul momento mi sono detto: merda, e quanto mi ricapita un'occasione così, di farmi scarrozzare. E non pensavo che sarebbe venuto sul serio. Mi è preso un colpo quando l'ho visto il giorno dopo che mi aspettava. E il giorno dopo ancora. Sono rimasto scioccato.»
«E... ?»
«E beh, in macchina siamo soli, abbiamo avuto qualche bel momento.»
«...ah sì, eh? Qualche bel momento....»
«Che ti ridi?»
«Sai una cosa? Ormai siamo all'ultimo semestre. Dovresti dirglielo.»
«Ma sei matto? No! Non ho il coraggio... chissà cosa penserebbe di me. Farei la figura dell'idiota.»
«Ma quale idiota! Perché?»
«A lui piacciono le ragazze. Era fidanzato, non hai sentito ieri? E io non voglio perdere un amico.»
Teh in realtà è abbastanza convinto che Bas ci starebbe, non ha certo l'aria di uno che si scandalizza per il fatto di piacere a un ragazzo. Oh-aew è simpatico, intelligente. Bello, anche, e non poco. E poi Bas non fa che stargli sempre appiccicato, dovrà pur significare qualcosa.
«Sai una cosa? Ti aiuterò io» afferma Teh con convinzione. E' la sua soluzione preferita, quella di spendersi per gli altri. Per quelli di cui gli importa. Per Oh-aew.
«E come?»
«Non ti devi preoccupare, ci penso io!»
L'incantesimo di quelle parole e della convinzione che le sostengono funziona con Oh, a prescindere dal soggetto e dall'argomento. Nel momento in cui le sente pronunciare, tutte le insicurezze si dissolvono, tante cose già bollate come irrealizzabili scivolano di soppiatto entro la sfera del possibile, guidate dal flauto magico della voce di Teh.
«Però tu...» prosegue Teh, puntando l'indice sul petto di Oh «non devi distrarti. Pensa solo a studiare. Ormai l'esame è vicino.» Nell'ultima frase è nascosto un pensiero sommerso e inconfessabile: se gli esami andranno come devono, saranno loro due a studiare insieme recitazione a Bangkok, e Bas finirà chissà dove, chiuso in una triste facoltà di economia.
«Ti senti meglio, vero?» gli chiede Oh. E' la cosa che gli interessa di più.
«Io? Perché, ero giù di morale? Di che stai parlando?»
«Eri un funerale, altroché...»
«Ma che vai dicendo?»
«Me lo sono sognato quel muso lungo... sono allo stesso livello di tutti gli altri, ci siamo riconciliati... » Se il talento da attore si misurasse con la capacità di rifare il verso a Teh, Oh-aew avrebbe dovuto entrare con l'accesso diretto.
«Anche a me piace una ragazza» spara Teh, per fermare la presa in giro. Ma anche per restituire il favore e ripagare la fiducia.
«Quella che diceva Kai ieri? E chi è?»
«Una mia compagna di classe. Si chiama Tarn.»
«State insieme?»
«No. Non ancora. Noi... » Teh sorride. Si immagina di avere una certa aria da uomo di mondo, ma risulta più che altro giovane e impacciato. «Noi ci frequentiamo. Chiacchieriamo un sacco, sai com'è...Ma per ora, chiacchieriamo e basta.»
«Chiacchierate e basta? Come no... » lo provoca Oh-aew. L'imbarazzo li fa ridere entrambi di gusto.
«Vuoi vedere una sua foto?»
«Certo!»
Teh armeggia con il telefono. «Eccola. E' lei. Non è bellissima?»
Lo è. Oh-aew lo pensa sul serio. «Ora la seguo su Instagram. Tu che aspetti? Vai e conquistala!»
«Certo! Ce la farò di sicuro!» scherza Teh. Ma è chiaro che un po' ci crede. Anche Oh-aew ci crede.
«Ehi Teh, posso chiederti una cosa?»
Oh gli ha afferrato il polso e lo sta stringendo leggermente.
«Cosa?»
«Di questa storia, di tutto quello che ti ho detto, non devi dire niente. A nessuno. Nemmeno una parola. E' un segreto, sul serio.»
La risposta è una pioggia di pacche sulle spalle. Sghignazzano, più che ridere, un po' d' imbarazzo e un po' di felicità. Teh si china verso Oh-aew, con la mano a schermare le labbra, per sussurrargli nell'orecchio una parola cinese: «Mìmì .» Oh-aew sa benissimo che significa segreto.
Il passato è sfumato nel presente, sul futuro non ci sono più ombre.
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