SCACCO AL RE
La Palazzina di Caccia
Il sole basso illumina i prati della palazzina di caccia con una luce dorata, creando un'atmosfera quasi irreale. L'aria è fresca, carica del profumo di erba e bosco. Osservo Michael mentre si prepara per la battuta di caccia: ogni movimento è misurato, preciso, quasi innato. Il re, dall'altra parte, appare rilassato, lontano dalla rigidità della corte.
"Michael, vedo che non avete perso il tocco dalla vostra ultima visita del 1848," commenta il re, accennando a un sorriso mentre il giovane prepara l'arco.
Michael, con una calma disarmante, risponde: "La caccia è un'arte, Maestà. Come la politica, richiede pazienza e precisione."
La battuta inizia, i cani si muovono veloci tra i cespugli, e Michael dimostra subito la sua abilità, abbattendo un cervo con un solo colpo. Il re, impressionato, si avvicina a lui: "Forse ho sottovalutato il vostro talento."
Al termine della caccia, il gruppo si ritira in una sala della palazzina. Sento che è il momento di affrontare i temi per cui sono venuto.
"Maestà, vi ringrazio per questa giornata," inizio, scegliendo le parole con cura. "Ma vi prego di concedermi qualche momento per discutere una questione urgente."
Il re annuisce, il tono più severo ora: "Parlate, Alessandro."
Con calma, estrao un fascio di lettere, ancora sigillate. "Queste prove, Maestà, smascherano il marchese Della Valle come un traditore. Le lettere contengono dettagli sui suoi incontri con emissari austriaci, scambi di informazioni sulle nostre truppe e persino complotti contro la stabilità del regno."
Il re prende le lettere con esitazione, scrutandone i sigilli. "Sigilli intatti," mormora, sfogliandole con attenzione. Il suo volto si oscura mentre legge, un misto di incredulità e rabbia.
"Non posso ignorare queste accuse," dice alla fine, guardandomi negli occhi. "Ma quali sono le vostre richieste?"
Rispondo con fermezza: "Primo, l'annullamento del vincolo tra il marchese e mia sorella Amalia. Costringerla a sposare un traditore sarebbe un oltraggio alla sua dignità e alla vostra giustizia."
Il re annuisce lentamente. "E poi?"
"Un titolo per Rosina, Maestà," continuo. "Non lo chiede per sé, ma per assicurare un futuro alla figlia, Vittoria. Ha promesso di mantenere la discrezione e di non alimentare pettegolezzi, ma senza questa protezione, il rischio per lei e per la bambina è troppo grande."
Il re si passa una mano sul viso, visibilmente combattuto. "Rosina... È una donna complessa. Mi avete dato molto su cui riflettere, Alessandro."
Michael interviene, la sua voce piena di calma e determinazione: "Maestà, non si tratta solo di giustizia. Si tratta di costruire un regno che guardi al futuro. Un regno che includa tutti, che protegga i deboli e che riconosca il valore di ogni individuo, indipendentemente dalla loro nascita o posizione."
Il re guarda Michael, un lampo di rispetto nei suoi occhi. "Parlate bene, Michael. Forse troppo bene per un uomo così giovane."
La contessa madre, che è rimasta silenziosa fino a quel momento, aggiunge con un sorriso enigmatico: "Maestà, gli uomini spesso sottovalutano il potere della persuasione femminile. Noi donne, nei secoli, abbiamo affinato l'arte dell'astuzia per sopravvivere in un mondo che ci voleva mute."
Rosina, che fino a quel momento aveva osservato in silenzio, si fa avanti. "Maestà, sono consapevole che ottenere un titolo con la regina consorte in vita sarà arduo. Sotto Carlo Alberto, la mia vita è stata complicata. Vi prego, concedetemi un titolo nell'ombra, per me e per assicurare un futuro a vostra figlia, o ai prossimi, se Dio vorrà. Non verrò a corte finché la regina sarà in vita. Le chiacchiere ci saranno sempre, ma io non le alimenterò."
Si volta verso di me, i suoi occhi pieni di speranza. "E voi, Alessandro, vi auguro di salvare vostra sorella e voi stesso. Gli anni a venire li intravedo drammatici. Ora siete duca: accettate il vostro destino e dateci benevolenza da lontano. Prego che Sua Maestà vi ascolti."
Il re si alza, scrutando il gruppo con uno sguardo profondo. "Tutto questo richiede riflessione. Ma sappiate, Alessandro, che la vostra lealtà non sarà dimenticata."
Dopo un lungo silenzio, il re posa lo sguardo su di noi, il viso velato da un'espressione di stanca riflessione. La sua voce è calma, quasi paterna, ma carica di un'autorità che non si può ignorare.
"Alessandro, Michael," comincia, il tono più grave, "ci sono verità che il potere insegna a chi deve portarne il peso. Il vostro legame, sincero e profondo com'è, non troverà mai pace in questa corte. Le chiacchiere vi seguiranno come un'ombra, e i pregiudizi della società non vi daranno tregua. Non è una questione di giustizia o di valori, ma di ciò che il mondo è disposto a tollerare. E qui, purtroppo, il vostro amore non sarà mai giustificabile."
Michael, seduto accanto a me, trattiene il respiro, i suoi occhi azzurri fissi sul re. Io sento un nodo stringermi il petto, ma non posso dargli torto.
"Vi consiglio," continua il re, "di trovare una soluzione lontano da queste mura. L'Inghilterra vi offre una via, Alessandro. Il titolo di Duca vi darà protezione e un motivo per allontanarvi, senza suscitare sospetti. Là potrete costruire una vita insieme, lontano dagli intrighi e dalle aspettative che vi schiacciano qui."
Si ferma un attimo, come se valutasse l'impatto delle sue parole. Poi il suo tono si fa più morbido. "Quanto a tua sorella, il vincolo con il marchese sarà annullato. Amalia avrà la libertà di sposarsi con un popolano, ma lontano dagli occhi indiscreti della corte. Una cerimonia discreta e una ritirata temporanea nella villa di Racconigi o persino in Inghilterra le daranno il tempo necessario per sfuggire agli scandali. La società è rapida nel trovare nuovi bersagli."
Michael si sporge in avanti, la sua voce è un filo sottile ma deciso. "E il marchese, Maestà? Le prove che abbiamo..."
Il re solleva una mano per interromperlo. "Il marchese Della Valle è un uomo pericoloso, Michael. I suoi vizi sono noti, ma la sua rete di alleanze lo rende quasi intoccabile. Non possiamo defenestrarlo senza rischiare un contraccolpo che sarebbe disastroso per il regno. Tuttavia," e qui un'ombra di soddisfazione gli attraversa il volto, "ora abbiamo i mezzi per tenerlo sotto controllo. Sarà costretto a seguire una linea più prudente, o le sue ambizioni verranno soffocate."
Un silenzio carico di tensione cala nella stanza. Il re si alza lentamente, camminando verso la finestra. Poi si volta verso di noi, il suo sguardo più gentile. "Vi lascio il tempo di riflettere, ma ricordate: il futuro non appartiene a chi combatte il mondo, ma a chi lo comprende e trova il modo di prosperare nonostante esso."
Il re si alza, camminando verso la finestra, e per un momento il suo volto appare più rilassato, quasi indulgente. Poi si volta verso di noi, un sorriso enigmatico che si dipinge sulle labbra.
"Amici cari, c'è una cosa che devo dirvi," comincia, con un tono che tradisce una confidenza inusuale. "Non ho mai dato credito a quelle baggianate sui patti fra i nostri regni. I miei occhi sono ben aperti su ciò che accade. A Monza non si terrà nulla, almeno non finché il giogo austriaco non sarà definitivamente estirpato dalle nostre terre."
La sua espressione si indurisce per un istante, come un sovrano che riflette sulla pesante eredità del proprio regno. Poi, con un accenno di sorriso, aggiunge: "Ma voi due siete destinati a una missione diversa, e altrettanto cruciale. L'espansione austriaca nei Balcani ci preoccupa. L'Inghilterra, d'altro canto, vuole una nazione forte e unita, non un'Italia spezzettata e soggetta alle potenze straniere."
Michael si irrigidisce accanto a me, i suoi occhi che scintillano di una curiosità vigile. Io stesso mi sento colpito dalla franchezza del re.
"Ho bisogno di fedeltà in Inghilterra," continua, il tono sempre più deciso. "La vostra presenza lì sarà preziosa, non solo per voi stessi ma per la visione che condividiamo. Alessandro, Michael, voi siete giovani e avete ancora tanto da dare al futuro di questa nazione. La vostra lontananza sarà, in verità, una vicinanza strategica. Ricordate, un'Italia forte non può esistere sotto il controllo degli austriaci o di altre potenze. E voi due sarete tra gli artefici di questa idea."
Si ferma, osservandoci attentamente, prima di concludere con un sorriso più largo, quasi affettuoso. "La fedeltà che vi chiedo non è solo alla mia corona, ma a qualcosa di più grande: un futuro di libertà e forza per tutti noi. Voi potete farlo, e io ho piena fiducia nelle vostre capacità."
Michael mi lancia uno sguardo intenso, e io annuisco lentamente, sentendo per la prima volta il peso di una responsabilità che va oltre la nostra relazione e la nostra fuga dalle aspettative della corte. Il re si siede di nuovo, questa volta con un'aria quasi di complicità.
"Vi lascio a riflettere," dice infine, con un gesto che sembra liberarci dal peso del momento. "Ma ricordate: l'Inghilterra sarà una nuova casa, una nuova battaglia. E per questa nazione che sogniamo, sarete indispensabili."
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