6.


Le lingue danzavano  nelle lore bocche, lasciando degli sciocchi carichi di sospiri di piacere che si unirono, si fusero in uno. La vicinanza tra i due era così poca; le gambe di Rin sembravano molli come delle gelatine e per fortuna che c'era la presa salda del corvino a tenerla, altrimenti sarebbe crollata lì da un momento all'altro.

《Toji...》
Disse lei.

《Smettila di parlare.》
Sussurrò quell'ordine; le fece perdere la testa. Lei spinse le mani nei capelli scuri di lui e strinse quei lunghi ciuffi scuri e lisci.
In men che non si dica, si trovarono stesi sul letto; lei con la schiena contro il materasso e lui al di sopra, a cavalcioni sul suo corpo con le dita che tastavano ogni punto coperto.
E per fortuna, aprì le gambe e lasciò accomodare lui in mezzo a esse.
Le mancavano così tanto quelle labbra, quei tocchi così rudi delle mani e le dita grandi che assaggiavano la sua pelle.
La facevano sospirare e inarcare la schiena di più verso l'uomo.
Fece scivolare la mano verso il retro del suo collo e lo spinse maggiormente con le labbra verso le proprie.
Gliele morse, le andò a leccare e le assaggió  lentamente.

《Ora basta.》
Disse lui, con un sibilo, staccandosi immediatamente dalle sue labbra ma lei non ebbe nemmeno il tempo di dire altro che si ritrovò le mani del corvino che le andarono a sfilare la felpa della tuta, denudandola sulla parte superiore del corpo e passò le labbra lungo tutta la scia di esso, che partiva dal suo seno e finiva verso sopra l'ombelico.

Le dita di Rin raggiunsero nuovamente i capelli del corvino e li strinsero: il cuore martellava come un pazzo nel suo petto e il respiro le si smorzó  a mezz'aria quando percepí le dita di Toji stuzzicare l'elastico dei pantaloni.
Quella presa la stava distruggendo.
Era la seconda volta che sentiva tutte quelle sensazioni piacevoli, solo lui era capace di farle provare tutto quello.

Quando il primo dito si infilò all'interno dell'intimo,  cercando subito la sua cavità, lo sentí spingere fino in fondo e lei fece un sussulto, chiudendo gli occhi e stringendo la presa delle dita.
Non fiatò,  così voleva lui.
Ma spinse il bacino verso quel dito e lo mosse come a voler chiedere silenziosamente di più.
Ma lui, da grandissimo stronzo qual era, invece no.
Rimase con un dito impiantato dentro di lei e lo stava anche muovendo lentamente. Ogni colpo era una tortura così forte che si alzò appena sui gomiti e lo osservò anche male: lui stava ghignando sotto i baffi.
Già lo sapeva.
《Stronzo.》
Sibiló, rimanendo in quella posizione.

《Te lo meriti.》
Spinse d'un tratto un altro dito, entrambi fino in fondo a toccare un punto preciso che subito la fece inarcare nuovamente e gemere, le dita le roteó velocemente aggiungendo il pollice ad accarezzare il suo clitoride.
《Già sei bagnata.》

《Vaffanculo. 》
Ansimó Rin, sentendo tutti gli umori lasciare l'uscita che stava torturando l'uomo, si morse le labbra.
Dio, Toji era proprio un pezzo di merda. Per giunta, lui sfilò le dita e se le passò sulla lingua, assottigliando lo sguardo.
La donna deglutí  lentamente.
Si sentiva calda, dalla testa ai piedi, la stava provocando e inoltre stava combattendo con tutta sé stessa per non dargliela vinta per saltargli addosso.

Immediatamente le labbra di lui andarono alla ricerca del suo collo, si attaccarono a esso e iniziarono a lambire e a succhiare vari punti di pelle al punto tale da farla mugolare.
Le dita scesero verso l'elastico dei suoi pantaloni e non ci mise molto a sfilarli via dalle sue gambe.

Quando riaprì gli occhi vide che anche Toji si fosse spogliato velocemente; sorrise e avvolse le braccia intorno al suo collo sodo, attaccando le labbra alle sue in un bacio passionale.
Le era mancato così tanto; le lingue si intrecciarono tra di loro in una danza bagnata e bisognosa.
Aveva bisogno di sentirlo.

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Non sapeva come fossero arrivati a quel punto; nudi tra le coperte, in un intreccio di gambe e braccia.
Lei si era appisolata contro il petto di lui, i capelli arricciati e crespi per la pioggia, gli occhi socchiusi e quasi sul punto di cadere in un sonno profondo.
Era tutto perfetto, niente avrebbe potuto rovinare quella bellissima atmosfera.  Si sentiva così tranquilla e lontana dai pensieri intrusivi.
Fin quando, non fu proprio Toji a farle aprire gli occhi.
L'uomo non era proprio la delicatezza in persona, infatti la spostò per alzarsi senza nemmeno curarsi più di tanto se fosse sveglia o meno.
Lei fece uno sbadiglio,  afferrando i lembi delle coperte per portarseli contro il seno e appoggiarsi con la schiena contro il cuscino.
《Non hai perso il tuo essere delicato a quanto pare.》
Lo punzecchió  la donna, ma quando l'altro non rispose capí che ci fosse qualcosa che non andava.
Il corvino, di spalle e in piedi, aveva raccolto il pantalone da terra e aveva preso un pacchetto di sigarette, se ne era infilata una in bocca e l'aveva accesa.
《Toji ?》
Chiese lei, storcendo le labbra quando lo vide percorrere la stanza e mettersi vicino alla finestra, che andò ad aprire: una folata di vento freddo, mista a pioggia, si insinuò all'interno così forte che la costrinse a stringersi dentro le coperte.

《Tuo padre.
Perché vuole uccidermi ?》
Sussurrò lui, sbuffando fuori il fumo dal naso.

《Come mai me lo chiedi ?》
Sussurrò lei, guardandolo.
L'uomo non accennava per niente a girarsi, si limitava a guardare fuori dalla finestra mentre sbuffava grosse boccate di fumo.
La sua schiena soda era così liscia che avrebbe voluto passarci su il dito.

《Rispondi.》
Gettò la sigaretta dalla finestra e chiuse con un tonfo la finestra. Così forte che lei sussultó.
Poi si andò a girare verso la sua direzione; Toji non sembrava essere arrabbiato ma aveva il viso corrugato in un'espressione confusa.
Fece un passo in avanti, in direzione del letto, e si sedette sul bordo di esso.
Rin non riusciva mai a capire cosa gli passava per la testa; era così intricato, particolare e misterioso quell'uomo.

Passò le dita sulle coperte, strette ancora tra le mani e guardò nei suoi occhi:《Non lo so, Toji. Lui vuole ucciderti perché pensa che tu sia troppo forte.》
Mormorò, facendogli scuotere la testa e allungò un braccio verso la sua direzione, le dita grosse si appoggiarono su una delle sue cosce coperte e la strinsero, poi si bilanció in avanti.

Sentiva il respiro di Toji infrangersi sul viso, Rin lasciò la presa delle coperte facendole quindi cadere e portó una mano sul suo viso spigoloso.
《Quindi quell'uomo biondo dell'altro giorno che mi stava scattando le foto è stata comunque opera di tuo padre ?》

Le dita di lei che stavano passando ad assaggiare la sua pelle, si immobilizzarono immediatamente e gli occhi si alzarono in quelli dell'uomo,  di nuovo:《no...in realtà è stata opera mia. Volevo sapere dove ti trovassi.》

《Hai bruciato poi le prove, vero ?》
Le chiese Toji,  stringendo maggiormente la presa sulla sua coscia, mentre lei faceva mente locale.
Dopo essersi fatta dare i documenti e averli letti, era partita subito per andare da Toji ma i documenti...li aveva rimasti in camera.

《Cazzo...》
Sussurrò.
《Sono in camera mia.》
Spinse subito via Toji, scivolando fuori dal letto e recuperando di fretta le sue cose, di vestì  in un baleno.
《Devo ritornare subito.》
Sussurrò, infilandosi il cappellino sulla testa.

Toji la stava osservando; ancora l'aria assonnata e i capelli sparati in aria.
Prese i pantaloni e se li infilò.
《Vengo con te.》

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