5.


《In che senso sei incinta ??!》
L'urlo di Naoya riempì tutta la stanza, cioè...il buco di stanza che prendeva dal salone alla cucina.
Toji, dopo la notizia, si era chiuso nel suo silenzio di stampa e nella sua stanza. Già se lo immaginava: seduto sul letto che stava fissando il vuoto.
《E poi perché tu sei qui ??!》
Continuó a urlare il biondo; la sua furia era più comica di quella spaventosa di suo cugino.

Rin era seduta sul divano davanti al tavolino in legno, l'altro invece si trovava in piedi con le mani nei capelli.
《Toji è in pericolo. Voglio aiutarlo.》

《Solo perché probabilmente è il padre di tuo figlio, cosa di cui non ne siamo certi, non vuol dire che tu debba proteggerlo.》
Naoya a quel punto assunse un tono serio, intrecció le braccia al petto e la guardò con un sopracciglio alzato. Nonostante volesse apparire calmo, quel tremolio al sopracciglio faceva smentire tutta la sua calma apparente.
Cercava di restare calmo. Ma non ci riusciva. Rin avrebbe preferito che stesse zitto, piuttosto.

《È Toji il padre, chi altrimenti.》
Sospirò lei, portandosi la mano sul ventre e abbassando la testa.
Non aveva voglia di ribattere a tutte quelle parole che stava dicendo il biondo; già era una merda così quella situazione. 

《Che ne so. Magari qualcun altro che ti sei scopato.
Toji non sarebbe così idiota da andare al letto con il nemico senza preservativo.》
Sussurrò il biondo.
A quel punto lei, strinse le labbra e si alzò.
Era infuriata; quell'idiota come si permetteva di offenderla  in quel modo.
Si avvicinò a lui e fece per tirare uno schiaffo per farlo stare zitto. Ma entrambi vennero interrotti dalla voce del corvino.

《Smettila Naoya. Ora basta.》
La voce di Toji risuonó potente in quella piccola stanza: da oltre le spalle del biondo, Rin vide l'uomo avanzare verso il centro della stanza e  appoggiare la mano sulla sua spalla.

《Non dirmi che tu...e che lei...》

La corvina alzò un sopracciglio, Naoya sembrava essere confuso e probabilmente provava anche qualche altra cosa, ma combatteva contro tutto se stesso per non darlo a vedere. Rin aveva capito che il biondo rispettasse molto suo cugino.

《Basta così.》
Gli occhi sottili di Toji guardavano quelli di Naoya.
Quest'ultimo, a sua volta, gli lanciò un'occhiata ammonitrice ma finalmente rimase in silenzio e si mise da parte.

《Toji.》
Rin sembrò pietrificata; con quelle parole, aveva preso un po' di respiro, a parte spostare lo sguardo e l'intera attenzione del corvino verso di lei.

《Tu vieni con me.》
Ringhió; gli occhi ancora assottigliati in due fessure e le labbra storte in una specie di ghigno arrabbiato.
Era il tono utilizzato da chi non voleva sapere nessuna replica.

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Si chiusero nella stanza, la stessa della notte in cui aveva dormito lì.
Non era cambiato nulla, a parte che il disordine era aumentato ancora di più.

《Perché siamo qui ?》
La ragazza era in piedi, vicino la porta con la schiena premuta contro essa mentre Toji era dalla parte opposta della stanza con le braccia intrecciate contro il petto.

《Perché dobbiamo parlare.》

Rimasero ancora in silenzio.
《Tu sei venuta qui solo per salvarmi ?》

Rin annuì.

《Pensi che io non sia forte abbastanza da fare il culo a quel vecchio di tuo padre ?》
Le chiese, puntandosi il dito contro il petto.
I loro sguardi erano incastrati l'uno nell'altro come tessere di un puzzle.
Nonostante l'incastro combaciava; i loro caratteri erano incompatibili.
Loro si attiravano ma si respingevano anche.
Erano come una forza che sarebbe esplosa prima o poi, come una bomba a orologeria.
Era solo questione di tempo.

《Non è questo. È che...》
Sussurrò ma rimase in sospeso la frase, lei.
Toji non la stava facendo parlare, non la voleva sentire. Non voleva essere ammaliato dalle parole di una sirena traditrice. Era ancora deluso da lei.
Non aveva più fiducia.

《Solo perché porti in grembo mio figlio non voglia dire che io possa perdonarti per ciò che hai fatto. Mi hai mentito, Rin. Cosa ti aspettavi che facessi dopo questo?
Volevi un mazzo di rose colorate e un anello al dito ?》
Lui rimaneva fermo, davanti a lei. Le braccia ancora strette contro quei pettorali sodi.
Gli occhi chiari della donna scivolarono prima sull'intreccio  delle vene che si ramificavano  lungo le braccia, scendevano sulle mani un po' coperte da esse e infine quei pettorali sodi che ogni volta la uccidevano.

《Non saresti Toji.》
Fece un sospiro, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi e riportando gli occhi in quelli dell'uomo.
《Non voglio tutto questo. Voglio solo salvarti.》

A quel punto, lui fece qualche passo in avanti fino a chinarsi verso di lei.
Aveva il viso così vicino al suo che poteva sentire il suo respiro infrangersi contro la pelle.
La donna percepiva una serie di brividi correrle lungo tutto il corpo.
La stava uccidendo con quella vicinanza.
《Non ho bisogno di essere salvato.》
Sibiló ogni parola, in modo chiaro e limpido come un bicchiere pieno d'acqua.

Lei non rispose.
Era l'ennesima provocazione dell'uomo, detta per vedere la reazione di lei.
Ma aveva ragione; lui non aveva bisogno di essere salvato.
Lui era forte abbastanza da salvarsi il culo ogni dannata volta.
Rin alzò una mano, spingendo un dito sul suo viso e tracciando i contorni della cicatrice sulle sue labbra, erano ruvidi. Una cicatrice molto vecchia, ma che su di lui era così bella. Come tutto d'altronde,  anche il suo carattere di merda.
Lo sguardo della corvina si abbassò su quel dito sottile impegnato a tracciare ancora i bordi della sua cicatrice, non vide che l'altro aveva alzato la mano, ma invece di fare altro aveva lasciato che continuasse.

《Hai ragione.
Hai ragione anche a essere incazzato.
Ma Toji...mi sei mancato così tanto.》
Sussurrò lei, togliendo il dito dalle sue labbra e avvicinandosi così tanto da sostituirlo con le proprie in un bacio a stampo, disperato e pieno di nostalgia. 

Toji non ne rimase sorpreso, anzi.
Sciolse i muscoli, fece passare le braccia intorno ai fianchi della donna e la tirò a sé, spingendo la lingua nella sua bocca.
Sì,  ne era proprio ammaliato da quella sirena tentatrice.
Non ne poteva fare niente e per di più lei portava in grembo suo figlio.





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