3.
Pensava davvero che quell'incontro con Toji fosse stato un miraggio; altrimenti come avrebbe potuto spiegare a suo padre do averlo visto e non avergli fatto nemmeno un graffio?
Come mai non era riuscita nemmeno a mettergli un dito addosso.
Non era nemmeno riuscita a sfiorare il corvino.
Si maledisse mentalmente, si portò le mani sul viso e si lasciò scappare un urlo soffocato nei palmi delle mani.
《Ti odio, Toji.》
Ringhió, facendo scivolare via le dita dalla pelle calda e alzò poi il viso verso lo specchio: il trucco agli occhi era colato, il rossetto era sbavato e i suoi occhi erano lucidi.
No, non era vero: lei amava Toji.
Odiava solo il fatto che non riusciva ad odiarlo.
Lo odiava; come odiava il suo viso, odiava la sua voce, odiava la sua cicatrice sulle labbra e il viso che si corrugava, odiava il suo sorriso da stronzo che la irritava ogni volta che faceva finta di nulla.
Lo odiava perché la rendeva debole ogni cazzo di volta.
Si strinse nelle spalle, facendo un profondo sospiro; cercava di lasciare libera la testa da quei pensieri intrusivi, pensieri tossici, pensieri sull'unica persona che era mai stata capace di farle provare delle emozioni così forti.
Portò le dita sul petto appena scoperto, sentendo il cuore battere forte e accelerato.
Lasciò un paio di respiri e si sistemò il trucco allo specchio, prima di uscire da quel bagno.
Toji non doveva essere andato troppo lontano. Le persone in quella sala, connessa al bagno, erano tante e lui non le sarebbe sfuggito così facilmente.
Assottiglió gli occhi, spingendosi oltre i corpi di quegli sconosciuti e slittando verso il tavolo. Fece scivolare le dita sull'argenteria, stringendo il manico lucido e freddo di un coltello e lo nascose dietro la schiena; doveva trovarlo e ammazzarlo.
Così avrebbe fatto felice suo padre e si sarebbe tolta anche dalla testa quella fottuta ossessione per Toji Fushiguro.
Pensó, scivolando poi in direzione del giardino, lontano dal vociare confusionario e dalla musica classica.
Sapeva le mosse di Toji, conosceva già qual' era la prossima come se ce le avesse stampate nella testa.
Il corvino era una carta conosciuta: preferiva muoversi nel buio, indisturbato, e poi attaccare nel momento giusto.
Da vero codardo, aveva pensato la prima volta in cui l'aveva conosciuto.
Però non poteva negare la sua forza, era forte abbastanza da bloccarla e anche bravo a prendere alla sprovvista.
E difatti: un paio di grosse braccia la afferrarono intorno ai fianchi e si sentí subito trascinare indietro, fino a quando non andò a sbattere contro qualcosa di duro.
《Stavi cercando me, principessa ?》
Quel qualcosa di duro, non era un muro ma era proprio il petto di Toji; una buona occasione per lei per girarsi velocemente e puntargli la lama del coltello alla gola ma non sapeva quanto la situazione fosse pericolosa fin quando non sentí qualcosa spingere sul suo ventre; anche Toji le aveva puntato il coltello contro.
《Cosa ci fai ancora qui ?》
Sibiló, gli occhi puntati nei suoi.
Doveva farlo fuori il prima possibile, non riusciva a concentrarsi.
Quegli occhi brillavano con i raggi della luna piena che c'era in auel giardino.
Poteva sembrare tutto così romantico; loro due da soli, sotto il cielo pieno di stelle che si stavano guardando negli occhi.
L'unica pecca erano quei coltelli che si stavano puntando; la nota che andava a stonare con quel quadretto perfetto.
Spinse il coltello più in profondità, nel collo dell'uomo ove iniziò a sgorgare un rivolo di sangue, lui intanto spinse il coltello di più fino a che non sentí un primo strappo.
《Ti avevo già detto di non provocarmi, principessa?》
《Sí, la prima volta che ci siamo visti.
E ti ho anche detto di non chiamarmi così.》
Sussurrò lei, assottigliando gli occhi.
Il cuore stava pompando così forte.
Lo sguardo invece incollato in quello dell'uomo.
E a quella vicinanza con lui si sentiva così male.
Era la sua debolezza.
《Tu perché mi hai cercato ?》
Il suo tono era serio; la sua voce bassa e rauca.
La stava uccidendo lentamente.
E non lo sapeva nemmeno, o forse sì?
Sentiva che le gambe sarebbero cedute da un momento a un altro.
《Tenevo sotto controllo la situazione; non sia mai che ti passasse per la testa di rapire qualcun altro.》
Lo prese in giro lei, con tono serio.
Lui, intanto, fece una piccola risata piena di sarcasmo, bassa e silenziosa.
Nonostante rideva, sapeva che non fosse felice o divertito, anzi...nei suoi occhi traspariva solo rabbia...tanta rabbia.
Pensava di conoscerlo bene, ormai:nonostante Toji fosse una tavola piatta priva di emozioni ogni minimo cambiamento nella sua voce o nello sguardo dimostrava più delle parole.
《Non dirmi stronzate.》
Sussurrò, appoggiando velocemente la mano su quel braccio in cui aveva il coltello, glielo storse tanto da farlo cadere in mezzo all'erba ai loro piedi e la spinse violentemente con la schiena contro il muro.
Rin mugoló dal dolore: era la seconda volta che Toji la sottometteva in quel modo.
In quel momento, l'uomo era davanti a lei, con le mani ai lati della sua testa e si guardarono di nuovo.
《Stavo cercando te. 》
《Per cosa, Rin ?》
Ringhió lui; stava perdendo la pazienza. Aveva scoperto i denti davanti in un'espressione rabbiosa.
Tanto che aveva stretto i pugni che le vene sulle sue braccia si erano gonfiate.
Lei rimase in silenzio, ma lui perse la pazienza e sbatté un pugno sul muro:《Non parli ora ?!?》
Le urlò contro; era arrabbiato.
Lei non sbatté nemmeno le palpebre mentre stava vivendo la rabbia dell'altro a un palmo di distanza, così vicino che un po' di saliva le andò a finire sul viso.
《Lasciami. O mi metto a urlare. Non ti conviene in questo caso.》
Sussurrò, pulendosi il viso con il dorso della mano, con tutta la tranquillità del mondo.
Lui si spostò, dopo essersi guardato intorno e lei finalmente poté liberarsi dalla presa, afferrò i lembi del vestito e lo alzò appena, dirigendosi nuovamente verso l'entrata della villa mentre si lasciava alle spalle un Toji confuso, spaesato e ancora più arrabbiato.
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