2.


《Mi serve l'abito più elegante che tu hai.》
Toji assottiglió lo sguardo nella direzione di Naoya; gli occhi ancora assonnati e le braccia intrecciate al petto.
I capelli corvini erano sparati su alla rinfusa e aveva la t-shirt stropicciata.  Aveva appena aperto occhio, era sera e aveva dormito la maggior parte della giornata.
Poi si era presentato nella cucina con quelle parole.

《Cosa...? 》

《Dimmi che ce l'hai. Non chiedermi nulla. 》
Rispose; fu proprio categorico.
Non voleva rivelare null'altro.

《Dovrei avere un pantalone e una camicia, in qualche scatola nell'armadio. Li avevo usati per trattare con delle persone.》
Naoya si alzò velocemente dalla sedia, uscì dalla stanza e tornò poco dopo con i vestiti in mano che andò ad appoggiare sulla superficie vuota del tavolo: un pantalone e una camicia.
Avevano la stessa taglia, più o meno, a Toji bastavano. Quindi annuì e prese i vestiti.

《Ci vediamo stanotte allora.》
Uscì dalla cucina.

Naoya sbucò  con la testa fuori e urlò un:《cerca di non tornare a casa con nessuna donna ! Ho il sonno leggero e non voglio sentire accoppiamenti di animale in calore dalla mia stanza.》

Naoya non lo sapeva, ma il suo obiettivo non era di certo quello di trovarsi qualcuno di disponibile con cui scopare; non ne aveva la testa e poi non me aveva bisogno.

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La stanza era piena.
Suo padre aveva proprio impegnato tutti i maggiordomi e gli inservienti della villa per addobbarla da cima a fondo, c'erano tutti i personaggi più importanti in quel salone e Rin svettava tra una persona e un'altra. Il rumore dei suoi tacchi era lontano e sovrastato dal suono della musica classica che riempiva l'ambiente.
C'era un vocio in sottofondo e il rumore dei bicchieri che tintinnavano tra di loro.

Prese da un vassoio un bicchiere lungo e lucido pieno di champagne, uno dei più costosi che c'erano nella distilleria di suo padre.

Qualcuno passò e le fece qualche complimento, lei rispose con un mezzo sorriso per poi fuggire via.
Aveva bisogno d'aria, quindi si infilò nel bagno trovandolo libero.
Si appoggiò con le mani al freddo lavandino di marmo e fece un respiro profondo. A pieni polmoni.

《Come siamo eleganti, principessa. 》
La voce che giunse alle sue orecchie le fece risalire una scossa dritta lungo la spina dorsale.
Avrebbe riconosciuto quel tono tra mille.

《Toji...》
Sussurrò lei, voltandosi di scatto.
Sperò tanto che quella fosse solo una illusione ma dovette ricredersi quando vide il corvino li, di fronte a lei, in carne e ossa.
《Come diavolo sei entrato qui ?》
Sussurrò lei.
A lui bastarono un paio di falcate per raggiungerla e ritrovarsi di fronte al suo viso.

《Ho le mie conoscenze.》
Sibiló abbassandosi alla sua altezza e sfiorandole il viso con il fiato.
Lo sentiva troppo vicino, le palpitazioni del cuore erano così forti.
Lui sapeva l'effetto che le faceva.

《Perché sei qui ?》
Nonostante avesse tutti gli organi in subbuglio, Rin teneva lo sguardo incollato negli occhi dell'altro.

《Non ti sono mancato ?》
Le lunghe dita sfiorarono i capelli corvini di lei.
《E hai anche avuto il tempo di farti una piega mentre ero da solo in quel vicolo.》
La stava provocando.
Rin lo sapeva benissimo, ma non riusciva a muovere nemmeno un muscolo.

《Toji...》
Sussurrò, ma l'altro sostituì quella dolce carezza a una presa forte con le dita sotto il suo mento.
I suoi occhi erano di fuoco; l'uomo era arrabbiato e lei sapeva anche il motivo.

《Toji un cazzo.
Che rapporto avevi con Mei Mei ?
Perché lei sembrava conoscerti?》
Sibiló, stringendo di più le dita sulla pelle pallida di lei.

《Mi fai male.》
Si lamentò l'altra, ma nonostante ciò i suoi occhi erano incollati in quelli di lui. Non aveva nessuna intenzione di cedere.

《Rin.》
Il suo tono si fece ancora più grave. Strinse le dita così forti che le sue unghie si infilzarono nella pelle delicata della donna fino a farle fare dei versi di dolore.

《Lei ...era mia cugina. Avevamo l'ordine di ucciderti.》
Sussurrò, poggiando le dita sul suo braccio e facendo una piccola pressione ma il braccio di Toji era troppo muscoloso  e lei non avrebbe potuto batterlo da sola.
Non voleva. Nonostante suo padre le avesse dato l'ordine di ucciderlo se lo avesse visto.

《Perché ?》
Allentó un po' la presa delle dita ma non tanto .

《Perché è stato lui a inviare quelle lettere anonime a tutti i sicari della città. Sapeva che li avresti fatti fuori e sapeva anche che saresti rimasto solo.》
Sussurrò lei, spostò lo sguardo sul petto di lui: si stava alzando e abbassando velocemente. Era arrabbiato.

《Perché non mi hai ucciso ? Mi hai usato come pedina ?》

Rin rimase in silenzio.
Aveva ragione. 
Lo sguardo abbassato.

《Cazzo !》
Lasciò la presa dal suo viso e tirò un pugno sul marmo del lavandino, facendola sussultare poi uscì dalla stanza.
Rimase lei da sola, immersa in un silenzio assordante fatto di mille pensieri.
Si girò lentamente verso lo specchio e si guardò attraverso esso: i suoi occhi erano lucidi, sulla pelle toccata da Toji invece c'erano i suoi segni.

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