11.


Era una corsa contro il tempo: Shingemo le aveva fatto perdere tempo.
La donna ormai si sentiva soffocare mentre premeva al massimo l'acceleratore, incurante del fatto che, anche se in piena notte,
Tokyo continuava a essere movimentata, con tutte quelle auto e quelle persone che andavano avanti e indietro.
Lei sfecciava, il rombo del motore lo percepiva fino a dentro le ossa. Spinse sull'acceleratore,  trattenendo il fiato.
Le luci della città le sfrecciavano davanti agli occhi, nella notte.
Era arrivata subito, doveva solo sperare che l'auto fosse ancora sulla strada.

Se Toji fosse entrato, lei non avrebbe più potuto fare nulla, non aveva più quel potere.

Avvistó  il furgone nero; non era stato difficile individuarlo in mezzo a tutte quelle macchine costose e lucide.
Era lo stesso in cui era entrato il corvino, ne era sicura.
E per esserne maggiormente sicura, il suo sguardo scese verso la targa della vettura.
Ricordava quella combinazione di numeri come se fosse la combinazione della cassaforte di casa sua.

Il furgone era fermo, imbottigliato nel traffico.
Lei invece si trovava con l'auto a poche macchine di distanza; buttó fuori l'aria lentamente, chiudendo gli occhi poi guardò il lato del passeggero: sul sedile si trovava il borsone nero che aveva riempito con le armi.
Se fosse andato tutto storto avrebbe dovuto usarle.
Non era la prima volta che uccideva qualcuno, era successo già, con Toji.
Quando lo aveva salvato da Satoru e Suguru.
Quei scagnozzi che erano stati immediatamente sostituiti da quel Toge e quel Yuta. Suo padre faceva così, per lui erano tutti degli oggetti: le persone era subito sostituibili. Non funzionavano ? Le gettava e passava al prossimo. Così com'era successo con lei. L'uomo non amava nessuno, nemmeno la sua stessa figlia.
Fece un sospiro, appoggiando la testa sul manubrio in pelle del volante e chiuse gli occhi.
《Questo traffico del cazzo non ci volava proprio.》
Sussurrò, alzando poi gli occhi nel momento in cui sentì  il clacson suonare.
I classici idioti spacconi  e cafoni,  pensó quando gli occhi grigi si inchiodarono sul nero metallizzato di quel maledetto furgoncino.

Fin quando questo non si spostò. Lei ingranó la marcia e si avvicinò lentamente, assottigliando gli occhi. Non era abituata a guidare, né tantomento con le auto sportive che appartenevano a suo padre ma in quel momento era stata molto esperta con lo slalom tra le varie auto che c'erano nel traffico e se l'era cavata anche senza nessuna ammaccatura.
Sarebbe stata una seccatura se si fosse dovuta fermare nel momento in cui avrebbe preso la fiancata o il paraurti di un'altra auto.
Fece un sospiro e subito si tirò immediatamente su, quando vide entrare il maledetto furgoncino in un vicolo, più isolato dal traffico della città. Forse per raggiungere l'istituto senza nessun'altro  intoppo. Erano furbi, ma lei lo era molto di più.
Era notte, aveva poca visione ma riuscì chiaramente a vedere la sagoma del furgone davanti alla sua auto, lo sorpassò  velocemente sulla destra e poi girò la macchina con uno scatto dei polsi, mettendosi di traverso e bloccando la strada al guidatore.
Non riuscì a vedere chi stesse guidando in quel momento, avevano i vetri oscurati, ma riconobbe Toge che, dopo aver aperto la portiera del passeggero, scese.
Lei fece lo stesso, non prima di aver recuperato una pistola dal borsone ed averla nascosta nella grossa tasca della tuta.

《Cosa ci fai tu qui ?》
Gli occhi viola dell'altro si assotfigliarono sospetti, aveva ancora una mano stretta alla portiera e guardava la donna.
Era serio...ma sempre oppure solo in quel momento?

No, non erano cose che le interessavano in quel momento. La sua priorità era solo Toji.
Rin strinse le labbra e fece un passo in avanti, sicura come lo sguardo che aveva in quel momento.
Nonostante sentisse il fiato mancarle nella gola, fece degli ulteriori passi in avanti. Il ragazzo dai capelli biondi sembrava invece rilassato.
《Toji. Liberatelo.》
Sussurrò, guardandolo.

《Come ?
Non sembra il caso e tu dovresti essere da tuo padre in questo momento.》
Rispose solamente l'altro, poi girò lo sguardo e si guardò intorno come se stesse alla ricerca di qualcosa, fino a ritornare a soffermarsi su di lei.
《Dov'è Yuta ? Avrebbe dovuto essere con te.》

Lei sospirò:《lascia andare Toji, ti prego.》

《No.》
Ringhió deciso.
Sembrava essere un ragazzo di poche parole e basta.
《Abbiamo avuto quest'ordine.》

《Non tornerò indietro. Non senza Toji.》
Lei strinse le mani, e si gettò a capofitto  du si lui.

Gli assestó  una gomitata in faccia, diretta e così forte da farlo allontanare. Nel frattempo,  un uomo urlò.  Seduto sul posto del guidatore, nel furgoncino, c'era un altro uomo: capelli castani, occhi spalancati e mani  strette intorno al suo collo.
Lui si stava ribellando alla presa.
Riconobbe le braccia toniche di Toji,  le quali erano passate dalle sbarre e le dita si erano avvolte intorno al collo dell'altro. 
Lui aveva fatto prima.

《Cosa ti salta in mente ?!》
La voce di Toge.
Lei girò lo sguardo e prese la pistola, puntandogliela sulla fronte.

《Nessun'altro  passo falso o ti ammazzo.》
La voce di Rin era fredda e distaccata.
L'altro si era paralizzato sul posto, gli occhi spalancati con la bocca aperta.
Non disse nulla, mentre lei entrò  nel furgoncino e si chiuse la portiera.
Girò lo sguardo in direzione di Toji; riuscì a vedere il verde dei suoi occhi da oltre quelle sbarre che li stavano separando.
Intanto, l'uomo che guidava aveva perso i sensi e lei si era spostata, in modo tale da aprire l'altra portiera e spingerlo fuori.
《Non pensavo che saresti venuta.》

《Ne parliamo dopo.》
Lei si posizionó al posto guida e ingranó la retromarcia, spingendo fino a fondo l'acceleratore per uscire fuori da quel vincolo.
《Non ti lascerò più da solo.》

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