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L'uomo era ancora lì di fronte a lei, aveva messo la schiena rivolta alle vetrate per concentrare tutta l'attenzione sulla donna dai capelli corvini; il sorriso ampio e sfacciato sul suo viso la testa facendo irritare e non poco.
《Allora ? Chi cazzo sei ?》
Sibiló la donna, facendo dei passi in avanti appoggiando poi le buste a terra.
Riuscì a vedere meglio il viso dell'uomo, piano piano che si era avvicinata a lui: un taglio sulle labbra, occhi sottili e chiari e capelli neri schiacciati sul viso, le cui punte andavano a sfiorare fronte e guance.
Era vestito completamente in nero: t-shirt aderente e pantaloni cargo, sul dorso aveva quello che sembrava un giubbotto antiproiettile.
《Sei muto per caso ?》
L'uomo intrecció le braccia al petto; li la donna si accorse quanto fosse ben piazzato a muscoli.
Aveva braccia enormi e le mani grandi.
《Se ti ha mandato mio padre sappi che non ho bisogno di ulteriori persone che mi stiano attaccate al culo.》
Sussurrò Rin; pensó che fosse qualche altra guardia del corpo che suo padre le avesse dato.
《Ma che caratterino.》
Il sorriso sulle labbra dell'uomo era rimasto, ma le parole che aveva utilizzato erano ricoperte di un sarcasmo tagliente. Aveva persino alzato un sopracciglio sottile e scuro.
《Stai sbagliando di grosso, io non c'entro nulla con tuo padre.》
《Ah...allora parli.》
Fece lei, imitando l'uomo; intrecció le braccia sotto i seni, socchiudendo gli occhi in due fessure sottilissime e taglienti. Degli occhi grigi che potevano fulminare chiunque ma a quanto pareva sull'uomo non facevano nessun effetto.
《Dimmi chi sei.》
《Abbiamo dimenticato le buone maniere qui ? 》
Lo sconosciuto si lasciò scappare un piccolo risolino con le labbra serrate e lasciò cadere le braccia lungo i fianchi, decise di muoversi e di girare attorno a lei.
Il suo sguardo era incuriosito; sembrava un predatore in procinto di attaccare la sua preda.
Ma lei rimaneva fredda, piatta, aveva a che fare tutti i giorni con sgangerati del genere. Soggetti fuori di testa.
《Non sono io a essermi intrufolata senza permesso a casa di qualcuno. Almeno che tu non voglia lucidare il mio pavimento oppure spolverare le mie Saint Laurent, ma penso di no perché non hai la faccia di un governante. Non capisco cosa tu ci faccia in casa mia.》
Lei rimaneva tranquilla, lo sconosciuto rimase a girare per un altro po' fino a che non si fermó di fronte a lei, l'ampio petto di lui le ostruiva la visuale.
Vedeva come si stava abbassando e alzando lentamente.
《Okay, mi sono scocciato.》
D'un tratto, si caló sulle ginocchia.
Lei fece una espressione confusa, alzando il sopracciglio corvino:《mh ? Che cazzo fai pervertito ??》
Ma quando lui, con le grosse braccia artiglió le sue gambe e la tirò su, si sentí soffocare da quella stretta. Ma non ebbe il tempo di ribellarsi che sentí subito la pancia scontrarsi con la spalla del corvino. La teneva stretta per un braccio per non farla cadere.
《Cristo santo, mettimi a terra o mi metto a urlare !》
Si agitó, chiudendo le mani a pugno e iniziando a colpire forte la schiena dell'altro, ma ovviamente senza nessun effetto; la sua schiena era un fascio di nervi e muscoli e lei era minuta. Aveva ottenuto lo stesso effetto di una zanzara che mordeva la pelle: fastidioso e rimorso. Ma lei non demorse, iniziò anche a tirare i calci. Le sue scarpe con il tacco avevano la punta abbastanza appuntita e quindi non perse tempo a dare calci contro il suo addome, ma ciò che non sapeva la ragazza era che lo sconosciuto aveva preso dalla tasca una pistola, l'aveva puntata contro la finestra aperta e aveva subito sparato quello che era un rampino.
《Stringiti forte, principessa.》
《Cos-》
Sentí uno spostamento forte d'aria, scontrarsi con i suoi capelli, che la costrinse a chiudere gli occhi ma quando li andó aprire vide l'immensa città sotto di loro e l'uomo che invece lì teneva appesi a un filo.
《Tu sei pazzo !》
Continuó ad urlare, agitandosi ancora di più, tirando pugni e calci all'uomo.
Ma l'altro come al solito non ebbe nessuna reazione, anzi la strinse con il braccio libero. Le serviva viva.
《Sta un po' zitta.》
Sentí il suo petto muoversi. Una risata. Quel maledetto stava ridendo. In quella situazione. Ciò fece di più infuriare Rin.
Che si agitó ulteriormente, ma percepí chiaramente la mano dell'uomo spostarsi dalla sua coscia fino al suo sedere, dove le schioccò un sonoro schiaffo su una natica.
Ciò la fece zittire subito, e garantì anche all'uomo di porre fine al suo piano; dondoló velocemente, siccome a nessuno dei due piaceva stare appesi come dei salami in pieno giorno e sopra l'intera città in movimento, poi saltò e atterrò sul tetto di una casa poco lontana e più bassa del palazzone da cui si erano gettati.
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