13

Vide Toji uscire da lì dopo un quarto d'ora pieno.
Era seguito da un uomo. Lei scattò subito sull'attenti, seduta al lato del passeggero non aveva trovato modo di scendere per andare ad aiutarlo.
E guardò i due avvicinarsi all'auto.
Non aveva nessun dubbio che ce l'avesse fatta, però gli aveva promesso che l'avrebbe aiutato e, per quanto fosse una stronza viziata, cercava sempre di mantenere le promesse.
Toji, quando si avvicinò all'auto, la aprì: le serrature scattarono immediatamente e, solo quando gettò l'uomo in macchina sui sedili dietro, si accorse che lui fosse ammanettato.

《Toji, ma che caz-》
Lui spinse la portiera, con un tonfo e, nonostante avesse la maglia nera, sulle braccia scopro vide alcune gocce scure e le venne un brivido alla vista. La sua mente andò subito all'immagine di un Geto e un Gojo stesi sul pavimento della camera d'albergo sopra una pozza dello stesso colore. Sangue.

《Io ho pagato tutto quanto ! Lo giuro ! Il capo della Yakuza sa tutto !》
L'uomo sbraitava e non aveva mai visto Toji così irritato, mentre andava a stringere il volante tra le mani.

《Basta, cazzo ! 》
L'urlo  di Toji che anticipó  quella frenata così brusca fece andare a sbattere il politico con il viso contro il sedile, mentre lei era già pronta a quell'impatto già aveva appoggiato le mani sul cruscotto.
《Stammi bene a sentire.》 Il corvino si girò di scatto verso di lui e gli puntò il dito contro:《Non sono della Yakuza,  non mi devi dei soldi. Ora sta zitto.》
Probabilmente lo sguardo di Toji era diventato così freddo e distaccato, che se avesse potuto staccargli  la testa con gli occhi già lo avrebbe fatto da un bel pezzo.
L'altro non rispose, Rin lo vedeva tremare sul posto e da quell'angolazione giurò anche di aver visto una striscia di sudore colare sul viso.
《Bene. Se non c'è altra obiezione io parto.》
Non diede a nessuno il tempi di rispondere che aveva già acceso la macchina e stava guidando verso Roppongi. 

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Roppongi era famosa per gli eleganti complessi e anche perché era l'unica città in cui c'erano degli eccellenti musei dell'arte.

Da piccola, era andata qualche volta con suo padre, prima della morte di sua madre.
Era troppo piccola all'epoca,  non ricordava nemmeno più che viso avesse la donna.

Lui l'aveva portata in qualche museo e ricordava benissimo i quadri e le varie statue particolari e stupende. Ne era rimasta così estasiata che per un breve periodo di tempo aveva avuto la fissa di frequentare un istituto artistico; le sarebbe piaciuto molto mettere in mostra i suoi quadri. Ma ovviamente aveva scartato la cosa a priori quando, un giorno, un insegnante le aveva detto, in modo indiretto, che - un disegno fatto per un compito in classe- non aveva rispettato le regole principali del disegno.
E c'era rimasta così male che, quando era ritornata a casa quel giorno, aveva gettato via tutti gli album e le matite per i disegni.

《Hey Rin.》
Toji le sventoló  la grossa mano davanti al viso, che storse infastidita e andò a girare il viso verso di lui, con un sopracciglio alzato, ma non rispose alla sua domanda.
Si era appena accorta che fossero arrivati e riconosceva anche quel punto della zona.

La zona, a sud, era caratterizzata dalla famosa Tokyo Tower, il simbolo che aveva reso famosa quella città; era una torre così alta che superava addirittura tutti i palazzi nei dintorni e il colore sembrava quello del Golden Gate Bridge di San Francisco,  la notte si illuminava di tante piccole luce e sembrava tanto fatta d'oro.
Ricordava anche quella torre, nonostante fossero sfocati tutti quei ricordi della sua infanzia; suo padre l'aveva portata anche lì, più per un suo capriccio che per altro.
Poi a parte ciò a Roppongi c'erano anche dei templi.
Roppongi e Akasaka erano entrambi ben  collegati e quindi era stato facile per loro arrivare lì; ci misero poco tempo per arrivare lì, effettivamente. 
E il problema però rimaneva solo uno.
Dovevano trovare Mei Mei.

《Per la notte prendiamo un Motel. È troppo tardi e io ho bisogno di riposare.》
Disse Toji; l'aveva completamente strappata dai suoi pensieri; non sapeva se ringrazialo o meno, siccome parte di essi erano vecchi ricordi che pensava fossero seppelliti nella sua testa.
Non era facile per lei ricordare di sua madre morta.

《Come vuoi.》
Gli rispose; tanto non la faceva nemmeno andare dietro di lui. Tanto valeva rimanere in stanza e ordinare tutto cibo a volontà. Aveva una grande fame e doveva pagare Toji per il semplice fatto che lei dietro non aveva nulla.

《Bene.》
La Tokyo Tower scivolò velocemente via dalla sua traiettoria, portandosi con sé i ricordi sulla sua famiglia: Toji mise in moto, lei si lasciò scappare un sospiro.

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《Toji, ma che cazzo hai combinato ?》
Avevano preso la stanza d'hotel dove il corvino aveva afferrato direttamente l'altro uomo per il polso e lo aveva trascinato verso una stanza adiacente.

Camminó  dietro di lui, intanto si stava guardando intorno: i muri erano pieni di muffa, la moquette incostrata e i muri macchiati in alcuni punti. Non era nemmeno curiosa e sicura di sapere cosa fosse.
Storse appena le labbra e proseguí  verso la stanza. Nel bagno, trovò l'uomo messo nella vasca da Toji,  il quale gli stava ammanettando i polsi al rubinetto.
Sotto le sue suppliche, che lui aveva ignorato.

《Dio santo.》
Rin su ritrovò a sbuffare e a roteare gli occhi.
Toji era inarrestabile; uscì nuovamente nel corridoio e fece un cenno con la mano.
《Io vado a prendere le barrette fuori non combinare niente di strano.》
Lei si allontanò lungo il corridoio, ma come se niente fosse si ritrovò Toji dietro.

《E io vengo con te. Non sia mai che cerchi di sfuggirmi anche tu 》 ed ecco quel suo sorriso da stronzo gli spuntava nuovamente sulle labbra; un sorriso che da una parte le faceva sentire le gambe come due gelatine ma dall'altra parte invece le faceva crescere quella voglia di prenderlo a pugni.

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Aveva pochi spiccioli con sé, e per fortuna, che aveva trovato nel suo montone prima di abbandonarlo in una putrida stazione di servizio.
E non sapeva nemmeno come siccome di monete non ne aveva mai.

Infilò una moneta nella macchinetta e pigió uno dei tanti pulsanti luminosi.
Una barretta energetica era ciò di cui aveva bisogno.

Toji, appoggiato contro il muro vicino a quella macchinetta, aveva le braccia strette contor il petto e la stava guardando,  distolse o sguardo quando la vide abbassarsi per prendere la barretta, scartarla e mangiarla.

《Domani a che ora hai intenzione di muoverti?》
Chiese la corvina.
Lui, di tutta risposta, si staccò dal muro con la schiena e si stiracchió con un sospiro rumoroso.

《Pensiamo a stasera bambolina.
Ho Mei Mei sotto controllo.》
Sussurrò, avvicinandosi a lei e appoggiando la mano sul suo viso, accarezzandole il viso per togliere le briciole su di esso.

Rimase ferma, immobile, a quel gesto.
Se lo avesse fatto qualcun altro non ci avrebbe messo niente a spostarsi e a rispondere male.
Ma con Toji...era così strano, sentiva caldo e freddo, poi quel tocco le aveva  fatto addirittura chiudere gli occhi per percepire meglio quei tocchi delle dita sulla sua pelle.

《E cosa vuoi fare questa sera ?》
Sussurrò riaprendo gli occhi; il grigio dei suoi si scontró con il verde degli occhi dell'altro.

《Magari questo.》
Toji, avvicinandosi a lei, appoggiò entrambe le mani sul suo viso e fece appoggiare le labbra sulle sue.

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