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《Ce ne sono altri in gioco ?》
Fu Rin a parlare; erano già arrivati all'auto però non avevano trovato il politico.
Toji aveva pensato che qualcuno fosse arrivato prima di loro per prenderlo portarlo via.
Era stressato, incazzato e senza una pista.

《Sí. 》
Aprì l'auto con il telecomando ed entrambi salirono all'interno.
Lei subito si infilò sul sedile del passeggero facendo un sospiro pesante e guardandosi intorno.
Il parcheggio a quell'ora era pieno, più pieno di quando erano arrivati all'hotel eppure era sicura che fosse passato poco tempo da quando erano entrati.

《Quanti altri , Toji ?》
Rin già non ce la faceva più. Era distrutta. Aveva sparato ad un uomo e ne aveva visti morire tre, in una giornata, nell'arco di un quarto d'ora che sembrava un secolo intero.
Ma Toji, nonostante tutto, ne era uscito illeso: era stato lui a portarla lì e doveva tirarla fuori da quei guai. Non lo avrebbe accettato se lo avessero sparato.

《Ce ne sono altri due.》

《Sai i loro nomi?》
Chiese la donna, mentre sistemava la pistola dentro il cruscotto li dove l'aveva presa. Non aveva intenzione di utilizzarla ancora una volta.

《Mei Mei ed Utahime Iori.》
Scavó nelle enormi tasche dei pantaloni, prendendo delle carte e gettandole sul cruscotto, poi mise in moto.
Dovevano trovarle, poi sarebbe stata libera da tutto quello.

Lei si allungò verso il cruscotto e controlló quelle carte; su una di essa c'era la foto di una donna dai capelli lunghi e scuri, una grossa cicatrice le tagliava il viso in modo orizzontale,  non era come quella di Toji ma sembrava più una cicatrice causata dal fuoco.
Era il suo fascicolo: la donna era Utahime Iori.
《Sicario...semi-grado...uno?》
Era confusa.
Prese il fascicolo e lo rimise sul cruscotto, poi ne scoprì un altro.
Mei mei: la donna nella foto sembrava di un'elegante assoluta che non aveva nulla a che vedere con la prima. Aveva anche le labbra tinte di rosso e i capelli chiari invece erano raccolti in una treccia lunga che le arrivava fin sotto il seno.
《Sicario di grado uno.》
A quel punto si girò verso l'uomo, alzando un sopracciglio:《Cosa vuol dire, Toji ?》

《Ogni Sicario ha un grado, utilizzato in base al livello di abilità, di utilizzo delle armi e movimenti nel combattimento, come si riesce a reagire allo stress e come affrontare una determinata situazione. Sommando, escono fuori dei gradi.》
Le dita dell'uomo, strette intorno al volante scivolarono su questo per girare nelle strade del quartiere. Uscì subito; facilmente così com'erano entrati.

《E tu quale grado sei ?》
Chiese Rin, spingendo anche il secondo fascicolo, e chiuso, sul cruscotto poi si lasció andare con la schiena contro il sedile.

《Mh ?》
Fece inizialmente l'uomo, alzando un sopracciglio scuro.
《Io non ho bisogno di nessun grado. Sono un professionista indipendentemente,  che non ha bisogno di collaborare con nessuno.》

Infatti, non aveva tutti torti, già era difficile sopportarlo. Non osava immaginare se nel caso avesse collaborato insieme a una testa calda come lui.

《Quindi...》
Fece lei, dopo aver schioccato la lingua sotto il palato. Non voleva pensare troppo a un Toji che avrebbe potuto collaborare con qualcun altro, magari con una donna.
Il solo pensiero le faceva andare il sangue al cervello.
Si disse solo che fosse per quel nervosismo che stava provando in quel momento.

《Non ho bisogno di qualcuno per sapere che Mei Mei si trova a Roppongi e Utahime invece ad Akasaka.》

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Akasaka era molto più vicino; anche se i due quartieri distavano  molto poco.
Però, il sofisticato distretto di Akasaka eea molto vicino al parlamento  giapponese di
Nagatachō.
Li si trovava l'importante santuario  Shintō, un palazzo dell’imperatore e diversi splendidi giardini.
Ma non era andati li per visitare la città, bensì per uccidere qualcuno e Toji era anche convinto che il polito fosse lì, siccome vicino vi era il parlamento e che Utahime lo avesse sotto scacco.

Gli mancava solo un'altra tappa, dopo questa; a Roppongi avrebbe raggiunto Mei Mei e lì si trovava la villa dell'ultimo tassello mancante al suo puzzle.
Tadashi Yanai aveva costruito, e gestiva l'impero dell'abbigliamento al dettaglio Uniqlo. Uno dei più ricchi del Giappone, probabilmente quello che aveva il patrimonio più alto di quelli di Rin e di Kazuo Shii messi insieme. Non se lo avrebbe mai fatto scappare e ciò di certo non lo disse alla ragazza che aveva vicino a lui.
Sapeva invece che Kazuo fosse solito a frequentare locali di sera, di notte, per ubriacarsi e adocchiare qualche bella donna e Utahime sembrava la vittima che faceva al suo caso senza sapere che li sarebbe entrato proprio lui nella trappola del gatto.

La discoteca più famosa del quartiere si trovava proprio al centro di esso; molte auto erano parcheggiate fuori, c'era una lunga fila di gente e Rin fece per scendere, ma il braccio di Toji fu più veloce che la raggiunse e la bloccò con esso contro il sedile.
《Non così in fretta.》
Le disse ma lei non ribattè alle sue parole.
A quel tocco di Toji sentí subito il cuore battere così forte nel petto che sembrava un cavallo sbizzarrito e scalpitante.
Sperava solo che Toji non se ne accorgesse però.

《Sei nervosa?》
Il sorriso da stronzo sulle labbra rimaneva sempre, anche quando lei tirò su un sopracciglio e spingendo via il braccio con una mano sbuffó irritata.

《Ma ti pare? Io non sono mai nervosa.》
Bugia. Era arrossita e ne era sicura perché la sua faccia era tutta in fiamme.

《Allora non fare nessuna mossa azzardata  e guarda lì.》 Con un cenno del capo indicò l'uscita della discoteca: con Kazuo Shii c'era una donna raccolta in un elegante abito nero e sopra aveva un coprispalle di pelle.
Riconobbe però la grossa cicatrice che aveva sul viso; era Utahime. 

《Vado io.》
Toji scese dall'auto.
Non era quello che...un patto era un patto ?
Era stato lui a violarlo per prima: era corso via senza una scorta. E pure lui l'aveva costretta a subito tutto quello; il viaggio da Ganza a Akasaka; da Akasaka a Roppongi.

Lei non lo stette a sentire. Aveva visto in quella camera d'hotel, Toji si era ritrovato da solo davanti a due di loro e aveva avuto solo una fortuna sfacciata a sopravvivere. Non perché ci fosse lì lei ad aver distratto Geto e Gojo.
Perché quel due erano stati abbastanza addestrati per stare vicino a suo padre e lui sceglieva solo i migliori.
Scese dall'auto e seguì il corvino, ma quando si accorse della sua presenza si girò subito verso di lei.
《Ti ho detto di rimanere in auto.》

《Un patto è un patto, no ?
Ti avevo dato la mia parola di non lasciarti solo.》
Lei alzò un sopracciglio, incrociando le braccia al petto e lui sbuffó stressato.
《Non era questo che intendevo. Ritorna in auto.》
L'altro usò un tono imperativo; calmo e deciso, con le braccia stese lungo i fianchi e le mani chiusi in due pugni da risaltare le vene sulle braccia.

《No, scordatelo.  Dove stanno andando ?》
Chiese, superando l'uomo, ma questo subito la trattenne; difatti la afferrò per un braccio e la strinse, trascinandola nuovamente indietro.

《no.》
Ma Toji era molto più forte infatti, nonostante cercasse di ribellarsi anche quando l'altro iniziò  a trascinarla verso la macchina, si stancó  e la prese con uno sbuffo su una spalla.

Aprì la portiera e la gettò in auto, sul sedile davanti prendendo la cintura e legandola per bene in modo tale che non potesse liberarsi.
《Toji, dio, lasciami stare o altrimenti giuro  che mi metto a urlare !》
Ringhiò,  battendo un piede contro il cruscotto ma l'altro non voleva sapere di starla a sentire: le loro fronti si sfioravano appena ma Rin era troppo impegnata a liberarsi per badare ai loro corpi che erano troppo...tanto vicini.

《Hai avuto l'opportunità di farlo fino ad adesso.》
Disse facendo uno dei suoi soliti sorrisi da stronzo e sbatté la porta, facendo poi scattare la serratura.

Aveva chiuso la macchina.
Quello stronzo l'aveva seriamente chiusa all'interno.

Infine vide Toji allontanarsi e sparire in direzione della stessa porta in cui erano spariti anche gli altri due.



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