STAND BY YOU
TITOLO: Stand by you
NOME AUTORE: AlexEAnderson
AMBIENTAZIONE: Europa, 1944-1945
Questa storia ci porta dietro le quinte di una delle operazioni cruciali della seconda guerra mondiale: mentre gli Alleati si preparano allo sbarco in Normandia, infatti, una compagnia di soldati viene inviata in missione oltre le linee nemiche. Con loro, per la sorpresa e il malcontento di tutti, c'è anche una donna, decisa a portare a termine un piano che potrebbe risultare decisivo per l'esito del conflitto.
CARATTERIZZAZIONE PERSONAGGI:
⭐️⭐️
Ciò che più mi è piaciuto di Helen Backet, agente dell'Intelligence in gonnella, è che l'eccezionalità della sua posizione ha una spiegazione logica: è stato infatti il padre a raccomandarla per quel lavoro. Il fatto che la ragazza abbia cervello, inventiva e coraggio da vendere sono un "di più" che le ha permesso di tenersi il posto e far valere le sue ragioni fino a farsi spedire in Francia per coordinare le operazioni da vicino — ma tutte queste buone qualità non sarebbero valse a niente, da sole, se avesse tentato di far carriera in un ambiente così esclusivamente maschile nel bel mezzo della fase più delicata della seconda guerra mondiale.
Allo stesso tempo, sembra avere un lato più fragile, perché lo stesso lavoro che la rende speciale la fa sentire anche molto sola: l'unico uomo che poteva apprezzarla, il padre, è morto e c'è una differenza inconciliabile di vedute e propositi tra lei e le altre donne della sua famiglia.
Però... Però manca un bel po' di approfondimento psicologico di questo personaggio.
A volte è una donna un po' troppo eccezionale, soprattutto sul lato emotivo: sembra che l'unica cosa che possa entusiasmarla o preoccuparla sia la buona riuscita delle operazioni che coordina. Certamente c'è una profonda umanità sotto tutto questo (Helen vuole porre fine alla guerra e sa che il suo compito è di vitale importanza) ma non emerge se non sporadicamente, per esempio quando si fa accenno al fatto che si trova a capo di uomini che potrebbero morire per una sua decisione sbagliata. Anche qui, però, non la vediamo riflettere più di tanto su questa spaventosa responsabilità: la prende come un dato di fatto.
Poi, ha ricevuto un addestramento uguale a quello dei suoi "commilitoni" maschi ed è aggiornata nel dettaglio su ciò che accade in Europa, ma ho trovato strano che il primo impatto con l'orrore della guerra non abbia avuto presa su di lei. È così concentrata su cosa è andato storto con i suoi piani che la sua reazione appare fredda, come se fosse del tutto abituata a ciò che le sta accadendo intorno — un tale sangue freddo si addice più a un veterano che a un civile, per quanto bene addestrato e preparato.
Insomma, un conto è sapere virtualmente qualcosa e un conto è viverla sulla propria pelle. Per Helen le due cose coincidono senza problemi.
Faccio un altro esempio: ci viene detto che Helen sa come si usano pistole e fucili e ci viene detto che lei stessa è consapevole che sparare al poligono e sparare su un campo di battaglia non sono la stessa cosa... Poi però al momento del primo scontro queste cose non ottengono un riscontro reale, non ci viene mostrato come l'addestramento e la realtà della guerra entrino in conflitto: ci viene solo detto che Helen entra nella modalità uccidi-per-non-essere-ucciso e poi ne esce senza apparenti ricadute psicologiche.
... What!?
Sarà che io sono una fan dei dilemmi morali e dei personaggi che vanno a sbattere di muso contro una realtà più tosta di quello che immaginavano, ma qui avrei apprezzato più show e meno tell.
Per concludere, credo che sia un problema di modalità della narrazione: anche nei momenti più ricchi di pathos i lettori vengono istruiti su cosa stia pensando e provando Helen e questo paradossalmente ce la fa sentire più lontana, perché siamo esclusi dai dialoghi interni/dubbi/recriminazioni che la renderebbero un personaggio più vivido, con una propria voce inconfondibile.
Gli uomini con cui viene in contatto sono un buon modello di come dovevano essere i soldati dell'epoca: c'è chi perde a carte, chi fa battute sessiste, chi pensa alla moglie lontana, chi si aggrappa, nonostante tutto, alle ultime briciole di umanità in una situazione che di umano ha ben poco. Non sono un monolitico branco di scimmioni maschilisti, per fortuna, ma hanno vedute variegate sulla presenza di Helen.
Mi è piaciuto come lei faccia leva sul ricordare loro le madri che hanno lasciato a casa, più che le mogli o le fidanzate. È un'immagine più potente (e meno banale) di quella che potevano scatenare il fascino e il sesso.
In loro più che in Helen emerge la drammaticità del conflitto, tramite la sensibilità di Malakry o il dolore di Guerrere per la perdita del fratello maggiore o la stanchezza con cui si trascinano in un territorio ostile.
EVENTI STORICI:
⭐️⭐️⭐️⭐️
Lo sbarco in Normandia — che i nostri eroi vivono in realtà di sfuggita perché vengono paracadutati direttamente nei territori occupati — è descritto molto bene soprattutto nella sua fase progettuale: particolare attenzione è data a quei contrattempi (bellici e meteorologici) che avrebbero potuto mandare a monte l'intera operazione e che aumentano la tensione del racconto.
Perché noi lo sappiamo che alla fine tutto si è risolto per il meglio (beh, più o meno), ma i protagonisti no!
Anche qui la dimensione più "umana" e terribile della guerra rimane sullo sfondo rispetto al corso degli eventi e questo penalizza un po' il punteggio perché accanto alla Storia con la s maiuscola (quindi date, città e battaglie) c'è tutto un microcosmo di avvenimenti in parallelo che svolgono un ruolo determinante nel tratteggiare un affresco completo di un dato periodo storico.
Esempio banalissimo: il soldato tedesco/americano che è tornato in patria per combattere con i nazisti è un personaggio che ha delle grandissime potenzialità per unire la Storia (ci sono stati tedeschi che veramente hanno creduto a tal punto alle promesse di Hitler da decidere di rimpatriare) con la "storia" (chi è quest'uomo? Cosa lo ha spinto a tornare in Germania? E cosa pensa delle sue azioni, adesso che l'hanno portato davanti al plotone d'esecuzione?).
È un peccato non averlo potuto conoscere più da vicino.
LESSICO:
⭐️⭐️⭐️
In linea generale va bene, anche perché la narrazione è in terza persona e le descrizioni degli eventi superano, per spazio, i dialoghi — che comunque sono ben strutturati e riflettono la mentalità maschilista e gerarchica dell'esercito.
Solo, consiglio di fare un'attenta revisione perché numerosi errori di battitura inficiano la lettura.
RELIGIONE: -
ABBIGLIAMENTO E ARMI:
⭐️⭐️ + ⭐️
Questa volta ho unito i due parametri perché, trattandosi di una storia che si svolge tra basi militari e campi di battaglia, le due cose vanno a braccetto.
Le descrizioni sono essenziali ma aiutano a farsi un'idea dell'equipaggiamento di un soldato dell'epoca.
Il fatto che Helen sia ben addestrata nell'uso delle armi da fuoco le permette di non farsi cogliere impreparata davanti ai vari imprevisti che si troverà ad affrontare, ma avrei apprezzato qualche dimostrazione più dettagliata della sua esperienza con le armi.
Anche perché un conto è fare pratica con soggetti inanimati (e quindi immobili) e un altro è colpire degli esseri umani, al buio, dopo un atterraggio rocambolesco — cioè, il suo primo scontro poteva finire molto male per Helen, e invece fila liscio come l'olio. Secondo me andrebbe un po' approfondito questo aspetto, ecco.
Stand by you totalizza 12 punti che le valgono uno spazio pubblicità sui miei profili Wattpad e Instagram. @AlexEAnderson ho colto un gran bel potenziale nella tua storia e mi sembra un peccato non sfruttarlo al meglio, perciò continua così!
Enjoy ❤️
Crilu
P.S. Un consiglio da talpa quale sono: prova a dividere il testo in più paragrafi, così da
a) renderlo più facilmente fruibile anche da cellulare
b) facilitare i commenti in linea
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