DIE SONNE SCHEINT IMMER NOCH
TITOLO: Die Sonne scheint immer noch
NOME AUTORE: AnnikaBM
AMBIENTAZIONE: Italia, seconda guerra mondiale
In una villa della campagna veneta agli inizi degli anni '40 vengono ospitati dei soldati tedeschi e la vita di Bea, giovane cameriera al servizio del Conte, si intreccerà con quella del tenente Richter, convinto sostenitore del Fürehr.
CARATTERIZZAZIONE PERSONAGGI: ⭐️⭐️⭐️
Bea mi ha un po' confusa. Non per come è strutturato il personaggio in sé: è una giovane cameriera amabile, piuttosto istruita, che presta servizio presso la Villa del Conte che le è affezionato. Comprensibilmente, dato che il padre ha combattuto la grande guerra, non è molto ben disposta nei confronti dei tedeschi e ne ha timore; allo stesso tempo, però, ha idee chiare (e pericolose) sulla guerra in atto.
Ma una serie di piccole istanze mi ha lasciata perplessa:
1) Viene detto in uno dei primi capitoli che Bea è la figlia di un ex-fiamma del Conte, professoressa di liceo. Ora, se da un lato questo spiega perché, ad esempio, Bea sia così istruita da essere scelta come babysitter/istitutrice di Eleonora, dall'altro apre la porta a molte altre domande:
- come è finita a fare la cameriera in un'epoca in cui le classi sociali erano nettamente distinte (ed essere professoressa in un liceo era un'occupazione decisamente borghese, non alla portata di tutti)?
- Forse la madre ha contratto un matrimonio "svantaggioso", dato che sia il padre che i fratelli di Bea sembrano persone piuttosto semplici?
- La madre è viva o è morta (e questo spiegherebbe un bel po' di cose)?
Ogni volta che Bea appariva sulla scena non potevo fare a meno di chiedermi "cosa diavolo è successo a sua madre? E perché se n'è parlato all'inizio e poi mai più?"
Ora, io non ho letto tutti i capitoli, ma sono arrivata a circa un quarto della storia (comunque 15 capitoli) e a queste domande non è ancora stata data una risposta. Magari verrà spiegato tutto più in là, ma dato che questo dettaglio è inserito nel secondo (se non nel primo) capitolo, risulta un po'... Sospeso, fuori posto. E il "mistero" viene mantenuto fin troppo a lungo, dato che neanche durante la visita di Antonio riusciamo a saperne qualcosa di più.
2) Fatta questa considerazione, la cosa che proprio non mi è andata giù di Bea è come sia andata a chiedere al Conte della faccenda dei Baldan.
Essere simpatici al proprio datore di lavoro e sapere che è un uomo di buon cuore è un conto; interrompere una festa della buona società per dirglielo un altro. La scena non ha molto senso su due livelli:
- Bea non può sovvertire, da sola e quando le pare, l'ordine costituito. Ci sono dei limiti a ciò che un Conte italiano può accettare negli anni '40 del secolo scorso e che una cameriera si introduca a forza nel mezzo di una serata non è tra queste. Elena e la contessa avevano perfettamente ragione qui.
- all'inizio ero convinta che fosse successa una tremenda disgrazia, perché era l'unica cosa che avrebbe giustificato tanta insistenza. E invece no: certo, la situazione della fattoria sul confine è disastrosa e l'inverno si avvicina, ma si intuisce che sia così già da un po' e non è che si può risolvere la questione quella notte stessa. Insomma, era urgente, ma non così urgente da non poter aspettare il mattino dopo. Anzi, l'intervento di Bea sarebbe stato non solo inutile, ma controproducente: perché andare a seccare il Conte proprio nel bel mezzo della festa per chiedergli un favore?
Quello che emerge da questa scena è una forzatura nel far interagire Bea e Richter: offrendosi di riparare la casa, il tedesco si dimostra un po' più "umano" del solito e la ragazza inizia a guardarlo con occhi leggermente meno diffidenti. Ma questo sarebbe potuto avvenire anche se, per esempio, Bea li avesse interrotti durante una discussione mattutina.
Friederich Richter è un bel personaggio a cui ammetto di essermi affezionata in pochissimo tempo, nonostante la mia avversione per i nazisti che poi si "convertono": all'apparenza è il tipico nazista glaciale e profondamente convinto dei suoi ideali che non vede tanto di buon'occhio l'alleanza con gli italiani. È efficiente e deciso nel suo lavoro, ma emerge anche il suo lato più umano — la cortesia, l'interesse per Bea, l'affinità d'animo con il Conte, gli accenni alla sua famiglia — e questo evita di farlo scadere in un cliché. Rende, anzi, più credibile il suo arco narrativo.
Ho però un dubbio: come può, lui, sapere che dietro la brutta avventura di Bea ci sono Elena e Vittoria? Questo viene menzionato per la prima volta nel capitolo 4, quando Richter è ancora del tutto estraneo alle vite degli abitanti della villa — quindi è difficile da credere che qualcuno sia andato a spifferare proprio a lui i suoi sospetti. Di certo il tedesco non ha una buona opinione delle due ragazze, ma da qui a indovinare che sono le autrici di quel brutto scherzo ce ne vuole; anche perché nel capitolo in questione lui non è ancora a conoscenza del fatto che il Conte l'abbia in simpatia e quindi che le due figlie maggiori siano gelose.
E il Conte stesso, l'unico con cui Richter abbia dei veri e propri contatti:
a) in realtà non si fida di lui e non posso biasimarlo
b) anche se ha dei sospetti sulla vera natura dell'«incidente» occorso a Bea, davanti agli altri fa finta di ignorarla
c) anche senza tener conto dei due punti precedenti, perché avrebbe dovuto parlare a un tenente tedesco di una delle sue cameriere che (per quanto ne sa il Conte) è per Richter una perfetta sconosciuta?
Se invece la frase tra parentesi nel capitolo 4 è invece riferita ai lettori e non è parte integrante delle sue riflessioni, consiglierei comunque di toglierla perché crea qualche perplessità (del resto rimarca un concetto già affermato nei capitoli precedenti).
Su Elena ho opinioni contrastanti. Da un lato, il suo antagonismo nei confronti di Bea è giustificato — una ragazza del suo stato all'epoca avrebbe ritenuto scandalosa una serva che "non sa stare al suo posto" nella scala sociale. Allo stesso tempo ha degli scatti d'ira così esagerati ed evidenti da sembrare quasi caricaturale nella sua cattiveria. Un consiglio spassionato, al di fuori dello studio della sua caratterizzazione storica, è di rendere il suo personaggio un po' più "sfumato" e vero.
Ho trovato invece molto interessante la figura di Armando: scansafatiche, alcolista e traffichino, non si fa scrupoli a proporsi come collaboratore dei tedeschi. Non è esattamente la figura dell'italiano che ci piace ricordare quando si parla degli anni difficili della seconda guerra mondiale, ma proprio perché ne sono esistiti molti come lui ho apprezzato come abbia trovato uno spazio in questa storia.
EVENTI STORICI:
⭐️⭐️⭐️⭐️
Viene resa bene l'atmosfera di quel periodo: siamo nel 1940 e i "crucchi" sono alleati poco graditi, ma comunque bene accolti nella villa di campagna del Conte. C'è inquietudine per la guerra, preoccupazione per i cari partiti verso il fronte, diffidenza verso i nuovi arrivati così poco amichevoli... Insomma, si avverte tutta la dimensione "umana" di quel periodo.
Al contempo, però, fatti storici veri e propri vengono menzionati raramente nella narrazione.
Mentre l'incertezza per gli incarichi di Antonio è plausibile (è vero che le operazioni militari erano sconosciute ai soldati semplici praticamente fino al momento della partenza), tutto ciò che riguarda il lavoro di Richter è piuttosto vago: è classificato come "importante" ma cosa facciano i soldati alla villa e come questo sia rilevante per la guerra non viene mai specificato.
LESSICO:
⭐️⭐️
Questo è stato forse il parametro più difficile da valutare.
Non perché il lessico non sia appropriato: ci sono dei passaggi molto realistici e in generale vengono rispettate le "distanze" sociali tra i vari personaggi (la simpatia del Conte per Bea è un'eccezione). Anche i dialoghi funzionano bene, per quanto, come ho già ammesso in precedenza, io non ci capisca un'acca di tedesco 😂🙈
La mia perplessità riguarda una sola cosa, che di primo acchito col lessico c'entra poco: la punteggiatura.
Tre punti esclamativi, due punti interrogativi, molti — moltissimi! — punti di sospensione... Tanta abbondanza crea un testo un po' confusionario ed è poco adatta a una narrazione in terza persona, in cui il narratore è, almeno in teoria, super partes.
Esempio: «Vittoria innamorata di Antonio? Impossibile!!!»
Questa frase sembra un pensiero o un discorso diretto più che una parte di narrazione, non so se mi spiego. Va bene alternare i punti di vista (a volte seguiamo i ragionamenti interni di Richter, a volte quelli di Bea e così via) ma bisogna fare attenzione a non confondere la loro voce con quella della narrazione.
Ma soprattutto tutti questi segni di interpunzione rendono alcuni dialoghi sopra le righe, come se i personaggi fossero sempre estremamente sorpresi/arrabbiati/spaventati etc... A lungo andare questo toglie punti alla loro caratterizzazione (l'unica eccezione sono, ovviamente, i puntini usati quando Bea si rivolge a Richter, che invece hanno la funzione opposta e ci mostrano bene quanto la ragazza sia impacciata di fronte a lui).
RELIGIONE:
⭐️⭐️
Mi è piaciuta molto la conversazione che Bea e Richter hanno in un capitolo e in cui lei gli chiede «crede in Dio?» perché Richter le risponde in una maniera consona non solo al personaggio, ma anche al periodo storico: invece di dichiarare apertamente «no, non ci credo» afferma di fare affidamento più sulle proprie capacità e su ideali più "tangibili" — mi si passi l'ossimoro 😂 — come la patria, l'onore etc... E rivela tutta la sua disillusione da uomo del XX secolo che ha visto troppe ingiustizie per credere in un essere sovrannaturale e onnipotente.
Dunque mi chiedo: la croce che il tedesco porta al collo e a cui si fa riferimento nei primi capitoli è forse un'insegna militare? Oppure la indossa per tradizione e quieto vivere?
ABBIGLIAMENTO:
⭐️⭐️
Descrizioni essenziali, ma appropriate. L'unico consiglio è di arricchirle un po'.
ARMI: -
Con 13 punti, la storia di AnnikaBM ottiene uno spazio pubblicità sul mio profilo e su Instagram! ☺️
Enjoy ❤️
Crilu
P.S. Un piccolo appunto per una prossima revisione: nei capitoli iniziali alcune traduzioni delle frasi in tedesco sono messe in mezzo al testo, cosa che crea un po' di confusione. Meglio spostarle tutte alla fine come hai fatto nei capitoli successivi!
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