CAPITOLO 4 - STALL


Stall

è un trick di equilibrio, solitamente eseguito su una rampa (half-pipe o un quarter-pipe), per far stare in posizione statica lo skateboard sullo spigolo della rampa stessa.[Fonte: Wikipedia]


❂∘❀∘♥


Il tramonto dal vecchio drive-in è magnifico, Kojiro riesce quasi a sentire l'acqua che sfrigola nel punto dove il grande disco arancio si sta inabissando al largo di Okinawa.

Le nuvole sfilacciate catturano i colori più caldi disegnando morbide pennellate luminose in contrasto con la volta celeste che si fa di attimo in attimo più scura.

Ma è il riflesso violaceo sui capelli di Kaoru, la scintilla brillante sul suo piercing, che catturano lo sguardo di Kojiro più che lo spettacolo messo in scena da madre natura. E il sorriso che lentamente si apre sul viso di Kaoru è la prova tangibile che sa di essere osservato. Per la prima volta si nutre di quello sguardo adorante, i sentimenti finalmente palesati e dichiarati, che non lo costringono più a nascondersi tra i confini di un'amicizia che stavano diventando di giorno in giorno sempre più ristretti.

"Hai finito di fissarmi?"

"No. E non smetterò mai."

Kojiro si avvicina ancora, l'avambraccio appoggiato al parapetto che tocca impercettibilmente quello di Kaoru, le spalle aderenti in un contatto elettrizzante mentre torna a rivolgere lo sguardo al mare.

La consapevolezza della loro dichiarazione quella stessa mattina torna ancora una volta, una scarica violenta di adrenalina che lo rende emozionato e caldo; fatica ancora a credere che hanno davvero fatto l'amore, quando fino a ventiquattro ore prima sperare anche solo in un bacio sembrava una fantasia irrealizzabile. Ed è tanto più stupito dal fatto che Kaoru non abbia fatto marcia indietro; temeva che il suo orgoglio potesse in qualche modo riportarlo sui suoi passi una volta smaltita l'euforia del momento. E invece eccoli di nuovo lì, al loro solito posto come ogni sera, mentre si domanda distrattamente se le dinamiche tra loro due, o meglio, tra loro tre, subiranno qualche cambiamento.

"Pensi che dovremmo dirlo ad Adam?" la sua stessa voce sopra al fruscio della risacca gli appare strana e insicura.

Il rumore del motore dell'auto li costringe a voltarsi prima che Kaoru possa rispondere e si allontanano dal parapetto dell'Ocean View per andare incontro all'elegante automobile scura che si sta avvicinando. Non si aspettavano che Adam si facesse accompagnare in auto da Tadashi, e la loro sorpresa aumenta quando è solo il segretario stesso a scendere dall'auto.

"Sakurayashiki-san, Nanjo-san, ho bisogno del vostro aiuto."

Tadashi è pallido, forse più pallido del solito alla luce fioca di un sole ormai quasi completamente tramontato, e la sua espressione normalmente impassibile è venata di sincera preoccupazione.

"Ainosuke-sama è sparito. Sono andato a cercarlo al centro commerciale, alcuni ragazzi della sua precedente compagnia mi hanno detto che è andato alla vecchia miniera con... un ragazzo..." Tadashi sembra incespicare nella parola e deve deglutire vistosamente per poter proseguire "Ho paura che possa succedere qualcosa di brutto. Era fuori di sé. Devo trovarlo ma la macchina non arriva fino in cima al percorso..."

Non deve nemmeno finire la frase che Kaoru è già partito di corsa alla volta della sua moto.

"Lo troveremo." lo rassicura Kojiro, prima di saltare in sella e seguire Kaoru nella notte ormai incipiente.

Kaoru sfreccia veloce lungo le strade deserte che portano in cima alla montagna. È solo alla seconda curva che si rende conto di non aver ancora acceso i fari, e Kojiro tira un sospiro di sollievo vedendo il cono di luce stagliarsi sul cemento davanti alla moto.

Temeva che prima o poi sarebbe successo, che lo spregio del pericolo portasse Ainosuke a compiere qualche impresa estrema, ma Kojiro è forse più preoccupato dello stato emotivo di Kaoru, dell'istinto che lo ha portato ad agire impulsivamente senza preoccuparsi delle possibili conseguenze, correndo nella notte a fari spenti lungo una tortuosa strada di montagna.

Kojiro raggiunge la moto di Kaoru e si porta davanti a lui giusto in tempo per scorgere una sagoma chiara che scende a tutta velocità lungo la parte più alta del percorso. Dietro di lui, un altro ragazzo sullo skate sta correndo, del tutto sprezzante del pericolo, e Kojiro può riconoscere dalla sua espressione vacua che è già stato inghiottito dalla Zone, quello stato di grazia stordente che ti trasporta in un cortocircuito sensoriale, ottenebrando i sensi e le percezioni. È facile cedere al fascino dell'oblio, e solo un carattere forte e saldo riesce ad uscirne illeso.

Adam sfreccia nella curva a gomito sul ciglio della scarpata, le ruote del suo skate riescono a tenere una presa salda sul terreno sconnesso e chiude la curva con un movimento elegante. Il ragazzo che lo segue tenta la stessa manovra, del tutto rapito dal bisogno di uguagliare Adam, di seguirlo in quella sua impresa, e per un attimo, solo un attimo, lo stomaco di Kojiro ha uno spasmo di gelosia. Sa quanto possa essere inebriante seguire Adam nelle sue folli scorribande, ha subito più di una volta lui stesso il fascino contorto del pericolo che Adam riesce ad emettere, come se fossero i suoi feromoni, una sorta di richiamo ancestrale a cui è davvero difficile resistere.

La ruota dello skate del ragazzo perde aderenza, ed è con il terrore negli occhi che Kojiro può vederlo rovinare giù dalla scarpata. È un salto di una decina di metri e le due moto lo raggiungono rapide, lo stomaco stretto dal terrore che possa essere morto.

"Ehi stai bene?" mormora Kojiro, tirando un sospiro di sollievo nel vederlo muoversi.

La fortuna lo ha assistito, il ragazzo si lamenta tenendosi un ginocchio; la gamba sanguina e sembra rotta ma è vigile e reattivo. Forse se la caverà solo con un'ingessatura.

"Allora le voci erano vere! Adam, perché lo stai facendo?" grida Kaoru.

Adam si è fermato, il suo completo chiaro si staglia sul ciglio della strada sopra di loro, un bagliore sinistro sotto i raggi di una luna ignara, e per la prima volta forse Kaoru realizza davvero quanto il fascino del pericolo possa ottenebrare la ragione.

"Questa volta avevo grandi speranze." il tono di Adam è affranto e deluso, ma non c'è traccia di empatia o preoccupazione per il ragazzo che ancora geme a terra.

"Ma che cazzo stai dicendo?" ringhia Kojiro nella sua direzione.

Adam si volta dando loro le spalle, la sua attenzione rivolta allo spicchio di luna sopra di lui, che riluce di una brillantezza fredda e ultraterrena.

"Possibile che non ci sia nessuno, lì fuori? Una Eva tutta per me?" lamenta con una teatralità del tutto fuori luogo.

Kojiro deve fare uno sforzo immane per resistere all'istinto di arrampicarsi lungo la scarpata e prenderlo a pugni! Ma un lamento del ragazzo a terra gli ricorda che è prioritario fornirgli soccorso. Lo solleva a fatica, Kaoru lo sostiene dall'altra parte e lo aiuta a sedersi sulla sella dietro Kojiro.

"Ce la fai a sorreggerti?" chiede Kaoru portandogli le braccia attorno alla schiena di Kojiro.

Il ragazzo annuisce e si stringe a lui posando il viso sporco e inondato di lacrime sulla schiena massiccia.

Kojiro parte lentamente, inverte la marcia per portare il ragazzo all'ospedale.

Quando Kaoru solleva di nuovo il viso verso la montagna, di Ainosuke non c'è più traccia.


❂∘❀∘♥


Le moto rallentano all'ingresso del parcheggio dell'Ocean View mentre superano l'auto parcheggiata poco distante dalla tettoia. Tadashi è al volante e fa un cenno di ringraziamento ai due ragazzi attraverso il finestrino.

Kojiro spegne il motore e blocca la moto sul cavalletto, e resta ad aspettare che Kaoru faccia lo stesso. Vuole restare al suo fianco, devono affrontare Adam insieme, capire il perché del gesto sconsiderato della sera precedente e sincerarsi che non capiti più.

Hanno parlato tanto di quello che è successo, loro due, e Kojiro è sinceramente preoccupato per quanto Kaoru sia risultato sconvolto dall'accaduto. Non aveva davvero realizzato fino a quel momento quanto seguire Adam in ogni sua folle idea potesse essere pericoloso, e sembra ora come invasato dal bisogno di assicurarsi che Adam stesso abbia capito il potenziale pericolo e smetta di cercare la sua dannata Eva. E in un altro momento, Kojiro si sarebbe sentito terribilmente insicuro nel vedere con quanta passione Kaoru si preoccupasse per Adam; ma le dita di Kaoru intrecciate alle sue erano calde e rassicuranti, i lenti cerchi che tracciava col pollice sul dorso della sua mano, e la testa incastrata nell'incavo del suo collo che di tanto in tanto si sollevava per cercare un contatto delle labbra con le sue, hanno impedito alle insicurezze di Kojiro di prendere il sopravvento.

Si avvicinano al parapetto con passo deciso.

Adam è appoggiato ad una colonna, lo sguardo perso verso il tramonto, e non si volta nemmeno quando sente i suoi amici arrivargli alle spalle.

"Siamo stati all'ospedale." esordisce Kojiro "Frattura scomposta della tibia. Ne avrà per tre mesi."

Ainosuke non risponde, non si volta, non dà nessun segno di essersi accorto della loro presenza né che le parole di Kojiro lo abbiano in qualche modo raggiunto.

"Ma che cazzo ti è saltato in mente?" sbotta Kaoru avvicinandosi minaccioso "Poteva morire!"

All'ennesimo silenzio, Kaoru sbotta "Ehi! Sto parlando con te! Rispondimi, Adam! Perché sei cambiato?"

Finalmente Ainosuke si volta, un sorriso beffardo che stupisce Kaoru ancora più della sua noncuranza.

"Beh, le persone cambiano, no?"

"E allora cambia di nuovo! Non skateare mai più in quel modo!" grida.

"Non è possibile, e comunque non c'è più tempo. Domani parto per l'America."

La notizia si abbatte su Kaoru come uno tsunami lasciandolo del tutto senza parole ad annaspare in cerca di ossigeno. Anche Kojiro è sorpreso; Ainosuke gli aveva accennato della minaccia di suo padre, ma non pensava che si sarebbe concretizzata così, dall'oggi al domani.

"Non posso più stare qui a giocare con voi." mormora ancora Ainosuke, guardando alternativamente il volto dei suoi amici.

Sono così diversi, Kojiro e Kaoru, e in entrambi Ainosuke aveva individuato un potenziale, una sorta di bisogno grezzo e istintivo simile al suo, che li aveva attratti gli uni verso gli altri nella realizzazione di imprese incoscienti e sconsiderate. La chimica che si generava quando erano loro tre insieme funzionava alla perfezione, rendeva ogni avventura divertente ed eccitante; ma si era anche reso conto, Adam, che quello che per i suoi due amici era il punto di arrivo, per lui era solo il punto di partenza. Aveva bisogno di andare oltre, di spingersi verso imprese ancora più estreme, per le quali anche loro due stavano lentamente diventando zavorra.

È esattamente per questo motivo che la sera prima era tornato al centro commerciale dalla vecchia compagnia, cercando qualcuno che lo seguisse in un'ultima folle impresa, che sapeva già che Kaoru e Kojiro non avrebbero approvato. La follia di Adam è peraltro incredibilmente lucida, in cuor suo è assolutamente consapevole che la corsa alla vecchia miniera sia stato un ultimo tentativo di trovare la pace nell'oblio dei sensi che l'adrenalina gli forniva, un po' di quel conforto che Tadashi lo aveva illuso di poter trovare tra le sue braccia, salvo poi deluderlo come tutti gli altri. Ma anche questo ultimo tentativo si era rivelato un fallimento.

E, come ha appena detto ai suoi amici, ormai non c'è più tempo. Può solo sperare che la sua permanenza in America gli dia nuovi stimoli e la possibilità di trovare finalmente la persona giusta per lui con cui condividerli.

Ainosuke stringe i pugni e prende un lungo respiro.

"Beh, ci vediamo."

Si dirige a passo lento verso la macchina e monta al posto del passeggero accanto a Tadashi.

Kaoru lo osserva allontanarsi come ipnotizzato, la realizzazione di quanto sta accadendo che ancora fatica a farsi strada nella sua coscienza. Osserva i due fanali rossi che si allontanano nella sera e, solo quando ormai scompaiono dietro la curva, Kaoru si gira ad osservare il volto di Kojiro nella luce morente del tramonto.

Vi legge la stessa sua delusione, il rammarico per la perdita di un amico, ma vi legge anche qualcos'altro. Senso di colpa. Angoscia. Dolore.

"Stai per partire anche tu, non è vero?"

La frase gli esce morbida e sommessa, e si mischia col suono della risacca, l'unico altro rumore oltre al battito del suo stesso cuore che gli picchia furioso nelle orecchie.

Kaoru sa di non sbagliarsi, non ha davvero bisogno di risposte. Ma comunque Kojiro non può non dargliene.

Si avvicina di un passo, il corpo a pochi centimetri dal suo, le braccia aperte e accoglienti ma senza obblighi né costrizioni.

"Non subito." mormora "Tra un paio di mesi, almeno."

Vorrebbe disperatamente prendere Kaoru tra le braccia, ma lo sconcerto sul suo viso lo trattiene dal farlo. Deve solo aspettare e sperare che sia Kaoru a fare l'ultimo passo.

Il petto di Kojiro rilascia il fiato che non si era nemmeno accorto di trattenere, quando Kaoru appoggia la fronte sulla sua spalla. E solo allora lo racchiude tra le sue braccia. Lo avvolge stretto, un braccio attorno alla sua vita sottile mentre infila le dita tra i suoi capelli morbidi, il bisogno di sentire ancora il suo profumo così dolce e inebriante che si mischia alla salsedine e al profumo degli ibischi; e Kojiro sa già che quel profumo così particolare di quel luogo che è solo loro, resterà per sempre impresso nei suoi sensi anche negli anni a venire. Anche quando sarà l'oleandro in Italia a insinuarsi nelle sue narici, Kojiro tornerà ancora una volta a quel profumo, a quella luce calda e dorata, e la sensazione di quel corpo meraviglioso stretto tra le sue braccia.

Kaoru alza il viso dopo un momento interminabile, i suoi occhi sono umidi ma sereni. In fondo erano anni che Kojiro parlava del suo viaggio in Italia dopo il diploma, dove avrebbe imparato a cucinare dai migliori, per aprire poi un ristorante al suo ritorno. Sapeva che sarebbe successo, anche se negli ultimi mesi, complice la nuova travolgente amicizia con Adam, la loro attenzione si era spostata sullo skateboard e non ne avevano più parlato.

E anche se Kaoru non lo avrebbe mai ammesso apertamente, in cuor suo segretamente sperava che la nuova evoluzione del loro rapporto, l'aver ammesso finalmente i sentimenti che provano l'uno per l'altro, in qualche modo cambiasse i piani dell'amico per l'immediato futuro.

Sa che è terribilmente egoistico da parte sua, ma per una volta Kaoru vuole poter esser egoista. Ha dovuto ingoiare per anni il fastidio di assistere impotente a scene disgustose, l'armadietto di Kojiro traboccante di cioccolato e lettere a San Valentino, o i sospiri tremanti che si levavano in corridoio quando lui passava. Ha sempre represso con foga questi moti di gelosia nei suoi confronti, non pensando di avere alcuna ragione né diritto per provare tale sentimento.

E trova che sia davvero un crudele scherzo del destino che debba trovarsi di nuovo a fare i conti con la sua gelosia, proprio ora che i sentimenti tra loro sono stati dichiarati.

Cerca di non pensare alle ragazze e ai ragazzi italiani, notoriamente bellissimi e tra i migliori amanti al mondo. Scaccia quelle immagini deleterie dalla sua mente e si concentra sul presente. Kojiro è ancora lì, con lui, e si rifugia tra le sue braccia, cerca il suo calore, per accumulare emozioni e ricordi che gli serviranno nei mesi e negli anni a venire.

Cerca le sue labbra in un bacio disperato, e decide che non può e non vuole rovinarsi gli ultimi mesi che possono passare insieme. Vuole godersi ogni minuto, ogni istante, costruire quanti più ricordi possibile, senza sapere che saranno proprio quei ricordi così intensi e vibranti a logorargli il cuore così nel profondo da voler chiudere definitivamente fuori ogni possibile causa di sofferenza.


❂∘❀∘♥


Lo sguardo di Ainosuke è fisso sulla strada davanti a sé.

Tadashi conosce ogni sfumatura nelle espressioni di quel viso, e sa con assoluta certezza che gli occhi umidi e la mascella tirata che aveva quando è montato in macchina dopo aver salutato i suoi amici, sono l'ennesima prova tangibile di quanto lasciare il Giappone sia per lui terribilmente doloroso.

Ma Ainosuke non dice nulla, ha steso un gelido silenzio tra sé e Tadashi dopo quanto è successo la mattina precedente, ignorandolo del tutto se non per comunicazioni strettamente necessarie legate alla sua imminente partenza, e rispondendo a monosillabi anche ai messaggi portati da Tadashi da parte del padre, che non si è nemmeno degnato di parlare più con lui dalla sera dell'incursione a scuola.

È quindi sorpreso, Tadashi, quando parcheggia l'auto sul viale della villa e Ainosuke non si precipita fuori dall'auto come si sarebbe aspettato.

I suoi occhi sono lucidi e le gote arrossate, ma il suo sguardo è determinato mentre fissa il giardino buio davanti a sé.

"Tadashi." spezza il silenzio dopo un istante, il tono duro e freddo "Quello che è successo tra noi è stato solo uno spiacevole errore. Un momento di debolezza che non si ripeterà più. Mai più. Quindi togliti dalla testa che ci sia dietro qualche significato profondo. È stato solo sesso. Avevo bisogno di sfogarmi. Punto."

Tadashi resta ammutolito a fissare il profilo deciso di Ainusuke stagliarsi contro il cielo stellato fuori dal finestrino. Non sa cosa rispondere, non sa nemmeno se deve rispondere ma la sua incertezza dura solo un istante perché Ainosuke finalmente si volta verso di lui. Il suo volto si apre in un sorriso, una smorfia tirata e forzata che non raggiunge i suoi occhi, che sembrano brillare nella penombra di una luce invasata e crudele.

"Oppure potrebbe ripetersi. Chi può dirlo. Magari avrò ancora bisogno dei tuoi servizi al mio ritorno dall'America. Farai bene a farti trovare pronto per quanto tornerò. Perché posso assicurarti che sarò io a guidare la famiglia Shindo."

Ainosuke apre la portiera e scende dall'auto, e in un istante è scomparso dentro casa lasciando Tadashi in macchina con i suoi pensieri.

Non ha realmente capito se quella di Ainusuke sia una promessa o una minaccia, ma in fondo non ha realmente importanza. Tadashi sarà lì ad aspettare il suo ritorno, pronto a tutto, totalmente e completamente devoto ad Ainosuke e a quello che vorrà fare di lui. Perché quello è il suo destino, e Tadashi lo ha già abbracciato tanti anni prima, quando ha inciso quella coppia di cuori sul fondo della piscina, a testimonianza di quanto il suo cuore sarà per sempre legato a quello di Ainosuke.


❂∘❀∘♥


Kaoru è davanti allo specchio a figura intera in camera sua. Inclina leggermente la testa mentre assorbe la sensazione sempre più famigliare di non riuscire quasi più a riconoscersi in quell'immagine che lo specchio gli restituisce.

Si sente lacerato, il primo colpo inferto dalla partenza di Adam ormai un anno fa. Ainosuke sembra essere scomparso nel nulla, non ha più dato sue notizie, sa soltanto che 'sta bene' in base a quanto gli ha detto Tadashi una volta che lo ha incontrato per strada.

E poi se n'è andato anche Kojiro, squarciando ancora di più quella lacerazione, giù fino in fondo, a separare completamente la sua anima in due parti distinte che ormai stanno andando alla deriva, allontanandosi sempre di più, e Kaoru si domanda per quanto tempo ancora riuscirà a tenerle insieme.

Il suo sguardo attraverso lo specchio è freddo e asettico, il suo piercing scintilla mentre le unghie laccate di nero lo tormentano appena, ma una sensazione di fallimento si fa strada in lui, la sua ribellione ormai accettata dai suoi genitori sembra aver perso qualsiasi significato, senza quegli occhi amaranto a sostenerlo battaglia dopo battaglia.

"Debug terminato"

Una voce femminile leggermente metallica lo riscuote dalle sue riflessioni. Kaoru torna alla lunga scrivania che occupa tutta la parete, anch'essa prova evidente della sua dualità interiore, con la metà sinistra ricolma di pennelli, inchiostri e pergamene, e quella di destra invasa da schermi e tastiere, e pezzi di circuiti assemblati.

Si siede davanti a uno dei portatili, il display scuro su cui lampeggia in un bagliore rosato la frase appena pronunciata dal sintetizzatore vocale.

I piedi che ondeggiano a destra e a sinistra sulla tavola che tiene sotto la scrivania, Kaoru controlla le statistiche di debug.

0% di errori

100% di successo

Un sorriso soddisfatto si apre sul suo viso e si accinge a proseguire con l'installazione quando una notifica di Instagram si palesa in un angolo dello schermo.

La apre senza pensarci e resta congelato dall'immagine che il social network gli mostra.

Kojiro sorride allo schermo, il segno della vittoria accanto al viso, mentre cinge le spalle di una bellissima ragazza mora che sorride accanto a lui facendo anche lei il segno della vittoria. Alle loro spalle, le mura antiche del Colosseo si stagliano contro ad un cielo così azzurro e luminoso da ferire gli occhi. O forse è l'incredibile vicinanza dei loro corpi che si pianta negli occhi di Kaoru come un pugnale acuminato.

"Grazie Carla! ❤" dice la didascalia.

Nient'altro.

Kaoru resta a fissare l'immagine per qualche minuto.

La sua mente è svuotata dalla realizzazione, ma lentamente torna a riempirsi di nuove consapevolezze. Ogni cosa sembra andare al suo posto. Il motivo per cui i messaggi di Kojiro erano sempre più corti e sempre più freddi, millantando impegni di degustazioni e promozioni a cui Kaoru faceva fatica a credere.

Ora capisce bene cosa stesse degustando, Kojiro.

Tutte le sue insicurezze, le sue paure, trovano conferma in quell'immagine. Ed è quasi una soddisfazione sapere di avere avuto ragione, l'amarezza della consapevolezza che i suoi timori non fossero infondati è quasi dolce mentre cola lentamente sulla sua coscienza. Aveva sempre temuto che Kojiro non avrebbe resistito al fascino italiano. E sembra quasi senza significato ai suoi occhi, ora, che in quell'anno di assenza gli abbia scritto tutti i giorni, riconfermando il suo amore per Kaoru.

Forse le sue sensazioni stonate dell'ultimo periodo, quel suo non sentirsi più a posto con sé stesso, ha proprio origine nella consapevolezza che Kojiro si stava allontanando da lui. E non può dire che non fosse preparato a quello. Era il suo più grande timore da quando Kojiro è partito, e il fatto che si sia finalmente avverato lo fa quasi sentire contento. Più leggero.

È arrivato il momento di voltare pagina.

Kaoru chiude la notifica e lancia i comandi di installazione.

Quindi si alza dalla scrivania e si porta di nuovo davanti allo specchio dove accarezza la sua immagine in un'ultima occhiata affettuosa.

Sfila lentamente i jeans stracciati e la t-shirt nera. Rimuove dalle sue mani tutti i bracciali e gli anelli, e li lascia cadere uno per volta sopra al mucchio di vestiti, metallo e cuoio che si accumulano disordinatamente man mano che Kaoru si spoglia di ogni gioiello.

Fa un passo per avvicinarsi di più allo specchio, il suo viso così vicino mentre rimuove anche l'anellino d'argento dal labbro inferiore. Ricorda ancora il dolore pungente di quando ha fatto quel piercing, ma gli sembra un'inezia di fronte all'ammasso dolente che è il suo cuore mentre lo toglie.

Calde lacrime si raccolgono nei suoi occhi, Kaoru sbatte le ciglia e le gocce colano sulle sue guance disegnando lunghe righe nere di mascara e eyeliner.

Il pianto erompe dal suo petto, del tutto improvviso e incontrollato. Kaoru appoggia la fronte allo specchio e si abbandona ai singhiozzi, nudo e inerme nel suo animo tanto quanto nel fisico.

Odia sentirsi così, vulnerabile e patetico.

Dopo un numero infinito di singhiozzi si trascina in bagno, si china sul lavandino e lava via tutte le tracce scure dal suo viso insieme alle lacrime, e finalmente torna a guardare i suoi occhi arrossati attraverso lo specchio. Quello stesso specchio che un anno prima rifletteva le forti braccia di Kojiro attorno alle sue spalle.

I ricordi tornano a sopraffarlo, violenti e devastanti come non mai, le immagini di quei pochi mesi passati insieme che si fanno sempre più dolorose. E Kaoru non può stare così male. Non vuole soffrire più così tanto. Realizza ancora una volta che quei ricordi così vividi e meravigliosi sono un'arma a doppio taglio. Un balsamo che ha lenito il dolore della lontananza nei primi lunghi mesi di assenza, che si stanno trasformando ora in terribili schegge acuminate che spingono sul suo cuore facendolo sanguinare copiosamente.

Ed è in quell'istante che Kaoru prende la sua decisione. Non permetterà mai più a niente e nessuno di farlo soffrire così. Non lascerà più che nessuno entri nel suo cuore così in profondità da potervi mettere radici. E in quell'istante alza la sua barriera.

Ancora non lo sa, Kaoru, che diventerà così bravo a mantenere le distanze, che quando Kojiro tornerà dall'Italia con una valigia piena di pasta e di sogni di gloria, lui non andrà nemmeno a prenderlo all'aeroporto. Non può prevedere il futuro e quindi non sa ancora che negli anni a venire tratterà Kojiro con palese ed evidente disprezzo, che non gli farà mai mancare frasi al vetriolo e commenti sarcastici, solo per difendere il suo cuore da una nuova delusione, da quel dolore così acuto e profondo che gli sta togliendo il respiro.

E gli sembra così allettante, ora, la prospettiva di potersi rifugiare nella sicurezza dell'intelligenza artificiale su cui sta lavorando ormai da mesi, capace di dire sempre la cosa giusta al momento giusto. Senza fraintendimenti. Senza delusioni. Senza promesse che poi non verranno mantenute.

Kaoru torna in camera e recupera dall'armadio lo yukata blu che sua madre gli ha fatto confezionare su misura e che non ha mai voluto indossare. Si rifugia in quel tessuto pregiato e l'immagine che lo guarda dallo specchio ora è diversa, estranea ma in qualche modo rassicurante. Il viso pulito, le linee armoniose dello yukata, i lunghi capelli confetto lasciati sciolti sulle spalle e il bisogno di essere una persona diversa da quel momento in poi. Per tenere lontano il dolore. Soffocare i sentimenti. Annullare i bisogni che dipendono da qualcun altro.

"Installazione terminata. Comandi vocali attivati. Intelligenza Artificiale pronta all'imprinting. Dare un nome all'interfaccia per proseguire"

Kaoru si volta, il bagliore rosato sullo schermo nero riporta la frase appena pronunciata dalla sua AI.

"Carla"

Il nome scivola dalle sue labbra prima ancora di passare per il cervello.

"Carla attiva e pronta a ricevere i tuoi comandi"

Il cuore prende a battere furioso in mezzo al petto per la realizzazione di quello che ha appena fatto.

Potrebbe bloccare l'installazione, resettare tutto e ripartire dall'inizio. Ma tutto sommato c'è una sorta di masochistica perversione in quello. Inoltre, non riesce a non domandarsi come reagirà Kojiro, al suo ritorno, sentendo che Kaoru ha chiamato la sua AI con il nome della sua ragazza italiana. Senza sapere che Carla, la ragazza ritratta con Kojiro nella fotografia, è in realtà la moglie di Giuliano, il cuoco che ha trasmesso a Kojiro tutto il suo sapere durante il suo soggiorno in Italia. E che il suo ringraziamento nella foto di Instagram era per averlo accompagnato in giro per Roma a fare il turista, obbligandolo a quella pausa dopo settimane che non si prendeva nemmeno un'ora per riposare.

Ma tutto questo Kaoru non lo sa mentre prosegue nella configurazione di Carla, cominciando in quel momento un lungo percorso di customizzazione che lo porterà negli anni a venire a poter interagire con quella creatura di sua invenzione tanto perfetta quanto asettica, ottenendo le migliori soddisfazioni in ogni campo, sia nella sua futura attività di calligrafo, che nelle gare di skateboard, che in qualsiasi altro aspetto della sua vita. E forse sarà finalmente felice, Kaoru, nel poter sempre mantenere il controllo su ogni evento e ogni situazione. Forse.

"Carla. Per favore scarica dalla rete tutto quello che trovi sui Trick fatti con lo skateboard."

"Ok Maestro"


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FINE


❂∘❀∘♥


NOTE DELL'AUTRICE

Devo scusarmi per alcune cose.

Sicuramente non sono uno skater, ho preso le definizioni dei tricks da wikipedia, ma se c'è qualche errore in quei testi o nelle descrizioni durante la storia (per fare un loop si parte dall'ollie?) sentitevi liberi di lasciarmi i vostri commenti.

Non sono nemmeno un programmatore, quindi se nell'ultimo pezzo in cui parlo di debug, installazioni e customizzazioni ho scritto qualche fesseria, vi prego in anticipo di scusarmi e di dirmi pure come dovrei correggerle.

Vi ringrazio quindi per essere arrivati fino a qui, spero davvero che questa storia vi sia piaciuta, come sempre stelline e commenti sono assolutamente graditi.

Raven

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