Chapter 40.

|accenno a scene intime|






Sentire la propria mano essere stretta da quella di Natsu, fece sentire Lucy in estasi. Il cuore le palpitava nel petto con una macchina impazzita, e sebbene sentisse il bisogno di guardarsi attorno, non riusciva a staccare gli occhi dal ragazzo. Lo sguardo le cadde sulle spalle di lui, osservando come i muscoli si muovessero al di sotto della maglietta attillata, come i giochi di luci e ombre si rincorressero sulla stoffa.

Stavano scendendo le scale assieme, attaccati l'uno all'altra come se temessero che uno dei due potesse scomparire all'improvviso. Lucy non riusciva a riconoscere il corridoio dove stavano camminando, ma era pieno di dipinti appesi alla parete, e questa era ornata da una vecchia carta da parati color avorio. Quando ormai arrivarono alla fine, riuscì a intravedere scorci del soggiorno dov'era già stata: era la villa dei Dreyer. Ovviamente, si disse mentalmente, non poteva essere altrove.

Man mano che continuavano a camminare, Lucy riuscì ad avvertire il vago suono di un chiacchiericcio costante e acceso. Era quasi come se, chiunque stesse parlando, fosse impegnato in una discussione. Emergendo dal fondo del corridoio e arrivando in cucina, Lucy venne a contatto con gli abitanti della casa. Erza era ai fornelli con un grembiule in vita e stava agitando un mestolo sopra la testa, mentre un alquanto disperata Wendy cercava invano di spostarla. Loki era seduto in un angolo e cercava di farsi gli affari suoi, mentre Gajeel cercava di convincerlo che bere latte e caffè non era da uomini. Lucy buttò gli occhi al cielo, perché da quando esistevano bevande adatte a determinati sessi? Gray era poco più in là, una tazza di latte e cereali davanti, mentre con l'altra mano reggeva il telefono, intento a leggere qualcosa. Sembrava il più tranquillo nella stanza, se si escludeva il fatto che Laxus era appena intervenuto nella "discussione" tra Erza e Wendy, e ora stava prendendo il controllo dei fornelli.

Non appena versò un po' di impasto nella padella e lo sfrigolio attraversò la stanza, Lucy si rese conto che i ragazzi stavano cercando di cucinare pancakes. Non passò molto prima che il dolce profumo del dolce invase la stanza. Natsu la spinse un po' in avanti, quasi costringendola ad esporsi al pubblico. La ciabatta rischiò di scivolarle dal piede, causando un gran fracasso, ma attirando l'attenzione dei ragazzi. Lucy lanciò un'occhiata truce nei confronti di quello che ormai era tornato ad essere il suo ragazzo. Per tutta risposta, Natsu sollevò le spalle prima di rivolgerle un sorriso birichino e andarsi a sedere accanto a Gray.

Si udì il rumore tintinnante di qualcosa di vetro che sbatteva contro il ferro, e poi Lucy si sentì investire dal peso di Wendy, la testa della ragazza che le comprimeva il petto. L'agente sorrise, gli occhi che si increspavano assieme le labbra, e le braccia che andavano a circondare la sua amica. Era stata ferita in battaglia, probabilmente non solo lei, ma ciò giustificava la presenza di Wendy in quella stanza.

<< Lucy! >> chiamò la voce autoritaria di Erza. Lucy strinse maggiormente a sé la sua amica, quasi impaurita che il capo della gang potesse farle qualcosa. Si sentì stringere all'improvviso, le braccia che perdevano la presa sul giovane medico e il capo che sbatteva contro il seno protuberante di Erza. La rossa non sembrava arrabbiata, quanto più sollevata, o addirittura riconoscente per qualcosa. << Ci hai fatto preoccupare >> mormorò il capo di Fairy Tail. Sollevando di poco lo sguardo dalla sua posizione, Lucy notò gli altri che le sorridevano, annuendo alle parole di Erza.

Una vena di tristezza le attraversò il corpo, i sensi di colpa che tornavano a divorarla senza lasciarle scampo. Affondò il viso nel petto della ragazza più grande, gli occhi che pizzicavano mentre calde lacrime trovavano il loro percorso lungo il suo viso. Le bastò un attimo per scoppiare in un pianto disperato. Nonostante avesse gli occhi offuscati dalle lacrime, con la coda dell'occhio Lucy riuscì a notare una chioma rosata muoversi, il suono di una sedia che veniva tirata rumorosamente. Si sentirono dei mormorii, qualcosa come "lasciala stare", oppure "c'è Erza con lei". Nessuno di loro sembrava arrabbiato con lei, e Lucy non poté fare a meno che piangere più forte.

In realtà, se doveva essere al cento per cento onesta, aveva temuto che Natsu non volesse più vederla. Aveva ucciso suo fratello, e in un primo momento se lo era persino dimenticata. Strinse più forte le braccia attorno ad Erza, respirando in grandi boccate d'aria il profumo alla peonia della ragazza. Si sentì afferrare la maglietta bordeaux, stringendo la stoffa tra le dita come se la sua vita dipendesse da questa. Erza le stava passando una mano tra i capelli, mentre con l'altra la stringeva a sé e cercava di fare del suo meglio per lasciarla sfogare. Forse era inconsolabile, forse era tutto un sogno che stava immaginando, tutto frutto della sua mente. Ma la sensazione di essere viva sembrava sin troppo reale, la sua immaginazione non era tanto potente.

Sentiva il cuore battere all'impazzata, le guance bagnate e appiccicose, gli occhi e la testa che iniziavano a dolerle. In un lato della sua mente con tutto quel calore, con quei sorrisi che riusciva a vedere a stento attraverso le lacrime, Lucy si sentì a casa. L'avevano perdonata tutti, si disse, era palese. Loki la stava osservando con cipiglio preoccupato dall'altro lato della stanza, ma non fece alcun cenno di volersi muovere.

A Lucy bastò. Forse lui aveva spiegato l'intera situazione, forse anche Wendy lo aveva fatto. Si sentì più leggera al pensiero di non dover avere il compito di farlo lei stessa, ma se da un lato il problema poteva apparire risolto, da un altro non lo era affatto. Attraverso le lacrime che continuavano a scorrere, Lucy rivolse un'ultima occhiata verso Natsu, conscia del fatto che nessuno avrebbe potuto prendere il suo posto in quel caso: sarebbe stata lei a spiegargli tutto.

**

Erza aveva passato una mattinata intensa. Non appena si erano seduti al tavolo della colazione, i ragazzi avevano parlato del più e del meno, non dimenticando, ovviamente, di litigare. Era nata una piccola disputa tra Natsu e Loki, terminata con Gray che cercava di separare tutti quanti, mentre dall'altro lato della stanza, Wendy gli diceva di calmarsi o avrebbe causato guai. Erano rabbrividiti tutti, ricordandosi in quel momento che Gray avrebbe avuto un processo da lì a qualche giorno.

Sia Erza che Laxus avevano chiesto al riguardo prima al diretto interessato, e poi a Loki, chiedendo se conoscesse l'avvocato suggerito da Lluvia. Sorprendentemente, era stata Lucy a rispondere, dicendosi ammirata riguardo la riuscita del piano dell'archivista. A quanto sembrava, era davvero difficile riuscire a portarsi Freed come avvocato d'ufficio. Era un tipo che lavorava in proprio e solo con casi che gli avrebbero assicurato l'aumento della parcella.

Lucy aveva sorriso all'intera stanza, dicendo di non preoccuparsi, che conosceva Freed e sapeva fare il proprio lavoro. E in quel momento, ben conscia che Lucy avesse quasi venti anni, Erza si chiese quante cose avesse visto. Era fin troppo giovane persino per essere un poliziotto, ma in quel modo era riuscita ad arrampicarsi in quella scala sociale che pareva invalicabile. Troppe esperienze per una giovane vita.

E a un tratto, proprio mentre Gajeel si alzava dichiarando che voleva cucinare lui stesso il secondo giro di pancakes, Wendy aveva suggerito a Lucy di rivolgersi a uno psicologo dipartimentale.

Erza aveva sentito un peso sul petto a quella frase, spostando lo sguardo sulla bionda e osservandola preoccupata. Persino lei sapeva che quando a un poliziotto veniva offerta la possibilità di rivolgersi a un psicologo, allora la questione poteva dirsi grave. Non che non lo avesse intuito da sola. Le avevano detto che Lucy aveva difficoltà a ricordare come fosse morto Zeref, e di certo sapere che era stato il fratello di Natsu, non migliorava la situazione.

Erza si era sentita stringere il petto dal dolore, quasi chiedendosi cosa avesse fatto lei se fosse stata al posto di Lucy. Era quasi impossibile da pensare, persino da immaginare. La bionda aveva abbassato lo sguardo, incapace di mantenere il contatto visivo con chiunque. Spostando lo sguardo su Wendy, Erza aveva intuito quanto il giovane medico stesse rimpiangendo la propria scelta di parole, e non solo: persino il contesto non sembrava adatto. C'era una luce particolare nello sguardo della ragazza: tristezza, rimpianto, dolore.

E se spostava nuovamente lo sguardo su Lucy, Erza poteva riconoscere un riflesso di quelle emozioni. Era calato il silenzio nella stanza, spezzato in un attimo dal rumore di una sedia che veniva tirata. Natsu, sotto gli sguardi sorpresi di tutti, si era alzato. Aveva fatto il giro del tavolo ed era andato a inginocchiarsi accanto a Lucy, lo sguardo completamente invaso dall'amore. Persino da quella distanza, Erza riusciva a riconoscere quel sentimento così forte.

<< Wendy ha ragione >> aveva detto il rosato. Aveva sollevato le mani in avanti, sfiorando con delicatezza quelle di Lucy. La ragazza le aveva unite in grembo poco dopo la proposta del giovane medico, quasi come se fosse un segno che stava a indicare il suo volersi chiudere in se stessa. Era quasi matematico che non gliel'avrebbero lasciato fare: anche nei momenti più oscuri, parlarne poteva alleggerire di molto il carico che si provava sopra al cuore. << A volte l'affetto delle persone che ci amano non è abbastanza. >>

E in quel momento, mentre Natsu le stringeva le dita tra le proprie, Lucy era scoppiata a piangere. Si era lanciata in avanti, le braccia che si chiudevano attorno le spalle dell'amato, e il viso affondato nell'incavo tra il collo e la clavicola. Avevano tutti distolto lo sguardo, ormai consci di quanto quel momento risultasse intimo.

E ora era ormai pomeriggio inoltrato, gli eventi di quella stessa mattina sembravano lontani, come se Erza li avesse vissuti in un sogno. Gray era uscito di casa qualche ora prima, il pensiero fisso di andare da Lluvia e chiarire le ultime discrezioni del processo erano forti. Laxus si era rifugiato nel suo studio insieme a Gajeel, entrambi con pensieri riguardo la scoperta di una nuova vita. Stavano pensando a come affrontare il resto degli anni, dove andare e cosa fare. Erza non aveva voluto intromettersi, anche lei indecisa su cosa farne del proprio destino. Non potevano tornare lungo le strade, non quando come gang era tutto finito. Era bastato un vento freddo purché tutto si sgretolasse.

Natsu e Lucy erano spariti subito dopo la colazione, con il ragazzo intenzionato a mettere un po' di buon umore nella sua amata. Erza non sapeva dove fossero andati, ma ogni tanto, se passava in un particolare angolo della casa, riusciva a sentire le risate di Lucy espandersi. Sorrise tra sé e sé, certa che Natsu stesse facendo un ottimo lavoro.

Un rumore proveniente dall'entrata principale la ridestò dai suoi pensieri. Erza corrugò la fronte, certa che non potesse essere Gray. Loki e Wendy se ne erano andati da poco, il primo richiamato alla stazione di polizia, la seconda per il turno ospedaliero. Ma chi altri aveva le chiavi le casa? Un brivido le percorse la spina dorsale al pensiero che potesse essere il nonno di Laxus. Lo aveva visto di sfuggita e per pochi istanti mentre si trovavano tutti in cella, e per quanto fosse sembrato gentile, era proprio l'artefice della disfatta che aveva coinvolto molte gang.

Ma Erza non era tipo da nascondersi davanti al pericolo. Afferrò il primo coltellino svizzero che le passò sotto mano, assicurandosi di nasconderlo per bene dietro la schiena. Lo aprì lentamente, lo sguardo fisso sulla porta. Non provava paura, ma il cuore le batteva frenetico nella casa toracica, quasi come se volesse uscire. L'entrata si aprì, rivelando un ciuffo di capelli azzurri. Per un breve attimo, Erza si rilassò, immaginando che fosse Levy. Subito dopo aggrottò la fronte: Levy non era alta più di un metro e settanta, giusto?

E l'attimo successivo, del tutto inaspettatamente, il viso di Gerard si fece spazio in casa. Erza riuscì a cogliere i fasci di luce dietro di lui, i cespugli che caratterizzavano il vialetto e un'auto – forse un fuoristrada – parcheggiato lì davanti. Forse fu la sorpresa, ma quasi inconsciamente Erza si ritrovò ad allentare la presa che aveva mantenuto sul coltellino. Si sentì un rumore metallico, qualcosa che cadeva a terra con un tonfo.

E in quel momento, nel sentire quel suono, Gerard parve vederla per la prima volta. Le pupille si dilatarono, gli occhi verdi completamente sgranati mentre la figura del ragazzo rimaneva bloccato all'entrata. Era diventato pallido, quasi come se avesse visto un fantasma, ed Erza si chiese se forse il suo ex la ritenesse tanto terribile.

Nessuno dei due provò a muoversi. Erano rimasti fermi, gli occhi incatenati l'uno all'altra come se il mondo attorno a loro fosse distaccato, irraggiungibile e distante. Erza prese un respiro profondo, cercando invano di calmare il cuore che stava continuando a palpitarle prepotentemente nel petto.

Gerard si schiarì la gola, togliendosi le scarpe sull'entrata e avvicinandosi. Lo sguardo era vacuo, quasi come se fosse controllato da una forza maggiore. Era strano vederlo così, ed era strano trovarsi da sola con lui. Avevano operato insieme, era vero, ma non erano mai rimasti l'uno in compagnia dell'altra. C'erano sempre state altre persone nella stanza, qualcuno che avrebbe potuto fare tra tramite, o qualcuno a cui non avrebbero potuto mostrare reali conversazioni.

E ora che si trovavano soli in una stanza vuota, Erza non sapeva che argomento affrontare. Doveva dirgli che lo voleva con sé? Che gli era mancato? Lo sguardo di lui, eccetto la sorpresa iniziale, non esprimeva altro. Erza si chiese se fosse il caso di dirgli qualcosa o semplicemente lasciarlo andare.

<< Sono venuto a vedere come sta Lucy >> disse lui, lo sguardo che accennava al piano di sopra, quasi come se sapesse esattamente dove si trovava l'agente.

<< Prima che ti dica dov'è, possiamo parlare? >> gli chiese lei di rimando. Non aveva idea di come intavolare la conversazione, ma voleva e doveva parlare con Gerard. Sapere cos'erano, come sarebbero andate avanti le loro vite, o anche solo sapere se dopo quel giorno si sarebbero più rivisti. Faceva male pensare a quanto fossero uniti tempo prima, e a com'erano oggi.

Lui accennò un assenso. Si avvicinò, lasciando che lei lo conducesse vicino al divano, per poi sedersi insieme. Era quasi strano vedere lo spazio tra di loro, come se facessero di tutto pur di non sfiorarsi. C'era sin troppo imbarazzo tra di loro. << Cosa dovremmo fare? >> chiese lei. C'era un velo di incertezza nella sua voce, e i suoi occhi avevano indugiato un po' sulla mascella di lui. Questa era contratta, quasi come se Gerard si stesse trattenendo dal dire qualcosa di compromettente.

Lui prese un respiro profondo, la mano che si spostava dal fodero del divano per andarsi a posare su quella di lei. Erza sentì un'improvviso calore investirla, e fu certa che le sue guance avevano preso colore. Cercò con tutta se stessa di non muovere la mano: prima voleva sapere cosa aveva da dire lui. << Non ti ho lasciata perché lo volevo >> sussurrò lui. Le dita di Gerard si curvarono, andando a stringere delicatamente quelle di lei. Erza le sentì ruvide al tatto, quasi come se il ragazzo avesse i polpastrelli pieni di calli. << Ho pensato solo che, stando in polizia, avrei potuto proteggerti meglio di quanto avrei potuto fare se fossi rimasto. >>

Erza sentì il cuore mancare un battito. Nel corso degli anni, aveva sempre immaginato quella conversazione tra loro. In ognuna di esse, Gerard diceva sempre qualcosa di diverso. Ma mai si era immaginata un risvolto del genere: la sua immaginazione non era mai stata abbastanza spiccata da creare uno scenario simile.

Aveva immaginato che non la amasse più, che era scappato per codardia, oppure perché all'improvviso aveva cambiato idea e vedeva il mondo con occhi diversi. Quella rivelazione fu come una secchiata d'acqua gelida, qualcosa che l'aveva presa alla sprovvista. << Non avevo idea che pensassi questo >> ammise. Puntò lo sguardo verso il basso, incerta se guardarlo in viso o meno. Era così strano sentire la mano di lui che la stringeva. Per un attimo, nella sua mente erano tornati indietro nel tempo a qualche anno prima, quando il loro amore era ancora giovane, fresco e senza brutti risvolti.

<< Il mio obiettivo è sempre stato quello di tenerti al sicuro >> continuò lui. Adesso il pollice stava sfiorando con delicatezza il palmo di lei, ed Erza si sentì attraversare il corpo da una scarica di brividi. Non era freddo, lo aveva già intuito, ma piacere. << Forse non ci sono riuscito fino in fondo, visto che alla fine vi hanno arrestati. >>

Erza sgranò gli occhi, il viso che si voltava immediatamente verso di lui. Notò la mascella contratta, lo sguardo vacuo che non accennava a volerla guardare, come se si sentisse in difetto. Ma perché, si chiese lei, se lui aveva fatto tutto ciò che era in suo potere per amarla? Erza non era stupida e completamente estranea a sentimenti romantici. Aveva vissuto abbastanza da sapere com'era un uomo realmente innamorato, e come si comportava uno che invece fingeva affetto.

Se il primo era tutto piccoli gesti, come interrompere i suoi giochi preferiti per rispondere a uno stupido messaggio; il secondo prometteva mari e monti per poi perdersi nelle piccolezze quali dare affetto nel momento del bisogno. Un ragazzo trovava scuse per non ammettere i propri errori, un uomo accettava gli sbagli e cercava di correggersi. Erza non avrebbe mai pensato che un giorno avrebbe mai notato differenze simili con Natsu, ma quando lo aveva visto assumersi la responsabilità delle sofferenze di Lucy, la scarlatta aveva sentito il proprio cuore riempirsi di orgoglio.

E ora Gerard era davanti a lei, e le stava facendo capire che si sentiva in colpa per qualcosa su cui non avrebbe potuto – neanche volendo – avere voce in capitolo. Erza strinse più forte la presa che aveva sulle dita di lui, facendo si che la mano di Gerard smettesse di lasciarle carezze leggere. Fissò lo sguardo su quello di lui, cercando di metterci dentro tutto l'affetto che provava. Non era facile cercare di mostrare i propri sentimenti quando aveva passato gli ultimi anni a nasconderli. Ma ora poteva liberarli, lasciare che Gerard capisse. << Non è stata colpa tua se ci hanno arrestato. Quella è stata una conseguenza delle nostre azioni >> disse, cercando di assumere il tono più sincero del mondo. << Hai fatto di tutto per liberarci, e di questo te ne sono grata. >>

<< Non ce l'avrei mai fatta da solo, senza Lucy o Levy >> ammise lui. Erza vide che negli occhi di lui era passato un lampo, come di una consapevolezza particolare. C'era gentilezza, riconoscenza, ma anche qualcosa che Erza non riuscì a capire, non sul momento.

Lui fece per alzarsi. Non le lasciò la mano, ed Erza notò a fatica le loro dita intrecciate e sospese nel vuoto, come a formare un'altalena. Sentì le farfalle invaderle lo stomaco, solleticandole gli interni in un modo così piacevole che non poté fare a meno di essere invasa da un calore soffocante. Era certa di essere arrossita per l'ennesima volta.

Gerard non disse una parola, ma quando le lasciò la mano, Erza si sentì come se avesse perso un arto. Questa volta, a differenza di qualche anno prima, l'agente stava sorridendo. E sebbene il gesto la sconvolse, Erza capì perfettamente cosa voleva dire: quella non sarebbe stata l'ultima volta. In futuro, ne era certa, avrebbero parlato ancora.

**

Levy era soddisfatta del lavoro svolto. Era nel suo ufficio, tamponandosi la fronte sudata con il retro della manica del maglione. Aveva passato tutta la notte a riordinare i file. Avevano finalmente ottenuto una confessione da parte di Deliora e ora bastava solo trascinarlo in tribunale per affrontare il caso di Gray.

Lluvia era pochi metri più là, fotocopiando i documenti riguardo l'interrogatorio che avrebbe mandato a Freed in un secondo momento. L'azzurra sembrava emozionata, allegra quasi. Levy poteva ben sapere il perché: era stata Lluvia a costringere Deliora a confessare, e in un modo che nessuno si sarebbe mai aspettato. Aveva tirato fuori un gioco di parole pazzesco che aveva costretto il criminale a rivelare la verità. Era stato tutto registrato dalle telecamere di sorveglianza, ma il giudice, ovviamente, si aspettava quelle stesse parole in un tribunale.

Era ormai chiaro a tutti che Gray avrebbe vinto la causa, e Lluvia, avendo una cotta per il ragazzo, era al settimo cielo. Levy non aveva il coraggio di dirle che probabilmente i membri di Fairy Tail non sarebbero rimasti in Giappone. Era troppo da chiedere, perlopiù perché i loro crimini non erano stati cancellati del tutto. Il processo di Gray era una formalità, qualcosa di cui il ragazzo voleva liberarsi a tutti i costi per non essere etichettato come un assassino.

Ma Levy era più preoccupata per Lucy. Quando Loki l'aveva chiamata qualche ora prima, le aveva detto che la bionda era ancora sotto shock e che Wendy aveva proposto di contattare uno psicologo dipartimentale. Ora che Minerva era stata arrestata, la centrale di polizia avrebbe dovuto trovare un altro tipo di assistenza per Lucy.

Non era raro che gli agenti rimanessero traumatizzati dalla prima esperienza sul campo, specie in quelle sotto copertura. L'avventura di Lucy, seppur fosse iniziata normalmente, si era evoluta in qualcosa di così complicato che persino Levy aveva fatto fatica ad addormentarsi la notte. C'era qualcosa di macabro in tutta quella vicenda. Il capo dell'intelligence sospirò, ormai conscia che avrebbe dovuto parlare con Makarov riguardo le nuove assunzioni nel dipartimento.

Era chiaro come l'aria che Lucy avrebbe rinunciato non appena la terapia per poliziotti fosse terminata, e Levy non gliene avrebbe fatto una colpa. Probabilmente, si disse, se la sua migliore amica avesse deciso di rimanere con Natsu e gli altri, anche lei avrebbe lasciato il paese. Levy si sentì invadere da un senso di mancamento, come se qualcuno stesse cercando di strapparle un arto usando la sola forza bruta. Non era mai bello perdere un amico, a maggior ragione se era qualcuno importante per lei come lo era Lucy.

Levy si diede un pizzicotto sulla pelle. Era assurdo pensare che si sarebbero separate completamente. Vivevano nell'epoca delle tecnologie, si disse, e un minuto per fare una chiamata o una videochiamata, si trovava sempre. Se una persona continuava a tirar fuori scuse per non fare nessuna di queste cose, allora non ci teneva abbastanza. Ma Levy era certa che il loro rapporto sarebbe durato, esattamente come si erano ripromesse anni prima, strette nelle loro divise corte e pesanti da liceali.

Era certamente difficile stabilire dove la vita le avrebbe condotte, ma Levy era certa che sarebbe rimasta per sempre al fianco di Lucy. E se anche lei avesse trovato un ragazzo su cui puntare gli occhi, non le sarebbe dispiaciuto. Fece un sospiro sommesso e carico di aspettative, prima di raccogliere per bene i documenti. Erano sparsi scompostamente lungo tutta la scrivania, quasi le chiedessero indirettamente di essere impilati. Levy rivolse un'occhiata a Lluvia, vedendo che l'altra le stava sorridendo. Sorrise a sua volta, prima di iniziare a dividere i fogli nelle rispettive cartelle. Ormai era giunto il momento di lasciarsi il passato alle spalle.

**

Quando Natsu le aveva proposto di incontrarsi sulla veranda, Lucy aveva pensato che fosse completamente impazzito. Erano ancora in pieno inverno e solo il giorno prima c'erano state forti piogge che avevano reso friabile il terreno attorno la villa. Lucy era certa che fuori facesse freddo, a maggior ragione ora che era quasi il tramonto.

Si erano persi di vista durante il pomeriggio, quando Lucy aveva detto che sarebbe andata a fare una doccia. Per tutta risposta, quando era rientrata in camera con solo un asciugamano addosso e uno sui capelli, aveva trovato un bigliettino posto con cura sulla scrivania.

Si era guardata attorno – avrebbe detto stupidamente, se proprio avrebbe dovuto aggiungere qualcosa – e lo aveva aperto con mani tremanti e con un pizzico di esitazione. Natsu aveva una calligrafia grande e disordinata, ma anche senza la firma posta alla fine del messaggio, Lucy avrebbe certamente capito che il mandante era lui. Nel biglietto, Natsu le chiedeva di incontrarsi prima del tramonto sulla veranda.

Si era vestita di tutto punto, creando persino un gioco di gioielli. Aveva indossato un abito celeste pieno di veli e tulle, con le maniche leggere e ricamante in un pizzo leggero. Aveva posato sul collo una collana dal motivo di stelle danzanti, lasciando libere le orecchie da qualsiasi orecchino che non fosse un punto luce piccolo e quasi invisibile. Lucy ricordava le lezioni di stile che aveva ascoltato al liceo, quando essere alla moda era tutto tra le ragazze di spicco. Non che lei volesse essere come loro, ma aveva sempre sognato di agghindarsi un po'. Era solo qualche tempo dopo che aveva capito l'antifona: mai vestirsi e apparire per gusto altrui, ma sempre per compiacere se stessi.

E se quella sera si era vestita come se stesse andando a una cena importante, non era per Natsu. Voleva sentirsi bella per davvero, voleva capire se i nomignoli datole erano la verità, se risplendeva davvero come una stella. E quando si era guardata allo specchio dopo aver messo delle semplici scarpe nere, ci aveva messo un attimo per riconoscersi. Era bella, si era detta, come i quadri dei pittori che cercano di catturare la bellezza delle cose in tempi oscuri. Era stata orgogliosa di ciò che aveva fatto e forse, aveva pensato con un pizzico di avidità, avrebbe potuto ottenere da Natsu un perdono sincero.

Non che non gli credesse quando lui diceva che non ce l'aveva con lei per la morte di Zeref, era come se, in fondo al cuore, Natsu volesse dirle qualcosa. E per quanto Lucy si sforzasse, non riusciva a cogliere quel messaggio che pareva essere segreto. Forse l'aveva davvero perdonata – dopotutto aveva saputo che non c'era mai stato un gran rapporto tra i due fratelli – ma Lucy avrebbe dato qualsiasi cosa pur di comprendere quali sentimenti si celavano davvero nel cuore del suo amato.

E ora, mentre apriva delicatamente la porta che l'avrebbe condotta alla veranda, sentiva le mani tremare. Si era messa su un giacca di pelle nera che non le apparteneva: era di Natsu. Sorrise al pensiero, mentre, insieme al profumo di muschio del ragazzo, inspirava anche l'odore della notte ormai vicina. La porta si era aperta con un rumore secco, catapultandola immediatamente in ciò che le parve una dimensione sconosciuta. C'erano candele ovunque, accese e profumate. Per terra era stato disteso un telo rosso cosparso di petali di rose, e sopra di esso, Lucy vide un cestino e il ragazzo. Natsu le stava sorridendo e la guardava come se fosse la prima volta dopo migliaia di anni: c'era uno sguardo da predatore nei suoi occhi, ma anche totale ammirazione.

Lei sorrise di rimando, rimanendo un attimo incantata alla vista di tutte quelle decorazioni. Aveva sempre immaginato eventi del genere da piccola, ma quando si era innamorata di Natsu e aveva potuto conoscere a fondo la sua personalità, Lucy aveva capito che lui non era affatto tipo da preparare ambientazioni romantiche. E ora, con la veranda addobbata a quel modo, con il cielo in lontananza che si colorava di accesi colori fiammeggianti, Lucy si dovette ricredere sui propri pensieri. Se spostava lo sguardo in alto per un millesimo di secondo, avrebbe potuto vedere il cobalto che sembrava inglobare il rosso dell'orizzonte, facendo spuntare il primo luccicchio delle stelle.

Quando Lucy si tolse le scarpe per sedersi sulla coperta, Natsu le mise immediatamente in mano un bicchiere di vino. Era un odore forte e deciso, ma quando posò il bicchiere tra le labbra, si rese conto che il sapore era vagamente frizzante. Sorrise nuovamente, posando il cristallo sul telo con cura e puntando lo sguardo su Natsu. << E' bellissimo >> disse, rivolgendosi chiaramente a tutto ciò che li circondava. E lo pensava sul serio.

Lui le sorrise. << Ho preparato questo per te, soprattutto perché volevo affrontare un discorso particolare >> disse, e mentre lo faceva, con il pollice stava accarezzando il bordo del cristallo. Lucy non avrebbe mai immaginato di poter vedere Natsu a quel modo, e quella visione le parve una completa sorpresa. Che volesse parlare dell'incidente? No, si disse, Natsu non avrebbe mai preparato una cenetta romantica per parlare di un omicidio. Doveva esserci dell'altro, ma Lucy non riusciva a capire. Lui posò il bicchiere sul tessuto del telo, continuando a guardarla con un lieve sorriso a increspargli le labbra. << Dopo che Gray avrà terminato il processo, non potremo più restare qui. Molto probabilmente dovremo lasciare Tokyo, o il Giappone stesso. >>

Lucy raggelò per un attimo al suono di quella frase. Che stesse per lasciarla? Ma no, si disse, Natsu non era così crudele da farle credere che sarebbero rimasti insieme per sempre. Eppure, c'era qualcosa di particolare dietro lo sguardo di lui, come se nascondesse alcune cose dietro quei suoi occhi verdi. In quel momento, però, con le fiamme delle candele e il lieve tremore delle luci esterne, le pupille sembravano color ossidiana, o due pezzi di carbone che rilucevano al fuoco. Quando Natsu si sporse in avanti per poggiare una mano sulle sue, Lucy sentì le proprie guance andare a fuoco. Riluttante, posò con cura il bicchiere, cercando di non spostare lo sguardo da quello di lui. Era come se si fosse creato un collegamento tra loro, qualcosa che non si sarebbe potuto spezzare facilmente. << C'è una città particolare che vorresti visitare? >> le chiese improvvisamente. Il pollice di lui stava compiendo lenti movimenti circolatori, come se volesse rassicurarla del fatto che non ci sarebbero state brutte notizie, quella sera.

E Lucy sentì il cuore compiere una capriola nel proprio petto, e non solo. Le mani le sudavano e tremavano, nervose. Il petto rischiò di esploderle dalla felicità e quasi non riuscì a contenere il sorriso che improvvisamente le increspò le labbra. Osservò gli occhi di Natsu come a cercare una negazione, qualcosa che le diceva che aveva capito male, ma non c'era nulla di tutto ciò. Ormai incapace di contenersi, il suo corpo si slanciò in avanti, le braccia che andavano a chiudersi dietro il collo del ragazzo che, preso in contropiede, perse l'equilibrio.

Lucy affondò il viso tra il collo e la spalla di Natsu, finendo completamente sopra di lui con una strana inclinazione delle gambe che le stava tirando il fianco. << Parigi >> mormorò << Vorrei andare a Parigi. >> Arrossì sino alla punta dei capelli, sia per la richiesta che per la posizione in cui si trovavano in quel momento: era completamente spalmata su di lui e Natsu aveva battuto le spalle contro il pavimento della veranda. Non sembrava infastidito, visto che le stava sorridendo, ma Lucy decise ugualmente di tirarsi indietro.

Quando poggiò il gomito sulla tovaglia rossa e schiacciò qualche petalo di rosa per sbaglio, improvvisamente sentì una pressione sulla vita. Si voltò, ormai del tutto incredula. Le mani calde di Natsu erano lì e la stava osservando con uno sguardo languido, quasi a chiederle di non spostarsi. << Ottima scelta >> le sussurrò all'orecchio. Lucy sentì dei brividi correrle lungo la schiena, mentre il cuore aumentava la propria corsa. Per un attimo temette di poter morire lì, tra le braccia di Natsu, ma al tempo stesso le farfalle che sentiva nello stomaco le dissero che non si era mai sentita tanto viva quanto in quel momento.

Inspirò a fondo, inalando completamente il profumo al muschio bianco di lui che si era unito a quello della notte. E lui parve fare lo stesso. Ci fu una leggera pressione, un tocco di labbra contro la guancia di lei tanto lieve da farle aumentare i brividi. Non era freddo, ne era ben consapevole. Eppure, se c'era qualcosa di cui non si era resa conto subito, fu il momento in cui Natsu la spinse di lato, invertendo le loro posizioni. Ora era lui a starle sopra e Lucy avvertiva chiaramente il freddo sulla schiena e le spalle, nei punti dove il telo non arrivava, e lei toccava il pavimento. E poi c'era il petto e lo stomaco, dove il corpo di Natsu premeva contro il suo, e Lucy era diventata improvvisamente consapevole della loro pelle che si sfiorava.

Sentì le guance avvampare, ma non ebbe il tempo di processare. Natsu le sorrise, in quel modo calmo e rassicurante che lo distingueva, prima di piegarsi verso di lei e baciarla. Lucy sentì lo stomaco contorcersi, il petto esplodere dalla felicità e il sapore del vino le esplose nella bocca, mentre lui le sorrideva sulle labbra prima di tornare a baciarla più intensamente di prima.

I loro corpi si toccavano, si muovevano all'unisono e si amavano ancora e ancora. Ci fu un momento, mentre Natsu le lasciava una scia di baci lungo il collo, dove Lucy rivolse lo sguardo in alto, verso le stelle. Le mani le tremavano, ma riuscirono comunque a tirargli di poco la camicia che indossava, stringendo assiduamente il tessuto tra le dita. Natsu sembrò capire, perché si sollevò per sfilarsela. Negli attimi in cui lui le fu lontano, Lucy sentì il corpo essere invaso dal freddo. Si calmò immediatamente nel momento in cui il ragazzo tornò su di lei, baciandola con calma e amore.

Quando Natsu le posò una mano sulla spalla, Lucy capì all'istante che il suo vestito stava per essere sfilato, ma non fu il solo: poco dopo anche i pantaloni di lui e l'intimo di entrambi fece la stessa fine. Era strano, pensò Lucy in un momento di calma, trovarsi lì con Natsu mentre lui cercava di fare piano, amarla con cura e trasporto, e assicurandosi che stesse bene ad ogni passaggio.

Quando lui si allungò oltre a lei per prendere qualcosa dalla tasca dei propri jeans, Lucy tremò leggermente, consapevole di dove il loro amore li stesse portando. Non aveva paura, non quando Natsu cercava di renderla felice in ogni più piccolo gesto. Lui si piegò, osservandola negli occhi con scrupolo, cercando di capire se lei ci stesse ripensando. Gli sorrise, e quello bastò per entrambi, perché l'attimo dopo Natsu era tornato su di lei, baciandola in ogni punto in cui riusciva ad arrivare.

E quando i loro corpi si unirono, Lucy tornò a guardare le stelle, consapevole di quanto fossero luminose in quella notte tanto speciale. Si sentì invasa da piccole esplosioni di piacere che le controllavano il corpo, quasi come se fosse soggiogata. Natsu era attento a non farle male e lei non poteva fare altro che amarlo, cercando di baciarlo con trasporto per trasmettergli ogni sensazione che provava, fargli capire che tutto in quelle carezze e sfioramento di labbra, le piaceva. Lo sguardo di lui era acceso dall'amore e la guardava come se fosse un'opera d'arte, come un quadro bellissimo che finalmente poteva sfiorare con dita tremanti.

Lucy si aggrappò saldamente alle sue spalle e il mondo prese a girare mentre Natsu affondava in lei un po' più forte, facendole chiudere gli occhi per il troppo piacere. Dietro le palpebre, Lucy riuscì a cogliere delle piccole esplosioni e si chiese se le stelle non fossero innamorate di quella visione, di quell'amore che veniva espresso sotto al loro sguardo. E quando il calore la investì completamente, Lucy sentì Natsu che le sussurrava parole di conforto, e fu quasi come se la amasse più di prima. Le sfiorò le braccia con cura, risalendo sul viso e lasciò lì le mani mentre la baciava di nuovo, e i loro corpi si fondevano ancora e ancora.

Lucy sorrise, la mente in estasi e il petto che le esplodeva per le troppe emozioni che provava. E le stelle, che parevano più luminose di prima, sembrarono farle l'occhiolino mentre Natsu si poggiava accanto a lei, entrambi stremati ma felici. E Lucy fu certa solo di una cosa: quella notte le sarebbe rimasta per sempre impressa nella mente.









*Angolino di un'autrice ritardataria!

Ma buonsalve genteh! Per l'ennesima volta, sono in ritardo e purtroppo devo ammettere che questo capitolo per me è stato difficilissimo da scrivere, soprattutto l'ultima scena! Può sembrare strano, ma ancora mi sento in imbarazzo, abbiate pietà XD

Ci ho impiegato più del previsto, ma sono riuscita a portarvi finalmente l'ultimo capitolo prima dell'epilogo! L'epilogo sarà pronto a breve, non vi farò aspettare molto! Fa strano abbandonare HT dopo molti anni, ma prima di farlo, abbiamo un ultimo viaggio da fare insieme ;)

Detto ciò, vorrei proporvi una cosa: aiutarmi a capire cosa vorreste leggere nelle storie future. Ho due storie in mente: una a tema piratesco, l'altra con nuovi coinvolgimenti da parte di gang, ma ovviamente con una trama molto diversa da HT. Saranno entrambe NaLu, ovviamente, ma lasciatemi scritto cosa ne pensate, se volete leggerle o altro ;)

Ovviamente, per mantenerci in contatto, rimarrà Golden Hours!

Ma parlando del capitolo, siamo giunti a delle conclusioni, ma ancora non definitive, perché come andranno avanti le loro vite lo vedrete nell'epilogo. In questo capitolo ho cercato di aggiungere alcune lezioni di vita che io stessa ho imparato nel corso degli anni: come riconoscere un ragazzo che ama veramente, come riconoscere chi ci tiene in generale, come apprezzare se stessi al meglio senza sentire il bisogno di compiacere gli altri. Spero che questi messaggi siano arrivati anche a voi!

Detto questo, ci rivedremo presto con l'epilogo di questa storia!

A presto e un bacio,

Gaia*

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