La scuola sotto attacco. [CAPITOLO 5/3]

Fa per uscire.
Ma non riuscirà a riferire nulla.

Perché lei è lì, con un pugnale.

Aurelia.

«Mi cercavi, Victoria? Perdona il ritardo, ma temo tu non possa andare da nessuno adesso.»

Victoria.
Il sangue, il sapore ferroso che le pervade la gola.
L'immagine della bionda, nitida nella sua mente.

Il mondo le vortica intorno quando sviene al suolo sofferente ed ogni senso, a poco a poco, si affievolisce.
La preside la osserva dall'alto con un ghigno trionfante dipinto in viso.

Ha vinto.

Selene è dinnanzi al lavandino pubblico, situato all'esterno dell'area ristorante, sul retro dell'hotel.
Sta continuando ad insaponare e sciacquare, insaponare e risciacquare ancora. Un ciclo che ripete più e più volte su di un... telefono?

Il rosso le si avvicina curioso, avendola adocchiata già da un po' intenta nel suo lavoro.
Si appresta ad osservarla in silenzio.
Dipinta così di assidua concentrazione, sembra viva in una dimensione tutta sua dove l'unico pensiero che l'affligge è la pulizia di quel dispositivo, anche se... nel peggiore dei modi.

«Selene ma... che staresti facendo?»

La ragazza si volta di scatto, balzando. Scruta in un sospiro l'altro, non avendolo affatto notato prima.
Era decisamente in un mondo tutto suo, eppure nasconde con estrema naturalezza la sorpresa in una esaustiva spiegazione.

«Poco fa sono uscita dalla piscina, ma andando di fretta non ho visto la professoressa Alexandra e...»
Increspa le labbra in una linea semicurva. Non sa se ridere o piangere.
«Le ho fatto cadere il telefono in uno dei settecento vasi che contornano il cazzo di hotel!» Fa spallucce e getta le braccia all'aria, sospirando e sbattendo i piedi sul posto.

«Quindi ora lo staresti... pulendo?»  Archer sbatte le palpebre, incredulo.
Il suo tono piatto e la sua espressione corrucciata non richiedono ulteriori analisi.

La giovane sbotta in un sospiro, estraendo ora dalla tasca del pantalone un tovagliolo di carta; lo ripassa sul dispositivo, borbottando isteriche imprecazioni non appena le nota.
Linee verdi.
Il display è andato. Completamente.

Archer, con la più assoluta serietà, le rivolge un quesito.
Fermo in viso e nei modi, sicuro di sé.

«Ma sei stupida?»








Accanto all'area delle esibizioni, così come un po' ovunque, vi sono piante e cespugli.
C'è però un fiore appassito, accanto cui vi si accuccia Stella.
La bionda distende le proprie braccia in avanti, per poi recitare una sorta di formula appresa dall'insegnante; una in grado di semplificarle la magia.
«Ad naturam!»

Dalle sue dita si diramano come particelle di luce, o piccole sfere incandescenti, che tendono a fondersi con quel corpo ormai privo di vita per fornirgliene una nuova.
I suoi vispi petali viola quasi accecano la bionda, che sorride difatti orgogliosa di sé e del proprio lavoro.

«Com'è carino!» Commenta ancora squillante, ponendosi ora sulle proprie gambe e saltellando sul posto.
L'eco di più applausi la fa voltare di scatto, alle spalle.

«Ti alleni anche qui?»

Una voce conosciuta; è la professoressa Alexandra.

«Oh, professoressa!» Le sorride, genuina. «Se Selene mi vedesse ora mi urlerebbe di correre via perché potrebbe prendermi e strozzarmi, come demone.»

«Io? Il demone?» Trattiene a stento una risata Alexandra, stupendosi di come fra tutti gli insegnanti le accuse cadano su di lei.
Insomma, era certa sarebbe stata accusata prima Victoria.
Lei invece è quella buona del duo, di solito.

«Quindi Selene, che se ho ben capito è la ragazza con cui condividi la stanza, crede io sia il demone?» Dirlo ad alta voce lo rende ancora più assurdo, ai suoi occhi.

«Lo trova insensato? In ogni caso no, non crede che sia lei. Ma mi direbbe lo stesso di fare attenzione... anche se io suppongo che una creatura tanto spaventosa non riuscirebbe mai a ricreare un sorriso così accogliente!»
Fa spallucce la giovane, evidenziando il sorriso della donna già da tempo innalzato.

Il suo è come un faro limpido, una coccola dalla quale Stella si lascia guidare e ammaliare volentieri, pur di desistere alla tempesta in cui è stata coinvolta.
Fino a due giorni fa sognava di essere una maga della natura.
Ora non sa più a cosa crede.

«Mi spiace per ciò che sta accadendo... è assurdo. Non sarebbe mai dovuto esistere questo demone, e noi non dovremmo essere qui. Vi chiedo scusa Stella, ma so che le cose si sistemeranno.»
Tenta di rassicurarla, sorridendole ancora e accarezzandole il viso nella speranza che serva.
Che la tranquillizzi, dal basso della propria impotenza.

«Non è colpa sua, professoressa, né degli altri insegnanti. Ma di quella bestia e di chi non vuole aiutarci per pigrizia!» S'imbroncia Stella, ancora infastidita dalle parole di Jacob e dall'intera situazione.

«Dunque tu credi a questa storia?» Sussurra la donna, perdendosi nel vuoto della propria mente. Sembra neppure volesse pronunciarlo.

«Come?»

«Nulla, pensavo ad alta voce.» Si ricompone Alexandra. Increspa di nuovo le labbra. «Tu piuttosto, come stai? Dopo quanto successo mi sembra che tutti si puntino il dito e insultino a vicenda, è orribile. Se penso poi a quei poveri ragazzi...»

«Avete parlato con le loro madri?» Tenta di saperne di più la biondina, sperando di immagazzinare tutto ciò che potrebbe esser utile a Selene.
Ormai crede di essere l'assistente di una detective.

«Non ne ho avuta l'occasione. Ho provato a telefonarle ma non hanno risposto, comprensibilmente. Però so che invece la preside ci è riuscita, per fortuna. Non oso immaginare il loro dolore, spero sia stata quantomeno... delicata.» Tossisce.

La bionda riflette invece sulle conseguenze che gli ultimi avvenimenti potranno avere, o che stanno avendo, sulla salute mentale di tutti.
In fondo, ripensandoci... era davvero necessaria la sfuriata fatta a Jacob?

Se tutto ciò non fosse mai avvenuto, se il suo umore non fosse stato quello, avrebbe davvero reagito così male?
Non è da lei scomporsi così tanto.

Lascia tuttavia sfumare i propri pensieri; non può fissare la sua insegnante in silenzio per l'eternità.

«Non è un incantesimo poi così difficile, sa?»
Fa riferimento al fiore riportato in vita.
«Ho pronunciato le parole della formula e mi sono focalizzata su un'immagine felice per poter "creare vita". Lo ha detto lei a lezione.»
Le sorride, venendo dolcemente ricambiata.

La donna, la cui chioma verdognola ondeggia alle spalle, poggia la mano destra sul capo di Stella che si fa minuta nelle proprie spalle in un sorriso.

«Scusa se devo andare ma credo che la tua amica mi abbia distrutto il telefono, vado a controllare!»

Stella annuisce, vedendo la donna sparire tra aiuole ed edifici alla ricerca di Selene. Ma poi... ci riflette. Che significa che le ha distrutto il telefono?
Cos'ha combinato stavolta, Selene?

Ridacchia, ma senza rendersene conto abbassa la guardia.
Ed un suo nemico la aggredisce.
La malinconia.

Ripensa all'immagine felice.
È certa fosse una foto... una foto in cui lei era piccola e allegra, affiancata dai suoi genitori prima ancor che partissero per l'esterno.
Ma c'è un dettaglio che non le quadra affatto.

Nel suo ricordo, o immagine... non vi è il volto di sua madre.
Non è lei a sorridere al suo fianco.

È Alexandra.

Non ne capisce il motivo... potrebbe trattarsi di un incantesimo demoniaco? No, si starà lasciando trasportare dalle accuse di Selene. Non può esser lei.
Questo è... probabilmente qualcosa che va oltre la magia.








Crystal è invece rinchiusa nella propria camera d'hotel, apparentemente sola, ma con la invece esaustiva compagnia dei propri pensieri; i suoi unici amici.
Una condanna.

Anche se, riflettendoci... forse le viene in mente il volto di un suo amico. Ammesso possa definirsi tale.
Lui, sorride Crystal fra sé e sé, non è affatto una condanna come lo è la sua mente.

«Anche se ne ha le fattezze; è abbastanza fastidioso.»
Borbotta ancora, ignara della curva che le bagna le labbra. Fa per stringere a sé il proprio cuscino bianco, strattonandolo e poggiandosi alla parete.

Non comprende troppe cose.
La sua mente è un vortice di dubbi, di grida impetuose che non accennano a tacere.
Continui sussurri di cui lei, però, non coglie l'entità.
Non ne coglie il significato.

Ma d'un tratto, tacciono.
Non ode più nulla poiché il riverbero delle dita di Archer sulla porta, penetra nella stanza.

Lui è qui.
Archer.
Sta bussando alla porta.

«Crystal, sei qui? Non ti ho vista in giro, potrei entrare o distur-»

La giovane, seppur spettinata e rivestita solo di un candido pigiama bianco, si appresta ad aprire la porta. Effettua uno slancio, quasi in corsa.
Eppure, il sorriso che sfoggiava pensando al giovane ora è svanito.

Lui al contrario increspa le labbra non appena la porta gli viene aperta, per poi lasciarsela alle spalle una volta dentro.
Nota come sia tutto caotico, fuori posto, nonostante siano lì solo da poche ore.
«Come stai?»

«Prego?»

«Non abbiamo più parlato di quello che è successo. Voglio dire...» Archer tenta di rivangare quanto accaduto a scuola, invano.

«Se sei venuto qui per parlarmi di demoni, tornatene da dove sei venuto.»
Lei sospira, accomodandosi nuovamente sul proprio letto; un quadernino nero in copertina rigida l'affianca. Era sotto il cuscino.

«Posso vedere?» Chiede il cremisi, indicando il tascabile con fare innocente. Sembra un bambino attratto dalle caramelle al parco.

«Certo.» Replica la giovane, non riuscendo ad evitare lo sguardo giocoso dell'altro. Non riesce a trattarlo con estrema freddezza, e ciò le secca.
Per quale motivo sorride così tanto? Lei non ne vede la necessità.

Cede il ruvido oggetto ad Archer, sfiorando involontariamente le sue dita morbide. Sono calde;
è come se l'energia che traspare anche solo guardandolo in viso, lo avvolga interamente. Persino il suo corpo ne è intrinseco.

«Oh! Ma questi sono appunti sulla magia, e sono molto dettagliati! Per questo sei così fantastica?» Le chiede esaltato, sfogliando le pagine del quadernino dipinto di sorriso;
tenta di non saltellare sul posto e contenere l'euforia.

Come ha fatto a congelare quella creatura, nel corridoio? Non riesce a smettere di pensarci.

«Fantastica? Non credo di...» Realizzando che forse l'altro non si riferisca esattamente alla sua personalità, lo sguardo di Crystal incrocia inoltre una ulteriore verità nascosta.
Una indissolubile quanto devastante.

Lo specchio.
La sua immagine riflessa all'interno.

Aveva completamente rimosso di essere in pigiama.
E non aveva notato i suoi capelli fossero così elettrizzati.

«Sembro una pazza.» Borbotta in sussurro, conducendo le dita alle tempie e ancora sul capo, fra i capelli.

Possibile Archer sorridesse per questo? Di lei?

Agita le braccia qua e là rapidamente, alla ricerca di una spazzola.
L'altro le lancia un'occhiata confusa, ma resta assopito dal suo mondo di appunti e magia. Quel quadernino le sta facendo guadagnare tempo.

Ruota la maniglia e spalanca la porta del bagno, per poi gettarsi a capofitto sulla spazzola dal manico viola, porpora.

«Crystal, sei davvero in gamba! Quando li hai fatti questi appunti?»
Schiude le labbra Archer, sospirando dallo stupore. Vi è ogni dettaglio, ogni processo della magia con annessi dettagli e note aggiuntive.

Queste sono nozioni che Victoria non ha di certo spiegato.

«N-nel tempo libero.» Bofonchia colta alla sprovvista, raggiungendo in corsa l'altro con ancora la spazzola fra le dita.
«Li ho iniziati fra una cosa e l'altra. E poi siamo da un paio d'ore qui, no? Quindi il tempo per rifinirli l'ho avuto.» Scrolla le spalle, avvertendo i nodi della propria chioma venire al pettine ad ogni movimento della mano.

«Sei proprio fantastica, Crystal.» Archer abbandona il comodo letto della giovane, rialzandosi ora sulle proprie gambe.
Le cede il quadernino, guardandole tuttavia il viso.

«Hai finito di adularmi? Non ne capisco il motivo, e le prese in giro non mi piacciono.» Riprende lei il tascabile, stringendo la ruvida copertina fra le dita con avidità.
Ricambia il suo sguardo, osservando le iridi del cremisi.

Sono cristallo.
Come le sue.

Ma leggere quelle di Archer è semplice, il suo cristallo è puro, trasparente.
Le iridi di Crystal, invece, sono state cristallo.
Ora sono solo ghiaccio.
Due iceberg che celano quanto vi è di seppellito, impedendo al cristallo di riflettere i raggi solari.

«Non ti sto prendendo in giro, lo giuro! Penso davvero tu sia fantastica, e non solo per i tuoi poteri.»
Non le scrolla gli occhi di dosso;
non le scrolla il suo sorriso di dosso.

«Neanche mi conosci... neppure io mi conosco, cosa puoi saperne di me?»
Scuote impercettibilmente il capo, perdendosi nella luce dei suoi occhi.

Vi osserva persino la propria immagine riflessa, decisamente migliore di come appare invece ai propri.

«Non ti conosco, hai ragione. Ma voglio.»
Annuisce il rosso, con fare sicuro.
Sembra che in fondo non cercasse la giovane solo per parlarle del demone.

«Vuoi?»
Un filo di voce, incerta, flebile.

«Non so perché, ma voglio saperne di più.
Se me lo permetterai, vorrò saperne di più.»
Le sue iridi sono incastonate in quelle della giovane.
E lei ne è come rapita.

Il sospiro di Archer le solletica il collo, facendola sprofondare sempre più con sé negli abissi di un iceberg di cui neppure gli Dei conoscono il fondo.
Il loro ghiacciaio siderale.

«Di te.»
Sussurra, come fossero soli.
Come non vi fossero suoni esterni.

«Voglio conoscerti, Crystal.»











Alexandra, ripreso il proprio telefono ormai inutilizzabile, si reca al bancone della hall, all'entrata, per usufruire di quello accessibile agli ospiti.
Selene e Stella la seguono, in coda, avendola incrociata.
Chi per caso, chi per chiederle perdono.

La telefonata è per la sua amica, Victoria.
L'insegnante sorride cordialmente all'uomo dietro il bancone, apprestandosi ora a digitare il numero.

Sono ore che non riceve notizie. Perché?

Aurelia lascia che la porta dell'ufficio le si chiuda alle spalle, ma quando fa per andare oltre e superare il corridoio ode il telefono della donna da lei colpita;
sta squillando.
Il fastidioso tintinnio robotico tende ad espandersi in eco, innalzando di volta in volta il proprio volume.

Se non reagisce al più presto, la noteranno.
Randall e Luke sono ancora lì.

Trascorrono pochi secondi e, incerta sul da farsi, si volta e compie pochi passi; lo squillo del telefono è intenso, ma ovattato.
Ruota la maniglia ritrovando, ancora inerme, il corpo di Victoria, disteso in una pozza di sangue. Il suo.

La preside Aurelia s'inginocchia, increspando le labbra in un sorriso.
I tacchi neri che ha indosso si macchiano di rosso, e la mano della donna raggiunge ora la tasca sinistra dell'altra, estraendo così il telefono.

Osserva la schermata.
Un numero sconosciuto.
Che sia qualcuno dall'hotel, seppur con un numero telefonico differente?
Le due icone di risposta e rifiuto, rispettivamente verde e rossa, balzano su e giù in attesa di risposta.

L'ufficio è avvolto dall'oscurità, e la lieve luce dei neon sfarfallanti del corridoio raggiunge appena il sangue, che scorre fra una e fuga e l'altra del pavimento.
Tuttavia, il sorriso di Aurelia è vivido.
O forse sarebbe più corretto dire... di Victoria.

La preside ha scambiato il proprio aspetto con quello dell'insegnante ferita con un semplice tocco.
Ora, apparentemente, la donna in fin di vita distesa sul pavimento del suo stesso ufficio è... Aurelia.
Ma la sua apparente carnefice, viva e vegeta, è Victoria.

«Pronto?» Emula il tono allegro e squillante della donna, avendo ora la sua voce.

«Victoria per diamine! Stavo per invocare Zeus in persona, che sta succedendo? Perché non rispondevi?»
Sospira Alexandra dall'altra parte dello schermo; le due studentesse al suo fianco tirano un sospiro di sollievo con lei.

«Scusa Alex, non volevo farti preoccupare. Ero in bagno!»
Ridacchia Aurelia, imitando la donna della quale ha ora l'immagine.

Non sembra la risata di una persona poi così acuta... suona stupida.

«Alex?» Aggrotta la fronte l'altra.
«Ascolta lascia perdere, l'importante è che stiate bene. Del demone? Notizie?» Chiede ancora lei, e le due studentesse al suo fianco si lanciano uno sguardo timoroso.

«Demone? Cosa?» Ridacchia ancora la finta Victoria, come in agitazione.
Strabuzza gli occhi.
Problema.

I suoi occhi individuano nel proprio campo visivo la forma di una sagoma, nera.
Una sagoma nera che viene scaraventata contro la parete sulla sinistra, davanti a sé, da due tornadi provenienti da destra.
Lei è solo a un angolo di distanza.

«Il mio clone!» Si copre le labbra involontariamente schiuse.
Tre bip in sequenza suggeriscono ad Alexandra che sia casualmente caduta la linea.

«Vado di Vortice doppio!»
«Ti aiuto con il Muro di fuoco!»

Il demone clone, generato da Aurelia, è stato ucciso.
La sua sagoma nera sfuma nell'aria in un turbinio di miasmi; l'attacco combinato di Randall e Luke è stato letale.

«Ah... ormai ci reggiamo a stento in piedi, che pessima fine.»
Farfuglia Luke all'amico, respirando a fatica; trattiene i conati di vomito e sangue coprendo parte del viso con una mano.

«Parla per te! Piuttosto se hai bisogno di occhiali dimmelo, ma- »
Randall si ferma di scatto. Pietrificato. Luke segue il suo sguardo, a sinistra, schiudendo involontariamente le labbra.
La figura di Victoria in ginocchio che stringe a sé l'esule corpo di Aurelia, impregna di sangue, avvolge i loro sensi e pervade le loro menti.

L'aria sa di morte e menzogne.

«Ma... Victoria cosa-» Boccheggia Randall, non trovando ossigeno a sufficienza. «Cosa le hai fatto?»
Conduce una mano al viso; teme anch'egli i conati di vomito.

«Io non ho...» La preside, mascherata da Victoria, fa presto a dipingersi di dispiacere. Di disperazione.

Fittizia, ovviamente.

«Sono due. Sono... due demoni.» Deglutisce lei, innalzando un castello di teatrale fiato grosso, ansimante.
Gli insegnanti si scambiano uno sguardo incerto quanto timoroso.

«O f-forse quello era solo un clone, non lo so!» Fa spallucce, inarcando le sopracciglia.
«Ma l'ho trovata così, cazzo dovete...» Continua a scostare il proprio sguardo dai due insegnanti, conducendolo poi alla donna distesale in grembo.

«Forza Luke.» Deglutisce Randall, tentando di evitare scorra altro tempo. Potrebbe essere fatale.

«Cosa?» Inclina il capo l'altro, bofonchiando a stento una risposta.
Era distratto: ci sono davvero due demoni?

«Solleva la preside per le gambe, io tengo le braccia e la trasportiamo.» Annuisce all'altro, donandogli una pacca sulla spalla.
Luke gonfia il petto, incoraggiando se stesso.

«Trasportarla in queste condizioni? Non se ne parla, è troppo pericoloso!» Interviene ancora la finta Victoria, tentando di guadagnare tempo.

"Quest'oca starnazza troppo per lasciare che viva"
Trattiene il sorriso che vorrebbe bagnarle le labbra a fatica, facendo appello alla propria voglia di vederla morta.
The show must go on.

Non può mica terminare qui la sua recita.
D'altronde ha il suo aspetto.

«Preferisci che resti lì a morire?»
Getta le braccia all'aria Randall.

«Certo che no!» Si copre lei il petto come avvilita, offesa da una tale accusa.
Corruccia la fronte, scuotendo lievemente il capo.
«Dico solo che...» Scuote ancora il capo, gesticolando come in attesa.

Non sa come proseguire la frase.

«Che? Non abbiamo tempo, spostati.» Randall fa per avanzare, ma...

«No! Aspetta.» La donna fantoccio arresta le intenzioni dell'uomo con un gesto della mano.
«Il demone è ancora vivo. Siamo intrappolati a scuola a causa di quella barriera, come sperate di salvarla?» Si copre per un istante le labbra, nascondendo la loro increspatura.

Randall sospira, schioccando le labbra.
«Victoria tu corri ad aprire la porta dell'aula di terra, per favore. Alexandra ha sicuramente molti rimedi naturali lì già pronti, quindi io e Luke pensiamo a trasportare la preside... o sei contraria a salvarla?»

Per un istante, il silenzio più assoluto.
L'ha messa con le spalle al muro.

«Perfetto. Forza allora.» Lancia un'occhiata all'amico, che lo segue e fa come suggeritogli.

Il trio si affretta e, dopo aver disteso con cautela la donna sulla cattedra dell'aula, estraggono l'occorrente dall'armadietto, ancora chiuso da un lucchetto.
Ora fuso da Randall.

Victoria apre un pacco di bende ed inizia ad avvolgere la ferita di Aurelia.
Randall si appresta ad esaminare un polveroso scaffale, ligneo, situato accanto alla lavagna, alle spalle della cattedra.
Finge di essere in dubbio... ma sa già cosa prendere.

Scambia uno sguardo d'intesa con Luke, e agisce.
Inietta nel braccio destro della "preside" un potente concentrato di solfato di tallio... un veleno.

Nel frattempo, l'altra schiude le labbra stupefatta. Le incurva.
Stanno avvelenando Victoria, pensando sia lei.

"Dunque avevano capito che il demone fossi io... ma ora fingono di starmi guarendo. Ma quella non sono io, miei cari."

Trattiene una risata, inclinando il capo e guardando altrove.
Stanno uccidendo la persona sbagliata.
La loro amica.

Sembra che in hotel, invece, ignorando lo stupore di Alexandra e delle due giovani, Sam ed Aiden tentino di legare sotto attenta e silenziosa analisi di Jacob e Crystal, rispettivamente ai due poli opposti della hall.
L'arancio sta solo, in realtà, cercando di ingannare il tempo nell'attesa che Archer concluda il proprio allenamento in camera.

E intanto, in quella spaziosa camera grigia...

«Andiamo cos'è che sto sbagliando? Riprovo, devo riuscirci!»

Le iridi del giovane divengono ancora una volta incandescenti, brillando minuziosamente di ceruleo;
con il braccio destro proteso in avanti ed il sinistro in supporto, al di sotto del gomito, un sottile raggio lucente sembra espandersi dalle sue dita.

Un raggio bluastro che congela parte della parete opposta in un forte tonfo.

«Ce l'ho fatta! Che bello!»
Esclama a gran voce, saltellando sul posto dipinto di gioia e soddisfazione.
«Quindi è vero che immaginazione e allenamento sono tutto.»
Constata passeggiando per la camera.
Non si cura di come... scongelare la parete.

«Questo è poco, ma se continuo a sognare in grande e ad allenarmi quel demone lo sconfiggo io! Lo prenderei a calci e lo congelerei cavolo, è così bello saper controllare la magia!»
Conduce l'indice e il pollice al mento, riflessivo.

«Chiamerò il mio raggio... frozen ray!» Lo mima, a mezz'aria, ed un getto di luce bluastra si protrae ancora dalle sue dita, raggiungendo ulteriori punti della stanza con avidità.

L'intensità è aumentata.
«Un momento ho...» Si volta, lentamente, focalizzandosi su di un unico punto.
Inquadra un dettaglio.
Uno macabro.

«Ho c-congelato la valigia di Aiden! Quando lo verrà a sapere mi farà scorticare vivo!» Conduce le dita alle tempie, schiudendo le labbra con terrore.

Il possibile viso furibondo dell'arancio pervade la sua mente, e uno stretto nodo alla gola minaccia il normale defluire della saliva.

«Io... non ho idea di come si scongeli il ghiaccio che evoco!» Corre in uno slancio ai piedi della valigia, inginocchiandosi.
«Ti supplico ghiaccio, sciogliti!»

«Come hai ammesso tu stesso è bello saper controllare la magia, ma c'è sempre almeno un tassello che ci sfugge.»

«Chi ha parlato?» Archer si volta di scatto, riponendosi eretto sulle proprie gambe.

Era una voce femminile, quasi spettrale.
Un eco in grado di scavare nell'animo altrui.

«Mi scuso per l'improvvisa apparizione.»

Una giovane donna dalla candida chioma e dal lungo abito, del medesimo colore dei capelli, fluttua dinanzi lo sguardo del cremisi in una gonna svolazzante dai merletti ricamati.

Porge un cordiale sorriso all'altro, scrutandolo con le proprie iridi porpora.

«S-Sembri un angelo!»
Getta le braccia all'aria lui, schiudendo le labbra esterrefatto.

Come fa a volare?
«Chi sei? Sei incantevole!»

La donna trattiene una lieve risata; è così innocente da intenerirla.
«Tu devi essere Archer... ti chiedo ancora scusa se mi presento così ma sappi che la situazione a scuola sta vertiginosamente precipitando.»

«Cosa intendi?» Mugugna ancora il giovane, visibilmente confuso.
Di cosa sta parlando questa... maga del vento? Perché diamine vola!

«La professoressa Victoria è in fin di vita. Non so a che gioco stia giocando quella donna ma l'ha ferita, ha preso il suo aspetto ed ora è lì, con Randall e Luke che potrebbero essere le sue prossime vittime.
Salvali, nuovo erede. Hanno bisogno di te... e in ogni caso, se anche volessi prendere tempo, lei ti troverà.
O per meglio dire, l'ha già fatto.»

La misteriosa donna svanisce, e la sua voce con lei.
In eco.

«A-aspetta un momento! Perché mi hai chiamato erede? E poi come fai a saperlo? Di chi stavi parlando, chi è quella donna? Chi diamine sei tu!»
Continua a guardarsi intorno come avvilito.

Un uragano lo ha travolto, ignorando lo stato in cui lo avrebbe ridotto.
L'ansia lo scavalca come affamata, divorandolo.
La vita dei suoi insegnanti è nelle sue mani? Lo è la vita di tutti?

Perché? E chi era questa donna?
Chi è quella donna che lo ha trovato e che avrebbe ferito Victoria?

La mente del giovane brulica di domande a cui non sa ancora dar risposta, ma d'un tratto... realizza.
Di donne a scuola, eccetto Victoria ed Alexandra che è invece in hotel con loro... ne è rimasta solo una.

Una donna.
Aurelia.

Lei è il demone, dev'essere così.
La loro preside.
Era lei. Lo è sempre stata.

«E se fosse una trappola? Non conosco questa donna...»

Aiden, seguito da Selene, spalanca la porta d'ingresso timoroso;
ha udito dei rumori in lontananza.

«Archer ma che-»
I suoi occhi si posano istantaneamente sulla propria valigia congelata, conducendolo alla furia.

«Perché hai congelato la mia valigia?! Il tuo amore sta diventando forse possessivo? Non devi fare così!»

Selene affianca Aiden, sporgendosi in un ghigno.
«Mah, a me questo sembra più un rifiuto ma sarò arretrata io.»

Archer ignora i loro commenti, slanciandosi in corsa nel corridoio. Passa fra Aiden e Selene, che si voltano confusi.

«Archer, fermati!» Tenta di richiamarlo l'amico, a distanza.
«Aspettaci!» Gli fa eco Selene, sbalordita.

«Sta andando all'uscita.»
Si volta su Aiden, che boccheggia per pochi istanti. Devono seguirlo.

Archer non vede ciò che ha davanti.
Si massaggia bruscamente le tempie, in corsa.
Il mondo gli vortica contro, incerto, come fosse in un mare di dilemmi irrisolti e confusi.

Immagini, volti, persone, demoni.
Morti.

Gli sussurrano di correre, di agire, e poi d'un tratto... silenzio.
L'assenza di caos, davanti al cancello.

Davanti ai suoi occhi.
Crystal.



SPAZIO AUTORE
Ce l'ho fatta, finalmente.
Ho finito questa correzione... sono uscito dal blocco.

Per chi non lo sapesse, ciao! Sono Sariel e in queste settimane sono stato malato una volta sì e l'altra pure.
E come se non bastasse, che carino il 2024, ecco che subentra il blocco dello scrittore.

Ho provato, di recente, a scrivere un annuncio in bacheca dove spiegavo il perché di questa mia breve (ensomma) pausa e facevo un pò da diario di sfogo. (Wattpad me l'ha cancellato<3)
C'è però da dire, in breve, che questo 2024 ha per me in serbo non pochi progetti, poiché io ne ho per lui in serbo altrettanti.

Ho lasciato il 2023 con un pò di obiettivi raggiunti, e la carica che avevo in previsione del 2024 non era di certo poca... ma ho riscontrato davvero tanta difficoltà in queste prime settimane.

Quest'anno ho la maturità, ho la patente e bla bla bla. Le scelte da fare son tante e la pressione anche, ma ho intenzione di portare a termine questa dannata ultima revisione, poiché voglio concludere questo primo libro della The VN Saga.
(Posso farcelaaaaa!)

Ora, una cosa al riguardo voglio dirla.
Non sono solito scrivere storie romance dal lieto fine (questo non è un romance ed il finale non sarà tanto lieto) ma... spero tanto che chi stia invece scrivendo la mia storia non si prenda gioco di me.

Questo perché io, invece, penso di aver davvero trovato il mio lieto fine.
E ciò che più mi rincuora, è quanto quest'ultimo sia un mix fra Archer e Sam.

E sì, parlo proprio dei miei Archer e Sam, ormai anche vostri.🫧

Per chi è nuovo e non li conoscesse ancora bene, sappiate che avrete tempo per ammirarne tutte le loro sfaccettature.
E allora, sono certo, capirete perché nonostante il blocco dello scrittore, io ritenga di essere costantemente in VN.
Perché io ritenga che il 2024 non potesse davvero cominciare meglio di così. ♡

Capirete perché ho finalmente trovato il mio star bene dal cuore giallo.💛

Sento che l'amore che dovrò regalarvi in questa storia ora avrà a che ispirarsi per essere autentico🤧
Non sarò mai grato abbastanza, mai.♡♡♡

Oh, mi sta chiamando proprio ora, sorry ma devo davvero andare!✨
2024 preparati, perché Sariel is backk💋

Seguimi sui social!🪐🧚‍♀️
Instagram: archer__vn
Tik Tok: archer_vn
Youtube: Sariel vs

A presto!❤️‍🩹🫧

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top