La scuola sotto attacco. [CAPITOLO 5/2]

«Pertanto, miei cari studenti, vi comunico la sofferta scelta che ho dovuto prendere che non riguarda soltanto voi, ma anche i vostri docenti.»

La preside attira nuovamente l'attenzione dei presenti, fra cui il timore degli insegnanti è palpabile, tentando di innalzare la voce per sovrastare il frastuono generale.

«Tra esattamente un'ora, chi deciderà di restare, partirà con la professoressa Alexandra per l'acquapark, alloggiando nell'incluso hotel ormai quasi in disuso.
Mi sono preoccupata io stessa delle spese quindi non temete, è tutto incluso.
Consideratela come una gita durante la quale sarete più al sicuro. Sarà anche un po' tardi per la piscina dell'hotel, ma sono certa che il clima sia ancora favorevole.»

«Scusa se interrompo ma... noi? Che faremo invece?»
Interviene Randall, il professore del fuoco, inarcando le sopracciglia a braccia conserte.

«Non vi è ancora chiaro? L'esercito non ci aiuterà, per cui noi ovvieremo al problema.»
Fa spallucce Aurelia, noncurante, notando i tre insegnanti eccetto Alexandra corrucciarsi e boccheggiare.
I loro visi sono pallidi, oltre che allibiti.

«Io, la vostra preside Aurelia.
Victoria, l'insegnante del ghiaccio.
Randall, il mago del fuoco.
Ed infine Luke, abile nel controllo del vento...»

Si rivolge ora agli studenti, avvicinandosi con grazia a questi.
«Oggi stesso uccideremo il demone.»

«Ammesso che il demone non sia uno di voi.»
Borbotta Selene con fare sprezzante, posta ora a braccia conserte.
Aiden la ascolta in silenzio, in accordo con la giovane.

«Jessica ed Alby se ne vanno, ignorandomi come praticamente tutti, gli insegnanti dovranno uccidere un mostro spaventoso e nel frattempo noi saremo in un acquapark-hotel tranquilli? Non era così che immaginavo il mio primo giorno di scuola, cazzo!»
Getta le braccia all'aria Archer, sospirando.

È sconcertato.
Tutto ciò è surreale, lo è per chiunque.
Tutti i suoi sogni sembrano venir, presto o tardi, gettati e calpestati come fossero privi di valore.
È ingiusto.

E la verità è che nessuno fra loro può far nulla.
Sono ancora completamente impotenti.

Anche se, forse... qualcuno ci sarebbe.

Crystal ha riferito dell'attacco agli insegnanti, ed é il motivo per cui è nuovamente esploso il caos.
Non la biasima, anche Archer avrebbe riferito tutto se non avesse avuto il sospetto che uno di loro sia lo stesso demone.

Stella, invece, appare ancora una volta scossa, persa.
Sembrava tremare, poc'anzi, e il giovane le ha sorriso dolcemente.

Ma un altro ragazzo avanza, affiancando Stella e sottraendola al sorriso di Archer, curvando timidamente le labbra.
«Ehm, tutto ok? S-Sembri preoccupata.»

"Che stupido, è ovvio lo sia. Ci spostiamo ma il demone è ancora vivo e ha attaccato una ragazza! Idiota, pensa prima di parlare!"
Avvampa lui fra sé e sé, arrossendo completamente.

«Si, un po' lo sono. Forse più di un po'.»
Sospira lei, grattandosi il gomito. «Tu invece? Ti chiami Sam, giusto?»

«Si! Sono Sam, p-piacere.»
Increspa le labbra lui, non potendo fare a meno di balbettare.

Solo la luna e le stelle osservate lungo la notte hanno udito le sue suppliche, testimoni di quanto Sam sperasse di parlarle ancora.

Non che lei gli abbia mai rivolto parola, comunque.
Non l'ha udito il primo giorno, al ballo, e non ha neppure notato il suo sguardo su di sé al tavolo, quando Aurelia li aveva convocati.

Selene lo scruta con fare circospetto, sorpresa ci siano ancora studenti oltre loro.
Sembra un game of survival, una gara a chi cede per primo e abbandona la scuola.
Sono birilli nell'aberrante attesa di essere colpiti.

Li osserva ancora, Selene, e scorge la sua amica rivolgere un sorriso al giovane.
Lentamente, una maliziosa curva le sorge in viso.

Crystal è invece poggiata alla colonna accanto alle scale, e un'espressione torva le solca il viso.

«Se ne sta lì in disparte, in silenzio, ma perché!»
Archer bofonchia come infastidito, turbato, e l'arancio aggrotta la fronte.

«Perchè ti interessa? Sarà turbata dall'attacco del demone o starà solo pensando ai cazzi suoi. Dubito sia stato facile sfuggire a quel coso... Chissà quanta paura.»

«Paura? Ne dubito fortemente! Potrebbe venire qui, insomma, cos'ho che non va... mi trova così antipatico?»
Archer fa spallucce, voltandosi sull'amico in attesa di risposte.

«Come mai sei tanto turbato, piccolo mio? Sei in astinenza? Dai, ti abbraccio io.»
Aiden fa per schiudere le braccia e avvolgere l'altro, sorridendo, ma lui sfugge alla sua cattura.

«Guardala, è impassibile!»
Indica palesemente Crystal, che lo nota con la coda dell'occhio.

«E ora che vuole?» Sospira difatti lei, stanca della sua presenza così assidua.

«Credo che miss impassibilità ti abbia notato, mio caro. E poi perché dici non avesse paura?» Incalza con tono sarcastico Aiden, ora più vicino all'orecchio dell'amico.
Ne è sinceramente curioso.

«Perché lo aveva congelato, il demone. Quello spaventato ero io.»
Sospira Archer, ancora turbato dall'accaduto.
Come ha fatto ad imprigionarlo nel ghiaccio? Lui non ci sarebbe riuscito.

«Un momento, lei ha fatto cosa?»

Un giovane i cui capelli mori incorniciano il volto, divisi da una riga centrale, attira presto l' attenzione dei presenti. Di tutti.

Sbraita, in chiamata con qualcuno.

Il cellulare all' orecchio non sembra l'unico a udire le sue lamentele, e la voce che ne fuoriesce in eco viene seppellita da quella di lui.
Crystal a tratti serra le palpebre, focalizzando la propria attenzione sulla sua figura.
Non l'attira particolarmente, a dire il vero.
È semplice curiosità.

Forse di bell'aspetto, in effetti, ma non di portamento.
Ha i lineamenti spigolosi, già ben delineati nonostante la giovane età, e le iridi brillanti d'un verde smeraldo; sicuramente dei punti a favore.

«Me l'hai già chiesto e ti ho già risposto, smettila.
Perché sei così insistente, cazzo, mi hai rotto!»

La professoressa Victoria, a pochi passi di distanza alle sue spalle, vicina all'area del palco, sgrana gli occhi di getto.
Le urla burbere del giovane la fanno visibilmente sussultare.

Era in trappola, reduce di una ragnatela di riflessioni, ma non credeva certo che se ne sarebbe liberata così.
Con le urla di un ragazzino fin troppo loquace.

«Ah! Sempre amata la fase di ribellione dei bebè.»
Commenta l'insegnante Randall, facendo spallucce.

Sorride compiaciuto... al previsto sospiro di fastidio di Victoria.
E alla sua pacca sulla spalla che non tarda ad arrivare.

Sorridendo come se non avesse da poco udito di dover affrontare un demone superiore.





Selene sospira, ricolma di fastidio.
Odia non avere il pieno controllo di ciò che la circonda.
Di ciò che fa e di ciò che vorrebbe poter fare.

Si allontana dal trambusto, raggiungendo il sottoscala.
Fra il corridoio dei bagni e i gradoni vi è difatti uno squarcio di parete, il sottoscala, dove una lignea cornice richiude uno specchio.

Poggia le dita su di un elastico nero che ha al polso, e lo tira via.
Lo smuove alle due estremità, intrecciando e raccogliendo in pochi istanti la propria chioma in una sommossa 'coda di cavallo.'

D'un tratto, pur tenendo gli occhi fissi su se stessa, scorge la figura di Aiden alla sua sinistra;
le poggia il mento sulla spalla, sorridendo al suo sospiro... sembra attenda l'istante esatto in cui potervisi abbandonare.

«Sembri infastidita. Che succede?»

«Non so, tu che dici?»

Lui ridacchia, non scostandosi dalla sua spalla; il suo respiro le solletica il collo, nell'incavo.

«Non credevo ti importasse comunque.»
Riprende lei, ancora infastidita dai suoi recenti modi.

«È così, ma non dobbiamo necessariamente litigare sempre.»
Fa spallucce il giovane; la osserva dallo specchio.

Il respiro di Aiden la percuote dall'interno con un brivido.
Sembra sempre più intenso, caldo.
Selene continua a osservare il riflesso di sé nello specchio, deglutendo.

«E poi mi sento ancora in colpa per Stella. Le ho chiesto di nuovo scusa poco fa ma ha solo sorriso, ed era preoccupata. Anche tu lo sei, posso aiutare?»
Le sembra così diverso dal solito.
È lunatico o cosa?

'Davvero è ancora perseguitato dai sensi di colpa? E poi, se così fosse, perché parla con me? Spera io lo aiuti con Stella o qualcosa del genere?'

«Aiutare?»
Selene conduce una mano sul viso, trattenendo a stento una risata.
"Aiutare... chi?"

Aiden si scosta ora dalla giovane, che smette di specchiarsi e lo degna di uno sguardo.
«Apprezzo, credo, ma l'unico modo per aiutarci a stare meglio sarebbe restare qui.»
Scuote lievemente il capo lei, schioccando le labbra e facendo spallucce.

«Non credo di capire.» Socchiude le palpebre lui, corrucciato, e volge lo sguardo altrove e poi ancora a lei.

«Resta qui e sorseggia del tè con il demone. Magari scopri sia più attraente di quanto credi e tu e i tuoi sicuramente discutibili gusti verrete saziati.»
Increspa lentamente le labbra, Selene, sfoggiante d'un ampio sorriso; l'altro eleva gli occhi al cielo, sospirando.

«Poi starà a te la scelta: una fuga romantica con il demone, mano nella mano, o avvelenarlo mentre beve il suo tè... preferirei la prima. Almeno oltre al demone spariresti anche tu, mi sembra l'ideale.»
Scrolla ancora le spalle, squillando divertita.
Lo supera, tornando dagli altri.

«'Gusti discutibili' solo perché fra questi non rientri tu immagino?!»

Selene non risponde.
Non riesce neppure a sentirlo;
ormai è nuovamente nel ciclone del caos.

O forse fa solo finta di non aver udito il giovane alle sue spalle.

'Ammetto però che adesso sto meglio. Grazie Aiden... credo.'
Riflette fra sé e sé lei, palesando evidente stupore misto a fastidio nella propria mimica facciale.

«Che frustrazione non poter combattere!»
Ringhia invece Archer, lamentandosi ancora una volta con l'amico, appena tornato al suo fianco.
Il pellegrinaggio da Selene non sembra avergli giovato.

«Nessuno di noi è addestrato ancora, è inutile anche solo pensarci. Se però fosse passato qualche mese, almeno noi ragazzi potremmo provarci.»
Interviene un altro studente, lo stesso che ha poc'anzi gridato ai quattro venti con la madre al telefono.

Jacob; frequenta lo stesso corso di Stella.

«Concordo, uno spreco. Ma è illogico pretendere di poterlo affrontare, sarebbe una missione suicida.»
Annuisce Selene, ora giunta nel gruppo, che scosta con un movimento del capo la coda poggiatasi sulla spalla destra.

«No, no, scusa. Ho detto ragazzi per un motivo, non volevo fraintendessi.» Sorride imbarazzato Jacob, come raggelando chiunque.

La quiete prima della tempesta, per assurdo.

Sam, ancora accanto a Stella, si corruccia nel tentativo di comprendere il perché dell'improvviso silenzio; si fa piccolo nel proprio fisico, minuto, e schiude le labbra incerto quando la bionda al suo fianco scatta in avanti. Con fare deciso, su Jacob.

Sembra le abbiano appena recato un' offesa, e non da poco.

«Prego? Potresti spiegarti meglio?»
Stella irrompe nel loro quadro di silenzioso caos, e Aiden getta un'occhiata all'amico come timoroso.

Al contrario, Selene si lascia sfuggire una risata.
Conduce una mano al viso, tentando di trattenersi.
Lei sa.

Jacob sgrana maggiormente gli occhi udendo la voce della bionda.
Le sorride. Ha sorriso anche quando in classe hanno parlato, per poco.

«Intendo solo dire che fisicamente parlando noi ragazzi saremmo più adatti ai combattimenti fisici, rispetto magari a voi.»

Le sorride ancora.
Lei non ricambia.

«Non stai forse dimenticando che siamo in una scuola di magia e non in un ring? Ti sembra forse che il demone voglia fare a pugni con un conto alla rovescia non appena ti si siede sopra? Dubito conti granché la costituzione fisica.»
Scuote impercettibilmente il capo, Stella, dipingendosi di un fittizio sorriso.

«Certo, anche voi se addestrate sapreste sicuramente usare gli elementi... ma credo potreste al massimo sconfiggere altri umani, di sicuro non demoni grandi e grossi!
Serve un certo fisico, capisci?» Jacob ridacchia.

«Mi spieghi a che cazzo mi servono i muscoli se lo immobilizzo con le liane e lo trafiggo?»
Il tono di Stella non sembra poi così pacato.
La voce trema, lievemente, pur avvalendosi di una brutalità opposta al suo aspetto così mite e grazioso.

Non è mai apparsa tanto tesa, ma dopo l'attacco della creatura è stata una totale discesa.

Selene inarca le sopracciglia, sorridendo compiaciuta allo scenario di un troglodita risposto a modo; vorrebbe incitare ancora l'altra, ma si limita a porsi a braccia conserte e godersi lo spettacolo.

Aiden le getta un'occhiata, increspando le labbra, ed Archer fa lo stesso quando nota con la coda dell'occhio come Sam, l'altro ragazzo, sembri interessato.

L'unica in disparte, come apatica, è Crystal.
Non accenna smorfia alcuna, ferma nella propria posizione scultorea.

"Ormai sembra di marmo... ma un momento."

Archer socchiude le palpebre, incalzando un nuovo dettaglio.
"Dove l'ha pescata ora una sedia! Non l'ho vista muoversi di lì neppure un secondo, è un fantasma!"

L'eco della voce di Jacob lo riconduce alla realtà.
Gli rammenta cosa stia accadendo.

«Calma, non volevo mica offendere. Credo solo che così come anche noi non sapremmo fare ciò che fate voi, ad esempio in casa, voi non siete in grado di far determinate cose che faremmo noi in battaglia.
È semplicemente la natura, a chi il suo!»

Sorride, gettando un'occhiata ad Archer e Aiden.
Sembra attenda la loro approvazione... ma neppure i due ricambiano.

«Ma che cazzo stai dicendo?»
Scatta Stella, come ardendo di una fiamma cocente ed imprevedibile.
Il sapore ferroso le pervade la lingua, avvertendo una vampata di calore in viso dovuta alla crescente ira.

«Almeno ti ascolti quando parli? Vacci tu a fare le "cose da casa" e non ci rompere piuttosto! Noi donne abbiamo le stesse identiche possibilità di un uomo di lottare nel mondo esterno per riottenere la libertà che ci è stata sottratta. E sì, shockante, ma possiamo abbattere un demone pur non avendo il pomo d'Adamo.»

Un treno in corsa, squillante e deciso, ma stavolta non dovuto al disagio della giovane.
Tutt'altro.
Il suo è un ruggito di battaglia; il bisogno di libertà, innato o meno, che accomuna ognuno di loro indipendentemente dal sesso.

La sfuriata tagliente di Stella la conduce ad arrossire di getto, gonfiando e sgonfiando il petto alla ricerca di ossigeno.
Jacob serra le labbra, e la giovane realizza solo ora come sia dilagato il silenzio.

Tutto ciò che si ode, oltre alle occhiatacce che tutti scambiano nel tentativo di trattenere risate altrimenti chiassose, è il respiro stesso di Stella.

"Perché stanno tutti zitti? Oh no, sto arrossendo ancora di più.
Che imbarazzo, mi hanno sentita tutti!"

La bionda si volta su Selene, sgranando volutamente gli occhi in una tacita richiesta di soccorso... Ma l'altra si limita a riderle in faccia.

Non riusciva più a trattenerlo, questo era il suo ruggito di battaglia.

Tuttavia, in cuor suo, Stella sa quanto la sua amica si sia goduta lo spettacolo con estremo orgoglio.

E ne ha la conferma quando l'eco dei suoi applausi riecheggia, spianando la via del suono nel silenzioso mare notturno in cui nuotano.

Non che il mare sia mai silenzioso.
Non che loro lo sappiano.

Non che questa scuola lo sia mai stata, al momento.

«Lo ha smontato, vedo il suo ego in frantumi bravissima!» Sogghigna ancora Selene, innalzando il tono di voce per accertarsi che Jacob oda.

Gli insegnanti, ancora accanto agli scalini sulla sinistra, schiudono le labbra ma senza proferir parola.

Nessuno comprende le mute parole dell'altro, in realtà;
non sanno leggere il labiale.

Fanno spallucce, agitano le braccia qua e là e sembra stiano discutendo... in un qualche modo.
Alexandra, in particolar modo, appare sconcertata.
O forse fiera, suggerisce la sua lieve increspatura.

Jacob schiude finalmente le labbra in un lieve tremolio, incerto.
Non immaginava sarebbe andata così.
Tenta di aggrapparsi alle parole giuste, alle emozioni adatte e al modo esatto di esprimerle.

Ma fallisce.

«Forse al momento ti sfugge, vista la minima capacità di ascolto che sembri avere.»
Riprende Stella, come scaricando ogni proprio timore sul giovane.
L'ha provocata nel momento peggiore, e su un argomento a lei caro.

«Dei quattro che rimangono qui a combattere il demone, due sono donne; la professoressa Victoria e la preside Aurelia.»

Taglia le distanze con Jacob, inspirando a fondo per accertarsi che il suo attimo di furia non giunga al termine. Il suo attimo di coraggio.

Non ora, non ancora.
Vi sono momenti in cui bisogna parlare, e altri in cui è necessario tacere.
Ed ora, lei deve parlare.

Non può aspettare o rimandare.
Non può lasciar scorrere e sperare se ne occupi qualcun altro.

«Credi pure che avere il pomo d'Adamo ti garantisca muscoli e privilegi, il che forse è vero, ma ti assicuro che se è così che pensi di sfruttarli posso tranquillamente stabilire che sei un deficiente! Cos'hai nel cervello? Voglio dire, stai parlando di una creatura sovrannaturale di considerevoli dimensioni e pensi davvero che la tua arma principale sia un pugno?»

Getta le braccia all'aria, come stupefatta.
Incredula, all'inverosimile, sospira divertita. Le suona così assurdo.

«Che cazzo sei venuto a fare qui? Ad annaffiare le piante in aula?»

Si prepara a concludere, già reduce dei sensi di colpa per aver esagerato.
«A colpire i demoni con pugni ricoperti di piante? O attendi il secondo anno perché pensi che ad un macho del tuo calibro si addica solo la pietra e non le piantine da... femmina di casa? Com'è che ci definisci?»

Zeus ha scagliato il proprio fulmine d'ira; la collera è stata deliberata.
Ed ora è stato placato, in parte.

Ma Zeus sta anche tremando, ancora. Prendersela con Jacob non è stato sufficiente, non l'ha fatta star meglio. Affatto.

Ed Archer la nota, la sua paura...
Così spiazza chiunque.

L'impronta del palmo della mano destra del cremisi s'impone, ancor prima che tutti lo realizzino, sul viso di Jacob.
Il segno delle dita è evidente.

«Dobbiamo intervenire all'istante, potrebbe scoppiare una rissa!» Scatta Alexandra, interrotta da un gesto della mano di Randall.

«Macché, non preoccuparti. I bebè stanno solo socializzando, finalmente.» Una smorfia ricurva sorge, lentamente, sul viso di Randall.

«Ma tu sei sempre in vena di scherzare?!»

«Archer!»
Lo richiama Aiden, preoccupato.
Cosa gli salta in mente?

«Dovresti evolverti, Jacob, perché uno che sminuisce così il prossimo non è neppure in grado di stare al mondo e non ha alcun diritto di rappresentare l'umanità! Sei stato pessimo, e se per te le donne valgono così poco, forse è meglio tu ne stia alla larga.»

Archer si volta con noncuranza, superando la figura dell'altro con fare pacato.

Sembra non sia successo alcunché.
Crystal osserva il cremisi con interesse. Non comprende il perché delle sue azioni, neppure ora.

«Io li adoro.» Ridacchia Selene, fiera di Stella e del suo nuovo amico.

«Selene! Smettila, non incoraggiarli!»
Interviene invece Aiden, più restio ad accogliere la ventata di caos; stavolta è lei ad aizzare gli occhi al cielo, stupita dalla razionalità di Aiden.

Jacob massaggia, a tastoni, la guancia colpita da Archer, avvertendola ancora pulsare di dolore sotto le proprie dita.
Sembra che Archer abbia congelato la propria mano prima di scaraventargliela contro, o forse è solo lo "schiaffo morale" del suo discorso ad aver reso l'impatto doppiamente brusco.

«Ma a te cosa importa?» Tenta Jacob, ferito nell'orgoglio.
Non poteva semplicemente farsi da parte, questo Archer?

«Non sei mica una donna, non mi rompere!»
Bofonchia ancora, gettando un braccio all'aria e voltandosi sulla sua sinistra.
Si ritira nei dormitori, stizzito.

Selene si acciglia e sgrana gli occhi, guardandosi intorno allibita. «Penoso.»

«Sul serio? Questo supera persino me.»
Fa spallucce Aiden, sussurrando e cercando con lo sguardo le ragazze.

«Mhh, non ne sarei poi così sicura. Anche se poteva impegnarsi di più nella risposta» Annuisce Selene, delusa dalla scadente difesa di Jacob.

«Non che potesse migliorare poi molto la situazione, ormai.»
Commenta invece Archer, incrociando nel frattempo il sorriso che dipinge il volto di Sam.

Il mingherlino che giace in disparte e che ha inizialmente tentato di comunicare con la bionda, infatti, ha notato il tremore di Stella almeno quanto il rosso;

l'invisibile sofferenza celata agli occhi esterni.
Ma non ai loro.

Sam, difatti, è probabilmente l'unico ad aver compreso il reale motivo del gesto di Archer, che gli ricambia volentieri il sorriso.

«Potreste smetterla? Vi sento.»
Sbotta Stella, scuotendo il capo alle lamentele dei tre che commentano e criticano quanto accaduto come fosse un film; lascia ondeggiare la propria chioma alle spalle, fra un gradino e l'altro che percorrono per tornare ai dormitori.

«Buon Zeus! Parlate come se non fossi qui.»
Borbotta ancora lei, curvando tuttavia le labbra in pensieri che tradiscono le sue parole.

Gli insegnanti li lasciano andare senza batter ciglio, è stato tutto fin troppo improvviso e caotico per opporsi. E poi... sembra ci sia un hotel ad attendere gli studenti, ma un demone ad attendere loro.

«Che senso ha, perché devono essere loro ad uccidere il demone? Io non ci credo, a questo punto ci stanno mentendo. Tutti.»
Si agita Archer, rivangando quanto prevede la giornata su per il corridoio.
Sam è tornato nella propria stanza e gli "adulti" sono giù.

Possono parlare liberamente.

«Victoria, la tua professoressa, sembrava... stupita? Dubito lo sapesse, concesso non stesse fingendo. I due maschi invece non fanno capire mai niente, mi danno sui nervi perché sono sempre impassibili!»
Bofonchia Selene, sprezzante, agitando la chioma raccolta in una coda alta.

«Confermo, io ho Luke e sembra fatto di marmo.»
Annuisce Aiden, posto a braccia conserte.

«Io ho Randall invece e...» Riflette Selene, arrestando la propria corsa a metà corridoio.

Sembra tutti trattengano il fiato, in attesa.

«È simpatico, molto. Non sembra un nemico enigmatico e calcolatore... però non voglio basarmi su questo. È che non so neppure come doverlo prendere, non fa una singola cosa sospetta. Neanche per sbaglio.»

Tuttavia, d'un tratto, s'interrompono.
Frenano i propri pensieri, sovrastati da un eco in lontananza.

Passi.
Qualcuno sta salendo le scale.
Una figura in penombra avanza... lentamente diviene nitida.

Si voltano tutti nella sua direzione.
Archer ed Aiden scambiano uno sguardo d'intesa, gonfiando il petto.
E se avessero udito?
Se il demone ora sapesse?

E se volesse eliminarli?

Il cuore è un tripudio di ansia e trambusto che lotta contro il petto, come fosse in gabbia.

Crystal si volta, noncurante, e getta un'occhiata confusa al gruppo che la osserva come fosse un topo da laboratorio.
O un fantasma, a giudicare dai loro visi paonazzi.

Aggrotta la fronte e scrolla le spalle, avanzando verso la propria stanza incerta su cosa stessero confabulando. Si richiude la porta alle spalle.

Tirano tutti un sospiro di sollievo.

Stella rammenta infine al gruppo un dettaglio riaffioratole sul momento: i demoni non provano emozioni.
Lo ha letto nel libro che le donò suo padre.

«Perciò, forse i professori...»



«Stando all'hotel con acquapark e piscina inclusa dici che dovremmo portare un costume? Io non ne ho neppure uno.»
Sospira Stella, ponendo le mani sui fianchi alla vista dei tanti vestiti sparpagliati qua e là fra cui, però, non vi è neppure un costume.

«Mhh» Mugugna Selene, pensierosa. «sono abbastanza sicura che fuori l'hotel ci siano diversi negozi. Te ne regalerò uno.»
Sorride dolcemente all'amica, riponendo nuovamente in valigia quanto cacciato il giorno prima.

Chi avrebbe immaginato una permanenza così breve e così poco... permanente.

«Non devi pag-»

«È un amorevole dono da parte della tua fantastica amica, accettalo.»
Le sorride nuovamente.
E riesce ugualmente a farla sembrare una minaccia.

In pochi istanti le due si ritrovano strette a vicenda, avvolte l'una all'altra.


«Chissà se i nostri insegnanti riusciranno ad uccidere il demone...»
Rimugina Archer per la centesima volta, circa, ed Aiden non può che tentare di distoglierlo dai suoi crucci.

Quest'ultimo gli si fionda contro a peso morto, ridacchiando e cascando insieme sul proprio letto in una miscela di abbracci, carezze e solletico.

Una combo mortale, ma non quanto il demone che annebbia la mente di Archer.

«Andiamo, basta! Lasciami andare- ahi!» Il rosso serra le palpebre contorcendosi e raggomitolandosi per sfuggire dalle grinfie di Aiden.

«Su su, fai il bravo! Qui soffri il solletico vero? E qui?» Ride ancora di gusto l'arancio, ancor più genuinamente felice quando neppure Archer riesce più a trattenere le risate e cede.

Si dirigono tutti ben presto all'entrata, in attesa che la professoressa Alexandra li raggiunga.
Tuttavia...

Forse potrebbe volerci un po' più del previsto.

Randall e Luke sono adagiati su comode poltrone rosse ai lati della scrivania, dietro alla quale siede la preside.
Alexandra affianca l'entrata, dell'ufficio, e la sua valigia è invece all'esterno.

L'unica invece al centro, è Victoria.
E sta sbraitando.

«È ridicolo, si può sapere cosa le salta in mente? Ci farà uccidere tutti dannazione, per quale cazzo di motivo dobbiamo occuparcene noi!?»
Fa evidente cenno a quanto sta per accadere.
Forse, per avverarsi.

«Victoria, calmati.» Interviene Randall, pacato come al suo solito.
O apatico, dipende dai punti di vista.

«No, non mi calmo. Siete pazzi, tutti!»

«L'ho già spiegato, l'esercito si rifiuta di crederci... non vedono demoni in città da due generazioni! Non vogliono aiutarci e-»

Aurelia, la preside, non fa in tempo a concludere la sua delucidazione poiché l'altra la interrompe.
L'ira di Victoria si insidia anche all'esterno, riecheggiando fra le pareti della scuola.

«Non le sembra strana una cosa del genere? Capisco l'esercito sia pieno di incompetenti ma questo mi sembra più che assurdo, ci sono state delle vittime! Le alte cariche sono ben più predisposte di noi, in fin dei conti se siamo insegnanti e non soldati il motivo è questo.»

Getta le braccia all'aria, ormai non più in attesa di sostegno dai suoi colleghi.
Non le interessa affatto essere appoggiata; se è da sola che dovrà lottare, non si tirerà indietro.

«È forse la nostra presenza il motivo?»

Alexandra, Randall e Luke puntano il proprio sguardo su di lei.

«Siamo io e Alexandra il problema?»

L'altra insegnante le si avvicina, tentando di zittirla.
«È acqua passata Vic, sono passati anni. Smettila.»
Scuote il capo Alexandra, facendo riferimento a situazioni di cui solo i quattro professori sono a conoscenza.

«C'è qualcosa che dovrei sapere?»
S'incuriosisce la preside, poggiandosi a braccia conserte allo schienale.

Per un istante silenzio. Incerto, fugace e paradossale.
Ma poi, qualcuno schiude le labbra e disintegra il silenzio.

Disinnesca la bomba.

«No, niente di rilevante.»
Si corregge Victoria, lasciando sospirare gli altri tre. Non si erano resi conto di star trattenendo il respiro.

«In ogni caso, io non le credo. C'è dell'altro.»

Aurelia si lascia sfuggire una risata.
«Se dovessimo basarci sul nulla, dato che non abbiamo neanche uno straccio di prova o informazione, potremmo accusare chiunque di essere il demone. Persino te, Victoria.
Quindi non hai motivo di dirmi un bel niente.»
Il tono della bionda muta, divenendo lievemente burbero.

Victoria, al contrario, increspa le labbra in un sorriso.
«Quindi... mette già le mani avanti nonostante le abbia lanciato la minima accusa?»
La bionda serra le labbra in una linea di stupore.

«L'unica a parlare con il capo del governo, l'unica che sostiene cosa dovremmo o meno fare, l'unica che sembra essere coinvolta e che sembra aver visto qualcosa resta sempre, ed unicamente, lei. Preside.»

Victoria si pronuncia al meglio, scandendo ogni lettera con fermezza.
Si volta, con la chioma che le ondeggiare alle spalle, e fa per ruotare la maniglia.

«Per quanto mi riguarda il demone potresti essere anche tu, e le tue ridicole sceneggiate servono a depistare le mie ricerche.»
Aurelia riprende parola, poggiando i gomiti sulla scrivania.

«Io sto provando con tutta me stessa a fare qualcosa, e avere la scuola libera da alunni indifesi ci consentirà di setacciarla a fondo e mettere quella creatura con le spalle al muro. Se riesci a parlare con qualcuno che possa aiutarci fai pure, ma gli studenti andranno all'hotel con Alexandra e noi resteremo qui, non si discute. Se tanto ami contestare e sminuire me allora prova tu a fare qualcosa, anziché lamentarti e basta.»

L'altra sospira, come riflettendo.
Stanno davvero lottando per la stessa causa?

«D'accordo, resterò qui. Ma non si azzardi a ferire nessuno dei presenti o non risponderò delle mie azioni.»
Riprende Victoria, schiudendo ora la porta con fare deciso.

Le sue certezze non crolleranno.
Lei, non crollerà.

«Mi stai minacciando, Victoria?»

«Lei è così sveglia e intelligente che penso sia in grado di rispondersi da sola, cara preside.»



Si chiude la porta alle spalle, ma la seguono dopo poco gli altri insegnanti.
Alexandra riprende inoltre la valigia, dipingendosi d'un tirato sorriso il volto per raggiungere gli alunni all'entrata.
Realizza solo ora la stessero attendendo; se solo la sua amica non avesse fatto altre futili sceneggiate...

Victoria si accerta di salutare nuovamente tutti, abbracciando con inaspettata dolcezza Archer e Crystal, ormai suoi unici alunni rimasti.

Dopodiché sale le scale, diretta ai dormitori.
Ma non è sola.

Qualcuno.
La sta.
Osservando.

«È pericolosa... è meglio eliminarla.»








Selene è accanto a Stella, nella fila che hanno organizzato per raggiungere l'hotel, e davanti a loro vi sono i due ragazzi.

«A me sembra un po' tonta la professoressa Alexandra, Stella sei sicura che sia realmente-»

Selene non fa in tempo a terminare la frase.
Una macchina sfreccia, diretta nella loro direzione.

«Selene attenta!»
Aiden scatta in avanti, istintivamente, ma ciò è inutile.
Non si domanda il perché di un tale gesto, e lei non glielo chiede, ma restano piuttosto inermi dinanzi a quanto si palesa ai loro occhi.

Il suolo sottostante al veicolo si innalza, circondato da robuste piante.
Tutti si voltano conducendo il proprio sguardo sulla professoressa, che ha il braccio destro ancora innalzato verso l'alto.

E poi sulle due giovani, e su Aiden.
Sono salvi.

Archer ed Aiden si tengono ora l'un l'altro, espirando via tutto il proprio terrore. Per un istante hanno tutti temuto il peggio.
Stella è invece coraggiosamente nascosta dietro la schiena di Selene.

«Ok, ammetto che forse ho sbagliato a sottovalutarla e definirla tonta»
Sorride Selene, osservando la figura di spalle della donna che rimprovera il conducente dell'auto.
«ma questo la rende anche più sospetta... o forse no, aspetta! Ha usato il potere della natura. I demoni non lo sanno fare, giusto?»
Chiede con reale ignoranza Selene.
Ma Stella è ancora troppo spaventata per risponderle.


Giungono, dopo un po', alla struttura.
È suddivisa verticalmente in più piani e l'utilizzo passato della struttura, eccessivo rispetto a quello attuale, è palese.

Al primo piano vi è la hall e dal secondo al quarto le stanze, che costituiscono l'area albergo.
Sul retro si ergono invece i numerosi posti blu, radunati in un semicerchio, rivolti su di una grande piscina centrale dove si esibiscono animali come delfini o pesci particolari.

Gli stessi allevati con cura da tempo e che sono sempre più prossimi all'estinzione, non essendovi di certo un oceano in città.
Ormai l'intera struttura è prossima alla chiusura, ma sembra l'affluenza sia ancora sufficiente.

Il parco non termina inoltre qui, denota stupito Archer;
da piccolo sognava ad occhi aperti di visitare quest'acquapark, ma non ne ha più avuto l'occasione.

E infine, sulla sinistra dell'hotel, vi è la zona dedicata ai ristoranti e ai bar e procedendo in fondo, sulla destra dell'entrata, vi è una grande piscina già prenotata dalla scuola e pertanto momentaneamente utilizzabile soltanto dagli alunni.

«Allora Selene? Come ti sembra?»

La bionda ha acquistato un costume rosa aggiungendo parte dei soldi datele ai suoi;
la parte superiore e quella inferiore han contorni più scuri, a tratti magenta, e dei piccoli laccetti con perline del medesimo colore, vi pendono.

«Ti sta benissimo Stella! Peccato poco fa Archer mi abbia riferito che per oggi lo spettacolo dei delfini salta.»

«Ma come? Ed allora che l'ho preso a fare, forse domani nemmeno ci saremo più qui!»

Ma si sbaglia.
Nessuno di loro immagina.

«Sta' tranquilla... stasera saremo tutti insieme nella piscina, soli soletti.»
Ammicca un sorriso malizioso Selene.


Trascorrono così ore e ore, ma nel frattempo a scuola... sembra che il demone non attendesse altro che questa "trappola".
Una trappola forse non progettata per lui, ma per loro.

Gli hanno dato ciò di cui aveva bisogno.
Ed ora ne pagheranno le conseguenze.

«Dov'è andato, Luke?»
Pone Randall all'amico, ansimando.
Sono entrambi allo stremo.

Hanno persino provato a fuggire, ma i loro sforzi sono stati vani.
Il demone li ha intrappolati, rinchiusi nella scuola con una sorta di barriera.

Ma uno scudo dovrebbe proteggere dall'esterno, non rinchiudere all'interno. Questa è una gabbia.
E gli insegnanti sono ora prede della selettiva morsa di una creatura inarrestabile.

Ma sono solo umani.
Stanchi e feriti.

«D'accordo uomini di mezz'età, adesso che il demone è sparito posso cercare Aurelia?
Se n'è casualmente andata da troppo nel cesso e non mi fido affatto.»

Ripropone Victoria con non poca finezza, scettica alla misteriosa scomparsa della preside poco prima dell'arrivo del demone.

Fin troppo curioso.

«D'accordo ma fai in fretta idiota e... fai attenzione, per favore.»
Le chiede Randall, riponendo i propri occhi scuri nei suoi.
Nella sua voce vi è un filo di preoccupazione.

La donna si dirige dunque al bagno.
Bussa alla porta.

«Victoria sei tu? Scusa se ci sto mettendo un po' ma ho sentito dei rumori, è successo qualcosa?»

Victoria la tranquillizza, dicendole che può anche andare con calma poiché il demone non si è più fatto vivo.
Chiaramente sta mentendo.

Si dirige invece nel suo ufficio, alla ricerca di prove, indizi.
Non crede a quella donna e se c'è qualcosa che sta nascondendo... lei lo scoprirà.


Nel frattempo, l' oscura creatura viene avvistata ancora dai due insegnanti, pronta a divertirsi con i suoi preziosi giocattoli.

Il suo corpo è succinto di crepe che brillano di una fioca luce rossa, e dai suoi occhi non trasuda altro che rabbia.
Sete di potere.

La parte inferiore del corpo è inoltre rivestita da quella che sembra essere un'armatura.

Randall gli punta contro la propria spada, non intenzionato a cedere.
E lo stesso fa Luke.

I capelli platino del primo brillano ai pochi spiragli di luce, gocciolando a causa del sudore.






All'acquapark, Aiden decide di andare in piscina nonostante non sia ancora sera.

Indossa il suo costume arancione, medesimo vivace colore dei suoi capelli.
Toglie invece tutto il resto. Ogni cosa.

Tuttavia, si rende presto conto di non essere l'unico ad aver avuto quest'idea.
In piscina c'è già una ragazza.

Selene, ovviamente.

«Quel costume nero...»

Non le molla gli occhi di dosso, e la giovane lo avverte.
Si volta, curvando le labbra in un sorriso.
Pone le prorie iridi nelle sue, ed eleva gli occhi a cielo in un sospiro.

«Per quanto hai intenzione di restare lì a fissarmi? Forza, l'acqua è ottima!»

L'altro, lentamente, le ricambia il sorriso. Si getta in piscina, tuffandosi energicamente accanto alla giovane.

Iniziano successivamente a parlare, schizzandosi l'acqua l'un l'altro. Rivangano poi quanto accaduto in soli due giorni.

«In quel momento... perché eravamo in bagno?
Cosa pensavamo di fare lì?»

Chiede Selene, poggiata al bordo piscina con fare pensieroso e lo sguardo rivolto al cielo. O al tetto della struttura, perlomeno.
Lui, invece, la osserva.
Ne ammira i lineamenti, finora inapprezzati, così morbidi per una giovane dal carattere così spigoloso.

«Non chiederlo a me, sei stata tu ad invitarmi a seguirti in bagno.»

«Io non ho fatto proprio niente!»
Gli schizza una manciata d'acqua.

«Si che lo hai fatto! Anche se sembrava fossimo ubriachi quindi non giudico.»
Ridacchia lui.

Selene sembra aver d'un tratto un'intuizione, come due cavi finalmente ricongiunti.

«Un attimo... è possibile che il demone ci abbia drogati in un qualche modo? Con qualcosa di demonico, non so se sia possibile.»
L'altro corruccia la fronte.

«Ma a quale scopo? Se ci avesse voluto uccidere l'avrebbe fatto... no?»

L'arancio conduce lo sguardo altrove, guizzando nell'acqua ricolma di cloro alla scelta di quale ipoesi sia quella corretta.

«Magari non voleva ucciderci.»

Selene ricambia il suo sguardo, avvolta dal silenzio. Le loro menti sono troppo caotiche per lasciare che le parole le sovrastino.

«Voleva che vedessimo... che tutti sapessero. Ma perché?»

Purtroppo, per quanto ci pensino, per loro è impossibile trovare una reale risposta.
Non vi è alcuna certezza.

Escono entrambi dalla piscina.
Aiden si asciuga freneticamente; l'acqua schizza da una parte all'altra per il rapido gesto della mano, grondando ancora giù dal capo e lungo la schiena nuda.
Le gocce la solcano, lentamente.

«Ti andrebbe di... provare ad essere amici?»
L'eco della domanda del giovane risuona così insolito da spingerlo a chiedersi se l'abbia mai davvero pronunciata.

Lentamente, però, Selene increspa le labbra.
Ma non risponde.
Ridacchia, prendendo le sue cose, e se ne va.

Solca la soglia d'entrata con noncuranza, abbandonando Aiden come appeso ad un filo d'incertezze.

«Ma... questo cosa significa? Chiederò ad Archer.»









Victoria ruota la maniglia.
L'ufficio è buio, ed il pulsante della luce sembra essersi rotto.

La sedia antecedente alla cattedra è ruotata... qualcuno vi è seduto su.
Nella penombra, qualcuno è lì.

«P-Preside Aurelia?»

Non risponde.
Si avvicina allo schienale, tocca la sedia e...

È lei.
È Aurelia.
Ma al suo tocco la sua immagine svanisce.

«E questo cosa significa? Devo correre da...»

Si volta rapidamente verso la porta, inorridita.
Fa per uscire.
Ma non riuscirà a riferire nulla.

Perché lei è lì, con un pugnale.

Aurelia.

«Mi cercavi, Victoria? Perdona il ritardo, ma temo tu non possa andare da nessuno adesso.»

Victoria.
Il sangue, il sapore ferroso che le pervade la gola.
L'immagine della bionda, nitida nella sua mente.

Il mondo le vortica intorno quando sviene al suolo sofferente ed ogni senso, a poco a poco, si affievolisce.
La preside la osserva dall'alto con un ghigno trionfante dipinto in viso.

Ha vinto.


SPAZIO AUTORE.
Spero vi sia piaciuto, nonostante tutto!
Scusate il ritardo, come al solito, ma eccomi!
I'm back

P.S
Solo io ho trascorso le vacanze natalizie con l'influenza?

Grazie tante per avermi atteso, grazie mille davvero<33❤️‍🩹
A presto!🫧🫧

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