Il tempo di un respiro. [CAPITOLO 8]
Lei sorride, ma Archer...
I suoi occhi strabuzzano, ed il cuore accelera ancora la propria corsa.
Deglutisce, avverte le proprie forze abbandonarlo come stesse per perdere i sensi, con la vista che gli si offusca lentamente.
Boccheggia, emettendo continue sillabe confuse.
Sono suoni sconnessi che trovano sfocio nel formicolio che gli solletica le mani con veemenza.
«L-la terribile spedizione di dieci anni fa, quella in cui venne scoperta un'altra città ancora in vita ma in realtà infestata dai demoni... loro non fecero ritorno perché tu hai...»
Inspira ed espira, sempre più forte.
Il petto non fa in tempo a gonfiarsi che è già sul punto di rilasciare tutto l'ossigeno accumulato.
No. Non può essere reale.
Le mani formicolano. Troppo.
Archer sta per crollare.
«Hai ucciso tu i miei genitori.»
Archer non lo accetta.
Come potrebbe?
Ciò che lo avvilisce davvero, il peso che gli si è avvinghiato contro con l'unico intento di far marcire quanto vi è di buono in lui, non è tanto la consapevolezza di chi sia stato l'artefice della loro scomparsa, quanto più l'amarezza che ne deriva.
L'amarezza di aver avuto sin'ora davanti ai propri occhi la psicopatica che li ha fatti fuori.
La psicopatica che ha annullato loro l'intera esistenza, cancellando invece lui il sorriso.
"Come cazzo fa a sorridere così tranquillamente? Come riesce a dormire sonni tranquilli, come se avesse la coscienza pulita?"
«No, tu non hai la coscienza pulita né tanto meno sporca.»
Deglutisce il cremisi, serrando le dita in pugni tanto saldi da sbiancare i palmi delle mani.
«Tu non sai neppure cosa sia una cazzo di coscienza!» Sbraita, e la voce si protrae nel vuoto dell'oscurità in un eco graffiato e assai roco.
«Sei un mostro Aurelia, sei soltanto una psicopatica che si permette di decidere chi vive e chi muore, ma la verità è che non ne hai alcun diritto!» Scuote il capo dall'agitazione, sgolandosi e arrossendo lungo il collo.
La voce è sempre più dura, carica di risentimento.
Le urla riecheggiano, scuotendo persino la donna dinanzi a lui che indietreggia di pochi passi e muta il proprio sorriso, dipingendolo di una linea piatta.
Le iridi di Archer sono incandescenti.
Stanno brillando.
E persino lui lo avverte.
Ode il tuono che gli percuote l'anima, come facendosi carico delle emozioni di una vita intera.
Come se il suo potere volesse spingerlo a combattere.
Ma, con stupore da parte di Aurelia, il giovane inspira una volta di troppo e... mantiene la calma.
Non segue il proprio istinto. Non combatte.
Tutto ciò che desidera è abbandonare questo lugubre posto, inseguire la propria luce.
Non vuole restare un solo secondo ancora in compagnia dell'assassina dei suoi genitori, avvolto da oscurità e dubbi che non fanno che logorarlo.
Si volta sulla donna, come in attesa, e schiude dopo un istante di esitazione le labbra.
«Come faccio ad uscire di qui?»
Il trambusto risuona, assordante.
Fra le grida dei bambini all'esterno della barriera ed il frastuono delle macerie, dei ciottoli che si scontrano con il muro innalzato da Alexandra ed il vociare esterno, il caos regna sovrano.
Ogni suono diviene un graffio per le loro orecchie e per le loro menti.
Ogni respiro diviene un sospiro, carico di tutta l'angoscia che li tiene in piedi.
Sanno che non hanno possibilità di uscire di lì vivi, non da soli.
«Sam, per favore, ci serve ancora il tuo Tornado Shield!»
Stella si rivolge al giovane, che si gratta il capo ed osserva come incantato la bionda.
La scruta come se ai suoi occhi non possa esistere un dipinto più celestiale.
«Dobbiamo uscire da qui prima che il muro della professoressa cada e quell'altra psicopatica ci uccida tutti, ti prego Sam. Abbiamo bisogno di te.»
La giovane scatta in avanti, dimezzando così la distanza che la separava poc'anzi dall'altro.
Un timido sorriso si espande nel volto di Sam che, lentamente, schiude le labbra alla goffa ricerca di una risposta sufficientemente adatta.
Stella. Ha chiesto. Il suo. Aiuto.
Stella.
Ha detto che hanno bisogno di lui.
Sta sognando?
Ha dunque raggiunto il cielo, riflette.
I suoi occhi brillano alla sola idea di una vita ultraterrena al fianco di Stella e lei lo nota, corrugando d'istinto la fronte.
Perché la osserva in silenzio? Ha detto qualcosa di sbagliato?
"Forse non è più in grado di evocare il Tornado Shield e dirlo lo mette in imbarazzo?"
La mente della giovane è ora un groviglio d'incerto timore.
"Si." Conclude invece lui fra sé e sé, riflettendo. "Dev'essere sicuramente così. Sono morto."
Naturalmente il suo corpo è ancorato al suolo, ma è evidente che la sua anima non lo sia più.
Questa non è la realtà, Aurelia li ha già uccisi ed ora sono fantasmi eterni e innamorati.
Sam crede di star per cedere, che giacerà con le labbra schiuse alla impacciata selezione delle parole giuste.
Quelle che esprimano a pieno la sua gratitudine ed il suo entusiasmo, nonostante tutto.
Per un solo istante ed uno soltanto, il suo cuore lascia che sentimenti quali il rimorso e il terrore svaniscano nell'oblio, dimenticati persino da Zeus.
Il suo cuore accelera, in effetti, ma non per paura di morire.
Non per la propria mente, non per dei sensi di colpa immeritati, crudeli e spietati avvoltoi.
"Cosa le rispondo? Posso farlo davvero? E se invece non riuscissi e la deludessi?
Dovrei sorridere di più? Non riesco neppure a controllarla la faccia. Cosa penserà di me se fallisco? Non so se sono all'altezza delle sue aspettative..."
«Sam!»
La voce di Stella lo riconduce alla realtà.
Mette a tacere la sua voce interiore.
«Lasciate fare a me!»
Intanto, nella struttura forse più importante dell'est della città, una giovane donna è di ritorno dalla spedizione auto assegnatasi.
Fa il suo ingresso nell'accademia militare di Highest City ed in pochi istanti viene inondata da un nauseante odore di bollito, proveniente dall'estesa mensa sulla sinistra, e da una parvenza di calore, a tratti asfissiante.
Tuttavia, ignora i volti familiari che potrebbe incrociare e procede lungo la sua strada, accennando un cordiale sorriso al collaboratore scolastico che, alla sua destra, trascina qua e là l'occorrente per le pulizie.
L'uomo ricambia il sorriso e fa per attraversare il corridoio, che svolta ancora a destra, e la giovane prosegue invece di pochi ulteriori passi, percorrendo la scala a chiocciola dinanzi a sé che conduce al piano superiore.
Supera ora in fretta e furia il corridoio sulla sinistra, diretta alla lignea porta d'abete, in fondo.
Le sue dita, ora salde in un pugno, battono contro il legno della porta.
Una voce pacata, quella di un uomo, si espande ad oltranza e supera la porta.
«Puoi entrare.»
Le dita di lei scivolano sulla maniglia ed un tonfo piatto, alle sue spalle, segna l'ingresso della stessa nell'ufficio del Generale d'esercito.
Il Capo dell'accademia militare, Edward II.
Nonché il suo quasi padre.
L'uomo accenna un sorriso e getta sulla scrivania, in specifico legno di noce, dei fogli che si sovrappongono ad ulteriori scartoffie.
Lui siede su di una scura poltrona in pelle, affiancato da solo due grigi e metallici armadietti, alle sue spalle.
Il resto dell'ufficio è vuoto.
Le pareti perfettamente bianche si contrappongono al pavimento in parquet.
«Allora, Yelena, cosa sei venuta a dirmi che io non sappia già?»
Firma qualche carta, prosegue i propri accordi.
«Perché un demone è nella scuola di magia della città?»
La voce di Yelena, i cui capelli lunghi e corvini contornano il viso, come angelico, vibra in eco per l'ufficio.
Persino le pareti che li circondano si rifiutano di destarsi indifferenti... eppure il governo, invece, ignora completamente la situazione.
Il padre di Edward II, Capo del Governo o Presidente del Consiglio, si mostra apatico e lo stesso sembra far chiunque altro.
L'uomo sospira, lasciando finalmente che la penna gli scivoli dalle dita e rotoli di pochi centimetri, incontrando un foglio lievemente spiegazzato.
Ora il suo sguardo incrocia quello di Yelena; gli occhi scuri e risoluti di lui che si piegano a quelli carichi di luce di lei, seppur accigliata in volto.
«Non siamo tenuti ad agire, nè tantomeno a saperne di più.»
Tenta di sintetizzare con fare pacato, pur sapendo che ciò non sia sufficiente a sfamare la sua curiosità.
Tuttavia, sa anche come questa non sia semplice curiosità.
Yelena non è apparsa alla sua porta con le sue solite battute losche e ammiccanti, né tantomeno con prese in giro riguardo qualsiasi appiglio esistente.
Il suo tono è serio, il suo sguardo cupo.
«Perchè? Come puoi dire così!»
Agita le braccia a mezz'aria, schiudendo le labbra con stupore.
L'egoismo è un'arte a lei molto affine, ma lo è anche la compassione. O il rancore.
Non si è mai fatta mancare alcuna emozione, in effetti.
«Yelena, sono arrivate delle direttive. Non posso dire altro, ma dobbiamo-»
«Fottiti Edward, ci vado da sola a scuola.» Si volta e la sua lunga chioma con lei, in uno swoosh caratteristico della giovane.
«No, aspetta!» L'uomo si alza di scatto, intimorito.
Sa che ne è capace, lo ha già fatto, ma non vuole si ferisca.
Una curva dipinge le labbra di Yelena, ancora voltata verso la porta.
«Va bene, verrò con te.» Sospira Edward, mandando giù un boccone ben più amaro della sconfitta.
La consapevolezza.
Sta per disobbedire a direttive estremamente rigide, e vi sono fin troppe probabilità che Yelena disobbedirà a quella che sta per indicarle.
Così tante che non spera neppure nell'opposto.
«Ad una condizione.» Yelena si volta nuovamente, elevando gli occhi al cielo. «Non ti muovi finché non lo dico io, intesi?»
Lei sorride, lentamente.
Increspa le labbra nella più sincera e ingannevole maschera che Edward abbia mai visto recitarle.
«Come desideri, carissimo.»
Il Tornado Shield avvolge nuovamente il gruppo, pronto ad attraversare la cupa barriera che li intrappola prima che Aurelia risorga dalle macerie, o ovunque lei sia.
Sam sorride, non appena incrocia lo sguardo riconoscente di Stella, ma d'un tratto un suono li interrompe.
Una crepa.
Come uno specchio, lentamente incrinato in spazi sempre più piccoli, ciò che li rinchiude sembra... sgretolarsi.
Il gruppo si osserva vicendevolmente confuso, per poi elevare gli occhi al cielo e notarla.
La barriera di Aurelia è una resina sottile sull'orlo del declino; è in procinto di crollare.
Crystal, che sostiene Archer con l'aiuto di Aiden, lascia che le proprie iridi divengano lucenti, e... infierisce con il colpo di grazia.
La barriera si riveste di ghiaccio in un solo istante, e nel frastuono di un baluardo che si scontra con il mondo, come rabbioso, essa crolla.
Cessa di esistere, e Sam ritira il proprio Tornado Shield.
Ma cos'è successo?
«Gestire quel ragazzo e la sua mente è più impegnativo di quanto credessi, ma Crystal è stata brava a sfruttare l'attimo di debolezza per attaccare la barriera che ho amorevolmente generato, e distruggerla.»
Una voce, dalle macerie.
Aurelia.
«Ti sei ripresa, vedo.» Sorride il demone, gelido, che scosta con le dita diverse macchie di sangue dal collo.
Le contornano le clavicole, come delineandole in piccole pozzanghere rosse.
«Allora, adesso che non siete più in trappola credete di poter fuggire?» Sospira divertita, avanzando a passo felino.
«Ragazzi, restate dietro.» Sussurra Victoria, tentando di coprire gli alunni con la propria figura.
Alexandra, Randall e Luke la affiancano in fretta.
Il magone di terrore che riveste le loro menti, imponendo di cercare alla svelta una via di fuga, torna ad esasperarli.
Sentono che la resa dei conti sia prossima.
E non hanno torto.
Un solo istante.
Una sola distrazione.
Un solo battito e un unico respiro.
Questo, è il tempo che trascorre.
Il tempo che Aurelia impiega a scattare fra loro.
Nel mezzo del gruppo, oltre gli insegnanti.
Ad un solo centimetro dal volto di Archer, ancora vittima delle catene della propria mente.
Ad un solo centimetro dal suo petto.
Dal suo cuore.
Le labbra di Aurelia s'increspano.
SPAZIO AUTORE!
Ciao a tutti! Spero vivamente che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che siate pronti a quanto sta per avvenire<3
Tenetevi pronti.👀
Revisionare l'8 è stata un'esperienza mistica (snervante) poiché ho dovuto letteralmente cancellare e riscrivere metà capitolo, modificando completamente il corso degli eventi.
Tuttavia Ariana Grande ha rilasciato Eternal Sunshine e se mi seguite su ig saprete quanto io la ami, quindi avere quest'album in loop mi ha salvato!💋
È così "soft" e "cozy" che non mi reca alcun disturbo averlo in sottofondo, non mi distrae ma sprona solo a scrivere!
Mi da proprio ✨vibes✨ ed è così poetico e a tratti triste.😭
Non so, ma quest'album così delicato ed il prossimo di Taylor Swift, che mi sembra aver il concetto di poesia persino nel titolo, mi fanno pensare che questo sia l'anno degli scrittori.🪐♡
Ma la smetto con i miei discorsi inutili e fuori tema!
Fatemi sapere se il capitolo vi è piaciuto cliccando sulla stellina del voto (restate nella schermata del capitolo, cliccate lo schermo ed è fatta! In basso a sinistra c'è la stellina da cliccare, per chi non lo sapesse. Non amo lo spam ma mi è davvero utile è vi sarei grato se lo faceste!🙏)
Vi voglio taaaaanto bene.<33
Yours Truly, Sariel.
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A presto!❤️🩹🫧
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