Il passaggio al terzo anno. [CAPITOLO 1]

SPAZIO AUTORE.

Ciao a tutti! Sono lieto di darvi il benvenuto nella mia storia, sperando possa diventare anche vostra.
Sperando che la mia casa, quella che mi fa dannare tanto quanto mi fa bene al cuore, possa divenire anche la vostra casa.

Anche se, con ciò che succede... non ve lo consiglio particolarmente.

Ma questo è solo un consiglio d'autore, no?
Sentitevi liberi\e di ignorarlo!

Prima di addentrarvi nella mia mente, voglio solo consigliarvi [si, ancora] di non lasciarvi distrarre dalle numerose verità nascoste e che, soprattutto, qui non bisogna dar nulla per scontato.

Ma chiaramente, è solo un altro consiglio d'autore.
Sentitevi liberi\e di ignorarlo!

Ed eccomi, a revisionare per l'ultima volta un pezzo di me per donarlo a voi.
[Spero non vi siano errori di battitura, poiché qualche refuso sfugge sempre alla correzione!]
Buona lettura a tutti! <3

Trigger Warning!⚠️
(Se non ti interessano scorri pure, ci rivedremo presto!)

Non li avevo mai aggiunti, poichè non reputo questo libro particolarmente violento o esplicito, ma è anche vero che ognuno di noi ha una sensibilità completamente differente.

E non è affatto un problema!

V.N è un'opera che sfrutta un sistema fantasy che andrà poi a crescere, ma nel primo libro vi è anche molto mistery, accompagnato naturalmente dal romance, immancabile.

Questo NON è un dark romance, per cui non mi sono mai soffermato troppo sui TW, associandoli ingenuamente solo a quel sottogenere.
Ma non è così.

Sappiate che in VN verrà introdotta una relazione tossica, legata anche a d1sturb1 al1ment4ri.

Tuttavia sarà solo, per l'appunto, INTRODOTTA.
Ergo, secondaria.<3

Ci tengo a specificarlo, aggiungendo inoltre la presenza di m0rt1, manipolazione [non in relazioni amorose, non ancora] bull1sm0 [un solo flashback, 'lieve', ma che credo sia considerabile trigger per qualcuno.] si parla anche di gu3rre e infine, il su1c1dio.

[Mi sembra di cattivo gusto evidenziarlo, ma per sicurezza specifico non vi siano descrizioni sul come sia avvenuto; è un avvenimento secondario che viene accennato.]

Chiedo scusa se sono sembrato indiscreto nei trigger, ma sento che per molte persone siano importanti, così come lo sia la quantità e il modo in cui determinati argomenti vengano trattati.<3

Per cui, eccoli! Io li ho messi, potete leggerli come no.
[D'altronde il libretto delle istruzioni deve esserci, ma leggerlo spetta all'acquirente!]

Detto ciò, ancora una volta...
grazie davvero per la pazienza e buon viaggio a tutti!🫧🫧


"Benvenuti nel cerchio."

Dieci anni fa.

«Poveri piccoli, rimanere soli in così tenera età.»
«Tutto ciò è orribile, chi baderà a loro adesso?»
«Che tragedia, che Zeus abbia pietà di loro!»
«È tutta colpa dell'Opposizione! Loro hanno voluto che i soldati uscissero e queste sono le conseguenze!»

Al tempo, le voci incrinate risuonarono come sale su di una ferita ancora aperta. Su di una ferita mai ricucita.
Commenti incessanti, avvilenti e spesso indiscreti; sempre più chiassosi, sempre più presenti.

Tanto da risultare ordinari, quotidiani.
E ad un tratto, persino il dolore diviene abitudine.

Nel presente.

Highest City.
Un nome insolito; sembrerebbe quasi un titolo, perlopiù pacchiano.
Eppure è l'unica città a essere miracolosamente sopravvissuta alla guerra contro i demoni, la feroce battaglia tenutasi ormai più di un millennio fa che ha, quasi, spazzato via l'umanità.

Era stata rasa al suolo, appesa ad un ultimo strascico di speranza.
Ma come può una città coesistere pacificamente in un mondo del genere?
Come sono andate realmente le cose?

La risposta è banale, forse apparentemente semplice.
Grazie alla magia.

Si dice furono dei potenti maghi degli elementi a generare la barriera che avvolge e tiene al sicuro la città, ma che al tempo stesso la isola.

Tuttavia, nel tempo l'importanza di quest'ultima, così come la sua reale funzione, è stata tralasciata e gli umani hanno iniziato ad averne una visione distorta.

Si crogiolano nel tepore della sicurezza; non desiderano più libertà.
Non lottano per il proprio futuro e non hanno il minimo interesse a scoprire cosa vi sia all'esterno.
Sono degli animali in gabbia, e a loro va bene così.

E, soprattutto, molti denigrano la magia e ciò che vi ruota intorno.
D'altronde perché entrare a far parte di un esercito che non mette più piede nel mondo esterno?

Una realtà senza alcun dubbio contorta.

Una realtà dietro la quale si nasconde un nome.
Una carica.
E persino un incidente, casuale o meno, avvenuto circa dieci anni fa.

Ma cosa ne è del mondo lì fuori?
Dei demoni?
E degli animali che abitano, o forse, abitavano la Terra?

È l'inizio di una nuova era...
Una dalle iridi celesti e la chioma cremisi.

Ma forse definirlo inizio è inesatto.
Non quando va avanti da secoli.


«Finalmente inizia la scuola!»

Trilla Archer, saltellando qua e là per la propria camera per poi annodare i bianchi lacci delle sneakers, che indossa con una certa fretta.
Nonostante il largo anticipo.

«Non pensavo ne sarei mai stato felice, ma diamine, quest'anno è sul serio così diverso. Oh mamma, quanto l'ho atteso questo giorno!»

Prosegue lanciando fugaci occhiate allo specchio alla sua sinistra, così da conversare con qualcuno di altrettanto poco intelligente.

L'estate è come volata.
Di norma,  ciò sarebbe motivo di pianti isterici e continui starnuti, assolutamente non teatrali, drammatici o esagitati.
Del tutto spontanei.

Da oggi, però, non dovrà studiare le solite materie a suo dire terribili.
Apprenderà un elemento che, come scoperto quando ha accidentalmente generato uno tsunami in una piscina pubblica, è l'acqua.

Ha inoltre appreso, a proprie spese, di avere un'insolita predisposizione al ghiaccio, elemento ben più complesso da gestire ma che, a quanto pare, è più efficace contro i demoni... o almeno così c'è scritto nei libri.

La scuola in cui approderà sarà la sua nuova casa.
Per questo motivo sa che non rivedrà né la sua stanza, né tantomeno la sua famiglia per un bel po'.

Poco prima di abbandonare completamente quella dimora, estrae dal cassetto del comodino di fianco al letto una fascia blu che da sempre indossa, spezzando l'acceso rosso dei suoi capelli.

«No, non più. Ti porto con me come portafortuna perché penso Aiden non basti, ma non credo ti indosserò. Mi spiace, mia piccola fascetta.»

Finge di asciugare le lacrime, che non hanno neppure per sbaglio sfiorato il suo viso, e ripone la fascia in valigia.

No, nello zaino.
O forse è meglio in valigia.
Sì, deciso.
Ma in realtà ci ripensa...

Vada per lo zaino.

«Uff, peccato mamma e papà lavorino così tanto... vi voglio tanto bene, spero di vedervi presto.»
Il viso ora dipinto di nostalgia.
Serra le labbra, e le pupille brillano ormai lucide.

«Certo che a volte sono proprio sensibile, eh?»
La voce gli si incrina e si affretta ad asciugare le lacrime ancor prima che fuoriescano.

Un suono acuto irrompe nel silenzio della stanza.
È la sveglia impostata;
lo schermo del telefono brilla incessante, lampeggiando più e più volte.
Sospira e volge lo sguardo a quest'ultimo, sulla scrivania, così da disattivarlo.

I raggi solari penetrano dalla finestra di fronte, senza ausilio di richiesta o consenso.
Eppure gli riscaldano dolcemente il tenero viso, come in una carezza, esaltandone il naso all'insù.

Tossisce, lieve, e il sorriso torna a dipingergli il volto.
«Ci siamo Archer, andiamo.»

Non appena al di fuori dal palazzo, correndo nonostante il peso della enorme valigia color fragola, una voce lo richiama alle sue spalle.
É una bionda donna, i cui capelli giungono sino alle spalle in sommossi boccoli, stride con il viso arrossato.
Solcato dalle lacrime.

«Come puoi non avermi neppure salutato razza di ingrato! Non farti mai più vedere, capito?»

Archer si volta di scatto, corrucciando la fronte.
«Ma se mi hai detto tu di ignorarti perché avresti pianto! E tu odi piangere, mi sembra.»

«Sei un bugiardo! E un ingrato! Sparisci e non tornare più.»
Un uomo più anziano sente le sue grida e la affianca, asciugandole le lacrime con un tovagliolino di carta.

«Ti voglio taaanto bene Iris, ci sentiamo! E ciao anche a te vecchio!»
Archer le sorride, ridacchiando e voltandosi.
Non può rischiare di perdere il bus.

«Un ipocrita! Però... spero stia bene, e che anche Aiden stia meglio.
Non lo vedo da un po', ora che ci penso.»
Singhiozza ancora la bionda, borbottando al marito.

«Ricordo... ricordo ancora quel giorno. Fu difficile stringere l'accordo per farlo vivere ancora a casa sua, vero? Com'è cresciuto...»
Commenta tossendo l'uomo, avvolgendo la moglie con una coperta beige.

Si gratta la barba che gli pizzica il mento, pensieroso, e lievi rughe conquistano la sua espressione.

«Già, fu come partorire di nuovo! E quel piccolo piagnucolone non faceva che gridare e piangere tutto il giorno... Lexa e James sono stati degli incoscienti.»

Mugugna ancora, non volendo però distogliere gli occhi dalla figura del cremisi.
Più si allontana, più si fa piccolo.
Eppure, la distanza non ha merito; anche guardandolo da vicino risulta un eterno bambino.

«Non rivanghiamo ancora il passato, ora è cresciuto bene! E realizzerà i suoi sogni, lo hai sempre voluto vero?»
Chiede lui, solleticandole lievemente sul collo.
Sa che è il punto dov'è più suscettibile.

«Smettila Arthur! Sai che mi da fastidio, e sai anche che sono contraria a questi suoi sogni! Cavolo... dopo quello che ha passato come può ancora desiderare di essere un mago?»
Fa spallucce, scuotendo il capo scettica.
La fronte le si increspa come carta vetrata al solo pensiero.

«Sappiamo da chi ha preso. E poi lui è così, è forte.
Molto più di noi.»
I due si sorridono, e quando la figura del giovane si è ormai dileguata, rincasano.



Il ragazzo raggiunge la fermata del bus, notando di essere per fortuna in orario.
O in anticipo, a dire il vero.

«Ciao Archer, eccitato?»
Un ragazzo dalla chioma aranciastra si avvicina al rosso, facendolo sussultare.
Non lo aveva minimamente notato.

Il suo amico è slanciato, al contrario di lui, e come al solito
preferisce vestirsi elegante ed apparire impeccabile.
Una camicia bianca mette in risalto la larghezza delle sue spalle, e una lunga cravatta si erge perfettamente annodata.

«Oh Aiden! Non ti avevo notato, sei contento? Io non vedo l'ora, guarda!»

Protrae il proprio braccio, facendo ben notare come la mano tremi dall'emozione. Sorride, ingenuamente.

«Beh mi sembra ovvio, anche io lo sono. Quasi non riuscivo a dormire al pensiero di ciò che ci attende.»

Ammette l'altro, increspando lievemente le labbra, sognando un futuro in cui lui e Archer varchino i confini della città.

«Però che delusione, non mi sei saltato addosso e non stai affatto sbavando. Che ti prende? Ora è questa la considerazione che hai di me?»
Chiede Aiden, avvalendosi di un tono prettamente serio.

Persino il suo sguardo lo è.

«Eh? Non iniziare con i tuoi approcci strani, a cuccia per favore.»
Inarca le sopracciglia il cremisi, sospirando.

Teme possa avvalersi di tali doti recitative anche a scuola.

Aiden assume una smorfia di dolore, corrugando la fronte con le mani poste sul proprio petto.
Si volta verso l'altro, con fare affranto.

«Oh no, che stai per dire ora? Ho detto che devi smetterla!»

Tenta di fermarlo in anticipo l'amico, invano.

«Caro Archer, è con rammarico che ti riferisco il dolore che la mia persona sta provando. Mi arrechi continue sofferenze e i tuoi modi di fare sono così burberi!»

«Ma che creatura strana sei, smettila!»

«Comprendi che anch'io ho dei sentimenti? La tua poca devozione nei miei confronti è un grave affronto, senza alcun dubbio.»

Si volta ora a braccia conserte, scuotendo il capo ormai immerso nella propria recita.
Francamente, fra i due è difficile stabilire chi sia più teatrale e drammatico.

«Inizio ad avere il sospetto tu sia caduto dalle scale. Devo preoccuparmi, caro Aiden?»
Cantilena l'altro, osservando ogni angolo del suo viso a distanza ravvicinata alla ricerca di evidenti ferite.

«Ho solo ingenuamente creduto che la tua allegria fosse dovuta all'onore di avermi visto! Non di certo per una cosa tanto futile come la scuola... ormai non conto più nulla per te.»

Borbotta Aiden, innalzando le braccia al cielo con fare teatrale.

«E ci risiamo.» Sospira Archer, decisamente inorridito.

«Neanche avessi un amante... anzi che dico, perché mai dovrebbe importartene! Smettila, mi stai confondendo.»

Si distanzia ora dal viso dell'arancio, ponendosi a braccia conserte.

«Bravo, allontanati pure. D'altronde è inutile che cerchi segni di ferite... quelle le trovi nel profondo del mio animo.»

«Buon Zeus...» Innalza gli occhi al cielo Archer, esasperato.

Fa per ribattere ancora, ma sembra rifletterci qualche istante di troppo. Sarebbe solo fiato sprecato.

«Non so dove tu abbia letto queste frasi ridicole ma giuro che appena arriva il bus ti ci butto sotto!»
Il tono sepolcrale del rosso impedisce ad Aiden di trattenersi, facendolo implodere in una chiassosa risata.

Fa spallucce, innalza l'angolo delle labbra, e ride ancora.
E ride persino della sua stessa risata.

Dopo pochi minuti, i due odono le ruote dell'autobus in lontananza, osservandone la sagoma divenire sempre più nitida e vicina.
Presto saranno alla scuola di magia.



Dopo la fatica iniziale per salire sul mezzo di trasporto, vista la mancata scelta di portar soldi del rosso e la poca voglia di aiutarlo dell'amico, attratto invece dall'idea di lasciarlo lì ad elemosinare soldi, riescono a viaggiare sicuri arrivando alla tanto agognata meta.

Appena scesi la notano in lontananza, imponente.
La scuola sembra quasi essere un castello, immacolato; bianco e celeste all'esterno.

«È come il castello di un principe o di un Re!»

Denota difatti Archer, estasiato.
I suoi occhi brillano come lapislazzuli e la labbra non cessano di curvare verso l'alto neppure per un istante.

«Ho sentito che quest'anno il quarto ed il quinto anno facciano delle prove per l'arruolamento nell'esercito in un istituto a parte, una sorta di accademia. Per cui saremo solo noi di terza, e non siamo di sicuro in molti.
In pratica avremo questa scuola enorme solo per noi!»
Denota Aiden, osservando ogni singolo dettaglio dell'antica struttura.

Anche se, analizzandola, è ben tenuta.
Non presenta affatto i segni del tempo, non vi è alcuna usura.

Forse è stata ristrutturata.

Il giovane si volta, curioso dell'opinione dell'altro, ma si rende presto conto che le sue parole non lo hanno raggiunto.
Se n'è già andato. 

«Ma dove...»
Borbotta, guardandosi intorno infastidito.
E lo nota, ben lontano, ma dinnanzi ai suoi occhi.

«Sembri una pecorella smarrita che pascola!»
Gli sbraita Aiden alle spalle, venendo totalmente ignorato.

Fa schioccare la lingua, scuotendo il capo.
«Se pensa che mi metterò a correre rovinandomi l'acconciatura si sbaglia.»

Sistema il colletto della camicia in realtà già impeccabile, guardandosi intorno.
Tossisce, e procede lentamente lungo il viale per l'ingresso.

Non ha mai visto una pecora, eppure ha spesso letto di loro e sa che in qualche allevamento in città ci siano.
Eppure non ha idea di come funzioni, o di come giungano lì.
Si riprodurranno molto, forse?

Una volta all'interno del costrutto, si ritrovano immersi in una vasta stanza dai colori piuttosto semplici e neutri quali il grigio ed il bianco.

Ci sono all'incirca quindici o sedici persone, deduce d'istinto Archer.

Aiden lancia occhiate cariche d'astio a chiunque, lasciando percepire sin da subito una forte rivalità.
Non è solito mostrarsi per quello che è davvero al prossimo... non ad altri al di fuori del rosso, perlomeno.

Archer si avvicina ad ogni nuovo alunno e alunna, sorridendo e digrignando i denti per mugugnare una sorta di presentazione.

Aiden si avvicina di scatto all'amico, pizzicandogli un braccio per tenerlo a bada.

«Ciao! Io son- ahi!»

Inclina il capo su Archer, dipinto di un finto sorriso puntato sui due giovani.
«Non facciamo subito brutte figure, per favore.»

Sussurra all'altro, continuando a digrignare i denti.
Tuttavia fra la folla, qualcuno decide di farsi avanti.

«Uhm.»

I due ragazzi la osservano imbarazzati, non sapendo bene cosa dirle.
Regna il silenzio, affiancato da occhiate che i giovani si lanciano confusi.

S'invitano l'un l'altro a parlarle per primo.

È una ragazza dai lunghi capelli violacei, riuniti dietro il capo da una simmetrica treccia.
Gli occhi dei due cadono in fretta sull'uniforme, avvolta intorno al suo braccio destro.

«Questa è la chiave per la vostra stanza, ragazzi.»
Le stanno distribuendo ma sembravate un po' distratti, quindi ve le ho portate io.»
Un sorriso le dipinge il volto, ma appare beffardo.

Ed il suo tono non è da meno.
Aiden protrae di scatto il braccio, sottraendole la chiave di mano.

«Non eravamo distratti, socializzavamo.»
Ricurva lievemente le labbra, non sforzandosi di risultare carino quanto più di precisare i fatti.

«Quindi eravate distratti a parlare.»
Fa spallucce la giovane, annuendo in un sorriso sempre più ampio.
Radiante, ma a tratti provocatorio.

«Come vuoi. Non credo la cosa ti riguardi.»
La voce di Aiden appare dura, inarcando lui le sopracciglia in un lieve sospiro.

«Potresti degnarti perlomeno di ringraziarmi, non credi?»
Indirizza il proprio sguardo acuto e pungente nelle iridi porpora dell'altro. Il sorriso non svanisce.

Lui schiocca le labbra, innalzando gli occhi al cielo.
«Come preferisci. Grazie.»

Le regala un tirato sorriso, visibilmente inorridito.
La giovane sporge lievemente le labbra in avanti, come pensierosa, ma poi sorride. Ancora.

«Visto il tuo rinomato interesse e l'insistenza, se proprio devo, mi presento.»

Il giovane lancia un'occhiata ad Archer, ma lui innalza i palmi confuso mettendo le mani avanti.

«Il mio nome è Selene e punto a diventare una maga del fuoco.»

Archer avanza di un passo verso i due, entusiasta di far conoscenza con la giovane.
Solitamente nessuno conversa con l'amico per più di cinque secondi... per aver stabilito un tale record deve essere tremendamente simpatica.

O coraggiosa, o anche stupida.
Dipende dai punti di vista.

«Ciao! Il mio nome è Ar-»

Viene però interrotto e completamente ignorato.

«Allora, spremuta d'arancia? Ti hanno tagliato la lingua o ti muovi a dirmi anche il tuo fantastico nome?»
Insiste lei, inclinando lievemente il capo in un sorriso. S'inumidisce le labbra, in attesa.

Aiden deglutisce, volgendo lo sguardo altrove pur mantenendo il viso puntato su Selene.
La conosce da due minuti e già vorrebbe frantumarle una mazza in testa.

«Mi chiamo Aiden.»

Selene trattiene una risata, serrando le labbra e posando gli occhi sulle proprie scarpe.
Vuole perlomeno evitare di ridergli in faccia, anche se...

Tossisce, e getta ora un'occhiata ad entrambi i giovani.
Archer increspa le labbra come saltando sul posto, notando di essere finalmente stato incluso.

«In realtà vi ho sentiti in bus, ero seduta dietro di voi.
Siete Archer ed Aiden, lo so, ma volevo parlarvi senza sembrare una sorta di stalker.»

«Ah, quindi una che origlia le conversazioni no ma rompicoglioni si?»
Sbotta con immediatezza l'arancio, in una lieve risata nervosa.
Ma non crede di aver elevato la voce, non a sufficienza da essere udito.

«Aiden!» Sussurra il cremisi, non poi così sottovoce.

«Sono lieta di sapere che l'educazione sia così diffusa. Ma non è che mi aspettassi di meglio, il tuo amico sembra molto più simpatico di te, spremuta d'arancia.»
Ridacchia lei, gonfiando il petto piena di sé.

Getta un sorriso ad Archer, facendo risaltare le proprie fossette.
«Non ti ho chiesto di-»

«Sei molto scontroso, burbero, irascibile e senza alcun dubbio antipatico. Ma sono sicura che avendo il piacere della mia presenza potrai migliorare»
Accompagnata da un gesto noncurante della mano, annuisce più che convinta delle proprie parole.

Archer scosta l'attenzione sul proprio amico, ridacchiando al suo evidente fastidio.
Il rossore, la fronte aggrottata... già adora questa ragazza.

Dopo aver ribadito più e più volte di trattarla bene, continuando a definire Aiden una "spremuta d'arancia", si volta divertita ed avanza lungo la traiettoria di una giovane bionda;
sarà forse un'altra vittima?

Aiden scosta il proprio sguardo dalla figura della giovane in lontananza al suo migliore amico, sbottando furibondo.
«Se sono tutti come quella mi faccio internare vivo.»

Archer si limita però a ridacchiare ancora e ancora, scuotendo il capo più che contento.
Spera di incontrare quella ragazza molto spesso.

Nel frattempo la preside fa il suo ingresso in sala, e con lei anche i quattro professori.
Sono pronti al comitato di accoglienza.

Vi do ufficialmente il benvenuto ad Highest City, lettori.
Mi auguro non cadiate anche voi in trappola.

Benvenuti nel cerchio.

"I loro destini sono fili, annodati in un'unica treccia"

SPAZIO AUTORE!
Ed eccoci... mi auguro davvero che questo primo capitolo possa avervi intrattenuto e che, soprattutto, vi sia piaciuto!

Questa è la revisione 'definitiva' per cui, giorno dopo giorno, continuerò a correggere i capitoli per i nuovi lettori!

È stato un viaggio immenso, e so di parlare ora a coloro che hanno appena iniziato, a voi "nuovi" in questo mondo.

Eppure, per me, questa è l'ultima sponda del fiume.

Il primo capitolo è indubbiamente più breve, ironico e (passatemi il termine☠️) frivolo dei successivi.

Man mano, vi assicuro che scoprirete il reale fulcro della storia, del ragazzo cremisi dagli occhi di cristallo.

E non solo la sua.

Benvenuti nel cerchio, anche se forse non è ancora definibile tale.
Non fin quando le due estremità non saranno congiunte.

A presto! ❤️‍🩹🫧


♡ ♡ ♡

Grazie ancora per essere giunt* sin qui!🪐🧚‍♀️

Mi farebbe davvero piacere se lasciassi una stellina, o un commento!✨

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Grazie di tutto, vi voglio bene.

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