Capitolo 66
Mi sveglio la mattina, accaldata.
La mia gola è secca e mi fa male, il mio naso è chiuso e la mia pelle in fiamme.
"Sei sveglia, finalmente," dice Harry. È già vestito in una maglietta grigia e nei suoi soliti jeans, la preoccupazione incisa sul suo viso. Si siede sul letto accanto a me.
"Mi sento orribile," gracchio, cercando di ingoiare per alleviare la secchezza della mia gola dolorante.
"Stavi bruciando, ma non volevo svegliarti," dice. Mi porge un termometro. "Metti questo in bocca."
Mi lamento, il freddo metallo del termometro a contatto con la mia lingua.
Qualche minuto dopo, il termometro suona ed Harry lo prende dalla mia bocca, leggendolo velocemente.
"Trentanove," dice, mettendolo sul comodino. "Oggi non vai da nessuna parte."
"Ma è Lunedì," dico. "Dobbiamo lavorare."
"Non esiste che tu vada a lavoro," dice istantaneamente.
"Ma--"
"Tieni, metti il pigiama," dice, ignorando le mie proteste. Mi porge il pigiama che devo aver lasciato qui l'altra volta. Me lo infilo e ritorno nel letto vicino ad Harry.
"Harry, devo andare a lavoro," dico.
"No, Rosalie," dice. "Rimarrai qui insieme a me."
"Non puoi mancare a lavoro," dico, scuotendo la testa. "Starò bene."
"Rosalie--"
"Va tutto bene qui?" Gemma apre leggermente la porta, sbirciando dentro.
Cerco di sorriderle debolmente. "Giorno, Gemma."
"Rose ha trentanove di febbre," afferma Harry ed io alzo gli occhi al cielo.
"Oh cara, non va bene," dice Gemma, entrando in stanza.
"Sì infatti rimaniamo a casa ," dice.
"No tu andrai a lavoro, Harry," dico.
"Non ti lascerò qui da sola," dice duramente.
"Potrei occuparmi io di lei," dice Gemma.
"No," dice Harry immediatamente.
"Perché no?"
"Perché. . .perché. . ." Harry si sforza di trovare una scusa plausibile ed io ridacchio.
"Metti i vestiti del lavoro, Harry, io vado a fare del tè per Rose," dice Gemma, ridacchiando insieme a me.
Harry sbuffa, sapendo che è in minoranza. Gemma si gira sui suoi tacchi ed esce dalla stanza.
Mi appoggio sul cuscino di Harry mentre lui si toglie la sua maglietta, cambiandola con una camicia bianca e dei pantaloni neri. Si annoda una cravatta nera intorno al suo collo e prende la sua giacca, girandosi verso di me.
Ho sempre ammirato quanto fosse bello nei suoi vestiti da lavoro.
"Suppongo che debba andare, allora," sospira.
Annuisco.
"Dirò a Gemma dove tengo le medicine, e cerca di riposarti," dice, chinandosi per baciare la mia fronte rovente.
"Dio, sembri mia madre," dico.
Alza gli occhi al cielo. "Non fare niente di stupido, e se rubi i miei Snickers, lo scoprirò."
"E come farai a scoprirlo?"
"Fidati di me, lo scoprirò e basta." Ridacchia e mi dà un bacio sulla guancia prima di rialzarsi.
"Divertiti a lavoro!" Gli urlo dietro.
"Poco probabile!" Urla anche lui.
Gemma entra nella stanza subito dopo che lui va via, portando un toast e del tè. Le sorrido con gratitudine mentre si siede sul letto accanto a me.
"Mi dispiace che tu sia malata," dice mentre sorseggio con attenzione il tè.
"Va tutto bene, probabilmente è colpa mia dal momento che non ho fatto il vaccino antinfluenzale quest'anno," dico. "Non ne ho avuto il tempo."
"Non so se hai l'influenza, ti sono venuti i brividi?"
"No, mi sento come se fossi stata immersa in una pozza di lava."
Gemma ridacchia. "Harry ha detto di avere l'ibuprofene, vado a vedere se riesco a trovarlo." Esce dalla stanza.
Improvvisamente il mio telefono squilla dal comodino ed alzo gli occhi al cielo quando vedo che è Harry.
"Non te ne sei andato da nemmeno cinque minuti, cosa potresti mai volere?" Sogghigno.
"È importante, lo giuro."
"Cosa?"
"Non dire a Gemma dove tengo i miei Snikers."
"Questa sarebbe la cosa importante?"
"La cioccolata è molto importante, Rosalie."
Sospiro. "Va bene. Il tuo segreto è al sicuro con me."
"Bene. Ah, e ti amo."
Arrossisco e sorrido. "Anch'io."
Riesco a percepire il suo sorriso. "Devo andare, c'è una donna con troppo rossetto nella macchina accanto a me che mi sta lanciando degli sguardi malefici perché sto parlando al telefono."
"D'accordo, ci vediamo dopo."
"Accidenti, deve andarci piano con quel rossetto. Sembra che abbia bevuto un litro di sangue o roba simile."
"Ciao, Harry."
Riaggancio non appena inizia a farneticare sul fatto che la donna potrebbe essere un vampiro, ridacchiando del suo umorismo.
Gemma ritorna nella stanza, studiando l'etichetta di una boccetta di pillole. "Penso che questa sia quella giusta, prendine due," istruisce, porgendomi un bicchiere d'acqua.
"Grazie, Gemma," dico, ingoiando le compresse bianche e ritornando su qualche altro cuscino di Harry.
Gemma accende la TV e mi chiede costantemente se ho bisogno di qualcosa, i suoi premurosi occhi sono speranzosi e spalancati. Sono così grata di averla qui con me, è così gentile e dolce. Anche se lei ed Harry hanno avuto un passato farraginoso, spero che possano superarlo, perché so che io e Gemma diventeremo delle grandi amiche, a prescindere.
Guardiamo delle telenovele scadenti e ci dividiamo un pacco di salatini durante il giorno. Gemma trova delle medicine per il mio naso chiuso e delle gocce per la tosse per la mia gola dolorante.
Harry mi manda messaggi continuamente, messaggi per lo più suo nostri colleghi.
Non avevo mai notato quanto fosse calvo Arnold.
O:
I capelli di Zayn sono molto alti oggi, dovresti vederli.
E il mio preferito:
Dannazione, Rose, ora che tu non sei qui sono proprio di fronte a Marion e sembra che mi voglia staccare la testa.
Ridacchio e condivido ogni messaggio con Gemma. Ride insieme a me mentre ci raccontiamo delle storie su Harry, molte delle quali sono sicura che Harry non vorrebbe che Gemma me le dicesse.
"Ha ingoiato un pezzo del rossetto di mia madre quando aveva quattro anni," mi dice.
Spalanco gli occhi.
"Non è vero!"
Gemma ridacchia. "Sì, me lo ricordo abbastanza bene. Mia madre era così preoccupata che si sarebbe sentito male. Chiamò molteplici volte quelli della disinfestazione e il nostro dottore. Ma Harry non si sentì male, ha uno stomaco di ferro."
Rido. "Questo è troppo divertente."
Mi racconta anche dei suoi viaggi in luoghi lontani e delle persone che ha incontrato. È stata in tutti i continenti, a parte l'Antartide ma mi assicura che ci andrà un giorno. Ascolto con interesse, impressionata da quanti posti abbia visto nel mondo a soli ventisette anni.
"È incredibile," dico quando mi dice del magnifico blu dell'oceano in Australia.
"Già," sospira.
"Hai visto così tanto," dico.
"Sì," concorda. "Ma alla fine non mi è stato molto utile."
Mi giro verso di lei. "Come mai?"
"Ho passato quasi tre anni della mia vita con le speranze di calmare il dolore per la morte di mia madre," dice. "Ma in tutta onestà, non è successo affatto."
La guardo mentre fa scorrere una mano tra i suoi scuri capelli.
"Ecco perché sono venuta qui, per far finire tutto questo. Speravo che io ed Harry avremmo potuto parlare un po' ma non succederà mai."
"Invece sì, è solo ferito," dico. "Lui ti vuole bene, Gemma, voglio dire, sei sua sorella."
"Ci credi davvero?"
"Certo, Gemma. Ha solo bisogno di un po' di tempo."
Gli occhi grandi di Gemma si riempiono di lacrime e avvolge le sue braccia attorno a me.
"Grazie," boccheggia.
Annuisco sulla sua spalla e si allontana velocemente.
"Ho appena realizzato che non avrei dovuto abbracciarti dal momento che sei malata," dice e ridacchiamo entrambe.
Gemma vuole così disperatamente ricucire il suo rapporto con Harry e la capisco. Mi sono sentita anch'io così, ed è una sensazione fastidiosa e orribile. Spero davvero che lei ed Harry aggiustino le cose.
"È cambiato Harry," dice Gemma. "Da l'ultima volta che l'ho visto, comunque."
"Davvero?" Dico.
"Sì, molto. I suoi occhi sono più verdi, penso. Anche il suo sorriso è molto più ampio." Fa una pausa. "Penso che sia grazie a te."
"A me?"Rido quasi.
"Sì, a te," dice, sorridendo. "Voglio dire, è così testardo, senza alcun dubbio, se tu non fossi stata qui, non mi avrebbe fatto restare la scorsa notte. Ed è molto interessato alle tue opinioni, ho notato questo. Non ho mai pensato che un giorno avrei visto quella testa dura di Harry innamorarsi."
Ride lievemente.
Arrossisco. "Neanche io."
Gemma sorride. "Credo che tu vada davvero bene per lui e che sia molto fortunato ad averti."
Ricambio il sorriso. "Ti abbraccerei di nuovo, ma non voglio contagiarti."
Ridacchia. "Molto riconoscente."
Verso le due, la mia febbre peggiora, e Gemma mi bagna un'asciugamano da premere sulla mia fronte. La ringrazio e chiudo gli occhi, concentrandomi sulla freschezza dell'asciugamano invece che sulla febbre ardente.
Mi addormento subito dopo e la suoneria del mio telefono mi sveglia.
Un secondo dopo sento Gemma rispondere al posto mio.
"Harry, sta dormendo," dice sussurrando. "No, è peggiorata. . .quaranta gradi. . .le ho dato due pillole un paio di ore fa. . . lo farò quando si sveglia. . .no, non la sveglierò, ha bisogno di dormire. . .d'accordo, glielo dirò. . .ciao Harry."
La sento poggiare il telefono sul comodino ed uscire fuori dalla stanza, il ticchettio della porta mentre si chiude dietro di lei.
Dormo per altre ore fino a quando non sento la porta aprirsi di nuovo.
"Come mai sta ancora dormendo? Sono passate quasi quattro ore," dice Harry. Continuo a tenere gli occhi chiusi.
"Non lo so, l'influenza è scocciante," risponde Gemma.
"E se fosse qualcosa di davvero serio?"
"Non sta mostrando alcun segno grave, Harry. Smettila di preoccuparti così tanto."
"Non ci riesco, tutto questo è troppo stressante," sento delle dita fredde toccarmi la fronte e vengo colpita da un'ondata di aroma alla menta.
"Merda, sta bollendo," dice Harry, le sue dita fredde ancora sulla mia pelle cocente.
"Inizio a preparare la cena," dice Gemma.
"Okay, dovrebbe esserci del pollo in frigo."
"Rimani qui?"
"Sì, solo per assicurami che stia bene."
C'è una breve pausa.
"È fortunata ad averti, Harry."
"Lo credi davvero?"
"Sì, e penso che anche tu sia fortunato ad averla."
Le dita di Harry accarezzano dolcemente la mia calda pelle, rilassandomi. "Sono d'accordo."
Sento Gemma uscire dalla stanza, i suoi passi riecheggiano nell'appartamento.
Harry rimane con me per un bel po', le sue dita si muovono su e giù lungo la mia pelle. Inizia a canticchiare dolcemente, la sua voce profonda suona così bella rispetto al silenzio precedente.
Verso le sei, trovo finalmente la forza di aprire gli occhi.
Harry è seduto sul letto accanto a me, i suoi occhi preoccupati fissi su di me. Non si è cambiato dai suoi vestiti da lavoro, e le maniche della camicia sono rotolate fino ai gomiti.
Cerco di sorridergli e lui ricambia, quasi sollevato di vedermi sveglia.
"Dannazione, Rose. Non ti stanchi mai di farmi preoccupare."
Rido e mi tiro su lentamente.
"Ti senti meglio?" Mi chiede ansiosamente.
"Un po'," dico.
"Bene, è meglio di niente. Gemma sta cucinando."
"Le hai parlato?" Gli chiedo, anche se conosco già la risposta.
"Non come vorresti tu," risponde.
Mi mordo le labbra.
"Dimenticati di questo, ora. C'è qualcosa che posso prenderti? Hai sete? Hai bisogno di più medicine?"
"Sto apposto così, Harry." Sorrido debolmente.
Sospira e mi tira in un'abbraccio.
"Potrei contagiarti," lo avverto contro la sua pelle.
"Non mi importa."
Mi allontano comunque, tirando leggermente su col naso.
Gemma finisce di cucinare e ci riuniamo sul letto di Harry per mangiare e guardare la televisione. Gemma esprime il suo amore per The Big Bang Theory e subito esclamo che anche io sono una fan. Harry dice di non averlo mai visto e Gemma cambia il canale non appena finisce la frase.
"Aspetta, quindi il ragazzo alto ha una memoria fotografica?" Domanda Harry a metà programma.
"Memoria eidetica," io e Gemma lo correggiamo all'unisono ed alza gli occhi al cielo mentre io e Gemma ridiamo.
Harry ci fa spegnere la luce alle dieci, dicendo a Gemma che può restare un'altra notte. Lei lo ringrazia e lui le permette anche di abbracciarlo prima di uscire dalla camera, chiudendo delicatamente la porta.
"Prima che tu dica qualcosa, no, non andrai nel tuo appartamento stanotte," dice Harry, sbottonandosi la cravatta.
"Ma--"
"Sei malata, e rimarrai qui con me."
Sospiro sconfitta, troppo stanca e malata per litigare con lui.
Si cambia nel pigiama e mi fa prendere altre due ibruprofene prima di unirsi nel letto con me, spegnendo la luce e coccolandomi.
"Mi sento così pigra, non ho lasciato questo letto per ventiquattr'ore," mi lamento.
"Neanche per pisciare? Spero che non ci sia urina essiccata nel mio letto, Rosalie, quindi aiutami--"
"Rilassati, non c'è dell'urina essiccata nel tuo letto. Certo che mi sono alzata per andare al bagno, non sono un cane."
Harry ridacchia. "Anche quando sei malata, continui ad essere impertinente."
"L'impertinenza non muore mai."
Ridiamo e mi addormento poco dopo, il mio sonno è, per fortuna, senza sogni.
Mi sveglio di scatto, immersa dal sudore. Ho i brividi e caldo allo stesso tempo, il mio battito cardiaco accelerato.
"Harry," dico, dandogli una gomitata. "Harry, qualcosa non va."
Si sveglia immediatamente, sedendosi. "Cosa?"
"Ho molto freddo ma tanto caldo," dico tremando.
Preme una mano fresca sulla mia fronte. "Cristo, stai bruciando." Si alza dal letto e si dirige in bagno aprendo l'acqua e bagnando di nuovo la mia asciugamano.
Sento Gemma agitarsi ed Harry le spiega la situazione.
Vengono entrambi nella stanza, mentre Harry preme l'asciugamano fresca sulla mia fronte e Gemma mi guarda con preoccupazione.
Chiudo i miei occhi, stanca, tremante, e rovente tutto insieme.
"Dovremmo portarla al pronto soccorso?" Chiede Harry, preoccupato.
"Non lo so, forse la febbre si sta abbassando."
"A me sembra peggiorare."
"Deve peggiorare prima di migliorare."
"Merda, Gemma, sono preoccupato."
"Starà bene. Guarda, i suoi brividi stanno già diminuendo."
Gemma ha ragione, sento meno freddo e sto sudando poco. Anche il mio respiro si è calmato.
Harry respira profondamente. "Bene."
"Torna semplicemente a dormire, starà bene, Hazza."
È la prima volta che sento Gemma usare un nomignolo per suo fratello, e mi si scioglie il cuore.
"Grazie, Gem."
Se non stessi male, starei indubbiamente sorridendo follemente al loro breve dialogo.
Sento Harry tornare nel letto accanto a me, avvicinandomi a lui. Toglie i miei capelli umidi davanti al viso e con un un elastico li lega dietro il mio collo. Voglio aprire gli occhi e ringraziarlo, ma nell'istante in cui mi sussurra che mi ama e bacia la mia fronte, sono già mezza addormentata.
La mattina mi sento notevolmente meglio. La mia gola è ancora leggermente dolente, ma non sto ardendo per la febbre. Il letto è vuoto quando apro gli occhi, e allungo una mano in cerca di Harry, ma lui non è qui.
Sento la sua voce provenire dal salotto.
"Come hai fatto a trovarmi, Gemma?"
"Mi ci è voluto un po', ma sono riuscita ad avere il tuo numero dai nostri vicini."
"Perché diavolo i vicini hanno il mio numero?"
"Gliel'hai dato in caso ci fosse stata un'emergenza con. . .con papà."
Pausa.
"Oh."
"Già."
"Comunque, non saresti dovuta venire quando ti ho detto specificamente di non farlo."
"Quindi stavi semplicemente programmando di mantenermi fuori dalla tua vita per sempre?"
"Idealmente, sì."
"Come potresti fare una cosa del genere? Siamo rimasti solo noi due, Harry."
"Io ho Rose."
Il mio battito cardiaco accelera.
"Sì, questo è vero, hai lei. E se non fosse per Rose, mi avresti cacciata fuori due sere fa, perché devi ancora crescere."
"Parli proprio tu, Gemma!" La voce di Harry si alza rapidamente.
"Non pensi che ciò che ho fatto mi tormenti, Harry? Me ne pento ogni singolo giorno."
"Allora non avresti dovuto farlo."
"Non possiamo tornare indietro nel tempo."
Una pausa.
"Come hai potuto, Gemma?" Dice Harry, la sua voce più morbida. "Era anche mia madre."
"Mi dispiace," dice Gemma così silenziosamente che devo sforzarmi per sentire. "Non so cosa stessi pensando."
Cala di nuovo il silenzio.
Sento dei passi e la porta della camera di Harry si apre, ed entra dentro.
"Hey," dice, e riesco a vedere quanto sia stressato. I suoi capelli sono leggermente scompigliati, sicuramente a causa delle sue dita che scorrono tra i suoi capelli continuamente, e i suoi occhi sono stanchi.
"Ciao."
"Come ti senti?"
"Molto meglio."
Mi porge il termometro da sopra il comodino, sedendosi sul letto accanto a me.
Suona velocemente ed Harry lo prende dalla mia bocca, leggendolo.
"D'accordo, sei tornata alla giusta temperatura corporea," dice. "Deve essere stata una cosa di dieci ore".
Annuisco.
Sospira. "Hai sentito tutto, vero?"
So che si sta riferendo alla sua lite con Gemma ed io annuisco.
"Mi dispiace," dice.
"Va tutto bene, non devi scusarti," dico. "Lei ti ha ferito, non devi scusarti per questo."
Deglutisce, il suo pomo di Adamo si muove su e giù lentamente. "Pensavo volessi che la perdonassi."
"Certo," rispondo. "Ma ovviamente ci vorrà del tempo."
Espira lentamente. Mi avvicino e avvolgo le mie braccia intorno a lui, facendo poggiare la sua testa sul mio petto.
"Che ora è?" Chiedo.
"Otto meno venti."
"Faremo tardi!"
Mi alzo immediatamente dal letto, afferrando la chiave del mio appartamento.
"Sii pronta per le otto e un quarto!" Mi urla dietro mentre auguro il buongiorno a Gemma, dirigendomi nel mio appartamento.
Prendo le gocce per la gola, mi faccio la doccia e mi cambio, arricciando leggermente i miei capelli e afferrando la mia giacca. Chiudo la porta dietro di me e chiamo l'ascensore.
"Sarò a casa per le sei," dice Harry a Gemma prima di chiudere la porta.
Gli sorrido quando mi raggiunge nell'ascensore, la sua camicia è celeste oggi.
"Senza cravatta?" Domando.
"Non ero in vena per le cravatte oggi," dice, facendo spallucce.
"Peccato," dico, scuotendo la testa.
"Perché, ti piace quando metto la cravatta?"
Faccio spallucce, arrossendo.
Harry sogghigna. "Sei un tipo divertente, Rosie."
"Grazie," dico sarcasticamente mentre entriamo nell'ascensore, premendo il pulsante per l'atrio.
Gli occhi di Harry si fermano sulla matrice di pulsanti e afferro il suo polso prima che possa schiacciarne altri.
"Non oggi," dico duramente.
Ride. "Come facevi a sapere--"
"Lo sapevo e basta," dico, togliendo la mia mano dal suo polso.
Usciamo dall'ascensore e ci dirigiamo nel parcheggio, l'aria gelida del mattino ci sommerge.
"Posso accompagnarti io, se vuoi," dice Harry.
"Oppure, posso farlo io," ribatto.
Harry solleva un sopracciglio.
Incrocio le mie braccia al petto.
"Va bene," dice, seguendomi nella mia macchina.
Sogghigno trionfalmente e la apro, sedendomi sul posto di guida. Harry entra dopo di me.
"Non penso di essere mai stato nella tua macchina," dice mentre infilo la chiave nel cruscotto.
"È molto più carina della tua, lo so." Faccio marcia indietro ed esco dal parcheggio.
"Non è vero, la mia è una Infiniti."
"La mia è un Audi."
"Già, ma la tua è argentata."
"E allora? L'argento è il nuovo nero."
"Chi lo dice?"
"Lo dico io."
Harry alza gli occhi al cielo scherzosamente mentre guido. Faccio attenzione al ghiaccio sulle strade e ai guidatori indisciplinati mentre inizia la giornata.
"Quindi andremo a questa festa Sabato, hmm?" Dice Harry.
Annuisco, mordicchiandomi il labbro. "Sì."
Anche Harry annuisce, guardando fuori dalla finestra ed espirando profondamente.
"Cosa cavolo indosserò," sospiro ed Harry torna a guardarmi, sorridendo.
"Dei vestiti, magari."
"Dannazione, stavo programmando di andarci nuda."
"A me non dispiacerebbe affatto."
Alzo gli occhi al cielo, fermandomi al rosso.
"Cosa pensi stia pianificano Alec?" Chiedo, il mio tono più serio.
"Non ne ho idea, e questo mi spaventa a morte," dice Harry, scuotendo la testa.
"Non pensi che. . .il mio sogno. . ."
"Parliamo di qualche altra cosa."
Sono più che disposta a cambiare argomento mentre parcheggio davanti al Crystal.
Chiudo la mia macchina ed entriamo dentro.
Prende la mia mano, le sue dita scivolano dolcemente tra le mie.
"Le tue mani sono molto più grandi delle mie," osservo mentre aspettiamo l'ascensore.
Guarda le nostre mani intrecciate. "Sì, hai le mani dei folletti."
"Le mani dei folletti?"
"Mai sentito parlare di folletti? Vivi sotto una roccia?"
Rido mentre entriamo nell'ascensore. "So cos'è un folletto, Harry."
"Bene, stavo iniziando a preoccuparmi."
Ci separiamo per raggiungere le nostre scrivanie, Harry scivola nel suo posto, sembrando già annoiato.
Apro il cassetto della mia scrivania e prendo una delle penne che mi ha regalato Harry, aprendola e prendendo il manoscritto da correggere.
Harry, come sempre, non lavora.
Al contrario, fa uno schizzo dell''inferno' e mi passa tantissimi bigliettini. Ad esempio:
Aiutami, sto finendo le cicche.
Oppure:
Il Signor Greenman ha la carta igienica bloccata sotto la sua scarpa, dacci uno sguardo!
Cerco di trattenere le risate, concentrandomi sul mio manoscritto. Zayn si infastidisce a causa dei bigliettini che passa Harry.
"Dacci un taglio, amico," sbotta ad Harry ma un'altro pezzo di carta sfreccia davanti a me.
"Dare un taglio a cosa?"
"A lanciare merda."
"Ew, perché dovrei lanciare merda? Sto lanciando della carta, Malik, non essere volgare."
Zayn alza gli occhi al cielo ed io ridacchio silenziosamente.
"Pensi che sia divertente?" Mi chiede, c'è dell'umorismo nei suoi occhi castani.
"Molto," rispondo, cerchiando un errore sulla mia carta.
Harry mi porta sul tetto a pranzo, tirandomi per un braccio sulla 'Finestra Della Morte', come l'ho chiamata io. Sono ancora intimorita dai quindici piani sotto di noi e vado via velocemente non appena finisce l'ora di pranzo.
Verso le tre, il mio telefono del lavoro squilla.
"Pronto?" Rispondo.
"Signorina Knight, il Signor Crystal ha richiesto di vederla," dice Marion dall'altra parte del telefono.
"Adesso?"
"Penso di sì."
"D'accordo, grazie."
Riaggancio e mi alzo, stiracchiandomi leggermente.
"Dove stai andando?" Mi chiede Harry.
"Crystal vuole vedermi."
Harry aggrotta la fronte e faccio spallucce, girandomi ed uscendo dal complesso. Le mie scarpe schioccano sul pavimento di marmo, mentre prendo l'ascensore per il piano di Crystal.
Faccio un cenno di saluto alla receptionist mentre entro nell'ufficio, chiudendo la porta dietro di me. La receptionist non è più quella di prima, e giuro, l'ho già vista da qualche altra parte, ma non riesco proprio a ricordarmi dove.
"Signorina Knight, è un piacere vederti," mi saluta Crystal. "Accomodati."
Mi siedo attentamente. "Volevate vedermi?"
"Sì, sì." Si sporge sulla sua scrivania, unendo le sue mani. "Ho pensato molto in questi giorni a ciò che tu, Styles e Malik mi avete detto sulla Wolfe."
Deglutisco, annuendo lievemente.
"Ha catturato la mia attenzione," continua il Signor Crystal. "Il fatto che ci sarà una festa in mio favore questo weekend, e che tu parteciperai."
Annuisco. "Sì."
"Vorrei sapere esattamente cosa tu e la vostra alleanza state pianificando," finisce.
Mi mordo le labbra. "Con tutto il rispetto, Signore, come faccio a sapere che posso fidarmi di voi?"
"Vi sto aiutando, non è così?"
Annuisco. "Ma. . .non credo che questo sia un posto sicuro per discutere di questo."
"Perché dici questo?"
Improvvisamente la porta dell'ufficio di Crystal si apre, e la receptionist entra dentro, con un foglietto di carta in mano.
"Un messaggio per voi, Signor Crystal."
La sua voce è morbida come il velluto e la strana sensazione nel retro della mia mente che mi aveva detto di averla già vista, si intensifica.
"Grazie, Violet."
Congelo e spalanco gli occhi mentre si gira e mi sorride leggermente. Delle onde bionde e morbide cadono sulle sue spalle e i suoi occhi azzurri si abbinano all'oceano. Questo è il motivo per cui ho pensato di averla già vista prima, perché lei è la ragazza che Harry amava una volta.
"Rose, lei è Violet, la mia nuova receptionist," dice il Signor Crystal.
"È davvero un piacere conoscerti, Rose," dice Violet, la sua voce morbida, quasi provocante.
E non posso fare a meno di pensare, mentre mi sorride lentamente, che sa esattamente chi sia io.
OPSS, CI MANCAVA SOLO VIOLET ORA!
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