Capitolo 60
Non parlo con Harry per due settimane.
Per ragioni ovvie.
Lo ignoro quando lo vedo in giro nel condominio, lo ignoro a lavoro, e lo ignoro quando ci incontriamo nel suo appartamento con tutti gli altri per discutere sulla Wolfe Enterprises. Tuttavia sento sempre i suoi occhi su di me; iridi verdi di fuoco che mi perforano.
Era troppo presto. Troppo presto per dirglielo. Avrei dovuto saperlo che lui non sarebbe cambiato per me. Io non sono Violet.
Non so cosa provare. Lo amo, questo lo so bene. Anche se mi ha riso in faccia, io lo amo.Ha fatto così tanto per me negli ultimi mesi, ma allo stesso tempo mi ha portato in un mondo pieno di segreti ed inganni, che io non avevo mai neanche sognato.
So che se Harry non fosse così nascosto, probabilmente mi amerebbe.
Mi sento come se ci sia un vuoto dentro di me, un cratere nel mio cuore. E' quasi come se, quando io ed Aaron avevamo rotto, Harry avesse riempito quel vuoto nella mia anima, con i suoi ghigni impertinenti e con i suoi commenti sarcastici. Lui aveva placato la mia paura di rimanere sola, ed eravamo rimasti soli insieme. Ma ora, eravamo davvero soli, perché in questo momento, io non avevo lui e lui non aveva me.
In ufficio, mi concentro sul lavoro, a volte finendo persino tre manoscritti al giorno. Il Signor Greenman mi elogia tantissimo, e anche Crystal. Harry mi guarda sempre dalla sua scrivania, mentre lancia quella stupida pallina di plastica da una mano all'altra, girandosi sulla sua sedia. Ogni giorno faccio del mio meglio per ignorarlo, ma risulta difficile dal momento che sono assolutamente innamorata del verde dei suoi occhi.
A volte, quando esco dall'ascensore nell'atrio del Crystal, alzo lo sguardo e vedo una singola figura seduta sulla finestra in alto. Non devo guardare a lungo per capire che si tratti di Harry.
Ho anche notato che sta scrivendo.
E' in quel diario lacerato e rilegato in pelle che lo colgo sempre a scarabocchiarci sopra. Lo vedo sempre scrivere a degli orari casuali - anche nella pausa pranzo, quando si siede silenzioso accanto a Zayn mentre io, Perrie e Zayn chiacchieriamo. Sorseggia sempre del caffè e mentre lo fa, l'altra sua mano gira le pagine del diario.
Darei di tutto per sapere cosa stia scrivendo.
In poche parole, la mia vita senza Harry è una vita senza colori. Non ci avevo mai fatto molto caso prima, quando mi mancava qualcosa, qualcosa di bello. Non avevo mai sorriso o riso così tanto come invece lo avevo fatto con Harry.
Anche se era fastidioso e sarcastico, Harry mi aveva reso felice e lui non lo sapeva neanche.
Un Mercoledì, durante la pausa pranzo, Harry si alza per andare in bagno, lasciando il suo lacerato diario.
Jesy e Perrie stanno parlando di un concerto al quale devono andare nel weekend, ma i miei occhi sono incollati sul diario.
Non farlo, Rose. Sai che si incazzerà. Inoltre, non ci stiamo nemmeno parlando.
Zayn, accanto a Perrie, mi guarda.
"Qualcosa non va, Rose?" Mi chiede mentre le altre due continuano a parlare.
"Sai cosa ci scrive lì dentro?" Domando, senza distogliere lo sguardo dal libro stracciato.
"Nel libro?" Zayn lo guarda, facendo spallucce. "Non ne ho idea. Perché?"
"Solo. . . curiosa."
Harry non è ancora tornato e tutti sono ritornati a lavoro, e il suo diario è ancora sul tavolo.
Non farlo. Non leggerlo. Non--
Afferro il libro, aprendo la copertina.
Il mio cuore martella.
E' un libro di lettere.
8 Gennaio 2008.
Mamma--
Oggi ho visto la tua tomba per la prima volta. La pietra non è nemmeno la più decente che avevano. Non è un granito bello e lucido che tu invece meritavi--probabilmente è solo una lastra di una pietra antica che hanno trovato nella discarica, o qualcosa del genere.
Mi laureo all'università tra due mesi, dopo andrò in America. Mi dispiace, so che hai sempre voluto che io restassi in Inghilterra, ma non ci riesco. Starò meglio lì, ne sono certo. E tu hai sempre detto di 'volere ciò che io volevo', giusto?
Io--
"Cosa stai facendo?"
Lascio cadere il libro, sobbalzando alla voce di Harry. Deglutisco davanti ai suoi occhi arrabbiati.
"Io--"
"Non potevi semplicemente trattenerti, vero?" Scatta, afferrando il libro e mettendolo sotto il suo braccio. "Mi ignori per una settimana e mezza, e dopo eccoti qua a curiosare in qualcosa che chiaramente non è tua?"
Mi guardo le mani. "Ero solo--"
"Curiosa. Lo so."
Si gira sui suoi tacchi e si precipita fuori dalla sala break, lasciandomi da sola a pensare alla breve nota che avevo letto.
Lettere. Lui stava scrivendo delle lettere.
Sono tutte per sua madre?
Il mio vecchio e fastidioso senso di curiosità si sta agitando nel retro della mia mente, desiderando di essere calmato.
Quella breve conversazione è stata l'unica volta che io ed Harry abbiamo parlato.
Sospiro mentre mi sfilo i guanti, lanciandoli sul divano quando entro nel mio appartamento. Penso che mi stia per venire un raffreddore, il mio naso è chiuso e mi fa male la gola. Dovrei andare in farmacia a prendere qualche medicina.
Appendo il mio cappotto nell'armadio e mi giro per ritornare nel salotto, rimanendo senza fiato per la figura davanti a me.
Aaron è seduto tranquillamente sul mio sofà.
"Ciao," mi saluta.
Aggrotto la mia fronte, la paura comincia a pompare dentro di me. "Cosa ci fai qui?" Domando. "Come hai fatto ad entrare? Cosa--"
"Per favore, Rosie, una domanda alla volta." Mi fa cenno di sedermi sulla poltrona accanto al divano.
Mi siedo con attenzione. "Come hai fatto ad entrare qui?" Chiedo lentamente.
"So come forzare una serratura da quando avevo tredici anni."
"Perché sei qui?"
"Dobbiamo parlare un po'."
Deglutisco.
Si piega in avanti. "Rosie, cosa sai sulla Wolfe Enterprises?"
"Niente."
"Falso."
Serro la mia mascella. "Non so cosa dirti, Aaron. Non ho nessun interesse per la Wolfe Enterprises, o quello che è."
"Ma tu hai interesse per Harry."
"No." Sento una fitta al petto. "Non è così."
"Allora accetta l'offerta di mio zio. Sei preziosa, Rose. Potremmo spiegarti tutto sulla Wolfe, e tu potresti ricavarne tanti soldi."
Scuoto la mia testa.
"Dai, cos'hai da perdere?"
"Non voglio."
"Saresti uno dei dirigenti più vicini ad Alec, dopo di me. Avrai tutto ciò che vorrai."
"Aaron, non lo farò, e se pensi che puoi semplicemente presentarti qui e forzarmi a fare delle cose, ti sbagli!" Mi alzo.
"So che tu ed Harry non vi state parlando," dice modestamente, alzandosi dal suo posto. "So che saresti troppo orgogliosa per farlo venire a cercarmi, se io ti facessi qualcosa ora."
Scuoto la mia testa, facendo un passo indietro. "Ti sbagli."
"No, ho ragione. Se io ti facessi qualcosa, in questo momento, proprio qui, a chi lo diresti? Ad Harry sicuramente non importerebbe, vero? Sai, soprattutto dopo che ti ha vista curiosare nel suo diario."
"C-come fai a saperlo?" Balbetto.
"La Wolfe ha occhi ed orecchie dappertutto, mia dolce Rosie." Si avvicina ancora di più e infila una ciocca di capelli dietro il mio orecchio, sorridendo. La mia pelle prova disgusto al suo tocco, esattamente il contrario a quello di Harry.
"Unisciti a noi," sussurra. "Non te ne pentirai."
"Lasciami in pace," dico a denti stretti.
"Unisciti a noi."
"Cosa devo fare per farti andare via?"
Aaron ride perfidamente. "Oh, potrei farti fare tante cose."
Mi allontano da lui, ruotando la maniglia e aprendo la porta. "Vai via," sputo. "E se ritorni qui, chiamerò la polizia. Sono sicura che all'ospedale non piacerebbe vedere una fedina penale rovinare il tuo tirocinio, non è così?"
Aaron alza il suo mento. "Molto bene. Ma non finisce qui."
Sbatto la porta dietro di lui.
Mi siedo sul divano, le lacrime accumulate nelle ultime due ultime settimane fuoriescono finalmente. Tutto il mio represso dolore, a causa di come Harry mi aveva riso in faccia e a causa del modo in cui mi aveva abbattuta quando gli avevo detto di amarlo, si sprigiona tutto insieme.
Mi asciugo le lacrime sul mio viso, spalmando tutto il mio trucco, applicato con cura, sulle mie guance. Mi sento un disastro--io sono un disastro.
Vado a dormire quella notte, pensando alle parole scarabocchiate sul diario di Harry, quelle parole splendidamente dolorose, che io desidero leggere ancora.
**
La mattina seguente, sono riuscita ad aggiustarmi un po', indossando una camicetta azzurra e una gonna nera. I miei capelli sono ben arricciati, anche se avrei voluto semplicemente legarli in una coda.
Ma io lavoro al Crystal, e nel mondo dell'editoria, l'immagine è tutto.
Apro la cartella del mio primo manoscritto del giorno, facendo clic sulla penna che mi aveva dato Harry.
"Hey."
Alzo lo sguardo in confusione, incontrando lo sguardo color smeraldo di Harry.
"Buon compleanno."
Mi ci vogliono dieci secondi buoni per realizzare che sia in effetti il dodici di Dicembre, e che io ora abbia davvero ventiquattro anni.
Cerco di fargli un sorriso, il primo vero sorriso dopo tanti giorni. "Grazie," boccheggio e lui annuisce, ritornando al suo posto.
Perché se l'è ricordato? Se non prova niente per me, perché avrebbe dovuto prendersi la briga di ricordare il mio compleanno?
Ho problemi a concentrarmi, dopo quello che è successo.
Zayn e Perrie mi fanno gli auguri a pranzo, e persino il Signor Greenman mi manda un messaggio vocale sul mio telefono di lavoro, dicendomi che è soddisfatto del mio lavoro nell'azienda finora, e spera di vedere ancora di più del mio lavoro.
Mia madre mi chiama alle due, dicendomi dolcemente quanto vorrebbe essere qui per festeggiare il mio compleanno insieme a me. Elizabeth mi chiama subito dopo, raccontandomi di questo ragazzo che ha incontrato nelle lezioni del college. Mio padre mi chiama quando sto andando via dal Crystal, dicendomi che è così fiero di me e di tutto ciò che sono riuscita a realizzare.
So che dovrei essere felice di tutto questo, ma non riesco a fare a meno di pensare al fatto che Harry non abbia nessun familiare che lo chiami il giorno del suo compleanno e che gli dica che è fiero di lui.
In questo momento, tutto nella mia vita sembra ricondurre ad Harry.
Se solo lui provasse lo stesso nei miei confronti.
Lascio cadere le mie cose sul divano quando arrivo a casa, sospirando. Mi cambio in dei pantaloni di flanella e in un maglione, legando i miei capelli. Starnutisco, riprendendomi ancora dal mio stupido raffreddore e decido di fare il brodo per cena.
Accendo la TV e mi viene di nuovo da piangere quando mandano in onda The Office.
Mi sono innamorata così tanto di Harry, e questa cosa mi spaventa. Non sapevo esistesse questo livello di infatuazione completa e assoluta, ma Harry mi aveva dimostrato il contrario.
Guardo a malincuore la TV mentre il brodo si cuoce, appoggiandomi sui gomiti sopra il bancone.
Mangio da sola, guardando ancora la TV mentre mangio il brodo bollente.
Verso le sette, sento una torsione di chiavi nella serratura della mia porta.
Alzo lo sguardo mentre Harry entra, quasi timidamente. Indossa un maglione marrone e ha in mano un contenitore.
"Ciao," dice.
"Ciao."
Si dirige in cucina, poggiando il contenitore.
"Cosa ci fai qui?" Chiedo in tono monotono.
"Io, uh. . . ho fatto una cosa per te."
"Cosa?" Mi alzo, la mia fronte aggrottata.
Apre il contenitore rivelando una torta. E' ricoperta da glassa bianca, con un'unica candela bloccata al centro.
"Hai fatto quella per me?" Domando.
"Già." Abbassa lo sguardo.
"Che tipo di torta?"
"Red Velvet."
"Come facevi a sapere che era la mia--"
"E' anche la mia preferita. E' stata una supposizione fortunata." Sorride.
Guardo la torta. "E' adorabile, ma. . . perché?"
Sospira. "Devo ancora capire il perché. E' il tuo compleanno, dai!"
"Beh. . . grazie." Dico sul serio.
Annuisce. "Nessun problema." Appoggia un'altra cosa sul bancone, una scatola avvolta in una carta d'argento.
"Mi hai fatto un regalo?"
"E' il tuo compleanno."
Sollevo un sopracciglio e lo scarto attentamente.
E' una scatola di penne, --uguali a quella che mi era finita, ma di tutti i colori dell'arcobaleno.
Mi sfugge una risata. "Stai scherzando."
Harry sorride.
"Grazie, Harry. Non dovevi, davvero."
"Lo so."
Sorrido, i miei occhi si fermano di nuovo sulla torta. "Beh, dal momento che sei qui, suppongo che possiamo mangiarla insieme."
Sorride di più.
Prendo un coltello nella cucina, porgendolo ad Harry. Taglia un pezzo ciascuno, l'interno della torta è di un rosso brillante.
"Ti piacerebbe cantare 'tanti auguri' o sei troppo cool per questo?" Mi domanda Harry mentre gli passo una forchetta.
"Sono decisamente troppo cool."
Ridacchia e mangiamo in silenzio, la TV in sottofondo.
"E' stata una settimana infernale, vero?" Harry rompe il silenzio.
"Cosa vuoi dire?"
"Queste ultime settimane. Sono state infernali."
"Perché sono state infernali per te?"
"Lo sono state e basta."
Risposta vaga. Tipico di Harry.
Mi blocco. "Mi dispiace per aver curiosato nel tuo diario," dico. "E' stato. . . stupido da parte mia."
Mi fissa per un po' prima di annuire.
Finiamo di mangiare e metto il resto della torta in frigo, pulendo la cucina.
"Suppongo di vederti domani a lavoro, allora," dico seccamente.
"Sì," annuisce. "Non. . . non vuoi che io rimanga?"
La sua domanda mi sconvolge. "Perché dovrei farti restare?" Domando.
Scuote la sua testa. "Sì, giusto. Non lo so, io. . . già." Si gratta la nuca. "Ci vediamo a lavoro."
Si gira ed esce fuori dal mio appartamento, la porta si chiude dietro di lui.
Cosa ho appena fatto? Si è offerto di rimanere il giorno del mio compleanno, dopo che mi ha fatto una torta, per l'amore del cielo. Sono un'idiota.
Non c'è motivo di seguirlo, quindi sospiro e mi infilo nel letto.
Fisso il soffitto per due ore, sola con i miei pensieri.
Apro il cassetto del mio comodino, alla ricerca di una nuova molla per capelli(quella attuale si è spezzata), quando invece mi imbatto in una pila di carte piegate.
I messaggi di Harry per me.
Brevi note che mi aveva scritto nel corso dei mesi.
Li caccio e li apro.
Rosie--
Scusa per il casino dell'altro giorno. Ho pensato volessi una mano a riordinare.
--Harry.
Rosie--
Ti sei addormentata nella mia macchina. Non lasciare che accada di nuovo.
--Harry.
Rosalie--
Lo giuro su Dio, se clicchi ancora la tua penna te la farò a metà.
--Harry.
Rosie--
Pranzo sul tetto?
--Harry.
Rosalie--
Facciamo una gara a chi arriva prima a casa.
--Harry.
Questi messaggi senza senso significano tutto per me.
Prima che possa fermare me stessa, prendo la mia chiave dell'appartamento di Harry e scivolo fuori dal letto, uscendo dal mio appartamento. Infilo la chiave nella serratura, aprendo silenziosamente la porta.
L'appartamento è buio, con la porta della sua camera da letto leggermente aperta. Vedo il bagliore della luce intermittente della TV, e mi dirigo in punta di piedi nella stanza.
Alza lo sguardo quando entro, chiudendo il suo diario.
"Rose?"
Guardo i miei piedi. "Ciao."
"Stai bene?"
"Sì, sto bene."
Mi guarda confusamente.
Faccio un respiro. "In realtà volevo che tu rimanessi."
Aggrotta la fronte. "Davvero? Perché ho avuto la sensazione di aver rovinato il tuo compleanno o qualcosa del genere."
"No, lo hai reso fantastico, a dir la verità."
Alza un sopracciglio.
Mi mordicchio il labbro. "La torta era la migliore che io avessi mai mangiato, però, non dirlo a mia madre, si arrabbierebbe perché le ho sempre detto che lei fa la miglior Red Velvet, ma in realtà tu la fai meglio."
Sorride.
"E adoro le penne. Userò un colore diverso ogni giorno, scriverò un programma. Colori caldi il Lunedì, il Mercoledì e il Venerdì, e colori freddi il Martedì e il Giovedì."
Compaiono le sue fossette.
"E ti sei ricordato del mio compleanno questa mattina, quando io invece non me l'ero nemmeno ricordata, quindi questo significa tanto per me. Significa così tanto, Harry." La mia voce si spezza leggermente.
Harry posiziona il suo diario sul comodino. "Vieni qui, Rose."
Avanzo lentamente tra le sue braccia aperte. Vengo travolta dal suo calore, e quasi piango per quanto lui mi era mancato.
Mi abbraccia forte, il suono debole di The Office si riproduce in sottofondo. Annuso il suo profumo alla menta e chiudo i miei occhi, poggiando la testa sul suo petto.
Come fa ad abbracciarmi in questo modo, e dirmi che io non sono niente per lui?
Mi allontano, guardando il mio grembo.
"Dovrei andare," dico, iniziandomi ad alzare, ma lui afferra il mio polso.
"Non andare."
"Harry, io--"
"E' il tuo compleanno. Rimani qui con me, stanotte."
Scuoto la mia testa. "Io--"
"Resta."
Guardo nei suoi occhi.
Alla fine annuisco e mi infilo sotto le coperte accanto a lui, le sue gambe trovano le mie mentre io affondo la mia testa nell'incavo del suo collo, la sua mano calda accarezza i miei capelli.
"Buon compleanno," sussurra. "Hai ventiquattro anni."
"Fantastico," dico, e lui ride leggermente.
I nostri respiri rallentano e mi addormento subito, i miei sensi vengono sopraffatti dal suo profumo alla menta e dal suo contatto mozzafiato.
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