Capitolo 50

L'aria comincia a raffreddarsi e rabbrividisco. Harry non parla da un po'. Sembra assorto nei suoi pensieri, la sua fronte corrugata.

E' difficile per me immaginare Harry andare dietro ad una ragazza come Violet. Sembra quel tipo di ragazza troppo presa dalla sua vita per fermarsi ed innamorarsi, tipo come lui.

Contemporaneamente, rabbia e un po' di invidia si diffondono dentro me. Come ha potuto Violet essere così fredda nei confronti di Harry, lasciarlo nei casini mentre lei andava a Los Angeles? Non lo sapeva che aveva tutto il suo amore? Perché non era rimasta con lui a dargli tutto l'amore che meritava?

Lui merita amore. Dico a me stessa quando lo guardo. Lo merita più di chiunque altro, anche se non ci crede.

"Harry," dico, rompendo il silenzio.

Alza lo sguardo. "Hmm."

"Penso dovremmo andare. Sembra che stia per piovere."

Annuisce e si alza, stiracchiandosi gli arti una volta alzatosi completamente. Mi alzo accanto a lui, ancora cauta a causa dei quindici piani sotto la finestra.

"Hai bisogno di tenere di nuovo la mia mano?" Harry mi chiede scherzosamente.

"No," replico.

L'aria è cambiata tra di noi, posso sentirlo. È cambiata dopo la rivelazione dei nostri segreti. Mi sento più confortevole intorno ad Harry, sapendo che lui sia a conoscenza del mio scuro passato, e che lo accetti.

Harry ridacchia e iniziamo ad allontanarci dalla finestra. Guardo i miei piedi e deglutisco per l'altezza.

Una frazione di secondo dopo, Harry mi spinge leggermente, dicendo, "Attenta a dove metti i piedi!" nel mio orecchio.

Strillo e mi aggrappo al suo braccio, mentre lui ride. Avvolgo il mio braccio stretto intorno al suo, quasi appoggiandomi su di lui mentre continua a ridere di me.

Lo spingo via una volta lontani dalla finestra.

"Idiota," dico, incrociando le mie braccia al petto.

"Aw, Rosie, hai paura delle altezze?"

"No," sbotto. "Semplicemente non apprezzo quando degli stronzi britannici mi dicono di stare attenta a dove metto i miei piedi quando siamo a quindici piani sopra da terra."

Harry ride di nuovo. "Stronzi britannici," ripete. "Questa è nuova."

"Già, ne ho tante altre nuove memorizzate durante tutto il tempo in cui non ci siamo visti," gli dico mentre aspettiamo l'ascensore.

"Hmm, non vedo l'ora di ascoltarle." Gli occhi di Harry sorridono insieme alle sue labbra.

Prendiamo l'ascensore fino all'atrio e ci dirigiamo verso la macchina di Harry. Mi infilo nel posto del passeggero e sospiro. Colgo il mio riflesso in uno degli specchietti laterali.

I miei capelli sono lievemente ondulati per la doccia che ho fatto prima, e le mie guance sono arrossate dal freddo. I miei occhi sono brillanti e vivaci, anche se non riesco a capire il perché. Penso potrebbe essere l'influenza di Harry, ma non ne sono abbastanza sicura.

"Hai visto, non è stato così male," dice Harry, ridacchiando. "Sei sopravvissuta."

Alzo gli occhi al cielo. "Non camminerò mai più su quella finestra."

"Si certo, Rosie."

"Oh sì."

Ridiamo insieme.

Harry accende di nuovo la radio, e immediatamente mi sento sopraffatta dalla sonnolenza, senza dubbio a causa del mio volo precedente. Appoggio la testa contro il sedile e i miei occhi si chiudono.

Sento Harry canticchiare silenziosamente la canzone della radio. Ascolto attentamente il modo in cui la sua profonda voce colpisce ogni nota, quasi come il miele.

I miei pensieri si spostano su Violet. Mi domando cosa stia facendo ora. Pensa almeno un po' ad Harry, dal momento che lui sicuramente la pensa tutto il tempo?

Tutti gli indizi portano ad un no.

Mi addormento poco dopo insieme al suono del canticchiare di Harry e alla pioggia che ha iniziato a cadere fuori dalla macchina, mentre guidiamo verso casa.

Sembrano solo pochi secondi dopo quando sento la voce rauca di Harry nel mio orecchio, il mio nome cade dalle sue labbra.

"Rose," dice di nuovo ed io apro gli occhi.

Appena apro gli occhi vedo tutto nero.

Entro in panico per un momento, dopo realizzo che sto guardando la camicia di Harry, che mi sta portando in braccio, la mia testa poggiata sul suo petto.

Il mio primo e unico pensiero è, cosa cavolo sta succedendo.

Mi lascio andare alla sensazione delle sue forti braccia che mi stanno tenendo senza alcuno sforzo, e al profumo proveniente da lui. Non sono mai stata così vicino a lui prima-- beh, non dalla volta in cui lui mi ha baciata-- e sembra invadere i miei sensi mentre i miei pensieri diventano selvaggi.

"Cosa," dico stordita.

"Ho bisogno delle tue chiavi," dice. "Ti sei addormentata in macchina."

Ancora non del tutto sveglia, frugo nella mia tasca in cerca delle chiavi e con noncuranza gliele porgo, rannicchiando di nuovo la mia testa nell'incavo del suo collo, e chiudendo gli occhi. Lo sento ridacchiare mentre la porta si apre e si chiude dietro di lui.

Le chiavi vengono sferragliate sul bancone della cucina, mentre i passi leggeri di Harry echeggiano attraverso l'appartamento.

Qualche istante dopo sento Harry poggiarmi lentamente su quel che deve essere il mio letto. Sospiro nel mio stato di sonnolenza e mantengo i miei occhi chiusi.

"Vuoi che ti tolga le scarpe?" Sento Harry chiedere.

Decisamente troppo esausta per rispondere verbalmente, annuisco al meglio delle mie capacità ed Harry ridacchia. Sento le sue mani vicino al mio piede destro mentre scioglie i lacci delle mie Kids, togliendomele entrambe.

In questo momento, sono quasi completamente incosciente, accorgendomi a malapena di ciò che succede dopo.

Mi ricordo vagamente Harry tirare la mia trapunta sul mio corpo e infilare delicatamente una ciocca di capelli dietro il mio orecchio prima di lasciare il mio appartamento.

**

La mattina seguente, mi sveglio con addosso i vestiti della sera scorsa. Mi strofino gli occhi, e controllo l'ora. Sono le sette del mattino ed è Lunedì---l'ora di prepararsi per il lavoro.

Mentre scivolo fuori dal letto, noto un pezzo di carta accanto all'orologio sul mio comodino.

Rosie---

Ti sei addormentata nella macchina ieri sera. Non lasciare che accada di nuovo.

---Harry.

Fu in quel momento, mentre leggevo e rileggevo quel semplice biglietto per la decima volta ed un sorriso stupido si diffondeva sul mio viso, che capii che mi ero innamorata di Harry.

Tanto.

**

"Ben tornata, Rose," il Signor Greenman mi saluta mentre mi dirigo verso l'ufficio un paio di ore dopo.

"Grazie," dico, fermandomi a parlare con lui.

"Com'era New York?"

"Brutalmente fredda."

Il Signor Greenman ridacchia. "C'è già stata qualche nevicata?"

"Non proprio. Di solito la prima nevicata arriva alla fine di Novembre."

"Capisco. Beh, è bello riaverti."

"E' bello essere tornati."

Sistemo le mie cose sulla scrivania, e immediatamente le mie abilità organizzative spuntano fuori mentre ripongo i miei oggetti al loro posto.

"Giorno, Rose."

Alzo lo sguardo e sorrido a Zayn. "Ciao."

"Com'è andata?"

"Abbastanza bene. Com'è andata la conferenza d'arte?"

"E' stata fantastica, a dir la verità.  Ho anche vinto un piccolo premio per uno dei miei campioni."

"Grandioso!"

"Lo è, vero?" Ride e si piega leggermente in avanti. "Oh, e ho finito per comprare a Perrie una tazza da caffè con scritto 'I love New York'." Annuisce in direzione di Perrie e mi giro sul mio posto per vedere che lei stia davvero sorseggiando una tazza con scritto 'I love New York', un piccolo sorriso sulle sue labbra.

"Ottima scelta," dico a Zayn. "La home soda maker era un po' rischiosa."

Ride. "L'ho pensato anch'io."

Inizio il mio lavoro del giorno, domandandomi dove sia Harry. Non si è ancora presentato, e sono quasi le nove. Non è mai così in ritardo.

Con tempismo perfetto, Harry scivola nella sua scrivania, facendo correre una mano tra i suoi capelli.

Come uno squalo, il Signor Greenman esce dal suo ufficio e si dirige verso il nostro gruppo di scrivanie. "Styles, di nuovo in ritardo," sospira.

"C'era davvero traffico questa volta," dice Harry, guardando il Signor Greenman dalla sua scrivania.

"Quante volte hai usato questa scusa, Styles?"

"Non sto mentendo questa volta."

"E' la quinta volta che arrivi in ritardo in questo trimestre. Hai cinque strikes, Harry."

Harry aggrotta la sua fronte. "Signor Greenman, so che non sono del tutto americano, ma non credo che sia così che funzioni il baseball."

Non riesco a trattenermi. Una risatina rumorosa sfugge dalle mie labbra ed entrambi i loro sguardi scattano su di me.

"Qualcosa di divertente, signorina Knight?" Chide il Signor Greenman.

Arrossisco. "Uh---no. Mi scusi."

Il Signor Greenman annuisce prima di guardare di nuovo Harry. "Comportati bene," sbotta prima di andare via, tornando nel suo ufficio.

Harry mi fa un sorrisetto.

"Stai zitto," gli dico prima che possa parlare.

Ride, prendendo la sua pallina di gomma e iniziando a lanciarla in aria. "Sembra che la Rosie perfettina si sia cacciata quasi nei guai poco fa."

"Non sono una perfettina," sbotto.

"D'accordo," sbuffa Harry, alzando gli occhi al cielo.

Stringo gli occhi verso di lui. "Fa' il tuo lavoro."

"Vuoi venire qui a farmelo fare tu stessa?"

Solleva le sue sopracciglia, il suo sorrisetto non vacilla mai.

"No, sto bene così," rispondo. "Non voglio i tuoi germi britannici."

Harry ride. "Germi britannici, eh?"

"Ho balbettato?" Sollevo un sopracciglio.

"Dannazione, Rosie, sei grintosa stamattina." Lancia di nuovo la sua pallina di gomma in aria. "Immagino tu stia cercando di provare che non sei una perfettina." Solleva le sue sopracciglia scherzosamente.

"Non devo provare nulla," replico.

"D'accordo, Rosie."

Alzo gli occhi al cielo e mi concentro di nuovo sul mio lavoro. Con Harry seduto ad un metro e mezzo da me, è difficile concentrarmi, con i suoi sorrisetti stuzzicanti ed il suo ghigno diabolico. Se solo lui potesse fare il suo lavoro, io sarei capace di fare il mio.

Quasi scoppio a ridere al pensiero di Harry che si mette davvero a lavorare.

Incredibilmente, riesco a finire il mio quarto manoscritto per l'ora di pranzo, quando la mia penna rossa esaurisce l'inchiostro.

"Merda," maledico mentre scarabocchio su un post-it, provando a farla funzionare.

"Problemi?"

Harry spunta da sopra la mia scrivania, facendo un sorrisetto, come sempre.

"La mia penna preferita è morta," dico, continuando a tentare di rianimarla.

"Rosalie, è l'ora di pranzo--"

"La mia penna preferita è morta," ripeto, guardando verso di lui.

"Rose--"

"La mia penna preferita è morta!"

"Per l'amor di Dio, è una penna. Tieni, prendi la mia." Afferra una penna dalla sua scrivania, facendola cadere sulla mia.

Prendo la sua penna nella mia mano, la apro con un 'click'. Scarabocchio su un post-it.

"Oooh," dico. "E' carina questa penna."

"Lo so. E' la mia preferita."

"Beh, se è la tua preferita, non posso prenderla." Tendo la penna verso di lui.

"No, è tua. So dove comprarne un'altra, comunque."

"Ma è la tua prefer--"

"Prendi la penna, Rosalie, o vuoi che te la incolli addosso?" Ridacchia ancora.

"Grazie," dico, alzandomi dalla scrivania.

"E' solo una penna."

"Mi piacciono le penne," dico mentre ci dirigiamo nella sala break.

"Lo vedo," Harry alza gli occhi al cielo e gli do uno schiaffo leggero sul braccio.

"Ouch," dice ironicamente mentre ci sediamo al tavolo con Zayn, Perrie, Lana e Phil.

"Hai intenzione di piangere?" Chiedo ad Harry, spalancando i miei occhi scherzosamente.

"Penso di si," dice Harry drammaticamente, mettendosi una mano sul cuore. Rido.

Gli altro quattro ci fissano mentre ci prendiamo in giro. Zayn accidentalmente fa rovesciare la sua Coca su di lui, e scoppiamo tutti a ridere.

"Cosa ho combinato?" Chiede Harry e Zayn gli alza il medio.

Il pranzo passa velocemente, e subito dopo io ed Harry ci dirigiamo verso le nostre scrivanie. Improvvisamente, Harry afferra il mio braccio e mi spinge contro la parete della sala break, la sua espressione seria.

"Harry, cosa--"

"Shh," mi zittisce, dando un'occhiata dietro l'angolo verso la reception.

Incapace di vedere cosa stia succedendo, lo imito, completamente confusa.

Delle voci provengono dalla reception.

"Può dirmi dove si trova la signorina Knight, per favore? Sembra non esserci nella sua area di lavoro."

Mi blocco.

"Aaron?" Mimo con la bocca verso Harry.

Annuisce e ritorna a guardare dietro l'angolo. Il mio battito accelera.

"Mi dispiace, non so dove si trovi. Posso--" Marion inizia a dire.

"Dobbiamo vederla, ora." Una voce diversa.

"Mi dispiace, ma--"

"E' l'ora di pranzo, non è vero? E' nella sala break?" Chiede la stessa voce.

"Non lo so, ma--"

"Controlla la sala break," dice la voce, molto probabilmente ad Aaron.

Mi blocco. Se loro vengono nella sala break, sicuramente troveranno me ed Harry.

Harry tira fuori il suo cellulare dalla tasca e rapidamente invia un messaggio a qualcuno. Rimango paralizzata.

Blocca il suo cellulare e mi guarda. "Quando lo dico, sgattaioliamo fuori, verso la parte anteriore," sussurra.

"Cosa? Ci vedranno--"

"Fidati di me, okay?"

Guardo nei suoi occhi e annuisco.

Subito dopo, sento un'altra voce.

"Aaron, Alec, cosa ci fate qui?" Chiede Zayn.

Alec.

Alec è la seconda voce, quella che non ho riconosciuto. La paura si irradia attraverso me.

"Malik, dov'è Rose Knight?" Sbotta la voce di Aaron.

Aaron conosce Zayn?

"Rose Knight? Credo sia andata di sopra a parlare con Crystal."

"Crystal? Ma certo. Aaron, andiamo." La voce fredda di Alec manda brividi lungo la mia schiena.

Sento dei fruscii e all'improvviso Harry afferra la mia mano, tirandomi via dal muro e conducendomi fuori dalla porta.

Fa un cenno col capo verso Zayn e continua a tirarmi fino a quando siamo a qualche piano più in basso, nella tromba delle scale. L'ascensore è "troppo lenta e troppo pericolosa" , parole sue.

Harry si appoggia contro il muro, facendo scorrere una mano tra i suoi capelli.

"Okay," dico. "Credo tu mi debba delle spiegazioni."

Prima che Harry possa aprire la bocca, dei passi risuonano nella tromba delle scale e mi giro.

"Eccoti, Rosie," dice Aaron, i suoi occhi lampeggiano pericolosi. "Io e mio zio ti abbiamo cercata dappertutto."

Spalanco gli occhi.

Zio?

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