Capitolo 48
Harry accende la radio mentre guida, e si lancia in un discorso su quanto la musica di questi giorni si basi tutta sul sesso. Lo guardo mentre parla animatamente, a volte rimuovendo entrambe le mani dal manubrio per fare un'osservazione. E in quelle volte gli ricordo velocemente di mettere entrambe le mani sul volante e lui ride prima di assecondarmi.
"Dove stiamo andando?" Gli chiedo.
"Lo riconoscerai," dice, un sorriso malizioso si forma sulle sue labbra.
"Non mi starai mica portando a giocare a poker di nuovo, giusto?"
"No, non preoccuparti. Non dovrai perdere a poker contro di me."
"Non perderei."
"Rosie, Rosie. Non credo tu sappia con chi stai parlando."
Stringo i miei occhi verso di lui e ridacchia, alzando le sopracciglia.
Quando finalmente parcheggia la macchina, aggrotto la mia fronte in confusione. "Siamo. . . al Crystal?"
"Già," dice Harry, uscendo dalla macchina.
"Perché?" Chiedo. "Con tutti i posti per uccidermi, pensi che il Crystal sia il migliore?"
Harry ride e chiude la sua macchina. "Certamente."
Seguo Harry nell'atrio e nell'ascensore. Lo guardo attentamente mentre preme il pulsante per il quindicesimo piano. Si accorge che lo guardo e ride.
"Non ho intenzione di schiacciare tutti i pulsanti," dice, appoggiandosi contro la parete dell'ascensore quando inizia a salire. "Essere rinchiusi, una sola volta, con te in questo piccolo spazio ridotto
è stato più che sufficiente."
Lo derido. "Parli proprio tu."
Ridacchiamo entrambi mentre l'ascensore si ferma finalmente, aprendosi. Usciamo fuori e guardo con confusione Harry quando inizia a salire le scale per il tetto.
"Perché stiamo andando sul tetto?" Domando.
"Perché c'è una cosa che voglio mostrarti," risponde.
Aggrotto la fronte ma lo seguo comunque. L'aria fredda ci accoglie una volta arrivati sul tetto. La città intorno a noi è illuminata, il suono dei clacson e della gente vivace è sospeso nell'aria.
"Wow," dico senza fiato. "È bellissimo."
"Lo è, davvero." Harry infila le sue mani nelle tasche, sospirando.
Guardo Harry mentre si allontana, dirigendosi verso la parte centrale del tetto. Lo seguo esitante, chiedendomi cosa abbia in mente.
Mentre camminiamo più vicini, noto che al centro della superficie del tetto c'è un'enorme vetrata che si affaccia dritta sull'atrio. Tutti i piani sono costruiti intorno a questa zona, in modo tale da poterli vedere tutti e quindici da qui.
Guardo incredula Harry, mentre fa un passo dritto nel vetro, girandosi per guardarmi.
"Sei pazzo?" Gli chiedo.
"Forse," sogghigna. "Vieni."
"Scuoto la mia testa. "Neanche per sogno."
"Dai, Rosie. Non si romperà. Questo vetro è spesso almeno quindici centimetri."
"Non mi importa." Incrocio le mie braccia al petto.
"Rose." Harry va verso il bordo del vetro, nel punto in cui mi trovo io. Allunga la sua mano verso me, sorridendo. "Non aver paura."
"Non ho paura."
"Dimostralo."
Sospiro. "Se si rompe, do la colpa a te."
"Abbastanza giusto."
Timidamente raggiungo la sua mano, facendo un passo verso il vetro. Sotto di me ci sono quindici piani, e il mio stomaco fa capriole. Stringo più forte la mano di Harry, e ridacchia.
"Non bloccarmi la circolazione, ora," scherza, e stringo l'altra mano nella sua, solo per sicurezza.
"Siamo così in alto," dico silenziosamente mentre Harry mi conduce al centro della grande vetrata.
"Già, se cadi, ti fai a pezzi."
Gli lancio un'occhiataccia e ride, tirando la mia mano verso di lui quando si siede. Mi siedo attentamente accanto a lui, spostando la mia mano dalla sua calda. La brezza soffia intorno a noi, facendomi rabbrividire leggermente.
"Finiremo nei guai per essere venuti qui?" Domando.
Harry fa spallucce. "Se non veniamo scoperti, no."
Guardo Harry. Le sue guance sono arrossate da un rosa sano, i suoi ricci soffiano lentamente nel vento. I suoi occhi smeraldo rispecchiano le luci della città intorno a noi, e le sue labbra sono carnose e rosee. Non mi è mai importato ammetterlo prima, ma è uno dei ragazzi più maledettamente belli che io abbia mai visto.
"Allora, dimmi di New York."
La lenta voce di Harry spezza il mio stato di trance.
"Beh, era uno dei weekend peggiori della mia vita," dico. "Fino a quando io ed Elizabeth non abbiamo chiarito ieri notte."
"Cosa è successo tra voi due?"
Lo guardo. "Io. . ."
Per quanto io voglia fidarmi di Harry, una piccola parte di me non vuole lasciar andare questo segreto. Voglio dire, lui a malapena mi ha detto qualcosa del suo passato, quindi perché dovrei dirgli del mio? Questo è il segreto più scuro che io abbia mai mantenuto dentro di me, nascosto nel profondo della mia anima, e non penso che mai sarò completamente pronta a raccontarlo a qualcuno.
"Non vuoi dirmelo, vero?" Gli occhi di Harry contengono qualcosa di indecifrabile. Distoglie lo sguardo. "Conosco la sensazione."
"Non è qualcosa della quale vado fiera," dico tranquillamente.
Harry mordicchia le sue labbra. "Che mi dici di questo", dice. "Se mi dici il tuo segreto, ti racconterò uno dei miei."
Il battito del mio cuore accelera. E' consapevole di star usando la mia curiosità contro di me, e ne sono consapevole anche io.
"Harry, io. . . "
"Dai, Rose. Un segreto per un segreto."
Guardo nei suoi occhi, e immediatamente credo che lui voglia davvero sapere. Non solo per il gusto di saperlo; vuole saperlo perché gli importa. Forse gli importa perché siamo amici, o perché siamo legati da segreti riguardanti la Wolfe Enterprises, ma in entrambi i casi, non mi interessa. Tutto ciò che conta è che lui ci tiene. Ad Harry importa.
Così apro la mia bocca per raccontargli il mio segreto più scuro.
"Rose," dice mia madre, poggiando la torta sul tavolo della cucina. La festa è in pieno svolgimento intorno a noi, con la musica che batte forte dallo stereo, i collegiali che si macinano l'uno contro l'altro. Le luci sono deboli nell'appartamento, facendolo assumere l'aspetto di un club. Sono sorpresa che i miei genitori stiano lasciando che questo accada--di regola sono così corretti e prudenti. Ma Elizabeth sta per diventare diciottenne, quindi c'è bisogno di una giusta celebrazione.
Alzo lo sguardo dal tavolo verso mia madre. "Sì?"
"Vai a trovare Elizabeth e Jason. E' il momento di spegnere le candele."
Annuisco e mi alzo. Oggi è il diciottesimo compleanno di mia sorella, e ho preso il giorno libero dalle lezioni per celebrarlo con lei. Tutti i suoi amici di scuola sono qui, e alcuni dei miei vecchi amici si sono presentati. Mio padre si è chiuso nel suo studio, non volendo avere a che fare con ragazzi ubriachi.
Passo attraverso il viavai di persone sudate, e mi dirigo verso l'ingresso. Busso alla porta di Elizabeth, sapendo che lei e Jason siano spariti qui dentro prima. Non mi è mai piaciuto Jason. C'è qualcosa che mi sfugge in lui, anche se non so cosa. Spero che Elizabeth non si fidi abbastanza da dargli la sua verginità--merita di meglio.
Quando non risponde nessuno, busso di nuovo, questa volte un po' più forte.
"Chi è?" dice una voce soffocata.
"Rose," rispondo.
Sento dei fruscii all'interno della stanza, e immediatamente la porta si apre, una mano afferra il mio polso e mi trascina dentro. La porta si chiude dietro di me e vengo spinta contro di essa, il mio corpo si scontra con la porta di legno.
I miei occhi velocemente si adattano alla stanza buia. Mi guardo in giro alla ricerca di Elizabeth, ma non la trovo da nessuna parte. Invece incontro gli occhi di Jason, che fa dei passi avanti e preme il suo corpo contro il mio. Traccia la mia mascella con i suoi polpastrelli, un ghigno pericoloso si diffonde sul suo viso.
"Cosa stai facendo?" Chiedo, cercando di allontanarlo.
Afferra il mio mento, forzandomi a guardarlo. "Rosie, Rosie," dice. "Non devi preoccuparti, sono solo io." Sogghigna ancora prima di premere freneticamente le sue labbra sulle mie.Sanno di alcool e fumo mentre fa scivolare la sua lingua dentro di me, spingendola verso la mia gola.
Lo allontano, disgustata. "Smettila," dico. "Tu stai con Elizabeth."
"Questo non vuol dire che non possiamo divertirci un po', o no Rosie?" I suoi occhi lampeggiano quando ritorna di nuovo su di me, le sue dita scorrono lungo la mia coscia. Ansimo quando spingono oltre le mie mutande, e dopo pochi secondi, è dentro di me.
"Smettila--"
Blocca l'altra sua mano sulla mia bocca e mi dimeno, cercando disperatamente di allontanarmi da lui quando si china e succhia duramente sul mio collo. Spinge più forte dentro di me e le lacrime sgorgano dai miei occhi. No, no, no. Non sta succedendo. E' solo un incubo.
"So che stai godendo, Rosie," dice nel mio orecchio. Infila un altro dito dentro e il dolore scoppia dentro di me, insieme alla paura.
In un ultimo tentativo per sfuggire alla sua presa, sollevo il mio ginocchio e lo colpisco rapidamente nei testicoli. Le sue dita escono fuori di me, mentre cade a terra, il dolore prende il sopravvento sui suoi lineamenti.
Cerco di riprendere fiato e armeggio con la maniglia della porta, ma lui è troppo veloce. Si rialza come un predatore, i suoi occhi lampeggiano.
Mi rannicchio contro la porta, mentre afferra il mio polso, tirandomi via dalla porta e colpendomi forte in viso. Le lacrime scorrono sul mio viso mentre cado sul letto di Elizabeth.
"Tu non mi rifiuti, capito?" Ringhia, colpendomi ancora. Sussulto e cerco di trovare la forza per reagire, ma non ne ho.
Si china e inizia a premere di nuovo le sue labbra sulle mie, quando improvvisamente le luci si accendono nella stanza. Alzo affannosamente lo sguardo, il sollievo mi colpisce e dopo scompare quando vedo mia sorella.
"R-Rose?" Balbetta in confusione. "Jason?"
Jason si alza velocemente, aggiustandosi. Si sistema rapidamente, un'espressione confusa attraversa il suo viso. "Non so cosa è successo, piccola," le dice. "Lei. . . mi è saltata addosso."
Spalanco la bocca. Come si permette di mentire in questo modo?
"Non riesco a crederci," scatta verso di me, i suoi occhi in fiamme. "Puttana!"
Più lacrime scorrono sul mio viso quando mi alzo dal letto, andando verso di lei. "Elizabeth, non ho--"
"Non parlare con me, fottuta troia." Si gira sui suoi tacchi, Jason la segue lungo il corridoio.
Crollo sul pavimento, singhiozzi rastrellano il mio corpo. Non mi sono mai sentita così tradita, patetica, e disperata in tutta la mia vita.
Le lacrime scorrono liberamente sul mio viso, quando finisco di raccontare la storia ad Harry. Mi guarda profondamente, la sua fronte aggrottata.
"Questo è tutto," dico, asciugandomi le lacrime dal mio viso. "Questo è il mio segreto." La mia voce si spezza di nuovo alla fine della mia dichiarazione.
"Questo è il motivo per cui non ti piace essere chiamata 'Rosie', vero?" Harry chiede dolcemente.
Annuisco.
Harry, per la prima volta da quando lo conosco, è senza parole.
"Sei davvero forte, Rose," dice, guardandomi negli occhi. In un gesto completamente fuori dal suo personaggio, si sporge e poggia una mano rilassante sulla mia coscia, usando l'altra mano per asciugarmi le lacrime.
Guardo in basso sul mio grembo. "Gliel'ho fatto dire," dico. "Jason ha detto a mia sorella che ha mentito."
Harry mi fissa.
"Ci è voluto un anno," rido seccamente. "Ma Elizabeth mi ha finalmente perdonata per qualcosa che non ho mai fatto."
Dopo questo, c'è silenzio. Il sole è tramontato ormai e stelle lucenti iniziano ad apparire in cielo. Immediatamente mi ricordo che Harry mi deve un segreto.
"Ora che sai il mio segreto, devi dirmi il tuo," dico, asciugandomi il resto delle mie lacrime.
Harry sorride. "Quale?"
Contemplo. E' ovvio che Harry abbia molti segreti-quindi, quale voglio sapere ora? Prima che possa pensarci, le parole scivolano dalla mia bocca.
"Raccontami della volta in cui ti sei innamorato."
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